25 Aprile 2023: AltraPsicologia compie 18 anni.

Oggi, 25 Aprile 2023 AltraPsicologia compie 18 anni.

Il ‘compleanno’ dell’associazione è una ricorrenza particolarmente sentita per noi che la viviamo da dentro, che quotidianamente la animiamo e le diamo forma e che ormai la sentiamo “una di famiglia”.

Ma ritengo sia importante condividere questo traguardo con tutta la comunità professionale, che in questi anni ci ha visto nascere, crescere, cambiare, ma sempre rimanere fedeli a quei valori che hanno dato il primo impulso aggregativo: informazione, trasparenza, tutela, colleganza, partecipazione.

La nostra maggiore età viene in un momento storico cruciale per la psicologia: un momento in cui il benessere psicologico delle persone è preso incredibilmente più in considerazione, volente o nolente, dalla politica nazionale.

La richiesta di avere accesso ad un sostegno psicologico garantito dallo Stato ora viene dal basso, dagli studenti, dai cittadini, dagli amministratori locali dei singoli comuni.

Non serve più la nostra voce a ribadire che la psicologia è utile. Lo dimostrano i dati, e lo sanno i cittadini che chiedono psicologia e si aspettano che sia un servizio offerto dal sistema pubblico.

A noi psicologi oggi spetta però il compito di proporre soluzioni e risposte ai problemi, a partire da un pensiero strutturato, socialmente informato, scientificamente fondato e professionale.

Oggi Altrapsicologia diventa solo anagraficamente adulta. Ma il carico di responsabilità che comporta lo abbiamo assunto ormai molti anni fa, quando abbiamo iniziato a guidare gli Ordini e l’ENPAP, per tentare la prima grande rivoluzione politica e istituzionale dopo la nascita giuridica della professione e in alternativa alle storiche sigle che fino ad allora avevano abitato la politica professionale.

Continueremo a lavorare quotidianamente per la tutela della salute e il benessere dei cittadini, e per la promozione della professione.

Continueremo a credere nella forza del gruppo e nella necessità di partecipazione di tutti le iscritte e gli iscritti alla vita politica delle nostre istituzioni di categoria.

Abbiamo molto su cui lavorare,
per oggi ci fermiamo e brindiamo insieme,
Buon Compleanno AltraPsicologia

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La Nostra Storia, intervista doppia ai soc3 anziani Paola Biondi e Federico Zanon

Ci racconti degli esordi?

Paola:Correva l’anno del signore 2004 quando il prode capitan Nicola Piccinini si mise in testa, dopo deludenti confronti con il gotha della psicologia italiana, di provare ad aprire le porte blindate delle istituzioni, smuovere le acque e scuotere baronati che dominavano ogni ambito professionale. Nicola iniziò a chiedere a qualunque psicologo/a che incontrava se volesse prendere parte attiva per cambiare il mondo della psicologia. A ripensarci oggi mi vengono i brividi!”

Federico: “Difficile descrivere in poche righe 18 anni di storia. Altrapsicologia è nata come alternativa allo scenario della politica professionale che era esistito fino a quel momento, fino al 25 aprile 2005. Come ogni nuovo soggetto politico che nasce come alternativa, all’inizio si viveva l’atmosfera di un clan tribale, ricco di idee e di desiderio di fare. Solo con il tempo e con l’assunzione di responsabilità nella guida delle istituzioni, trovandosi a gestire problemi concreti ed enti pubblici, questo vissuto identitario ha lasciato spazio ad un pensiero più strutturato e ad una logica più pragmatica e istituzionale. Ma credo non abbiamo perso lo smalto vivo di allora, siamo ancora capaci di entusiasmarci e incazzarci per la politica professionale, e questa è la cosa bella di Altrapsicologia.”

E risposero in tanti?

Paola: “Pochi ma buoni, il primo nucleo partì a Roma. Piccinini, Felice Torricelli, Luigi D’Elia, io, Paola Lausdei, ogni martedì ci incontravamo in zona colli albani a discutere davanti all’immancabile pizza take-away mangiata senza posate. Ad un certo punto pensai fosse utile “regalare” alla nascente AP una rotella taglia pizza. La prima donazione!”

