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Insegnanti e Sportello d'Ascolto PsicologicoDi Silvia Spinelli

Per tutti gli studenti di ogni epoca e luogo, la scuola è un micro-mondo nel quale non solo apprendere contenuti ma anche “allenarsi” alla vita, stringendo relazioni ed alleanze, covando antipatie e rancori, vivendo amori segreti o scritti su tutti i muri.

I Professori da sempre fanno parte di questa Babele, con la loro umanità, i loro difetti, che i ragazzi spesso amplificano creando caricature; essi stessi, i temuti Prof, hanno simpatie ed antipatie verso gli alunni, anche piuttosto evidenti..a me in prima persona è capitato di essere ripresa in classe perché stavo chiacchierando…peccato che in quel giorno io fossi assente.

Nel mio liceo episodi di tale natura si tramandavano negli anni secondo tradizione omerica orale, con passaparola fra gli studenti; quello più eclatante riguardava una Prof nota per la sua severità…un alunno con il quale aveva un rapporto molto conflittuale, la chiamò a casa nella notte per insultarla…voce bassa, patata in bocca e straccio sul telefono alla Fantozzi, le rivolse un epiteto ingiurioso; lei, senza scomporsi, gli disse: “Rossi (cognome di fantasia)…ci vediamo domattina in classe”.

L’interrogazione del giorno dopo fu una disfatta di Caporetto, testimoni oculari affermano che al povero malcapitato fu dato addirittura il voto di UNO.

Sembra quindi particolarmente sorprendente, tenendo conto che episodi analoghi appartengono da sempre alla quotidianità della vita scolastica, che in molti istituti lo sportello d’ascolto psicologico venga gestito da insegnanti.

Il Codice Deontologico (art. 28), vieta espressamente rapporti di natura personale con la propria utenza, peccato che la scuola (articoli da 32 a 35 del CCNL del Comparto Scuola), preveda di attingere per prima cosa al proprio personale interno, qualora vi sia la necessità di un intervento da parte di un esperto, indicando esplicitamente che per la realizzazione di progetti formativi, “la risorsa fondamentale è costituita dal patrimonio professionale dei docenti“.

L’interpretazione di questa norma, in molti istituti comprende anche la gestione dello sportello, ma i limiti di questa procedura sono piuttosto evidenti: come può un insegnante, seppur psicologo, assumere un vertice di ascolto non giudicante, nei confronti di un soggetto che poco prima o poco dopo sarà tenuto a valutare (quindi giudicare)??

E, al contrario: come farà a fornire un giudizio scolastico su basi oggettive, dopo aver ascoltato la storia soggettiva e personale, magari tormentata e difficile, del proprio alunno?

Chiunque dica che si possono agevolmente differenziare i piani, afferma qualcosa di irrealistico, in quanto i sentimenti, le emozioni, i giudizi, albergano dentro di noi e si mescolano: se parliamo di ingegneria nautica, possiamo parlare di compartimenti stagni e camere di decompressione..ma se parliamo di esseri umani, allora la realtà è che non vi è nulla di “stagno”, poiché i piani mentali ed affettivi si intersecano continuamente, influenzandosi a vicenda.

Inficiando l’ascolto non giudicante, questa pratica molto diffusa di fatto lede il diritto dei ragazzi ad usufruire dello sportello: sareste andati a raccontare i fatti vostri alla vostra Prof? Magari ad alcune sì, ma non è detto.

Ed alla Prof di un’altra classe? Che poi incontrerà la vostra in sala insegnanti?

Bisogna ammettere che quantomeno le fantasie relative ai confini labili di questa modalità, hanno ben ragione di esistere.

Gli insegnanti/psicologi interpellati in merito segnalano però la mancanza oggettiva di fondi scolastici e di alternative: moltissimi istituti, se non potessero attingere al personale interno, sarebbero obbligati a rinunciare allo sportello.

A quel punto il diritto all’ascolto sarebbe leso per tutti, con buona pace del Codice Deontologico.

Quale scenario quindi sarebbe possibile, realisticamente?

Le soluzioni ci possono essere, occorre esaminarle in modo serio e fare in modo che diventino buone pratiche…in alcuni Istituti Comprensivi, gli insegnanti-psicologi di un ordine di scuola, svolgono ore di sportello in un altro ordine (i Prof della scuola secondaria fanno sportello alla primaria, e viceversa), in questo modo si attinge alle risorse interne ma si differenziano gli ambiti.

Alcune criticità permangono (i bambini della primaria, prima o poi saranno alunni della secondaria!), ma la strada potrebbe essere percorsa individuando forme strutturate di interscambio fra insegnanti/psicologi dei vari plessi scolastici.

Oppure, per attingere alle risorse esterne a costi calmierati, stringere protocolli d’intesa fra Ufficio Scolastico Regionale ed Ordine.

In ogni caso, il problema esiste, ed aprire il dibattito su questo tema può essere utile per individuare soluzioni che tengano conto delle risorse reali ma anche delle norme che regolano l’intervento psicologico all’interno del sistema scolastico, a tutela del professionista ma anche e soprattutto dell’utenza.