2 Anni di AltraPsicologia per l’Ordine Calabria – Patrimonio di tutti!

Due anni da quel viaggio incredibile per tutta la Calabria, da quelle centinaia di chilometri per ascoltare le richieste di colleghe e colleghi in tutta la regione. Due anni dalla rottura dell'”incantesimo monocolore” che voleva il nostro Consiglio dell’Ordine popolato da 15 componenti, tutti appartenenti ad unico cartello elettorale. Due anni sì, anche se a pensarci bene sembra ne siano passati 30 in termini di emozioni provate, fatica, lavoro, contributi forniti per il bene della nostra professione e del lavoro che amiamo…Più o meno quanti gli anni che ci sono voluti per avere finalmente un’ALTRA voce (anzi altre 7 voci) al Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Calabria.

E allora ripercorriamoli insieme questi 2 anni, in una sorta di bilancio di metà mandato di un gruppo che sta all’opposizione, ma che non smette di dettare l’agenda politico professionale (sgambetti e bavagli permettendo).

MANCA GIUSTO “QUALCOSINA”

Siamo entrati in Consiglio con alle spalle diverse segnalazioni già inoltrate come attivisti del territorio in cui chiedevamo a gran voce l’introduzione di quei requisiti minimi che spettano ad un ente pubblico, ad un organo di autogoverno della professione. Nelle nostre menti riecheggiava quella filastrocca di tanti anni fa, forse un po’ riadattata, di “quella casa molto carina senza soffitto, senza cucina” in cui “non si poteva entrarci dentro perché non c’era il…regolamento! “. La casa di tutte le psicologhe e gli psicologi calabresi, dagli anni 90, andava avanti senza uno straccio di regolamento sul funzionamento del Consiglio, senza un regolamento per i provvedimenti disciplinari, senza un regolamento per la concessione di patrocini. Insomma, si procedeva a fari spenti.

Ma c’è di più. La sezione Amministrazione Trasparente era trasparente nel senso che si poteva guardare attraverso, pressoché vuota, solo qualche bilancio qua e là. I verbali dei Consigli? Mai pubblicati!

E poi diversi colleghi che ci chiedevano che fine avesse fatto la loro segnalazione sul counselor o sul pedagogista clinico di turno e se l’Ordine se ne fosse mai fatto carico. E noi lì a rispondere: “L’Ordine non ha una Commissione Tutela, mancano proprio gli strumenti”.

E ancora: “Perché non possiamo assistere ai Consigli?” e la risposta era sempre quella: “Perché nessuno lo ha mai previsto, nessuno ha mai scritto a chiare lettere – Le sedute sono aperte agli uditori -“.

LE FONDAMENTA

Ecco la situazione era più o meno questa. Adesso tenetevi forte perchè nel giro di due anni si passa dall’età della pietra alle astronavi…anzi no, fermi un attimo, forse il paragone è troppo azzardato, forse è meglio dire che si passa ad un’utilitaria a cui mancano un bel po’ di optional e qualche accessorio essenziale (ecco adesso ci siamo).

Eh sì, perché adesso l’Ordine ha finalmente i regolamenti basilari, possiede un regolamento per i lavori del Consiglio anche se questo regolamento è stato inizialmente licenziato in una versione inguardabile e raffazzonata, poi integrato con le nostre proposte e poi, dopo essere stato approvato all’unanimità, cambiato in corsa dalla maggioranza in Consiglio perchè forse consentiva all’opposizione “troppa libertà di manovra” (che tradotto vuol dire democrazia). I soliti mattacchioni questi della maggioranza, cambiano le regole in corsa, ma almeno ogni Consigliere adesso sa a cosa appellarsi quando deve contestare qualcosa.

Sulla Sezione Amministrazione Trasparente che dire, si è finalmente iniziato a lavorare per colmare un gap inaccettabile, ma mancano ancora diversi documenti fondamentali e soprattutto molti obblighi sono grossolanamente travisati.

Ordine Calabria: trasparenza o propaganda?

I verbali dei Consigli adesso sono pubblici! Certo vengono inseriti sul sito con molta (ma molta) lentezza rispetto all’approvazione, però è già qualcosa.

Adesso esiste una Commissione dedicata alla Tutela, anzi ad essere precisi una Sottocommissione…che poi in realtà non abbiamo mai capito davvero la ratio di questa scelta. In sostanza i componenti della Commissione Deontologica fanno parte anche di questa Sottocommissione che si occupa specificamente di Tutela della professione. Sin dall’inizio abbiamo chiesto la separazione delle due funzioni, come succede nella maggior parte degli Ordini, ma comunque anche qui si tratta di un passo avanti rispetto al nulla cosmico. Adesso professionisti e cittadini sanno a quale organo scrivere per segnalare gli abusivi di cui sopra.

