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Sarà vero che i libero professionisti sono una casta, come ormai da anni sembrano pensare i governi che si sono succeduti. In realtà, sembrerebbero più una cesta, cioè un sacco da cui attingere a piene mani non appena si sente il bisogno di soldi.
Credo che sia difficile trovare una categoria che sia stata altrettanto tartassata negli ultimi anni come quella a cui mi fregio di appartenere, soprattutto se le vessazioni continue si collegano ad un reddito medio sempre più in calo (che, nel caso degli psicologi, partiva da livelli già sufficientemente imbarazzanti) oltre che a nulle garanzie, come capita nella libera professione.

Sei malato? O non guadagni o vai a lavorare anche con 40 di febbre.
Sei incinta? Il massimo a cui puoi aspirare è l’80% dei 5/12 del reddito di due anni precedenti. Niente permessi, allattamento, bonus vari. E possibilmente, vedi di tornare a lavorare entro massimo un paio di mesi, che i clienti mica stanno aspettando te.
Vuoi farti una vacanza? Bene, sappi che è a tue doppie spese: ai costi di vitto e alloggio, devi aggiungere i mancati incassi.

Insomma, l’idea della casta deve essere venuta a qualcuno con discreta propensione logica, perché nessuna persona razionale si spiegherebbe quale sia il ritorno di un’attività in cui non hai vantaggi e guadagni poco. Ergo, certamente hai poche sicurezze e rischi molto, ma in cambio guadagni valanghe di Euro.

E INVECE NO. Perlomeno, se è successo, non ce ne siamo accorti. E’ che noi psicologi c’abbiamo l’animo romantico. Pensiamo che sia bello lavorare con una passione e degli ideali, che i soldi non siano tutto. Cioè, ci piacerebbero, ma se non arrivano, ce ne facciamo una ragione, perché noi facciamo uno dei mestieri più belli del mondo. E più poveri.
D’altra parte, ci occupiamo spesso di disagio. E ci piace usare il metodo Stanislavskij: immedesimazione totale.

In pratica: molto lavoro, pochi soldi, nessuna garanzia. Ma tanta passione. Direi che sarebbe potuto bastare. Il nostro masochismo sarebbe stato sufficientemente accontentato.
Ma alcuni a cui lo Stanislavskij piace assai (quando lo usano gli altri), hanno deciso di incrementare la dose. Perché siamo una casta.

 LA MANNAIA

 

Avete presente la storia di “Cronaca di una morte annunciata”? I due fratelli che devono vendicare la sorella uccidendo l’uomo che le ha tolto l’onore; loro ci provano in tutti i modi ad evitare l’assassinio, provano a dirlo a tutti che uccideranno Santiago Nasar ma nessuno – con loro infinito dispiacere –li ferma. E loro sono costretti ad ammazzarlo.
Sembra la storia dei nostri politici, sempre tanto preoccupati di non mettere le mani in tasca ai cittadini, di evitare l’aumento della pressione fiscale, di non fare sperequazioni…insomma, loro ci provano a non commettere il crimine, ma siccome nessuno li ferma, che devono fare?

Un esempio? Basta vedere cos’è successo in quest’ultimo anno e fare una rapida carrellata su tutte le imposizioni che sono calate, come una mannaia, sui liberi professionisti:

Dal 6 giugno 2014 è diventato obbligatorio, per i fornitori di servizi alle pubbliche amministrazioni (quindi anche i liberi professionisti che con esse lavorano) emettere fatture elettroniche con procedure, formati, nonché metodologie di conservazione specifici. La misura riguarda, inizialmente, il rapporto con i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale; dal 31 marzo 2015, si estenderà anche alle altre amministrazioni centrali incluse nell’elenco Istat e alle amministrazioni locali.
In pratica, chi lavora con le scuole, con i tribunali e così via, dovrà aggiungere anche questo costo. Perché, naturalmente, il tutto si può fare solo attraverso software o siti che, per tale servizio, si fanno pagare.

