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Negli ultimi anni la nostra società ha subito una generale e profonda trasformazione, soprattutto nell’ambito della sessualità: si pensi alle modificazioni dei ruoli maschili e femminili, alla facilità con cui si parla esplicitamente di sesso in ogni contesto pubblico e privato e, soprattutto, alla progressiva attenzione politica e mediatica su alcuni temi propri della sessualità umana. In particolare viene data sempre maggiore risonanza alle componenti relazionali e sociali di quest’ultima, anche se molto spesso non vengono sufficientemente discusse e approfondite…o perlomeno non sempre con la dovuta competenza.

In Italia negli ultimi anni abbiamo assistito a campagne e dichiarazioni che sfioravano il limite della decenza (superandolo a dire il vero in alcune occasioni), penso – ad esempio – all’invenzione della “teoria del gender” o alle affermazioni dell’ex Ministro Pillon (vicepresidente della Commissione Infanzia e adolescenza) in tema di aborto ed educazione sessuale. Troppo spesso a livello mediatico sono stati veicolati messaggi ambigui, contraddittori o – a volte – scientificamente scorretti su tematiche quali la genitorialità, l’orientamento sessuale e i diritti!

Il Ministero della Salute ha posto come priorità dei suoi progetti di intervento la salute riproduttiva e sessuale della cittadinanza, definendo la salute sessuale – in linea con l’OMS – “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità, non riducibile all’assenza di malattia, disfunzione o infermità. Essa presuppone un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza”.

Riconoscere e garantire i diritti sessuali, sostenere la parità di genere, condannare e prevenire ogni forma di violenza sessuale (anche di natura informatica), assicurare l’accesso universale ad un’educazione sessuale corretta, arrestare la diffusione delle infezioni a trasmissione sessuale, identificare ed affrontare i disagi legati alla propria sessualità e riconoscere il piacere sessuale come componente fondamentale del proprio benessere sono ormai aspetti riconosciuti, a livello mondiale, come fondamentali per il benessere della persona (WAS, 2007).

In quest’ottica si è fatta sempre più strada la centralità del ruolo dello psicologo nell’affrontare le tematiche della sessualità umana in collaborazione con altri professionisti della salute pubblica. Ma se in Europa questa sinergia è da tempo attiva, in Italia la situazione è ancora piuttosto complessa. Quali possibili spiegazioni?

Uno: la cultura prettamente medica del nostro Paese ha supportato per anni la visione dello psicologo come ultimo interlocutore nel delicato processo di presa in carico di difficoltà di natura sessuale e, nonostante evidenti contributi scientifici in tal senso, la Psicologia non si è mai imposta come disciplina elettiva nella presa in carico della salute sessuale.

Due: mancanza di linee guida ufficiali, profili di competenza e/o buone prassi di intervento in ambito psico-sessuologico, nonostante – nei fatti – l’interesse e l’attenzione per quest’area di intervento della psicologia sia cresciuta a tal punto da essere stata inserita come materia curriculare all’interno di alcune Facoltà di Psicologia delle Università Italiane.

Tre: resistenze culturali legate alle tematiche riguardanti la sessualità. In tal senso si assiste ad una forte ambivalenza sociale che se da una parte sembra aver sdoganato alcuni antichi moralismi, dall’altra guarda ancora con sospetto, imbarazzo e resistenza qualsiasi cambiamento legato a vecchie credenze riguardanti la sessualità. Si assiste quindi a spiacevoli episodi omo- e trans- fobici, a campagne propagandistiche contro l’educazione sessuale e al dilagare di pregiudizi legati alla sessualità e al ruolo di genere.

Quattro: mancanza di leggi chiare e definite in tema di educazione sessuale e difesa dei diritti sessuali. Nonostante l’OMS e la Comunità Europea abbiamo sottolineato l’importanza dei programmi di educazione sessuale per la prevenzione delle infezioni a trasmissione sessuale e delle gravidanze indesiderate, l’Italia è uno dei pochi Paesi Europei a non aver ancora raggiunto un accordo in tal senso, nonostante le numerose proposte di legge depositate a partire dagli anni ’90;

Cinque: assenza di psicologi esperti di sessualità nei team sanitari che si occupano della salute generale dei pazienti affetti da malattie croniche o disabilità. Il silenzio delle istituzioni non coincide però con il silenzio dei pazienti e degli operatori che esprimono, in modo più o meno evidente, il loro bisogno e le loro difficoltà nella gestione di tali aspetti.