Grazie al materiale che abbiamo prodotto in commissione, sono state depositate diverse denunce per esercizio abusivo della professione. Insomma adesso abbiamo qualche strumento in più, anche se, purtroppo, dalle parti della maggioranza, continua a mancare la volontà politica di andare fino in fondo. Un esempio? Ad inizio 2020 abbiamo prodotto un corposo dossier sui Pedagogisti Clinici (i Counselor 2.0) con esplicita richiesta di portare il documento all’attenzione della Commissione Tutela CNOP (per altro coordinata dal Presidente del nostro Ordine)…Ad oggi, tra rinvii, tentennamenti e giochi di prestigio, la documentazione non è stata ancora portata sul tavolo nazionale.

Le sedute adesso sono finalmente aperte agli uditori, ma senza esagerare, al massimo due per volta, solo se ci si riunisce in presenza, solo se il Presidente non decide che ad alcuni argomenti non si può assistere…Anche questo punto ha subito il cambio in corsa del regolamento a cui accennavamo prima, perchè nella precedente versione, quella con le nostre proposte e approvata all’unanimità, tutte queste limitazioni non c’erano. Lo sappiamo bene, al gruppo di maggioranza di questo Consiglio, la democrazia fa lo stesso effetto dell’aria rarefatta di montagna, fa girare la testa.

SENZA AP CALABRIA

In questo bilancio di metà mandato, non possiamo non dedicare uno spazio a cosa sarebbe successo se AltraPsicologia non avesse eletto alcun rappresentante in seno al Consiglio dell’Ordine, se AP Calabria non avesse potuto assolvere alla funzione di “avamposto” delle istanze della categoria, intervenendo, grazie al supporto di colleghe e colleghi, per scongiurare o mettere le pezze ad alcune decisioni scellerate.

Qualche esempio.

L’Ordine avrebbe continuato ad inviare ad ospedali ed enti locali liste di colleghe e colleghi “inconsapevolmente disponibili” ad effettuare colloqui gratuiti nel corso della pandemia. Per fortuna si è arginata per tempo questa prassi scellerata che confondeva la solidarietà con la gratuità e lo svilimento del supporto psicologico.

Il Consiglio ai tempi del COVID-19 – Cronaca del 4° Consiglio Ordine Calabria 2020

Servizi superflui, utenze dispendiose, spese insensate come l’acquisto sistematico di quotidiani, sarebbero ancora tra le voci fisse dei bilanci preventivi.

Cosa succede all’Ordine Calabria? I documenti, la nostra lettera al Consiglio, gli aggiornamenti…

210.161,23. Questa la cifra delle morosità degli iscritti all’atto del nostro insediamento!

524 iscritti morosi (praticamente un quarto degli iscritti), 265 in arretrato di due anni o più, in diversi casi si arrivava a circa 10 anni di morosità! Dopo anni senza che si muovesse un passo, finalmente in questa consiliatura si sono iniziate ad avviare le azioni che la legge prescrive…e adesso, con un pizzico di serenità in più, possiamo permetterci di adeguarci a quanto consentito dal CNOP e cioè abbassare la nostra quota di iscrizione.

L’Ordine Calabria e i vestiti “nuovi” dell’imperatore…

E poi, quando pensi di averle viste tutte, arriva anche una delibera che in barba alla Legge 56/89, prende i compiti assegnati al Consiglio e li trasferisce ai soli Presidente, Segretario e Tesoriere, svuotando completamente il senso dell’organo collegiale deputato all’autogoverno della professione. I Consiglieri di maggioranza, anche loro spogliati delle loro funzioni, “zitti e buoni”.

L’Ordine Calabria e l’oligarchia dei “divani”…

Noi 7 invece le proviamo tutte: ci opponiamo fermamente in Consiglio, chiediamo un parere legale all’avvocato dell’ente (…ma il Presidente ce lo impedisce) e alla fine siamo costretti a ricorrere in Tribunale.

Ordine Calabria: AP impugna la delibera che priva il Consiglio dei suoi poteri

Sapete tutti com’è andata a finire. Il Tribunale di Catanzaro ha bocciato in toto la delibera “spazza democrazia” ripristinando un po’ di legalità in un ente che dalla sua fondazione, ad ogni rinnovo di consiliatura, proponeva delibere simili, forse nel timore che qualcuno rovinasse gli equilibri del cartello elettorale di turno. Anche questa è una “prima volta” dopo decenni!