30 Giugno 2014: è iniziato l’obbligo di essere dotati di POS per permettere ai clienti di poter pagare anche tramite carta di debito, se richiesto, per parcelle superiori ai 30 Euro. Inutile dirlo: nessuno te lo regala. E se lo fa, è perché devi pagargli i costi di un conto corrente e/o una percentuale sulle transazioni.

Agosto 2014: Dopo vari rimandi, entra in vigore l’obbligo dell’assicurazione professionale per i liberi professionisti. Che si paga.

Pensate che basti? No, c’è di più fra le pieghe nascoste della politica. Perché il problema non sono solo i costi continui che vanno ad aggiungersi per chi cerca di fare libera professione, ma anche la continua esclusione dalle forme di aiuti economici.

IL PATTO…NON RISPETTATO

 

Da maggio 2014, infatti, arriva il famoso bonus degli 80 Euro per lavoratori che guadagnano fino a 26.000 Euro.
Quindi, dopo tante tassazioni, finalmente riceviamo qualcosa? NO.

Il bonus non è a favore delle partite iva le quali, però, con i loro versamenti, contribuiscono a regalarlo ai dipendenti.
Infatti, con la legge 103/96 è stato stretto una sorta di patto fra gli enti di Previdenza privati e lo Stato, il cui senso è più o meno questo: voi Casse della 103 non ci chiedete nulla, vi arrangiate da soli, lo Stato non deve pensare ad amministrare i vostri soldi né, tantomeno, ad erogare le vostre pensioni. E noi vi lasciamo libertà di agire, pur con alcune forme di controllo per essere certi che non sperperiate i soldi che serviranno a garantirvi il futuro.
Bene…ma hanno mantenuto il patto? NO.

Da un po’ di anni a questa parte, è una corsa continua a cercare di erodere il nostro patrimonio per riversarlo nelle casse dello Stato. Non solo siamo uno dei pochi paesi europei in cui gli enti di Previdenza privati hanno doppia tassazione (sulle rendite degli investimenti e poi, successivamente, anche sull’erogazione delle pensioni), ma questa è anche nettamente superiore a quella di tutti gli altri Paesi (la maggior parte degli altri Enti europei ha tassazione zero sulle rendite) e va continuamente aumentando, fino ad averla equiparata a quella a cui sono sottoposte le speculazioni finanziarie; come se non bastasse, ultimamente siamo stati soggetti anche alla spending review (come una qualsiasi amministrazione pubblica mentre noi, lo ricordiamo, siamo una fondazione di diritto privato!).

Ma di tutti questi soldi che vanno nelle tasche dello Stato, quanto spende lui per noi? Semplice: ZERO! In compenso, usa volentieri i nostri per finanziare alcune misure sociali, come quella degli 80 Euro. Di cui noi, però, non possiamo beneficiare.

E ORA?

 

Come ultimo regalo, arriva la scoperta che il prossimo anno la rivalutazione dei montanti sarà, in realtà, una svalutazione. Il metodo contributivo, cui noi siamo sottoposti, è stato ideato in anni in cui, evidentemente, nessuno pensava che il PIL potesse andare in negativo. Siccome la rivalutazione dei montanti (cioè i soldi che versiamo ogni anno per costruirci – da soli – la nostra pensione) si calcola, per legge, sulla media quinquennale del PIL, in periodi di recessione prolungata, il calcolo è presto fatto.

Quest’anno quella media ha il segno meno davanti.
Che vuol dire? Che se tu hai versato fino ad oggi, ad esempio, 10.000 Euro per la tua pensione, il prossimo anno, sulla cifra che hai messo da parte con tanta fatica, avrai qualche euro in meno, invece che in più.

Ora, in tutto questo ci chiediamo…ma almeno il bonus bebé sarà garantito anche a noi liberi professionisti oppure, come al solito, i soldi per gli altri verranno presi dalle nostre tasche?
Perché noi, per pagare le maternità delle nostre colleghe, in giusta ottica di solidarietà, saremo costretti ad aumentare il contributo che versiamo all’Enpap. Ma dallo Stato…cosa ci arriverà indietro?