Al bar si incontrano un Counselor, uno Psicologo e uno Psicoterapeuta.
Il Counselor dice:
“Io sono un professionista accreditato dalla legge 04/2013. Io non curo le malattie, ma aiuto le persone in modo generico, faccio consulenza sul benessere, io miglioro la qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Faccio parte di un’associazione senza Ordine, il mio lavoro è libero, per legge si fonda ‘sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica, nel rispetto dei principi di buona fede, dell’affidamento del pubblico e della clientela, della correttezza, dell’ampliamento e della specializzazione dell’offerta dei servizi, della responsabilità del professionista’. Insomma, suona tutto molto autoreferenziale e alla buona, ma posso farlo!”
Lo Psicologo risponde:
“Io sono un professionista regolarmente iscritto all’Albo degli psicologi, dopo una laurea in psicologia di 5 anni, un tirocinio, l’esame di stato, e mi occupo di promozione del benessere, counseling, sostegno, ‘uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità’. Non so perché – caro Counselor – ho l’impressione che tu faccia un po’ il mio lavoro giocando sulle parole, ma risparmiandoti la formazione universitaria e il tirocinio! Ti ricordo inoltre che l’articolo 2 della legge 04/2013 recita che: ‘alle associazioni sono vietati l’adozione e l’uso di denominazioni professionali relative a professioni organizzate in ordini o collegi, non è consentito l’esercizio delle attività professionali riservate dalla legge a specifiche categorie di soggetti, salvo il caso in cui dimostrino il possesso dei requisiti previsti dalla legge e l’iscrizione al relativo albo professionale’. Insomma, Counselor, non ti stai arrampicando sugli specchi?”
Lo Psicoterapeuta risponde:
“Io sono IL professionista, che dopo 5 anni di università, un anno di tirocinio, l’esame di stato, 4 anni di scuola di specializzazione e altri 4 anni di tirocinio gratuito e supervisione, fa quello che volete fare anche voi, ma decisamente meglio, con tutto il tempo e il denaro che ci ho speso! E in più solo io posso lavorare con le patologie, almeno da quel che si evince dalla legge 56 del 1989! Per cui voi, in teoria, potete fare poco e lo fate con meno strumenti e con poche competenze!”
Insorge lo Psicologo con il cappuccino in mano:
“sono un professionista sanitario e posso fare sostegno e riabilitazione, posso lavorare con il disagio… In Italia ci sono 364 scuole di psicoterapia, di tutto e di più, non si capisce nemmeno che cosa studiate, sembra un circo… Insomma, voi psicoterapeuti vi ritenete migliori ma con quali garanzie?”
Lo Psicoterapeuta innervosito si alza, ordina un caffè e ricorda a tutti che la legge 56/89 andrebbe migliorata, che le scuole di psicoterapia sono troppe e andrebbero regolamentate:
“Ma non è marciando sui limiti altrui che ci si può arrogare il diritto di lavorare con la salute delle persone, senza una formazione adeguata, aggiornata e scientifica, come da regolamento. Insomma, Psicologo, fai le pulci a qualche nostra pagliuzza mentre i Counselor cavalcano una trave!”
Il Counselor si beve un caffè d’orzo biologico in tazza grande e decide di restare ad ascoltare, tanto sa che lavorando nelle retrovie se la cava con poco: niente università, esami interni che si contano su una mano (a volte mezza), corsi di tutto un po’, minimo sforzo, massima resa.
Mentre gli altri due discutono di clinica, diagnosi, confini professionali, deontologia, tutte cose che non capisce poi tanto e che trova ridondanti, prende e se ne va.
Lo Psicologo ad un tratto si alza di fretta e dice allo Psicoterapeuta: “è stato un piacere, corro dai miei pazienti.”
Lo Psicoterapeuta finisce il caffè, si alza e paga per tutti.
Per Questo poi siamo così screditati. La gente non capisce le differenze è penalizza la categoria. La responsabilità è anche di noi psicoterapeuti é degli ordini che non danno le differenze e non tutelano e noi non spieghiamo è non insistiamo. Praticamente se ho mol.mal di testa possono andare dalla fattucchiera onda medico generico o dallobspecislusta
certo antonetta che se non sappiamo nemmenop parlare l’itaGliano come pretendiamo poi di riuscire a convincere il prossimo che abbiamo fatto tutti questi esami all’Università, e l’esame di Stao e il tirocinio e…? 🙂
La legge è la 56/89
La legge 58/89 concerne “Nuova disciplina dell’applicazione di magistrati” e non è dunque pertinente.
È la 56. La legge sulla professione. Non la 58.
Ciao a tutti,
per me l’importante è che ognuno di questi professionisti dichiari la propria qualifica quindi il proprio ruolo e la propria professione per far conoscere ai propri clienti chi è veramente e quali competenze ha, poi sarà la sua bravura e le sue esperienze a farne un vero professionista, e per vero professionista intendo colui che raggiunge i Risultati desiderati, così oltre alle competenze acquisite sarà la bravura, il talento e le risorse personali che usa il professionista (psicologo, counselor o psicoterapeuta che sia) ad aiutare i clienti per raggiungere i risultati richiesti che ne pensate?
Allo stesso modo non vedo perchè gli odontotecnici non possono lavorare come i medici dentisti, perchè gli infermieri non possono prendere il posto dei medici di base, perchè gli oss non possono fare gli infermieri, perchè una persona un po’ sveglia e appassionata di Forum non possa aprirsi uno studio come avvocato, perchè un operaio che si interessa di Borsa non possa proporsi come analista finanziario ecc. Anche questi sono casi in cui si ha la conoscenza tecnica (che quella teorica non serve, dai) e tutte le possibilità di diventare un bravo professionista. Giusto?