Ordine Calabria: il Tribunale di Catanzaro accoglie in pieno il ricorso di AltraPsicologia

 

INCONTRARE LA POLITICA

In soli due anni AP Calabria è riuscita ad attivare un costante dialogo con la politica, incontrando i candidati alle ultime elezioni regionali, elaborando e sottoponendo in diverse sedi istituzionali un documento di proposte programmatiche per la salute e il benessere psicologico dei cittadini (adeguamento dei servizi, voucher per prestazioni psicologiche, sovvenzioni ai centri clinici, Proposta di Legge Regionale sullo Psicologo di Base), organizzando occasioni di dibattito e confronto con i decisiori politici locali e nazionali. Interlocuzioni che non si fermano. Risale al mese scorso la nostra partecipazione all’Agorà Democratica dedicata alla Salute Mentale, ulteriore occasione per portare alla luce le criticità che affliggono il nostro territorio in termini di servizi psicologici e fornire il nostro contributo all’implementazione di azioni strategiche per garantire il benessere psicologico dei cittadini. La strada è lunga, ma sappiamo che la costanza e il lavoro ripagano sempre.

INCONTRARSI, CONDIVIDERE, INFORMARSI, FORMARSI

In questi anni non abbiamo fatto mancare il nostro contributo progettuale all’offerta formativa del nostro Ordine che siamo convinti debba puntare sulla qualità e sulle esigenze degli iscritti. Con non poca fatica, siamo riusciti a mettere in programma un evento di spessore con uno tra i massimi esperti dei Disturbi dell’Alimentazione il Prof. Leonardo Mendolicchio e altre proposte sono in cantiere.

Il nostro cammino è iniziato incontrando e ascoltando colleghe e colleghi del territorio e sulla stessa strada continuiamo. Forse sostituendo un po’ di chilometri con gli appuntamenti on-line, ma quando possibile ne abbiamo approfittato per tornare a vederci dal vivo in sicurezza. Così in questi due anni hanno visto la luce due nostri format: CONDIVISIONI – Mettiamo in rete competenze e AltraPsicologia Calabria TALK ABOUT… che hanno creato spazi di crescita su tematiche specifiche: dalla psicosessulogia, alla progettazione in psicologia e nell’intervento sociale, dalla psicologia delle emergenze, alla psicologia scolastica, passando per la promozione della rete professionale fino alle informazioni essenziali sul sistema ECM con tutte le sue importanti criticità.

PATRIMONIO DI TUTTI

E poi ci sono quei contributi difficili da quantificare se non in termini di emozioni. Ci sono i vostri: “Continuate cos씓Finalmente non siamo più soli”, “Torno in Calabria perchè adesso c’è AltraPsicologia”…C’è una rete che dopo anni ha riscoperto la speranza, che ogni giorno lotta per spazzare via la solitudine professionale, un network in movimento che dà spazio e respiro a nuove collaborazioni e nuove risorse. C’è il lavoro incessante per rendere la nostra vita professionale meno schiacciata dagli adempimenti burocratici e dalle difficoltà del territorio, pronta ad affrontare le sfide che ci attendono in futuro. C’è un patrimonio da custodire e far crescere ogni giorno e in tutto questo: NOI SIAMO QUI PER RESTARE!




ECM PER TUTTI: CHI DOBBIAMO RINGRAZIARE?

In questi giorni è stato compiuto un passo forse irreversibile verso l’obbligo, per tutti gli psicologi, di assolvere la formazione continua solo mediante il sistema ECM.

QUAL È LA NOVITÀ?

È una delibera della Commissione Nazionale ECM datata 10 giugno, che sancisce testualmente che tutti gli psicologi sono obbligati al sistema ECM. >> LEGGI LA DELIBERA

Sia chiaro: la legge dice altro: obbligati al sistema ECM restano i professionisti sanitari “dipendenti o libero professionisti per conto di Aziende Ospedaliere, Università, Unità Sanitarie Locali e strutture sanitarie private”. È l’articolo 16-quater del D.Lgs. 502/92, la fonte di diritto citata pure nel Manuale della Commissione ECM >> LEGGI IL MANUALE

Però è un avvenimento che non si può ignorare. Anche se sul piano amministrativo è molto sui generis, questa delibera segna un posizionamento esplicito e specifico per gli psicologi da parte di un’agenzia pubblica, emanazione del nostro ministero vigilante.

L’IGNAVIA DEI RAPPRESENTANTI DEGLI PSICOLOGI

Questa delibera della Commissione ECM entra a gamba tesa nella formazione continua degli psicologi. Cade sulle nostre carenze. Ci siamo fatti dettare le regole dall’esterno perché noi non abbiamo saputo darcele. Una cosa tafazziana.

Il CNOP avrebbe dovuto emanare da 9 anni un regolamento per la formazione continua. Lo stabilisce l’articolo 5 comma 3 del D. Lgs. 138/2011. Sarebbe stata un’opportunità. Invece abbiamo traccheggiato e questo è il risultato.

Ormai ce lo hanno detto tutti, cosa dobbiamo fare. Manca solo il lattaio. Ironia della sorte, quest’ultima delibera della Commissione ECM ce l’ha firmata il presidente della Federazione nazionale dell’Ordine Medici. Almeno fosse stato il Ministro. Niente, neanche questo onore.