Come era lo scenario politico professionale di quegli anni?

Federico: “C’erano alcune delle sigle storiche che avevano visto nascere la psicologia come professione, e anzi avevano contribuito a farla nascere. C’erano orientamenti politici abbastanza chiari su alcune grandi questioni. Ma la gestione delle istituzioni (Ordini ed ENPAP) era molto artigianale, disordinata e personalistica, ed era tutto molto opaco. Le istituzioni non erano concepite come enti pubblici da amministrare con correttezza e visione politica, ma come roccaforti di potere personale da utilizzare. Altrapsicologia è nata come alternativa a questo, per cui i nostri driver primari sono stati all’inizio l’orientamento al servizio, la trasparenza, la tutela dall’abusivismo, il riordino della formazione. Ma c’era anche, su tutto, il problema del lavoro degli psicologi, in un’epoca in cui il precariato e le difficoltà occupazionali iniziavano a farsi sentire in modo prepotente. E poi la necessità che la nostra professione prendesse posizioni su alcuni temi sociali come i diritti civili, sui quali probabilmente la comunità professionale fino a quel momento era rimasta tiepida in una sorta di malinteso neutralismo, oppure addirittura connivente con alcune ideologie discriminatorie, in primis con il movimento sottotraccia delle cosiddette terapie riparative per l’omosessualità. Se però dovessi riassumere in una sola frase ciò che ha caratterizzato il motore di Altrapsicologia dalla sua nascita, secondo me è stata la tensione verso la qualità, il fare le cose bene (o meglio)”.

Paola: “Lo scenario per noi allora giovani psicologi era un po’ guerriero: da una parte vedevamo i cosiddetti baroni delle università e delle scuole di psicoterapia, dall’altra il sindacato dei dipendenti pubblici che nonostante i numeri ridotti rispetto alla totalità degli psicologi e delle psicologhe governava da sempre ordini e cassa previdenziale.
In mezzo c’era poco, e la maggioranza della categoria era tenuta fuori. Da qui la volontà di nascere come movimento di rottura verso l’immobile status quo a favore di pochi ma con i soldi di tutti/e.”

È stata una partenza col botto?

Paola: “Manco per niente. Tanti senior ci risero in faccia o dietro le spalle pensando che fossimo ragazzini invasati e privi di esperienza, senza possibilità di riuscita.
Le prime elezioni ordinistiche a cui ci presentammo nel Lazio furono effettivamente un fiasco dal punto di vista dei risultati elettorali, ma non della crescita di AP, che piano piano si espandeva in altre regioni, grazie ai primi colleghi e colleghe che condividevano la nostra visione e – oserei anche dire – la nostra passione.”

Federico: “No, i primi anni furono difficili ed entrare nelle istituzioni non fu semplice, ma c’era voglia di cambiamento e intercettammo probabilmente i bisogni di una nuova generazione di psicologi, che poi era la nostra, che aveva problemi nuovi: il lavoro, l’abusivismo e la concorrenza degli abusivi, un certo regime patriarcale che ancora era vivo nell’università e nella formazione post lauream”.

Quali sono stati i primi passi istituzionali?

Paola: “La prima consigliera ad essere eletta in un Ordine (Emilia-Romagna) è stata Chiara Santi, ed abbiamo conquistato la prima consiliatura di maggioranza in Lombardia, con presidente Mauro Grimoldi, mentre il primo consigliere e la prima consigliera del Cig Enpap furono Federico Zanon e Stefania Vecchia”

