1

Il Grinch ha rubato lo psicologo di base in Lombardia!

A Sant Ambros si è acceso l’albero, ma tra i pacchi di natale i cittadini della Lombardia non troveranno lo psicologo di base.

Il progetto, nato ad inizio 2022 a prime firme dei consiglieri regionali Simona Tironi (Forza Italia) e Niccolò Carretta (Gruppo Misto-Azione), è stato portato via dal Grinch e i bisogni dei lombardi in materia di salute mentale dovranno rimanere senza risposta ancora una volta.

(Rivedi qui l’intervista fatta a Niccolò Carretta: https://youtu.be/fncDAmExHgk) 

Perché è stato bocciato lo psicologo di base in Lombardia?
Mentre in alcune regioni italiane lo psicologo di base avanza rapidamente, in Lombardia la proposta di legge è stata bocciata.
Salutata con orgoglio dal nostro Ordine degli psicologi come un successo certo e indiscutibile, la proposta di legge presentata in aprile, prevedeva un budget di 12 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2023-2025 con l’obiettivo di introdurre lo psicologo di base all’interno delle cosiddette case di comunità, ovvero luoghi fisici, di prossimità e di facile individuazione al quale il cittadino può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria (DM 77 del 23 maggio 22).

Ma chi è lo psicologo di base? Cosa fa? Quali competenze deve avere per stare dentro ad un contesto come le Case di Comunità e quali bisogni deve trattare? Fa diagnosi? Terapia? Counseling?

Nonostante siano ancora strutture “vuote” (a discapito di Pronto Soccorso presi d’assalto quotidianamente) le Case di Comunità dovrebbero raccogliere bacini di utenza molto ampi. I grandi numeri renderebbero complessa, o quantomeno poco plausibile, una risposta al bisogno di terapia psicologica su vasta scala.
Il servizio di psicologia di base dovrebbe essere un servizio, accessibile e veloce, di primo screening, che fa quindi da filtro e rete con i diversi attori sociali e sanitari presenti sul medesimo territorio: come le SPDC, i CPS, le UONPIA, i piani di zona, i servizi e le comunità psichiatriche residenziali, gli psicologi di quartiere e una rete di psicologi in convenzione, che la Lombardia non ha mai attivato.

Quello che viene proposto è invece una sperimentazione poco chiara e non del tutto aderente al bisogno di prossimità sociale e territoriale, senza però specifiche competenze sociali, di intervento comunitario e di lettura del contesto.
Un progetto “ballerino” che ha rappresentato un facile volano elettorale per tutti: per OPL in previsione delle prossime elezioni ordinistiche e per i consiglieri regionali nelle loro personali campagne politiche.

Una volta si usava dire “meno tasse per tutti”; oggi sembra che si punti al “più psicologi per tutti” con il rischio di appiattire al semplice accesso alla prestazione psicologica il complesso tema della salute mentale e della necessità di porla al centro della società odierna. Una lettura che evidenzia la mancanza di vision globale e territoriale a favore di una politica di servizi.
In pochi mesi OPL non ha presentato alcun documento di valore per far avanzare la legge sullo psicologo di base, per migliorarne la chiarezza e le premesse o per aumentare la concertazione tra tutti gli organi sociali, sanitari e politici.
Ha organizzato solo qualche evento di presentazione della Legge, comunicando a lettere cubitali “abbiamo lo psicologo di base in Lombardia!”, ma fuori dai proclami sensazionalistici, non si è mosso un dito.

Un grido di vittoria che purtroppo oggi viviamo con maggiore amarezza, poiché nonostante il 30 novembre la proposta abbia raccolto un’approvazione quasi unanime da parte della Commissione Sanità, pochi giorni fa la legge viene ufficialmente respinta dalla Commissione Bilancio che sottolinea come non si possa usare il fondo sanitario per finanziare una nuova figura professionale non istituita dallo Stato.
“Non è percorribile l’ipotesi dell’utilizzo del fondo sanitario mancando il presupposto giuridico per l’istituzione a livello regionale della nuova figura che la norma vorrebbe introdurre nel servizio sanitario regionale”, con queste parole la Commissione Bilancio, dopo 12 mesi di festeggiamenti, rimanda al mittente il progetto con tanto di “voto insufficiente” con il pennarello rosso.

Si poteva fare diversamente?
La sensazione è che tale débâcle fosse prevedibile fin dalle dimissioni di Letizia Moratti, con la conseguente spaccatura delle forze politiche e le successive imminenti elezioni regionali che l’avrebbero vista coinvolta in prima persona. Possiamo immaginare relazioni complesse e cambi di programma. Possiamo ipotizzare schieramenti politici in assetto elettorale. Possiamo fare tantissime fantasie o rimanere appoggiati alla narrazione di questi giorni.
Ma il punto è che oggi, ciò che era stato salutato come un cambiamento epocale non esiste più.
E non serve a nulla il comunicato stampa di OPL nel quale ci racconta quanto la Regione sia brutta e cattiva: un Grinch praticamente!

Noi stiamo sui contenuti e diciamo: Start Over Again!
Quello che è accaduto ci insegna che la legge andava scritta e concertata meglio. Quindi riprendiamo in mano la legge, verifichiamo i passaggi e i presupposti, capiamo se abbiamo coinvolto tutte le istituzioni e le realtà sanitarie in un’ottica relazionale totale; rimettiamo in discussione la tesi delle case di comunità come luogo di adempimento e fruizione del servizio, ridefiniamo le competenze di questa figura professionale e partecipiamo più attivamente al Tavolo tecnico sulla Salute.
In altre parole come Altrapsicologia abbiamo l’obiettivo di allontanarci dalle logiche elettorali e fare in modo di costruire realmente questo epocale cambiamento nella nostra regione.