IGNAVIA O CALCOLO?

Perché non siamo riusciti a darci delle regole da soli? Perché puntare il muro con così tanta pervicacia?

Io non sono un complottista, ma inizio a sospettare che sia stato più comodo farsi dettare le regole da fuori. Il modo migliore per far passare una scelta impopolare senza assumersene la responsabilità.

Perché imporre il sistema ECM a tutti è oggettivamente una scelta impopolare: complicato, rigido, costoso per il professionista, di dubbia efficacia (gli esiti non sono mai stati misurati). Un dinosauro da abbattere e rimodellare anche per gli stessi operatori di settore.

LA STORIA SVELATA

La delibera della Commissione ECM in effetti sembra avvallare l’ipotesi del complotto. Dalla narrazione in premessa emerge una storia – finora rimasta occulta – di audizioni e contatti fra l’ex presidente del CNOP Fulvio Giardina e la Commissione ECM.

In queste quattro pagine sembriamo interpretare la parte di questuanti, che invece di portare proposte chiedono sconti e dilazioni. Finché, ad un certo punto, viene fissata una data di decorrenza dell’obbligo a partire dal 2020: ‘Vabbè Pierino, dimmelo tu quando vuoi farti interrogare, basta che chiudiamo’.

Tutto questo lo scopriamo ora. Quando ero Presidente di Altrapsicologia ho perfino presentato due richieste di accesso civico per avere queste informazioni, che mi sono state negate.

I PROTAGONISTI: NOMI E COGNOMI.

Sarebbe ingiusto non rendere onore ai protagonisti di tutto questo. Citerò solo quelli con la menzione d’onore.

Fulvio Giardina, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine Psicologi, è stato il protagonista dei vari contatti con la Commissione ECM nel 2018-2019. Mi dispiace chiamarlo in causa ora, che si è ritirato a vita privata, ma in sei anni avrebbe potuto concludere un regolamento di categoria, e non lo ha fatto.

Roberto Calvani è stato il rappresentante per il CNOP nella Commissione ECM. Della sua attività in questa veste non si sa nulla. È la nostra scatola nera alla Commissione ECM: qualunque cosa accada là dentro, puoi star certo che non te la dirà Calvani.

Giuseppe Bontempo è il Presidente dell’Ordine Abruzzo e attuale componente della commissione CNOP per la formazione continua. Ama profondamente Altrapsicologia, siamo il suo pensiero quotidiano. Lui per primo ha diffuso la notizia della delibera come una grande vittoria, convinto di aver fatto l’affare. Ora ci aspettiamo che dia seguito all’entusiasmo con una vigilanza ferrea e procedimenti deontologici di massa.

David Lazzari è quasi un dovere citarlo, è l’attuale Presidente del CNOP e la palla sta a lui. Stavamo parlando di formazione continua proprio in questi giorni, di quanto per noi è un tema importante, e intanto il giorno 8 giugno rappresentava ufficialmente delle richieste alla Commissione ECM e il giorno 10 giugno usciva la delibera. Se lo sapeva non è stato chiaro con noi, se non lo sapeva gliel’hanno fatta sotto al naso. Non so cosa sia peggio.

COSA SUCCEDE ORA? COSA DEVONO FARE GLI PSICOLOGI?

Difficile dirlo. La delibera Agenas non mi pare una fonte idonea a stabilire un obbligo per una platea ulteriore rispetto a quella definita da un Decreto Legislativo. Ma io non sono un giurista, la mia opinione vale zero, tocca al CNOP.

Il CNOP avrebbe una soluzione semplicissima a portata di mano: emanare il famoso regolamento previsto dall’articolo 5 comma 3 del D.Lgs. 138/2011, con un solo articolo: ‘Tutti gli psicologi assolvono l’obbligo di formazione continua con il sistema ECM‘. Quella sarebbe fonte idonea, a norma di legge. Il coraggio è nelle cose semplici.

Gli Ordini regionali sconteranno le difficoltà maggiori, con questo garbuglio giuridico di fonti normative non idonee a stabilire un obbligo che loro devono fare rispettare. Fossi nei panni dei presidenti degli Ordini, pretenderei in CNOP di avere la copertura giuridica certa che solo il regolamento ex D.Lgs. 138/2011 può dare. Un precetto o c’è o non c’è, non può esserci a metà.

Gli Psicologi dovranno continuare a formarsi e aggiornarsi come hanno sempre fatto. Con due possibili situazioni:

a) Chi rientra nel cerchio stabilito dall’articolo 16-quater del Decreto Legislativo 502/92 (“dipendente o libero professionista per conto di Aziende Ospedaliere, Università, Unità Sanitarie Locali e strutture sanitarie private”) è da sempre obbligato al sistema ECM.

b) Chi non rientra in questo cerchio ha due scelte: ritenere vincolanti gli orientamenti espressi dalle varie agenzie ministeriali e sanitarie in questi anni e quindi adottare il sistema ECM, oppure attendere (anzi: pretendere) un chiaro regolamento del CNOP, a norma di legge.