C’è qualcuno che ha preso sul serio queste affermazioni garbatamente ed equilibratamente ironiche?
infatti…l’odontotecnico non è un dentista, l’infermiere non è un medico…il counselor non è e non vuole essere psicologo o psicoterapeuta. Se le sue capacità di empatia, congruenza e accettazione positiva e incondizionata del cliente, oltre che il suo percorso personale continuo, il suo tirocinio, lo portano a risolvere il disagio dello stesso……mi chiedo: qual’è il problema?
Sono d’ accordo con te! !
Ecco cosa significa : buon senso.
Mi complimento con Rolando.
a tutti e tre i professionisti andrebbe chiesto cosa si intende per buon senso.
Comunque tutto inizia e finisce con una relazione umana. Le polemiche non predispongono ad una sana conversazione. Il dialogo è già un buon inizio.
Che gran culo i Counselor se la cavano sempre con poco…peccato chi ci capita tra le loro mani!!!
Sarebbe molto buffo se poi si scoprisse che lo psicoterapeuta in questione (IL Professionista) è in realtà un medico che ha fatto un solo esame di psicologia mentre era all’Università… O uno psichiatra.
Ma d’altro canto l’ordine degli psicologi è troppo impegnato con i counselor (alcuni indubbiamente poco seri) e forse troppo succube dell’ordine dei medici.
Che voglia di uscire dal settore!!!! Mi nausea
Mi sembra un articolo molto approssimativo e arroccato su posizioni di comodo dettate da (anacronistici) ordini professionali.
Non sono un counselor e non mi interessa difendere la categoria, ma qui lei sta strumentalizzando una figura facendo di tutta un’erba un fascio, che per carità in un paese come l’Italia va benissimo (tutti gli zingari rubano, tutti gli albanesi stuprano, tutti i politici sono pessime persone e via dicendo), ma forse dovrebbe guardare anche ai singoli e non solo agli “ordini”.
Se lei pensa che studiando 5 (o 9) anni venga data la garanzia che una persona sia preparata e formata, garanzia della salute per il suo paziente, allora dorma pure sonni tranquilli e vada avanti a scrivere articoli del genere.
Oppure analizzi più attentamente la situazione e guardi anche ai suoi colleghi. Come quelli che la tirano in lungo per 5 anni per poi dirmi che quando ero piccolo mia mamma mi ha lasciato nella culla a piangere. Certo, interessante, ma come risolvo i problemi di oggi, 40 anni dopo?
Con una seduta a settimana per 52 settimane all’anno, per una decina di anni.
Forse ad alcuni un viaggio a ritroso nell’infanzia serve, ma ad altri no, servono indicazioni sul qui e ora, hic et nunc.
Sono professionalità diverse che hanno scopi diversi.
E ripeto, non glielo dico da counselor, ma da fotografo, quindi lontanissimo da questo mondo.
Anzi, lavoro in un mondo in cui DAVVERO ci sono persone “abusive” che svolgono il mio mestiere, ma nel vero senso della parola: senza partita iva, senza pagare tasse o altro. Questo è fare le cose in maniera scorretta e occuparsi di qualcosa al di fuori della proprie competenze.
Certo, sono già quale sarà la risposta: qui c’è in ballo la salute delle persone, di là sono delle foto, cosa vuoi che sia?
Ma come può capire non è questo il punto.
E la situazione non la risolveremo (noi fotografi) piangendo perchè qualcuno ci ha “rubato” un lavoro, ma facendo in modo che emerga la nostra professionalità, mostrando ai clienti la differenza.
Voi psicoterapeuti vi siete mai chiesti se il problema venga anche in parte da voi? Oppure siete lì, arroccati sulle vostre posizioni, protetti dal vostro ordine, cercando di sminuire gli altri?
Meditate
Buona serata
In linea di massima non ti dò torto, ma per me, cliente di fotografo, il percorso per arrivare a un professionista valido e in regola si fa più difficile e tortuoso se disseminato di abusivi che che cercano di richiamare la mia attenzione. Personalmente apprezzerei che i veri fotografi si attivassero in prima persona per combattere gli “improvvisati” così da facilitare la vita al cliente anche perchè noi profani non sempre abbiamo gli strumenti per distinguere la differenza tra professionisti e non (se non, purtroppo, a posteriori). Una presa di posizione di questo tipo va dunque a tutelare soprattutto il cliente che quando chiede un fotografo professionista, quello deve avere e non deve essere agganciato da simil-quasi-circa che fanno leva sulla sua ignoranza in materia (ed eventualmente, consapevolmente scegliere un abusivo che magari è più bravo). Medita anche tu 😉 Ciao
Non sapevo che ci fossero fotografi veri professionisti e fotografi abusivi. Adesso che lo so non mi importa più che ci siano fotografi bravi.
Anch’io in linea di massima sono d’accordo. Vorrei però puntualizzare che, se è vero che 5 (o 9 anni) di studio non garantiscono un’adeguata professionalità (ovvero non sono condizione sufficiente), altresì sono condizione NECESSARIA per porne le basi, su cui il singolo individuo potrà/dovrà dare il meglio di sé.
Mio caro Andrea quanto tempo hai impiegato tu nello studio o strumento di lavoro e quanto un terapeuta per lo studio del suo strumento, la relazione. La differenza consiste nella possibilità di concedersi più opportunità possibili per il raggiungimento fomentare Dell obiettivo, i counsellor come i fotografi Dell ultimo momento. Spesso padroneggiano mezzi di cui non conoscono le piene possibilità creando delle brutte immagini di quello che potrebbe essere un buon lavoro la tristezza è che spesso questo lavoro va in giro e vive una vita nella sfiducia di una nuova relazione diversa conclusa (xche ti assicuro si conclude ) con il qui ed ora.
