La fattoria degli psicologi
La prossima stagione che attende noi tutti è quella delle campagne elettorali, politiche e di categoria. In realtà, per una più professionale, agevole e disincantata amministrazione ordinistica, le prime campagne elettorali non dovrebbero avere anelli di congiunzione con le seconde, se non nei casi in cui sia chiaramente espresso e rappresentato l’interesse della categoria professionale oggetto di interesse. Non sempre, però, le cose, calate nella loro veste pratica e reale, mantengono una coerenza con la teoria. Come dire, ….la stessa sostanza si inquina necessariamente.
Pensare che dovrebbero essere proprio gli Psicologi a possedere quella forma mentis (e non solo) che, quando proposta con rigore, dovrebbe proporre la chiarezza e la correttezza del setting interno del professionista in codesta materia con quelli che sono i vincoli esterni, del mondo reale, seppure non necessariamente sanciti da atti normativi! Evidentemente, dunque, contrariamente a ciò che non viene scritto sui libri e non viene insegnato in nessun contesto formativo, la teoria è la teoria da apprendere, e la pratica ….è un’altra cosa.
Come si può pensare, allora, che uno Psicologo non possa parlare con gli amici di quanto appreso da un paziente durante il proprio lavoro, soprattutto se questi neanche conoscono il diretto interessato? Qual è il senso di tali farraginose ed imbriglianti regole? Oppure si vuole tentare di fare della figura dello Psicologo l’incarnazione della “santità”?
Perché se lo Psicologo non ha velleità di questo tipo, e proprio in tale ambito sarebbero definite altrimenti, ma è una persona che, al pari delle altre può sbagliare, soprattutto in ragione della delicatezza del proprio lavoro, dovrebbe esistere un organo superiore che ne monitora l’operato. Di fatto esiste un Ordine degli Psicologi e, perché questo possa operare nel migliore dei modi possibili, se ne è capillarizzata la funzionalità attraverso le dislocazioni regionali. A voler scomodare S. Freud si potrebbe dire che lo Psicologo può contare costantemente sui limiti d’azione, e non, di un Super-Io. Chissà, altrimenti, cosa accadrebbe? ….e mica solo a lui!
Anche qui, però, la solita petulante e desueta teoria. Si, perché chi lo ha detto che un Super-Io debba funzionare sempre e bene? Perché chi dice che quando si crea il black-out del Super-Io o il suo funzionamento è intermittente si riscontra la patologia? Questa, Signori ed Egregi Dottori, è teoria; come tale, dunque, nulla!
Infatti, quando l’Ordine degli Psicologi non funziona, o funziona male, tutto si svolge ugualmente nel migliore dei modi e tutti hanno chiarezza del tutto e ne hanno la dimensione. Perciò è chiaro e dovuto che tutti gli Psicologi votanti si vedano recapitare a casa le presentazioni elettorali, ma forse si arriccia il naso se le elezioni di cui si tratta sono quelle per il governo della Regione Lazio e se il candidato firma il proprio programma elettorale con il proprio nominativo sotto alla carica ricoperta presso l’Ordine e, come si sa, evidentemente, ben poco la Regione ha a che vedere con l’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio. Non c’è nemmeno responsabilità alcuna da parte dell’Ordine (o Super-Io) se i colleghi Psicologi vengono raggiunti sul proprio cellulare per la presentazione di tale lista, piuttosto che talaltra, perché evidentemente la responsabilità è tutta delle telefoniste che eseguono il contatto. Sono loro, infatti, che alla domanda su come queste siano in possesso del numero di telefono cellulare rispondono “la prego di non farmi questa domanda imbarazzante, posso solo dire che mi è stato passato (il numero)”. Già, è vero, perché mai il mandante dovrebbe avere delle responsabilità; in fin dei conti l’esecutore, persona responsabile, avrebbe potuto esimersi… e non lo ha fatto. Infine, per quale ragione dei professionisti responsabili di un autorevole Ordine dovrebbe assumersi delle responsabilità rispetto alle proprie inadempienze se, mediante la sottile ed intrigante arte della triangolazione si possono attribuire eo mettere in luce le defezioni di terzi (Governo del Paese), quando, se anche fossero vere, certo non potrebbero legittimare le colpe di chi aveva fiducia e mandato per eseguire e ha dimostrato, nel doppio del tempo rispetto a quello formalmente dovuto, di non essere stato in grado di adempiere a così elevata presa in carico di responsabilità? Se è la mamma a non trattare un figlio nella misura più consona per il suo sviluppo, è condivisibile che ce la si possa prendere con la vicina di casa che non si sostituisce alla madre naturale?
Allora, nella Sostanza, quella non inquinata e con la S maiuscola, importa a pochi che gli Psicologi abbiano un banalissimo attestato di studi la cui spendibilità porta lo stimato professionista a dover accettare una retribuzione oraria di pochi euro, o che la figura dello Psicologo, sempre più, rischi di essere sovrapposta a quella del cartomante o di chissà quale altro zelante abindolatore, perché questa categoria, in fin dei conti, per quanto mal concia possa essere, consente comunque, a chi la amministra, potere ed economie mica da poco.
A questo punto, però, mi ritorna in mente “La fattoria degli animali”, di G. Orwell. Libro che dovrebbe fungere da monito a noi tutti.