Federico: “Altrapsicologia ha iniziato ad avere responsabilità di governo alcuni anni dopo la sua nascita. Il primo Ordine governato da una nostra maggioranza fu quello della Lombardia, un’esperienza che però durò una sola consiliatura per vari fattori ed errori. Oggi è forse più facile riconoscere che parte del fallimento fu opera nostra, della nostra inesperienza, ma fu in ogni caso un’esperienza straordinaria, il primo esperimento di un modo diverso di gestire gli Ordini. Da allora in poi, voci come tutela dall’abusivismo, servizio agli iscritti e trasparenza non avrebbero più potuto essere eluse. Nel 2009 siamo entrati in minoranza assoluta in ENPAP, io e Stefania Vecchia, 2 consiglieri su 31. Ma abbiamo fatto abbastanza casino – e il gruppo Costruire Previdenza (di provenienza AUPI) che era al governo allora pure. Tanto che nel 2013, solo quattro anni dopo, abbiamo ottenuto la maggioranza assoluta nel governo dell’ente di previdenza, che ci è stato confermato per tutte le ultime tre consiliature e che per me che l’ho direttamente vissuta, è stata una storia di grande creatività al servizio del pragmatismo, per realizzare pienamente quella spinta iniziale a fare andare davvero meglio le cose. A quel punto Altrapsicologia aveva già attirato molte nuove risorse. La singolarità storica di quella prima sporca dozzina di fondatori e attivisti reclutati con modalità carbonare resta a mio avviso irripetibile per spirito, visione, fucina di idee, vivacità di confronto ed energie. Ma quello è e deve restare il mito fondativo. Ora non basterebbe più e già dopo qualche anno si sentiva la necessità di raccogliere nuove risorse in modo aperto e pubblico. Dal punto di vista concreto servivano forze per occuparsi delle nuove responsabilità dell’associazione nello scenario politico.
Di quella fase resta ancora un certo spirito barricadero, una dialettica interna ancora presente fra chiusura e apertura, fra contrapposizione con le altre forze politiche concepite come ‘nemico’ e l’apertura al dialogo diplomatico, alla politica estera, che vede l’Altro come interlocutore. E forse una questione sullo stile, sulla sua graduazione lungo il continuum fra graffiante provocazione e tonalità più pragmatiche e istituzionali.”

Cosa pensi ci abbia tenuto insieme e fatto crescere in questi anni?

Federico: “Sicuramente la passione, il piacere di stare insieme e il vivace confronto interno. In Altrapsicologia c’è un forte spirito di gruppo, molto coinvolgente, che genera molto scambio ed è un collante per l’Associazione. C’è anche poco spazio per chi è più mosso dall’interesse personale che dalla passione per la politica professionale e per il lavoro in gruppo, e questo è un filtro che aiuta a selezionare persone impegnate in modo sano per la comunità professionale. Ma c’è stato anche un percorso di crescita organizzativa che ha trasformato radicalmente l’Associazione, da clan governato con una logica tribale e fortemente basato sui talenti, a organizzazione con procedure strutturate per favorire il confronto e le decisioni. E poi sicuramente ci ha fatto crescere il contatto con le istituzioni, la necessità di assumere le responsabilità connesse ai ruoli di amministratori di enti e risorse pubblici, e il dover quindi rendere conto ad altri che non fossimo noi stessi. Il governo, l’amministrazione quotidiana degli enti pubblici, ti pone di fronte a compiti che devono essere affrontati imparando un linguaggio che non è quello della psicologia, e a cui non puoi sottrarti. Non puoi approcciare il governo delle istituzioni facendo il filosofo, o lo psicologo, devi imparare un mestiere nuovo, che è quello dell’amministratore, e assumerti responsabilità in prima persona, e interloquire con persone di ogni provenienza e appartenenza, dialogando con la cittadinanza e non solo con gli psicologi. Ecco, credo che questo abbia fatto molto crescere l’Associazione. Anche se abbiamo ancora strada da fare.”

Paola: “Parafrasando il famoso detto, chi l’ha dura la vince, noi ce l’avevamo e ce l’abbiamo ancora molto dura, la testa! E a forza di testate abbiamo spalancato porte e finestre di ordini e cassa, smantellando sistemi di affiliazione malati, politiche di gestione poco chiare, in alcuni casi illegali (come la magistratura ha verificato), mancanza di trasparenza per verbali e delibere, ricostruendo amministrazioni miopi, creando reti stabili e fitte con altre istituzioni politiche e professionali, costruendo strutture capaci di garantire maggiore sicurezza per le nostre pensioni e migliori investimenti per la costruzione della nostra professione. Abbiamo fatto tanto e tanto ancora c’è da fare”.