CONCLUSIONI

Come Altrapsicologia avremmo preferito che le menti presunte pensanti della categoria si impegnassero insieme per l’autoregolamentazione della formazione continua. Che non comportasse l’adesione acritica al sistema ECM, ma un sistema di formazione continua comprensivo sia del sistema ECM che di un piano di formazione specifica per la nostra categoria.

La nostra linea, che tuttora ci sembra la più razionale, non è passata. Le responsabilità sono precise e personali.

La tentazione di lasciare a se stessi i protagonisti di questo miracolo italiano è forte. Forse sarebbe anche comodo per tutti. Ma continueremo a dare il nostro apporto, purtroppo o per fortuna e con buona pace di tutti.




ECM e Formazione continua: scatta l’obbligo per tutti?

Cosa accade, ora – con questa delibera della Commissione Nazionale per la Formazione Continua – per tutti i colleghi e le colleghe che lavorano nella Psicologia dell’educazione, della formazione, del lavoro, delle organizzazioni, di comunità, del marketing, dello sport, del traffico, del turismo, in ambito forense e giuridico, eccetera?
Devono correre tutti (anche quelli che attualmente non stanno lavorando) ad accumulare punti per gli ECM?

Chiariamo subito: la delibera del 10 giugno 2020 della Commissione per la Formazione Continua – purtroppo e per fortuna – non scrive nessuna parola finale sulla questione dell’aggiornamento degli Psicologi.

Paradossalmente ci troviamo di fronte alla conferma di quello che abbiamo sostenuto in tutti questi anni come Altrapsicologia, a dispetto di chi si affannava a mischiare le carte: finora gli ECM non erano obbligatori per tutti.

Si tratta, però, di un punto fermo nel passato.

Ora emergono questioni urgenti sull’attualità e sul prossimo futuro della nostra comunità professionale.

Questa delibera è di certo una limitazione della libertà della nostra categoria di auto-organizzare il proprio processo di aggiornamento, ma appare anche come un passaggio quasi ineluttabile, dopo la serie lunghissima di errori ed omissioni che gli Ordini degli Psicologi hanno accumulato finora in quasi un trentennio di ignavia.

Questo è, infatti, solo il movimento più recente di un percorso cominciato nel lontanissimo 1992, con il Decreto Legislativo (502/92) che impostava i programmi obbligatori per la formazione continua e proseguito, tra noncuranze e lotte per interessi di parte, fino ad oggi.

Con un passaggio cruciale – avvenuto tra il tripudio di una parte (ristretta) della categoria – nel 2018, quando la Legge Lorenzin (legge 3/2018) ha sancito definitivamente essere, quella psicologica, Professione Sanitaria.

Per un sillogismo neppure tanto astratto “tutti i professionisti sanitari sono destinatari dell’obbligo all’Educazione Continua in Medicina” (Accordo Stato-Regioni 2 febbraio 2017).

Non è chiaro se l’obbligo ECM fosse un esito desiderato – visti anche i vastissimi interessi in campo – di un processo molto ambiguo. La Legge Lorenzin, infatti, pur affermando che “gli Psicologi sono professionisti Sanitari come gli altri”, aveva esplicitamente definito (su temi diversi dalla formazione) alcune peculiarità della nostra professione, ma proprio dove non servivano e anzi era auspicabile il loro superamento.

Alcune “manine” hanno, infatti, lavorato perché solo per gli Psicologi, con la Legge Lorenzin, valessero ancora alcune vecchissime regole, che invece la Legge stava aggiornando per tutti gli altri sanitari. Queste regole arcaiche riguardano, per esempio, la modalità di voto alle elezioni ordinistiche (solo cartaceo) e la composizione delle commissioni deontologiche (composte solo da consiglieri degli Ordini). Due questioni cruciali per ogni professione, che ancora oggi noi Psicologi gestiamo in maniera farraginosa, confusa e conflittuale, con ricadute legali anche pesanti, proprio perché il nostro sistema non è stato aggiornato.

Se quindi queste “peculiarità” della nostra categoria sono state riconosciute all’interno della Legge di riordino delle professioni sanitarie, forse era doveroso riconoscere anche le nostre specificità rispetto al meccanismo di formazione permanente, previsto originariamente per i medici. Ma questa non è stata la scelta fatta da chi all’epoca ci rappresentava (il precedente CNOP) nell’interlocuzione con il Governo.

E poi ci sono le moltissime occasioni perdute di formulare un Regolamento di formazione continua di categoria che riconoscesse sia la tipicità delle attività psicologiche non strettamente sanitarie, sia le peculiarità della formazione e dell’aggiornamento delle competenze specifiche della Psicologia quando opera per la cura, più legate al saper essere e al saper fare: dalla supervisione alla psicoterapia personale dei professionisti.

