Il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum scatta un’istantanea preoccupante rispetto alla situazione della parità di genere nel mondo: sebbene ci siano stati dei passi in avanti, il superamento completo del divario di genere rimane un obiettivo lontano, previsto tra 134 anni.
Non soltanto nei numeri, nei confronti fra nazioni e nelle proiezioni future, il gap è una realtà tangibile che emerge dalle innumerevoli storie di donne che accogliamo nei nostri studi ogni giorno.
Racconti di esperienze seriali che possono trasformarsi in sintomi, esaurimento delle risorse personali, rinunce, dubbi sulle proprie capacità e barriere sistemiche.
Cominciamo con un po’ di dati…
L’Italia si posiziona all’ottantasettesimo posto su 146 paesi, perdendo qualche posizione rispetto al gradino 79 che occupava l’anno scorso, e questo non perché ci sia stato un peggioramento delle condizioni generali, ma perché si è rimasti fermi – immobili potremmo dire – mentre gli altri avanzano.
Nonostante i dati indichino una forbice non eccessiva rispetto all’istruzione (siamo al 56° posto), ci sono notevoli lacune nella partecipazione economica, dove scendiamo al 111° posto per partecipazione economica e opportunità.
Le donne rappresentano solo il 42% della forza lavoro e solo il 31.7% dei leader senior a livello globale.
Questo divario nella leadership rappresenta un problema da un punto di vista aziendale, ma anche e soprattutto psicologico, poiché influenza l’autostima, l’ambizione e la salute mentale delle donne, che spesso interiorizzano questi bias sistemici e nutrono sentimenti di inadeguatezza e impotenza.
Fenomeno che si può riscontrare fin dalla tenera età: per le bambine si parla di gender dream gap, ovvero smettono presto di sognare posizioni lavorative di rilievo in quasi tutti gli ambiti.
Una Riflessione Clinica sul Divario di Genere
Nella pratica clinica la discriminazione di genere traspare spesso nelle narrazioni delle pazienti, anche se raramente viene chiamata con questo nome.
Donne scartate nelle promozioni di carriera, con salari inferiori rispetto ai colleghi maschi o costrette a bilanciare le esigenze lavorative con responsabilità di cura sproporzionate.
Queste storie riflettono i risultati del rapporto del WEF che evidenzia persistenti divari nella partecipazione economica, nell’empowerment politico e nella rappresentanza nella forza lavoro.
Come categorie professionale abbiamo un ruolo cruciale nel supportare queste donne a individuare tali disparità e dar loro un nome, nell’aiutarle a navigare attraverso queste difficoltà e a costruire la resilienza per fronteggiare queste iniquità sistemiche, e nel mettere in atto alcuni interventi pratici.
Interventi Psicologici e Strategie di Empowerment
Ecco alcune strategie che possono essere utili:
1. Validazione e Consapevolezza: Riconoscere la natura sistemica del divario di genere è il primo passo. Validare le esperienze delle pazienti ed aiutarle a capire che le loro difficoltà non sono fallimenti personali, ma riflessi di problemi sociali più ampi, può dare un senso nuovo e ridefinire il proprio campo di azione.
2. Ristrutturazione: Aiutare le donne a riformulare le loro narrazioni interne, passando dall’autocolpevolizzazione alla critica sistemica, può mitigare i sentimenti di inadeguatezza.
3. Sviluppo delle Competenze e Advocacy: Incoraggiare le donne a sviluppare competenze di negoziazione, cercare mentori e partecipare a reti professionali può favorire un senso di autoefficacia. Il rapporto del WEF sottolinea l’importanza delle reti professionali nella progressione della carriera, notando che gli uomini hanno tipicamente reti più grandi e più forti rispetto alle donne.
4. Equilibrio Vita-Lavoro: Affrontare il doppio fardello del lavoro e della cura è essenziale. Approfondire strategie sulla gestione del tempo e sulla definizione dei confini può alleviare alcuni dei fattori di stress affrontati dalle donne lavoratrici.
5. Prospettiva a Lungo Termine e Speranza: Sebbene la previsione di 134 anni per raggiungere la piena parità possa sembrare scoraggiante, è importante coltivare un senso di speranza a lungo termine e progressi graduali.
L’Importanza della Consapevolezza nella Pratica Clinica
Comprendere le implicazioni del divario di genere è essenziale per una pratica psicologica o psicoterapeutica efficace, perché rappresenta il contesto in cui si va ad operare.
Il rapporto del WEF serve come risorsa critica, in quanto fornisce i dati che riconoscono le barriere strutturali che le donne affrontano e integrando queste conoscenze nella pratica clinica è possibile supportare meglio le persone che si affidano a noi nell’affrontare queste sfide.
Inoltre, considerando il tema della globalizzazione, è necessario conoscere le differenze tra i vari paesi per supportare chi sceglie di migrare e chi sceglie di arrivare in Italia.
Il percorso verso la parità di genere è lungo e pieno di sfide, ma è un viaggio che può e deve essere intrapreso con determinazione.
Le storie di lotta e trionfo condivise all’interno degli studi non sono solo racconti individuali, ma sono parte di un cambiamento della narrazione collettiva che si sforza per ottenere equità.
Verso un Futuro di Parità di Genere
Come professioniste/professionisti abbiamo il privilegio e la responsabilità di supportare le donne nelle loro vite e nei risvolti personali e professionali che spesso si fondono, di coltivare le risorse necessarie per lottare contro lo sfondo delle iniquità, di promuovere la consapevolezza, la resilienza e l’advocacy, contribuendo così ad un futuro in cui la parità di genere non sarà un sogno lontano, ma una realtà vissuta.
Inoltre, come categoria professionale, possiamo svolgere un ruolo cruciale nella promozione di politiche sensibili al genere all’interno delle organizzazioni e della società.
Tale impegno nell’advocacy può assumere molte forme, dal supporto alle politiche che promuovono l’equità di genere sul luogo di lavoro, fino alla partecipazione al discorso pubblico sulle questioni di genere
Infine, attraverso la partecipazione attiva alla vita politica della comunità professionale, negli Ordini e nell’Ente di Previdenza e Assistenza, possiamo portare un contributo su più livelli: possiamo attivare percorsi di formazione dedicati alle psicologhe per favorire la loro crescita personale e la loro presenza in posizioni di leadership all’interno della politica professionale, implementare corsi di formazione continua sulle tematiche del gender gap, avviare convenzioni che portino ad un alleggerimento e una maggiore suddivisione dei processi di cura e della gestione famigliare, lanciare campagne di sensibilizzazione sul tema del gender gap e sulle tematiche legate al mondo delle competenze STEM, diffondere informazioni corrette alle generazioni più giovani e istituire la figura delle consigliere di Parità.
Queste sono alcune delle azioni che facciamo e continueremo a sostenere per creare una società senza divario.
di Francesca Alborè
Federica Sandi