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GenderSecondo i dati Google trend nel mese di Agosto il termine più ricercato su Internet è stato “ideologia gender”. E nelle città del Veneto si è registrato il più alto numero di ricerche di “scuola gender” ad indicare che il tema era caldo. E non solo per le bollenti temperature estive del mese di Agosto.

Il tormentone dell’estate ci ha accompagnato sotto l’ombrellone e anche dal droghiere, dove insieme a delle romantiche fette di provolone,11990395_10205657017437999_3923973629781008813_n era possibile scambiarsi opinioni e consigli su quando andare in comune a firmare contro “l’ideologia gender” che avrebbe annullato le differenze dell’identità di genere a favore di una sorta di “disforia di genere” istituzionalizzata e appresa da pericolosi libretti per bambini, che dovevano di conseguenza essere estromessi dalla scuola pubblica.

Oramai l’ideologia gender aveva invaso tutto, anche il banco dei latticini.

Ad arginare la quantità di informazioni distorte e allarmistiche che sono circolate nel Web e in Whatsapp ci hanno provato in tanti. Così tanti, che oramai sono state pubblicate più informazioni sul sito di AP, su quello dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, Piemonte, Marche e sulle pagine professionali di molti colleghi, che su quello del Ministro della Pubblica Istruzione che pure un intervento ufficiale ha dovuto farlo, quando una dirigente scolastica ha firmato una circolare in cui prende posizione sul questa fantasiosa ideologia gender, annunciando l’invio di ispettori ministeriali.

Perché di fantasia si tratta di certo, visto che nelle linee guida OMS si parla di gender studies ovvero di studi di genere che nulla hanno a che fare con il significato che viene attribuito all’ideologia gender… ma su questo si è già detto e scritto tutto.

Perfino la diocesi di Padova ha emesso un comunicato per chiarire che “l’ideologia gender” non esiste e che vanno presi accordi con la diocesi stessa prima di organizzare interventi pubblici su questo argomento, al fine di evitare che si “creino inutili, se non nocivi allarmismi” (cit.) mettendo a disposizione il loro personale per tutti i chiarimenti necessari a capire che “l’ideologia gender” non esiste.

A prendere le distanze dalle strumentalizzazioni di questo argomento, così delicato e importante sono stati in tanti quindi, portando argomentazioni inattaccabili da un punto di vista scientifico come le line guida dell’ APA e rifacendosi al codice deontologico degli psicologi, art.3 “ Lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità…”

Eppure, nonostante il mondo scientifico insista sull’inconsistenza della “ideologia gender” il Consiglio Regionale del Veneto, in data 1 settembre 2015, vota a maggioranza una mozione contro il “gender”. Gender, gender…ma gender chi ??

Una mozione contro il gender è come un voto per tenere lontani i mostri che vivono sotto il letto delle stanze dei bambini quando si spegne la luce.

A quando la mozione contro gli unicorni rosa ?

A quando una campagna contro il fantasma formaggino e il mostro nell’armadio?

Questa mozione presenta anche parti di attacco frontale all’educazione all’affettività in generale nelle scuole, tema su cui sono impegnati lavorativamente molti colleghi.

Ancora una volta, come già accaduto in passato, viene a essere messa in discussione la professionalità e la competenza di professionisti capaci e formati, nel più assoluto silenzio degli organi regionali e nazionali che pure su una tematica così importante e che coinvolge così direttamente la nostra professione e professionalità, tacciono.

Dov’è il supporto e la difesa dei tanti colleghi che da anni lavorano nelle scuole a favore di una equilibrata e laica (nel senso di civica) educazione affettiva e sessuale?

… è ancora nella mia memoria l’esempio portato a lezione dal Prof. Racalbuto, docente di Psicologia Dinamica all’Università di Padova, dove raccontava di genitori che legavano le mani del figlio di tre anni con delle stringhe alle sbarre del lettino perché non si toccasse i genitali durante la notte, quando sfuggiva al loro controllo. Altri tempi forse, o forse no…

Se l’Ordine ha svolto, in questi tempi di dure polemiche e contrasti accesi, una qualche funzione istituzionale e/o informativa sulla tematica tanto dibattuta, perché non ufficializza le sue azioni e non rende pubblica la sua posizione ed il suo orientamento? E se non l’ha ancora fatto, perché non lo fa ? o forse dobbiamo aspettare che “… s’informi sulla questione, sperando che non sia vero ?”