Noi psicoterapeuti non siamo assolutamente protetti dal nostro Ordine, come ben si evince dalla discussione con gli psicologi. Mentre un medico specialista in qualcosa, odontoiatria o ginecologia o quel che volete, ha un campo d’azione ben preciso e disegnato dal proprio ordine professionale, dello psicoterapeuta si sa solo che è autorizzato curare le psicopatologie senza uso di farmaci. Ma nell’ambito della psiche chi vuole creare confusione ci mette poco a farlo perché i sintomi non sono visibili quanto quelli fisici.
Poi è ovvio che anche noi, come tutti, abbiamo al nostro interno bravi e non bravi professionisti. Chi vuole denigrarci sceglie i non bravi e chi vuole difenderci sceglie i bravi
Quanto agli anni di studio: finiamola col dire che non servono a niente. A meno che uno non passi tutti gli esami senza mai studiare, qualcosa in più in zucca gli rimane. E quando va alla scuola di specializzazione dove vengono costantemente presentati e discussi dei casi clinici pratici non può uscirne ignorante. Sono luoghi comuni che hanno veramente stancato questi
Come te non ho nessun interesse a difendere alcuna categoria, sono un designer, e sono pienamente d’accordo con te.
Sto leggendo delle affermazioni disperate da parte di chi non vuole arrendersi alla possibilità che la psicanalisi non sia la panacea di tutti i mali.
Personalmente ho avuto pessime esperienze con psicologi a cui ho chiesto interventi di counseling, visto che loro posso e sanno farlo, che hanno approfittato dell’occasione tentando di creare un rapporto di dipendenza con me. Mi è sembrato molto scorretto per il mio portafogli e soprattutto inopportuno a quella che era una necessità di un periodo particolare della mia vita.
Non direi mai ad un odontotecnico di farmi un’estrazione e tantomeno chiederei ad un chirurgo di assistermi per un parto naturale: ogni professione ha la sua peculiarità e chiederei più che altro ai professionisti di farsi un’analisi di coscienza su quelle che sono le necessità dei propri pazienti.
che altro aggiungere Andrea? Sei stato di una chiarezza invidiabile. Ovviamente condivido il tuo punto di vista e aggiungo che bisognerebbe sempre partire, per qualsiasi cosa, con un pezzettino di umiltà…questo di sicuro eviterebbe molti danni e molte inutili dispute!
Andrea hai vinto!!!
Il 🔝🔝🔝🔝
A parte che un serio counselor fa almeno tre anni di corso con obbligo di frequenza, non è il corso di studi, ma come lo si fa e Con quali motivazioni profonde. E, comunque, l’arroganza, la supponenza, la superficialità e la mancanza di umanità di troppi psiattaccaciquelchevuoi fanno molti più danni di un mediocre counselor.
Caro Andrea nel suo campo le differenze si notano in modo più facile e indolore, ed è facile fare un confronto. Nel nostro, il confronto è spesso impossibile, si immagina un paziente che prova tre o più professionisti differenti per dopo tirare le somme? Di norma si fa fatica a rivolgersi ad uno, e se i risultati sono scarsi difficilmente ci si rivolge ad un secondo anche perchè poco chiare sono le differenze per il non addetto ai lavori. Mi lasci aggiungere che gli esami svolti (esami di stato, di laurea, di specializzazione etc. SONO garanzia di preparazione, e se fa l’esempio del bambino che piange nella culla evidentemente non sa di che parla e sta dando fondo ad alcuni dei luoghi comuni più insulsi. Invece che far meditare, le consiglierei di continuare nel campo della fotografia, dove mi auguro i risultati siano migliori. Saluti
Ciao a tutti, sono una sociologa, specializzata in psicologia forense e criminologia e sono una counselor. A 25 anni ho fondato un’Associazione culturale, ormai presente da tre anni e che sta funzionando piuttosto bene all’interno della quale io e i miei colleghi (siamo otto professionisti diversi) ci occupiamo di cultura (attraverso seminari e corsi di vario tipo) e di consulenze individuali. All’interno del gruppo dei miei collaboratori (tra gli altri) sono presenti tre psicologhe, di cui una è anche psicoterapeuta, mentre un’altra è anche criminologa, un coach e fino a poco tempo fa uno psichiatra. Non abbiamo mai avuto problemi. Nessuno ha mai cercato di scavalcare o prevaricare o rubare il lavoro all’altro anzi, quando ci accorgiamo che il caso non è di competenza dell’uno o dell’altro proponiamo un rinvio. Credo che il punto non sia farsi la guerra a vicenda ma capire come poter entrare in sinergia gli uni con gli altri senza sovrapporsi ma rispettando ognuno le specificità del lavoro dell’altro. Buona giornata!
Grande esempio di professionalità e buon senso. Grazie Valentina
Mio caro Andrea quanto tempo hai impiegato tu nello studio o strumento di lavoro e quanto un terapeuta per lo studio del suo strumento, la relazione. La differenza consiste nella possibilità di concedersi più opportunità possibili per il raggiungimento fomentare Dell obiettivo, i counsellor come i fotografi Dell ultimo momento. Spesso padroneggiano mezzi di cui non conoscono le piene possibilità creando delle brutte immagini di quello che potrebbe essere un buon lavoro la tristezza è che spesso questo lavoro va in giro e vive una vita nella sfiducia di una nuova relazione diversa conclusa (xche ti assicuro si conclude ) con il qui ed ora.
Interessante visione, semplicistica e superficiale (con la pretesa di essere ironica diventa patetica), che tra l’altro concepisce la figura dello psicologo solo con competenze cliniche, dando così a ragione a tutti colore che affermano che la psicologia ha abbandonato (o non si è mai veramente interessata) a tutti gli altri campi, per rincorrere il paradigma medico-sanitario. Da qui si capisce perché nei confornti dei medici, ancora dopo tanti anni, si ha ancora un atteggiamento debole e ossequioso. Ma Altrapsicologia non era quella che doveva recuperare alla psicologia tutti gli altri terreni di applicazione che, abbandonati, sono stati occpuati da altre professioni?