Ora siamo a questo punto, e poco di diverso poteva forse fare David Lazzari, da pochi mesi presidente del CNOP, Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, visto che l’atto della Commissione Nazionale è un passo sostanzialmente ineludibile, dovuto all’immobilismo registrato per così tanti anni: il sistema di aggiornamento permanente delle competenze degli Psicologi si chiama ECM (Educazione Continua in Medicina) anche per coloro che operano in settori non sanitari della professione, e già da quest’anno saremmo obbligati ad accumularne i crediti; compresi coloro che non producono reddito professionale.

Scrivo “saremmo obbligati” perché vi è la promessa che saremo esentati dall’accumulo dei crediti ECM per il 2020, come già di recente sancito per altre professioni sanitarie ma non (ancora) per la nostra, a causa delle complicazioni legate alla pandemia.

Al momento c’è – comunque – un documento formale che impone a tutti gli Psicologi di acquisire 150 crediti ECM nel triennio 2020-2022 e, a tanti dei nostri Professionisti, di doversi adeguare ad ulteriori obblighi onerosi, burocratici e a volte sganciati da una concreta utilità.

Questo ovviamente è un piano diverso rispetto al fondamentale dovere di ogni psicologo di formarsi e aggiornarsi: il sistema ECM, così com’è, ci sta stretto da vari punti di vista. Non siamo i soli: molte professioni sanitarie premono infatti per una profonda revisione del sistema.

Al contempo, però, la disposizione della Commissione Nazionale rilancia le responsabilità del CNOP perché prospetta il riconoscimento degli “obiettivi formativi ritenuti strategici per la professione” e “delle tematiche di particolare rilevanza tecnico-professionale” attraverso la ormai improcrastinabile attivazione del Consiglio Nazionale dell’Ordine, che a questo punto non può più tergiversare come ha fatto per decenni, e dovrà davvero impegnarsi serratamente a definire una serie di soluzioni tecniche che possano soddisfare realmente tutte le componenti della professione.

Su questo fronte di tutela e qualità della formazione, AltraPsicologia impiegherà, dentro e fuori le istituzioni, ogni sua risorsa, come ha promesso di fare nei suoi impegni programmatici.

Sappiamo che nella nostra professione c’è chi ha giocato e tuttora gioca allo sfascio, che si affianca a chi pensa esclusivamente al proprio tornaconto personale.

In tanti vorrebbero che AltraPsicologia accettasse lo status quo, si ritirasse sull’Aventino e non cercasse più di migliorare trasparenza e qualità dei processi della Formazione Continua, dopo tanti anni di passività e confusione da parte dell’amministrazione della professione in merito.

Da un punto di vista operativo, nelle istituzioni, continueremo a lavorare affinché siano sempre più implementate occasioni di formazione e aggiornamento, ECM e non ECM, utili al lavoro dei colleghi.

Dal punto di vista politico, il nostro programma resta immutato e, anzi, questi passaggi ne sottolineano l’importanza cruciale: intendiamo sollecitare, contribuendo attivamente, il processo di organizzazione degli obiettivi formativi e delle tematiche strategiche per lo sviluppo delle competenze della professione che è in capo al CNOP.

E saremo inamovibili sulla necessità di gestire questo processo con consultazioni pubbliche della comunità professionale, sentendo le rappresentanze di tutti i settori professionali. Si tratta per noi di passaggi imprescindibili, in assenza dei quali qualsiasi buona intenzione si rivelerà una vuota promessa.

Lo faremo con chi vorrà starci per davvero, con prese di posizioni concrete e fatti conseguenti.

Noi andremo avanti ad impegnarci affinché l’art.5 del CD si concretizzi in una direzione sostenibile, equa, corretta e utile; con al nostro fianco – ne siamo sicuri – la stragrande maggioranza degli Psicologi italiani, che meritano, tutti, un riconoscimento reale delle specifiche qualità professionali di cui sono portatori.




Napoli: la presunta psicologa omofoba ed i tempi biblici della Deontologica

Il 5 settembre a Napoli si è riunita la commissione deontologica del nostro Ordine Campano per ascoltare una giovane paziente in merito ad un caso di presunta omofobia di una collega.
Questa storia – che sarà usata come pretesto di riflessione – ha inizio però un anno prima.
Procediamo con calma e riportiamo i fatti.