Alla luce di queste criticità, cosa si potrebbe fare – come Ordine – per valorizzare la funzione psicologica e generare opportunità di lavoro per gli psicologi in tale ambito?

Sembrerà banale, ma la prima vera azione è quella di generare un Valore psicologico, che possa essere riconosciuto come vantaggioso – per la cittadinanza e per le Istituzioni.

Un ruolo psicologico specializzato nei contesti di intervento sanitari ed educativi ha un impatto sociale e di risparmio economico importante per il SSN e gli Enti Scolastici, poiché permette di intervenire preventivamente su tematiche quali: gravidanze indesiderate, infezioni a trasmissione sessuale, omo- e trans-fobia, discriminazione di genere, etc. Inoltre la presa di consapevolezza sociale della centralità di tali aspetti aiuta a sostenere anche un processo di diminuzione dei pregiudizi sociali legati ai ruoli di genere, all’orientamento sessuale e ai diversi comportamenti sessuali. Centrale, inoltre, aprire, mantenere e consolidare canali di comunicazione con Enti e Istituzioni scientifico-politiche coinvolti nella programmazione degli interventi di educazione alla salute e nella redazione di testi normativi, come l’Assessorato alla Formazione e alla Scuola, il Ministero della Salute, l’ISS, l’Assessorato alle Politiche Sociali, il Ministero di Giustizia, etc etc.

Sì, ok, ma nello specifico come si ottengono questi risultati?

Con una vision chiara, competenze specifiche, collaborazione con i colleghi del territorio e, soprattutto, con una programmazione efficace delle azioni e degli interventi da mettere in campo.

È fondamentale, prima di tutto, creare una rete di professionisti allo scopo di stilare delle buone prassi di intervento in ambito psico-sessuologico, chiarendo le specificità di competenze e intervento, promuovendo così una nuova consapevolezza sociale dei fattori emotivi coinvolti nel benessere sessuale; rafforzare l’immagine della nostra categoria professionale come interlocutore autorevole e disposto al confronto, con i cittadini (organizzando eventi e giornate di sensibilizzazione sul territorio), e con le Istituzioni (predisponendo attività mirate di lobbying volte a consolidare un riconoscimento dell’Ordine come interlocutore autorevole per i processi di natura politico-decisionale che riguardano la salute, la tutela e la promozione del cittadino in ambito sessuale); sostenere il ruolo dello psico-sessuologo nei contesti educativi e in quelli sanitari assistenziali, non solo per la presa in carico dell’utente ma anche come supporto al benessere lavorativo degli operatori di tali Enti; creare sinergie con altri Ordini professionali per promuovere un confronto diretto sulle diverse aree che riguardano la sessualità.

Infine, non meno importante: promuovere un dialogo attivo con gli altri ambiti di intervento della psicologia. Si pensi, ad esempio, all’importanza di un confronto diretto e continuo con i colleghi che si occupano di psicologia scolastica o forense, di cronicità e terapie del dolore, di violenza e alimentazione.

Come AltraPsicologia, nel Lazio, negli ultimi anni abbiamo dato ampio spazio ai nuovi settori di sviluppo della professione iniziando ad aprire un dialogo – con i cittadini, i colleghi e le Istituzioni – anche sui temi riguardanti la sessualità, ma tanto va ancora costruito, sia a livello locale che nazionale.

È fondamentale espandere il raggio d’azione sui diversi ambiti applicativi, promuovere il dialogo tra le diverse aree di intervento e creare così opportunità di sviluppo in nuovi settori.

Per maggiori informazioni sul programma:

https://elezioniordinepsicologi.com/programma-elettorale-altrapsicologia-lazio/