Penso che questa discussione esprima sostanzialmente lo spirito dei tempi , ovvero tanti cani intorno a poche ossa !!!
Se solo le persone riuscissero a capire quanto poco necessarie siano tutte queste figure e quanto poco utile ancorchè efficace sia spesso la stessa psicologia, con la sua ossessiva e anacronistica necessità di rendere tutto patologico ….
E poi, tutta questa offerta e diversificazione …. un assurdo che si giustifica solo con la necessità di trasformare quello che può essere un lecito interesse per il mondo della psiche necessariamente in una professione .
Certo è corretto far piazza pulita dei cialtroni e degli incompetenti ma attenzione anche agli scheletri negli armadi di casa propria.
Ciò detto , auguro in ogni caso buon lavoro a tutti e tre !!!
A scanso di equivoci , sono un imprenditore con la passione per la filosofia !
non si sono più le mezze stagioni e si stava meglio quando si stava peggio!!
meglio se torni a vendere cineserie.
di ossa ce ne sono tante invece, sono i cani che non le vedono, impegnati come sono a farsi la guerra tra loro… così i nomi importanti continuano a lavorare zitti e senza polemiche, creando squadre con colleghi per dare il miglior servizio al paziente e delegando spesso la psicodiagnosi alla psicometria con un valente psicologo che si affianca allo psichiatra e lavora nel suo ambito. Purtroppo gli esempi sono pochini , molti di più invece i pazienti che fanno shopping terapeutico : partono dal CPS e arrivano a pagare 150 euro a seduta, dopo aver passato almeno 6-7 psicologi diversi… c’è da riflettere molto anche su questo, e su quanto uno psicologo “giovane” sia incapace di autopromuoversi, anche perchè in pochi lo insegnano… e comunque la legge di solito la fa il mercato… sopravvive chi ha qualcosa di interessante da dare e lo sà dare nel migliore dei modi.
Premesso che sono d’accordo con l’articolo farei però delle piccole annotazioni
se gli anni li dobbiamo mettere mettiamoli bene non togliamo e aggiungiamo dove ci serve
psicologo 5 anni + 1 anno di tirocinio (no tirocinio generico che non si capisce quanto dura)
psicoterapeuta 5 anni +1 anno + 4 anni di scuola di psicoterapia per il titolo serve questo (tirocinio e supervisione sono compresi nei 4 anni)
poi in questo momento mi concentrerei più su chi è che cosa fa il counselor, perchè altrimenti entriamo nella logica che siamo sempre i terroni di qualcuno e potrei dire che
lo psichiatra psicoterapeuta 6 anni di medicina +4 anni di psichiatria + 4 anni di psicoterapia fa molto meglio di tutti
che la psicoterapia sia una superfurbata degli Ordini per riportare a casa anche l’ambito psicologico, per secoli completamente dimenticato dalla medicina, è evidente… lo psichiatra fa paura ancora a molti solo a sentirlo nominare ( io no sono pazzo, non mi serve) ma se è psicoterapeuta si avviluppa nella dolcezza del “psico” e allora sapere che è anche medico e pure psichiatra, beh, tranquillizza non poco… avete idea di quante scelte “commerciali” siano sottese a queste decisioni ? Già solo per il fatto che lo psicologo non può che far guadagnare solo se stesso, è in netta minoranza e anche un pò svilito… lo psicoterapeuta prescrive eccome oltre a curarti con tecniche psicologiche, ma sa calmarti l’ansia in qualche goccia di… il counselor o similari prescrivono ettolitri di Fiori di Bach o terapie similari, di libera vendita, per cui senza incorrere in alcun reato. Dovrebbe semplicemente esserci dialogo e sinergia tra psicologi e psichiatri… la figura dello psicoterapeuta non servirebbe più, due menti ne seguirebbero una e si seguirebbero tra di loro … e il problema sarebbe risolto… ma siamo in Italia e non pensiate nemmeno per un attimo che si risolverà, perchè di tutto questo interessa solo agli addetti ai lavori e ai pochi pazienti che se ne interessano.
Secondo me, in questo articolo faceto, manca una considerazione importante: quali sono le esperienze e il lavoro su sè stesso. Non è certo il titolo che fa la qualità, almeno finchè il livello universitario di Psicologia non sia articolato in maniera maggiormente esperienziale (una decina di anni fa non era così, per come l’ho vissuto io, e anche il tirocinio non sempre adempiva in maniera adeguata a ciò).
Vi racconto una’episodio accaduto qualche giorno fa.
In un corso di lingue che frequento, ci veniva richiesto di presentarci. Una signora (60enne circa) che mi precedeva ha dichiarato di essere una psicologa (…e udite! udite!!!) anche psicoterapeuta; che si occupava di bambini in particolare, ma anche di adulti, di gestalt, ma anche di mediazione, di visualizzazioni (secondo me anche ipnosi) e ….tante belle cose!! Al che, quando è toccato a me, ho detto che ero una sua collega e tutti abbiamo notato un certo strano pallore sul viso della signora. Vabbè…
Quando alla fine siamo uscite e sulla porta le ho chiesto se aveva studiato nella mia stessa università e che non l’avevo mai vista.
Insomma, tutto il “pour parler”che si fa tra colleghi.
Siccome, aveva detto il suo nome, probabilmente le era presa paura per ciò che aveva millantato (credo!) e mi ha detto che faceva solo un po’ di mediazione e qualche volta la volontaria nella sua associazione perché in realtà lei era una COUNSELOR OLISTICA ma tutti avevamo sentito benissimo e visto come si pavoneggiava….
Devo dire che ero molto incaxxata. Mi sono girata e le ho domandato se i suoi pazienti lo sapevano.