Nell’agosto del 2018 alcune testate giornalistiche Lgbt e non denunciano – dietro segnalazione del Comitato Provinciale Arcigay Napoli Antinoo – il caso di una giovane ragazza che in cerca di sostegno psicologico si rivolge ad una struttura pubblica del Napoletano.
Fin qui nulla da eccepire, se non fosse per la testimonianza della ragazza circa tale incontro:

«…la psicologa, distaccandosi dal mio caso specifico, ha asserito che gli omosessuali sono affetti da uno squilibrio psichico inevitabile, dal momento che l’uomo e la donna sono e restano complementari a prescindere dalle scelte che si effettuano in fatto di partner […] l’omosessualità […] ha affermato che […] è stata depennata dall’elenco delle patologie mentali soltanto per via di pressioni politiche sopravvenute […] L’omosessualità è una moda, ha chiosato alla fine, abbinandovi un “ma non è detto che sia il tuo caso».

Il Comitato Provinciale Arcigay Napoli Antinoo, acquisita la testimonianza, denuncia immediatamente l’accaduto.
La ragazza stessa, il 1 Agosto 2018, con coraggio, scrive all’Ordine degli Psicologi della Campania segnalando il presunto abuso.
Il giorno dopo la Commissione Deontologica le risponde che ha preso visione della segnalazione.
Passa quasi un anno. Un silenzio lungo trecentoquarantasette giorni.

Siamo al 15 Luglio 2019.
Il Comitato Provinciale Arcigay Napoli Antinoo invia una comunicazione alla commissione Deontologica, diffusa anche al pubblico a mezzo comunicato stampa attraverso la quale, in sostanza, chiede una accelerazione del procedimento.

Passano nove giorni è il 24 Luglio. Appare un post nel quale Arcigay Napoli dichiara che nel giorno in cui ricevono rassicurazioni – dalla Commissione Deontologica dell’Ordine – rispetto all’avanzamento delle procedure di accertamento è anche il giorno nel quale la giovane paziente viene, finalmente, convocata dalla commissione. Ecco il post apparso sui social network dell’associazione:

Arriviamo al 5 Settembre, dopo trecentonovantanove giorni la ragazza finalmente viene ascoltata!

La Commissione Deontologica dell’Ordine è troppo lenta, il rischio è lasciar agire cattivi psicologi indisturbati

Questi sono i fatti nudi e crudi.

Veniamo alle considerazioni, almeno due:
– il funzionamento ed i tempi delle procedure della commissione deontologica
– I livelli di formazione e aggiornamento della popolazione degli psicologi sulle questioni LGBT+

Partiamo dal primo punto, muovendo dai fatti riportati.
Non sappiamo, né noi di AltraPsicologia Campania né Arcigay Napoli, come sarebbero andate le cose senza il sollecito dell’associazione che si muove a tutela dei cittadini LGBT.
Ipotizziamo però che quanto accaduto sia la norma, ovvero che la Commissione Deontologica non riesca a portare a termine la fase istruttoria entro un anno.
Questo vuol dire ovviamente che il collega o la collega che commette un illecito deontologico può, indisturbato, continuare a farlo ed arrecare danno ai cittadini ed alle cittadine che si rivolgono a lui/lei, con pesanti ricadute sulla salute del singolo mal capitato oltre che sulla percezione di affidabilità e fiducia generale nei confronti degli psicologi e della psicologia.

Con questa considerazione non abbiamo alcuna intenzione di tralasciare la dovuta attenzione ed approfondimento assolutamente necessario alla buona risoluzione del caso.
Tuttavia, se la fase di istruttoria è quella di prima scrematura, ovvero quella nella quale si definisce se ci siano o meno i termini per avviare un approfondimento oppure archiviare definitivamente il caso allora, probabilmente questa deve essere una fase efficace ed efficiente anche dal punto di vista della tempistica.
Uno dei motivi principali dell’esistenza degli ordini professionali è la tutela dell’utenza ed in un’epoca di incertezze e scarse tutele riteniamo che la Deontologica sia chiamata a dare risposte efficienti anche dal punto di vista della tempistica.
È per questo necessario avviare realmente l’osservatorio nazionale per la deontologia, con il compito di analizzare i casi trattati dagli Ordini regionali e costruire prassi comuni per l’istruttoria e il giudizio deontologico.

Ordine e le Università devono formare gli psicologi anche su tematiche LGBT, per prevenire casi del genere

Passiamo poi al secondo punto. Questo non è il primo nè sarà l‘ultimo caso  di omofobia all’interno della nostra categoria professionale.
In questo caso in particolare attendiamo, con fiducia assoluta nell’operato dell’istituzione, gli esiti del caso.
Tuttavia negli anni abbiamo assistito a casi nei quali l’abuso presunto si è poi rivelato reale.
Il susseguirsi di tali eventi riteniamo debba diventare punto a partire dal quale avviare una riflessione intorno al sistema di formazione universitario e post universitario.

L’Ordine degli Psicologi della Campania, ad onor del vero e nonostante il diverso colore politico, ha avviato delle azioni intorno alle questioni LGBT (ricordiamo le linee guida nei confronti dei pazienti LG o nei confronti dei pazienti T) ma questo forse non basta.
Ricordiamo anche il lavoro fatto dal centro di Ateneo Sinapsi nella più ampia popolazione universitaria.

