Cari colleghi, la farsa della vanità.

RenudoRiceviamo e pubblichiamo. Pubblichiamo un accorato appello. Un appello di un collega che denuncia lo stato di sostanziale abbandono da parte delle istituzioni, in primis del nostro Ordine, relativo ad uno dei settori forse più delicati per noi psicologi: quello della residenzialità. Come avrete possibilità di leggere, è in dirittura di arrivo una delibera regionale di riforma della residenzialità, che da tempo viene discussa in Piemonte, e che, all’atto pratico, rischia di metter in grossa difficoltà una gran parte dei colleghi che lavorano in tale settore.

Questo che pubblichiamo, è solo il primo di atto di una serie di azioni che AltraPsicologia Piemonte ha deciso di mettere in atto per salvaguardare e porre all’attenzione della comunità e delle istituzioni tutte, un fenomeno di cui si parla da anni e lasciato, da altrettanto tempo, alla deriva. Per inciso, alla presentazione di cui si accenna in quello che leggerete dopo, eravamo presenti anche noi e, come abbiamo avuto modo di scrivere in altri contesti, ci siamo vergognati dell’intervento letto, come un compitino alle elementari, da una consigliera del nostro Ordine. Pare, e così è, che il nostro Ordine non ne sapesse nulla. Pare che sia sceso dal pero rispetto alla situazione che stiamo sollevando. Eppure, è da anni che si parla di questo tema, è da anni che si sa che uno dei settori che assorbe, lavorativamente parlando, una gran parte dei colleghi è proprio quello della residenzialità. Eppure, fin qui, nulla si è mosso o meglio, nessuno si è mosso. Ecco, quando parliamo di totale scollamento dalla realtà professionale e lavorativa dei colleghi, fra chi è seduto in consiglio, e la comunità che dovrebbe rappresentare, parliamo esattamente di ciò. Altrapsicologia Piemonte

 

Cari colleghi, la farsa della vanità.

Martedì 16 c.m. qui in Piemonte è stata presentata la bozza di delibera sulla residenzialità leggera.

Premettendo che in tale delibera alcune (poche) cose buone vi sono, e lasciando viva l’idea della buona fede, ho assistito con dispepsia crescente ad una parata auto celebrativa.

In testa il marajà con i suoi satrapi che convinti e goduti lanciavano caramelle ai poveri astanti, a seguire qualche associazione di familiari che in buona fede nutriva speranze per il futuro, ed in ultimo fra gli interventi (tutti preordinati) avanzava lento un vecchio elefante, mal addobbato con cenci logori e scoloriti dal tempo. Un rappresentate del nostro ordine ha letto il suo intervento, il compitino, timido stringato e senza presa, è scivolato via come manina agitata piano piano da vecchie odalische in sovrappeso caricate a forza sul pachiderma.

Fin qui si potrebbe dire nulla di nuovo. Gli psicologi fanno fatica a capire che cultura e sociale hanno due velocità decisamente diverse e quindi quasi sempre restano indietro.

Lo scandalo che mi ha veramente amareggiato si è consumato dopo, là sulla porta dell’hotel dove i maggiorenti, i politici ed i politicanti si salutavano caramente scambiandosi pacche ovunque.

Lì due eminenti personalità del nostro ordine civettando col potente di turno intrattenevano una conversazione del genere, cui io casualmente assistevo. Il tono e non le parole esatte: “Beh magari, forse, dovremmo fare un sabato sull’argomento, molti colleghi sono preoccupati” (sono mesi che la cosa circola chiaramente e l’ordine ne era ben informato), il gran dignitario “vado in africa e torno fra cinque settimane scrivetemi una mail” le colleghe ridacchiando leggere: “vabbè  vuol dire che ti risponderemo fra cinque settimane”. E mentre l’elefante chiude mesto e lento la processione centinaia di colleghi rischiano di non poter più lavorare nei gruppi appartamento, non pagarsi i mutui, le tasse, le rate della macchina e via pagando.

Beh nell’attesa/illusione di diventare grandi terapeuti spolverando lettini usurati in pelle finta, potremmo sempre cercare occupazione nella ristorazione o nell’indotto metallurgico.

Transeat ben anche l’idea che lo psicologo abbia le mani callose, se ci riesce, ed attenda quieto lo divenir analista, ma chi può dire che i gruppi appartamento, gli alloggi assistiti e tutta la residenzialità leggera traggano giovamento dallo sparire discreto dello psicologo seppur in funzioni altre? Perché mai OSS ed Educatori per quanto bravi, sono risorse più adeguate al benessere dei pazienti? Ed ancora chi dice che sanitarizzare sovrastrutturando gli appartamenti sia una garanzia di salute e libera scelta per i pazienti??

E l’ordine? Da anni tace, al massimo civetta o si ritrae quando il potente di turno gli ricorda l’inconsistenza della nostra professione per come sta declinandosi negli ultimi decenni, lontana dalle ricerca, lontana dalla valutazione della propria efficacia, lontana da riflessioni epistemologiche, lontana dalla realtà del sociale, per noi elefanti, ahimè, troppo veloce.

A differenza del precedente intervento, questo scritto (di getto e rabbia) rappresenta unicamente chi lo scrive e lo firma, prendendo indebitamente a prestito lo spazio dell’Associazione Psicopoint.