Non l’ho più vista al mio corso, e penso che non la vedrò più.
Allora, è vero che in tutte le professioni ci sono i cialtroni, i cretini, i bravi, gli onesti e i disonesti…ma non venitemi a raccontare che siccome uno è più capace di un psicologo (e ci sta che lo sia!) che ha fatto il percorso richiesto dalla legge, può fare quello che vuole.
E’ una questione di “furbizia” o no? Perché uno dovrebbe svolgere una professione che richiede anni di studio passando da una scorciatoia???
Ancora devo capire che cosa diavolo fanno con le persone se non “sostegno psicologico” e addirittura, come la signora in questione, la psicoterapia sui bambini!!!
Quando facevo solo la psicologa mi guardavo bene dal fare qualsiasi cosa non mi competesse.
A me non me ne importa nulla se un counselor o un altro accidenti di non so cosa lavori più di me, non è questo il punto.
E’ la presa di c…
Quando mi faranno vedere cosa fanno….allora se ne parla!
Quello che non capisco (o meglio, io lo so molto bene!) è come mai questi fanno quello che gli pare infischiandosene delle regole, tutti lo sanno e addirittura parecchi psicologi insegnano in questi corsi.
Non ci vuole mica molto a fare dei controlli.
Credo che fare un po’ di “esercizio di vergogna” a chi dovrebbe occuparsene non gli farebbe male!
Dio mio…..quanta saccenza ed intolleranza…….bagno di umiltà
Mah, onestamente penso che, le competenze che acquisisce un counselor siano molto minori delle competenze che acquisisce uno psicologo e ancor piu minoridi quelle che acquisisce uno psicoterapeuta.
Io credo che, il lavoro del counselor (e non sto parlando di cialtroni olistici, campane tibetane o gong, ma parlo di chi ha studiato Rogers ad ha affrontato un corso di studi triennali preso un ente accreditato) sia limitato a quello che ha studiato e quindi che lo possa esercitare. Cosi vale per lo psicologo e per il terapeuta. Trovo eccessivo andare da uno psicologo o da uno psicoterapeuta se NON ho patologie o NON ho bisogno di una terapia quinquennale o decennale (in primo punto per il tempo e in secondo luogo per il costo perche sappiamo che gli psicologi e gli psicoterapeuti costano giustamente di piu di un counselor) quando magari ho solo bisogno di parlare con una persona che mi aprla in assenza di giudizio e mi aiuta a ragionare su un problema concreto della mia vita lavorativa. Ripeto le competenze sono diverse e trovo giusto che ci possa essere spazio anche per questa forma professionista nel campo del benessere. Forse, istituzionalmente, bisognerebbe delineare in modo preciso quali sono i confini delle competenze che le varie figure acquisiscono e che quindi possono operare. No, non sono un counselor e da 3 anni (dopo seri attacchi di panico) sono in terapia da uno psicanalista di stampo Freudiano che pago 100 cucuzze al mese…
Giacomo, noi psicoterapeuti non ti curiamo e non ti facciamo restare in studio per 5 anni. Puoi venire benissimo anche se non hai una patologia. In più la fattura che ti facciamo la puoi scaricare dalle spese mediche, se vuoi. Siamo benissimo capaci di fare counselling, inoltre. Altrimenti non si capisce perché noi psicoterapeuti non dovremme essere capaci di porre dei limiti al nostro intervento, mentre i counsellor sì. E’ una teoria che non sta nè in cielo nè in terra e la signora counsellor olistica, che pensa di fare la psicoterapeuta, senza il senso del limite, lo dimostra.
cento cocuzze al mese ? è il più onesto che io abbia mai sentito !
Ciao Stefania, prima di tutto.
Ho letto tutti questi commenti con interesse perchè mi sembra che non colgano il punto più importante-
Si parla di scuola, di università, di Ordini professionali, delle ragioni per cui io sarei più bravo, più preparato, più titolato, più tutto per fare questo mestiere.
Ma puoi studiare come si và in bicicletta o come si nuota per 5 anni all’università, poi fare il tirocinio di 900 ore, poi dare l’esame di stato, poi fare quattro anni di scuola ( quale scuola ? sono tutte uguali ? ).
Ma se non sali in sella e cominci a pedalare, o ti butti in acqua e cerchi di nuotare, non imparerarai mai a farlo.
Lo psico-terapeuta-psicoanalista-etc… non è qualcosa che si fà con la testa, se non in piccola parte. Si fà con un’altra parte del nostro essere.
Chi non lo ha esplorato per bene, e non lo si può fare da soli ma solo con l’aiuto di un altro che lo ha già fatto prima, non può guidare il paziente ( cioè chi patisce, soffre ) nel suo viaggio.
Per questo Freud aveva detto che il principale requisito è aver fatto una approfondita analisi personale e poi, utilmente, didattica.
Questo vale per tutte le relazioni di aiuto psicologico.
E in tutei le diatribe e i colti commenti sopra ampiamente esposti non c’è un solo accenno a tutto ciò.
Io chiederei a uno Psico…. quante ore ha fatto sul lettino.
Sò bene che questo commento sarà condiviso solo da chi sà di cosa parlo.
Suggerirei di leggere il libro della Nancy McWilliams, Psicoterapia psicoanalitica.
Marco, hai toccato il nodo fondamentale!
L’oggetto della psicoanalisi è l’inconscio…Freud fonda la psicoanalisi sulla difesa, partendo dalla rimozione. La difesa – e l’idea che abbiamo della difesa – è ciò che contraddistingue l’insegnamento di Freud e, quindi, la Psicoanalisi da tutti gli altri approcci che pensano invece di situarsi nel campo della psicoanalisi.