Tuttavia (da quanto ne sappiamo, ma speriamo di sbagliarci) sono ancora assenti in Campania esami universitari nei quali si apprende che l’omosessualità è una variante naturale della sessualità umana, che le terapie riparative sono condotte senza base scientifica ed anzi dannose per la popolazione o nei quali si apprendono le difficoltà della popolazione T o il costrutto di Minority Stress.
Eppure tutto ciò è possibile! Guardiamo ad esempio la buona prassi messa in atto all’Università degli Studi di Torino con l’insegnamento di Psicodinamica dell’Orientamento sessuale.
Basta poco, basta solo la visione di un’ Altra Psicologia attenta alle questioni odierne ed un pizzico di coraggio per iniziare a cambiare le cose e creare un rapporto sinergico tra le l’Ordine Professionale della Campania e le Università Campane.

Gli Ordini potrebbero essere partner attivi e costanti delle Università, sostenendo e supportando una didattica complementare.
Partecipando anche come Parti Sociali e su obiettivi di Terza Missione, su cui si possono creare sinergie vantaggiose sia per il mondo accademico che per il mondo della professione.




La tutela della psicologia non può essere trascurata

L’Ordine degli Psicologi di Bolzano ha realizzato un evento, voluto dall’ intero Consiglio e organizzato dal suo Vice Presidente dr Michele Piccolin, per chiarire e comprendere le principali tematiche che ruotano attorno al così delicato tema della tutela professionale.

IMG_6821L’evento, condotto dal dott. Grimoldi, già Presidente dell’Ordine Psicologi della Lombardia, esperto della materia e componente del direttivo nazionale di Altrapsicologia, parte dalla riflessione che lo psicologo utilizza nella propria professione uno strumento poco visibile e oggettivabile, come quello della parola, in grado però di creare profondi cambiamenti nella persona.
Questo strumento, usato all’interno di specifiche tecniche psicologiche, risulta molto efficace ma allo stesso tempo poco indagabile e oggettivabile.

Di questo approfittano alcune figure pseudo professionali non abilitate all’uso di questi strumenti, riservati per legge agli psicologi.

Si parla sempre più spesso di counseling e aumentano le sentenze che confermano il reato di abuso della nostra professione da parte di sedicenti pseudo-psicologi che promettono di poter intervenire sulle difficoltà dei clienti.

Attualmente c’è ancora poca chiarezza, soprattutto tra le persone che devono decidere a chi rivolgersi, su quale sia il ruolo del counselor, che di fatto mette in campo alcuni atti tipici della nostra professione(legge 56/89).

La legge 4 del 2013, definita dall’allora Presidente del CNOP Luigi Palma come “l’11 settembre delle professioni”, ha disciplinato l’organizzazione delle Associazioni delle attività che non rientrano tra quelle dotate di Ordine professionale.

Ad esempio la legge fa rientrare le associazioni dei counselor all’interno delle professioni non regolamentate, cioè professioni non organizzate in ordini e collegi che svolgono attività economica volta a prestazioni di servizi a favore di terzi.

In questo modo i counselor hanno avuto il pretesto per affermare una legittimazione che tuttavia si riferisce all’organizzazione dell’attività e non al suo contenuto.

Nel solito pasticcio all’italiana e tra le maglie di definizioni approssimative ecco spiegato il caos delle pseudo professioni psicologiche.

Ed è proprio nel tentativo di definirsi all’interno di una norma, senza varcare il limite di legge che riserva allo psicologo la competenza in campo psicologico, che i counselor hanno impiegato sfumature di  vocaboli per provare a descrivere l’attività di counseling senza invadere – a parole – il campo degli psicologi.

E’ quindi importante che gli Ordini sorveglino quello che accade sul territorio a tutela della salute pubblica e della nostra professione, ancora giovane e in divenire ma che, potenzialmente, ha molto da dare.

Le professioni, con i relativi Ordini di appartenenza, rappresentano un bene comune, il cui fine é anche la tutela del diritto alla salute della cittadinanza. Per questo motivo è importante che lo Stato, attraverso l’Ordine professionale, monitori le attività psicologiche e si attivi per segnalare eventuali abusi alle autorità competenti.

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La presenza molto numerosa all’evento evidenzia come gli stessi psicologi bolzanini sentano il bisogno di approfondire, informarsi e sentirsi tutelati, in un’ottica di diffusione dell’informazione aperta a tutti, con la prospettiva che chi ha bisogno di un supporto psicologico possa rivolgersi a professionisti qualificati e tuteli così il diritto alla propria salute.

Dopo questo evento nessuno potrà più restare inerte: la tutela é un dovere per l’Ordine e un diritto per i cittadini e per lo psicologo.

Alice Panicciari, Morena De Sarro  – Altrapsicologia Bolzano