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Ecco, sono riuscito a trovarlo, questo contestato articolo di tale Gandolfini – primario di neurochirurgia di Brescia – sull’omosessualità come patologia. Mi aveva incuriosito per i commenti su FB che aveva scatenato. E in effetti è un condensato di acrobazie logiche. Eccolo QUI.

DIMOSTRAMI CHE ‘NON’ SEI MALATO. Secondo lui si dovrebbe dimostrare che l’omosessualità ‘NON’ è malattia. E allora dimostratemi che ‘avere la barba’, come Gandolfini, non è una malattia ma una normale variante della peluria maschile.

DECISIONI FRETTOLOSE. Secondo lui l’origine di ogni male è stata quella ‘frettolosa’ decisione dell’APA nel 1972 di togliere l’omosessualità dal principale manuale di catalogazione delle patologie mentali, il DSM. Viene da chiedersi come mai questa decisione sia poi rimasta intatta in tutti i 43 anni seguenti e fino ad oggi: che i clinici di tutto il mondo, l’OMS, l’American Psychological Association, l’American Psychiatric Association eccetra eccetra eccetra si siano accodati per pigrizia?

SCIENZA E STORIA. Gandolfini cita Galileo come esempio fulgido di scienziato oggettivo, e lo usa per sostenere la tesi che la decisione di derubricare l’omosessualità dall’elenco delle malattie sia la conseguenza di fattori sociali e non scientifici. Ma è proprio Galileo che Feyerabend usa come esempio per dire che le credenze scientifiche sono fatti sociali, che evolvono e mutano all’interno di processi storici.

Io non voglio scomodare Focault o Feyerabend o Lakatos o Kuhn, ma è necessario ricordare che la scienza è assolutamente influenzata da storia, società e cultura: era scientifica la teoria che l’isteria fosse il risultato di un vagabondaggio dell’utero, era scientifica l’idea che i gatti fossero la cura per la peste, che il mancinismo fosse un’anomalia neurologica da correggere, che l’elettroshock facesse bene in caso di malattia mentale. Per fortuna poi sono arrivate altre acquisizioni scientifiche su tutti questi temi, e hanno finito per prevalere, con buona pace di chi crede che la scienza sia una, data e immutabile.

Ecco, ho dedicato i miei 10 minuti a leggermi Gandolfini, e a parlarne. Più che sufficiente.