Pertanto la Clinica – l’ascolto del disagio impone avere un’idea dell’essere umano, vale a dire come si struttura. Chi è l’essere umano, con cosa ha che fare, qual è la sua verità.
La Clinica – del disagio – non può non interrogare la storia che il soggetto racconta. A partire da ciò che il soggetto dice si tratta di ascoltare/cogliere ciò da cui si difende, cosa si trova a rimuovere, a non volerne sapere. Poichè proprio questa difesa è quanto alimenta il sintomo, cosi come il modo di essere del soggetto e ogni processo cosi detto morboso.
La Clinica – l’ascolto – se è tale, impone che non si possono dare giudizi secondo un’idea del bene e del male, del normale o del patologico, secondo una modalità di pensiero che non si interroga, non sa fare i conti, con cosa significa essere un essere umano ( con la condizione umana ).
Qualcuno crede o s’illude che ogni pratica analitica o tecnica possa servire allo scopo di prendersi cura della sofferenza – o, come ci si esprime a volte, degli atteggiamenti morbosi – scambiando per sano antidogmatismo una incapacità di riflessione critica autentica. Vale a dire una incapacità di ascolto autentica, quindi di fare clinica.
Questo post non dimostra altro che l’ignoranza rispetto alla differenza fra percorsi di benessere e percorsi di salute, fra farsi accompagnare e sostenere nelle difficoltà della vita e farsi curare per patologie in corso: avere delle difficoltà di intesa e di comunicazione all’interno di una coppia o non sapere come gestire l’adolescenza del figlio non sono patologie e non richiedono interventi ‘di cura’ ma è intelligenza relazioinale ed esistenziale ricorrere a specialisti del settore… Nella fattispecie i counsellor.
L’essere umano ha tante dimensioni e tanti livelli di benessere e di malessere, non credo affatto che sia derisibile che ci si specializzi differenziando le diverse forme di aiuto che è possibile offrire. Per fortuna queste logiche sono già da anni proprie della cultura internazionale… Forse dovremmo fare qualche passo avanti in tutti i sensi… Agata Pisana, counsellor professionista ad indirizzo gestaltico
Partiamo dal presupposto che ognuno difende i sacrifici che ha fatto prima ancora della motivazione per cui l’ha fatto.. e questo la dice lunga… Il raffronto tra le due figure professionali accademiche e la figura “fantasma” del corsista nel week end mica è poi tanto diversa… persone che si vogliono impegnare ad aiutare altri, con metodi e mezzi differenti. Pare evidente che per farlo si debba leggere almeno qualche libro e confrontarsi con chi ne sa di più: all’università di medicina e chirurgia l’esame di psicologia è un qualcosa di messo lì, che nessuno ha mai capito bene… si riprende con la clinica in psichiatria, ma mi pare evidente il contrasto… la formazione è medica e farmacologica, di certo non stanno a perdersi dietro a grandi elucubrazioni mentali. Lo psicologo, che ha tutto il diritto di urlare , invece , 5 anni di esami quasi solo psicologici, esce dall’università senza sapere nemmeno come si stringe la mano ad un paziente ed ha bisogno di anni di tutoraggio e di analisi a sua volta per dire meno fregnacce possibili… ma la risolvono stando zitti per 45/50 minuti, guardarti con aria tra l’interessato e il concentrato e staccare la ricevuta a fine seduta… questo almeno per 3/4 sedute , giusto per inquadrare il caso … come se il medico avesse bisogno di tre visite per dire ad un paziente che ha l’appendicite… lo psicoterapeuta se la cava alla grande perchè è innanzi tutto medico, poi si fa 4 anni di scuola che più o meno sono i 3 anni di psicologia e armato di taccuino e penna si porta con se comunque il ricettario.. che una benzodiazepina non si nega mai a nessuno. E’ ovvio che chiedere 80 euro per stare zitti qualche perplessità nei pazienti la fa nascere… chiederne 100 ma con una ricettina rende tutto più accettabile, chiederne 40 per fare due chiacchiere motivazionali, un bel pianto e qualche strategia da Bigino della psicologia , direi che è anche accettabile. Chi deve riflettere di più ? quelli che sono più a spasso, con meno pazienti e faticano a pagare l’affitto dello studio…. si chiedano il perchè e si rispondano, loro che possono 🙂
…un solo commento… cinematografico…
K-PAX …per chi l’ha visto e per chi lo deve ancora vedere…
almeno questa volta… FACCIAMO LA COSA GIUSTA…
comunque tranquilli… ci si concentra sempre nel dettaglio di un piccolo ingranaggio incastrato… quando il problema è sia l’intero macchinario sia il carburante che stà bruciando… le turbe e le degenerazioni comportamentali sono sistemiche… quindi le soluzioni saranno altrettanto sistemiche… ovvio…
due link come spunto…
http://leganerd.com/2013/09/06/universe-25-morte-utopia/
e solo la prima metà di questo noto documentario
https://www.youtube.com/watch?v=-JDAhR6zYB4
Buona Visione e Buona Vita… quella vera non quella pensata… ^_^
Noto strane perturbazioni emotive in molti dei commenti. Ma stiamo parlando anche dei professionisti che conoscono profondamente il magma emotivo degli umani e che dovrebbero orientare i loro pazienti o clienti? Parliamo di chi affronta anni di psicoterapia e scuole relative? Mi sfugge qualcosa.. Perdonate l’ironia, ma non sarebbe più facile smettere con bronci e rivendicazioni su chi è più bravo? Mi viene in mente chi va in palestra e ostenta i muscoli come se la dimensione significasse potenza, quando è invece la combinazione di agilità coordinazione e intelligenza sinonimo di prestazioni ottimali. Per farla breve, ma perché gli psicologi non si organizzano insieme ai counselor? Un solo ordine, chiare linee formative per tutti, chiare competenze e soprattutto un aumento del numero degli iscritti! La potenza dei numeri! E certezza per gli utenti finali secondo canoni stabiliti una volta per tutte.
