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amici_barAl bar si incontrano un Counselor, uno Psicologo e uno Psicoterapeuta.

Il Counselor dice:

“Io sono un professionista accreditato dalla legge 04/2013. Io non curo le malattie, ma aiuto le persone in modo generico, faccio consulenza sul benessere, io miglioro la qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Faccio parte di un’associazione senza Ordine, il mio lavoro è libero, per legge si fonda ‘sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica, nel rispetto dei principi di buona fede, dell’affidamento del pubblico e della clientela, della correttezza, dell’ampliamento e della specializzazione dell’offerta dei servizi, della responsabilità del professionista’. Insomma, suona tutto molto autoreferenziale e alla buona, ma posso farlo!

Lo Psicologo risponde:

“Io sono un professionista regolarmente iscritto all’Albo degli psicologi, dopo una laurea in psicologia di 5 anni, un tirocinio, l’esame di stato, e mi occupo di promozione del benessere, counseling, sostegno, ‘uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità’. Non so perché – caro Counselor – ho l’impressione che tu faccia un po’ il mio lavoro giocando sulle parole, ma risparmiandoti la formazione universitaria e il tirocinio! Ti ricordo inoltre che l’articolo 2 della legge 04/2013 recita che: ‘alle associazioni  sono  vietati  l’adozione e l’uso di denominazioni professionali relative a professioni  organizzate in ordini o collegi, non è consentito l’esercizio delle attività professionali  riservate  dalla  legge  a specifiche categorie di soggetti, salvo il caso in cui dimostrino  il possesso  dei  requisiti  previsti  dalla  legge  e  l’iscrizione  al relativo albo professionale’. Insomma, Counselor, non ti stai arrampicando sugli specchi?

Lo Psicoterapeuta risponde:

Io sono IL professionista, che dopo 5 anni di università, un anno di tirocinio, l’esame di stato, 4 anni di scuola di specializzazione e altri 4 anni di tirocinio gratuito e supervisione, fa quello che volete fare anche voi, ma decisamente meglio, con tutto il tempo e il denaro che ci ho speso! E in più solo io posso lavorare con le patologie, almeno da quel che si evince dalla legge 56 del 1989! Per cui voi, in teoria, potete fare poco e lo fate con meno strumenti e con poche competenze!”

Insorge lo Psicologo con il cappuccino in mano:

“sono un professionista sanitario e posso fare sostegno e riabilitazione, posso lavorare con il disagio… In Italia ci sono 364 scuole di psicoterapia, di tutto e di più, non si capisce nemmeno che cosa studiate, sembra un circo… Insomma, voi psicoterapeuti vi ritenete migliori ma con quali garanzie?”

Lo Psicoterapeuta innervosito si alza, ordina un caffè e ricorda a tutti che la legge 56/89 andrebbe migliorata, che le scuole di psicoterapia sono troppe e andrebbero regolamentate:

“Ma non è marciando sui limiti altrui che ci si può arrogare il diritto di lavorare con la salute delle persone, senza una formazione adeguata, aggiornata e scientifica, come da regolamento. Insomma, Psicologo, fai le pulci a qualche nostra pagliuzza mentre i Counselor cavalcano una trave!”

Il Counselor si beve un caffè d’orzo biologico in tazza grande e decide di restare ad ascoltare, tanto sa che lavorando nelle retrovie se la cava con poco: niente università, esami interni che si contano su una mano (a volte mezza), corsi di tutto un po’, minimo sforzo, massima resa.

Mentre gli altri due discutono di clinica, diagnosi, confini professionali, deontologia, tutte cose che non capisce poi tanto e che trova ridondanti, prende e se ne va.

Lo Psicologo ad un tratto si alza di fretta e dice allo Psicoterapeuta: “è stato un piacere, corro dai miei pazienti.”

Lo Psicoterapeuta finisce il caffè, si alza e paga per tutti.