Articolo abbastanza banale e deficitario di una certa professionalita’ e vera ironia. Se si vuole utilizzare l ironia per scrivere bisogna saperla usare, altrimenti meglio depositare le propria penna al chiodo.Detto questo, preciso che nonostante io sia psicologa non mi sono mai sentita cosi’ “spaventata ” dai counselor, anzi, alcuni credo potessero fare le scarpe a tanti psicologi o psicoterapeuti.Sicuramente ce ne sono tanti di buffoni e truffatori, ma secondo me prendersela con i “counselor” e’ un modo per giustificare il fatto che gli psicologi non riescono a lavorare ( tempo fa sotto il mirino c erano gli educatori oggi i counselor e domani?). Problema principale e’ il continuo conflitto tra psicologi e psicoterapeuti, se non ci stimiamo fra di noi dove vogliamo andare a tutelare la nostra professione? Prima stabiliamo la “pace” tra di noi e poi forse possiamo confrontarci con altri professionisti.seconda cosa smettiamola di attaccare in continuazione ogni counselor esistente sulla terra e confrontiamoci per vedere se in realta’ non si possa invece trovare un modo per collaborare e delimitare i campi. Avete capito bene, parlo di collaborazione, perche ci sono counselor che reputo seri e bravi.nom facciamo di tutta un erba un fascio. Buona serata
La figura dello psicologo è soggetta a forme di concorrenza. Un padre che da buoni suggerimenti ai figli è un pò psicologo, Un insegnante è un pò psicologo. Secondo me hanno pochi clienti tutti quanti e tutti vorrebbero eliminare la concorrenza per guadagnare di piu’. Ci sono coloritori che fanno qualche lavoro di muratore e viceversa, fabbri che riparano porte in legno cambiando serrature. Ci sono varie forme di concorrenza in tutti i settori. Uno psicologo fa un pò di concorrenza allo psichiatra e psichiatri che fanno psicoterapia
Questo è terrorismo professionale! Ricordatevi che molte delle parole che vengono utilizzate in psicologia hanno un fondamento in filosofia, pedagogia, sociologia. La psicologia ha il merito di lavorare con le malattie la legge dovrebbe mettere in condizione gli psicoterapeuti di lavorare con le persone che richiedono il loro alto profilo. È un gravissimo errore che questi professionisti occupano cariche educative, formative, umanistiche e poi si arrogano il diritto di essere gli unici a poter operare per il benessere della gente. Gli psicoterapeuti debbono lavorare con persone che sonffrono disturbi mentali mentre per il resto la storia nei secoli ha sviluppato diverse scienze umanistiche eppure sopportano l’invasione nei propri ambiti. È un po’ come fanno i terroristi prima chiedono asilo, chiedono con gentilezza di essere ospitati, poi chiedono di tirare giù i crocifissi. I chiedo a chi scrive queste vergogne di avere un po’ di dignità professionale. Le casse delle scuole di colleghi psicoterapeuti sono piene di Ma di quale coerenza parliamo! Terrorismo psicologico ecco cos’è questo articolo. Chi può fidarsi di questi psicoterapeuti?
Vorrei se posso dire la mia, ma prima mi presento son Ermanno Azzolini e sono counselor e naturopata, lo faccio come volontariato da 10 anni, ho fatto per mie difficoltà e curiosità, analisi con junghiani, froidiani, cognitivisti ecc. ho conosciuto nel campo tanti ciarlatani laureati, ed alcuni ottimi professionisti che hanno saputo veramente aiutarmi qui ed ora, ed anche aiutarmi ad analizzare i collegamenti passati, lo stesso vale per i medici , ormai queste professioni sono diventate sterili e per molti solo fonte di guadagno e non vera missione di aiuto alle persone e cura per chi titolato a farlo delle persone, molto di quello che viene fatto è catalogato e standarizzato, si lascia poco spazio al vissuto della persona o alle cause che possono realmente aver causato disagio e/o malattia, e sempre più questo ha portato la gente bisognosa a rivolgersi a maghi, cartomanti, ayurvedi, campane tibetane, cromopuntura ecc., quelli che i laureati chiamano ciarlatani, ma in che molte occasioni aiutano veramente anche se con modi empirici ed a volte per niente sicentifici o comprovati, d’altro canto se un giorno uno si sveglia e decide di fare la guida spirituale (non religiosa) , e da consigli a destra ed a manca ottenendo grande consenso di popolo e “rubando” il lavoro a psicologi e psicoterapeuti, come fa la legge a fermarlo? Non fa nulla di male da dei consigli, un supporto umano, ma aiuta e magari gratis o con donazioni, e cosa primaria porta a casa dei risultati certi, cosa che molte psicoterapie che durano anni non portano, non per incapacità dello psicologo o psicoanalista laureato, ma perchè è così …….un prete o un guru cosa fa di diverso da uno psicologo? Molto direte voi ma all’effetto pratico molti preti fanno gli psicologi, fanno i terapisti di coppia ecc. eppure non hanno le competenze “ufficiali” date dalla laurea e tirocinio, ma hanno esperienza da vendere sul campo, dove voglio arrivare? Semplicemente che i confini nelle professioni di aiuto, psicologico ed umano sono labili e permeabili, in molti casi sovrapponibili, quindi una volta che queste professioni riconosciute in tutto il mondo sono arrivate ed ora legalizzate anche in Italia, difficilmente un ordine professionale potrà fermarle, in un periodo poi dove la crisi vera porta alla ricerca di nuove professioni e nuovi sbocchi, anche lo stato non fermerà anzi proporrà nuove professioni, eventualmente come qui da più di qualcuno è stato scritto e detto, si potrà collaborare tra le varie professioni di aiuto, magari cercando (cosa difficilissima a mio parere) di circoscriverne i compiti, ho discusso tempo fa con un presidente dell’ordine degli psicologi di una provincia che non dico per correttezza, il quale dopo aver sparato su counselor, operatori olistici, naturopati ed altre professioni come diceva lui di ciarlatani, si presenta sul suo sito web oltre che con i suoi titoli giustamente e legalmente guadagnati, come consulente di web marketing, di social networking, ed alla mia richiesta di come ha conseguito questi titoli, mi ha detto che non serve una laurea per questi basta l’esperienza……….allora se io dico ad uno psicologo e/o psicoterapeuta, soffro di crisi di ansia ed attacco di panico, mi dai la certezza di guarirmi o se volete di aiutarmi a risolvere il mio problema? E se si in quanto tempo? Se siete onesti queste certezze non potete darmele……. spero di avere messo carne sul fuoco per una sana discussione e confronto, il problema base a mio parere è che le professioni umanistiche non possono essere imbrigliabili dal punto di vista legislativo e pure capendo la vostra giusta frustrazione professionale, avete scelto una professione che prima deve essere per voi una missione, una passione e poi eventualmente fonte di guadagno , e che si tratta appunto di una materia così vasta e così poco definibile in certi aspetti che non è delimitabile. Grazie a tutti per questa discussione ed auguri a tutti voi per le vostre vite.
Gentile signor Ermanno,
Mi sembra che lei faccia un po’ di confusione. É possibile che esistano medici, psicologi e altri professionisti della salute che lavorino male, qualcuno addirittura in cattiva fede come capita d’altra parte in qualsiasi professione. Tuttavia fa un bel salto logico quando sostiene che, data questa premessa, siccome un mago o un prete possono aver effettivamente aiutato qualcuno in difficoltà, allora la conclusione é che bisogna liberalizzare le professioni di aiuto e chiunque armato di buone intenzioni possa farlo. Tra l’altro non si capisce come possa affermare che in un caso (maghi, preti, ayurvedi ecc) il risultato sia certo e tangibile mentre non lo sia per la psicoterapia. Una preparazione accurata e riconosciuta (quindi una laurea e eventualmente una specializzazione) é condizione necessaria, forse non sufficiente ma necessaria per poter aiutare il prossimo. Lei come molti altri fa il gioco di paragonare uno psicologo inetto e magari disonesto con un counselor capace e in buona fede: quindi in sostanza mette i titoli accademici in secondo piano. Ebbene una persone in difficoltà necessità delle due cose: di un professionista formato attraverso i canali ufficiali e di una persona onesta e desiderosa di aiutare. Le due cose non si escludono a vicenda. Non mi aspetto che lei capisca ma d’altra parte lei (naturopata) vende ai suoi clienti una pseudo scienza (un eufemismo per dire un mucchio di balle). Può anche darsi che su qualcuno funzioni, esiste l’effetto placebo e ci sono altri motivi per cui la naturopatia al pari della terapia dei cristalli ed altre scienze campate in aria possano sortire qualche effetto (avere qualche effetto attenzione non vuol dire guarire). Tuttavia il fatto che lei venda qualcosa che se funziona (SE) non funziona affatto per i motivi che fa credere al paziente questo fa di lei, mi scusi il termine un po’ forte, un truffatore. Mi spiego meglio: se lei vende acqua fresca per curare il cancro, può anche darsi che ogni tanto qualche effetto ci sia (dovuto a chissà quali interazioni ambientali o a semplice remissione spontanea della malattia). E può darsi che lei sia convinto veramente che funzioni perché l’ha letto nel manuale delle giovani marmotte. Tuttavia resta comunque una truffa perché no, l’acqua fresca non fa sparire il cancro.
Salve, premetto di dirvi una cosa…sono stato in seduta da un counselor. Ha saputo accogliermi meglio di uno psicoterapeuta e psichiatra che se ne stava con le mani conserte e freddamente.
Mi sembra di capire che i counselor vengono accusati di rubare le tecniche altrui…e che gli psicologi, psicoterapeuti ecc…coloro che insomma hanno frequentato l università ce l’abbiano molto con loro (quasi per timore che questi prendano il posto facilmente e più clientela)
Spesso si sottovaluta una cosa importantissima…che gli psicoterapeuti molto spesso per una banale problematica ti tengono per anni…e se ne escono con la scusa “ristrutturare la personalità) intanto….da causa banale per la quale uno accetta di farsi esaminare, ne diventa un problema più grave..poichè scavando scavando come un becchino…diventando “consapevoli”dicono loro… escono fuori altri aspetti che spesso mandano in crisi e dalle sedute si esce sconvolti.
Non sono uno del campo, ma ho letto molto a riguardo e frequentato questo ambiente e sinceramente i counselor che vengono sempre presi di mira…, con poche sedute se non sei patologico ti risolvono la situazione dandoti fiducia e saggezza cosa che gli psicoterapeuti non dovrebbero fare…, dovrebbero scegliere di occuparsi solo di chi soffre di nevrosi, fobie, manie di cose più serie, come pure gli psicologi, psichiatri che trattano malati di schizofrenia, psicosi ecc…
Per cui non accusiamo sempre e solo i counselor, anche le altre figure dovrebbero demandare ai counselor ciò che loro non dovrebbero trattare. Non si può tenere una persona che ha un conflitto con la moglie per anni e anni…facendola entrare in un circolo vizioso!
Mi sembra dunque che l’articolo sopra sia un vero e proprio sfottò….sarcastico!
Leggete un pò qui …non credo che questo counseling sia stato inventato a casaccio…ha una storia ben lontana. Negli Stati Uniti li conoscono da anni e forse lì ci saranno anche regole migliori riguardo i ruoli e le tecniche, ma come sia sia…so che li e all estero vanno per la maggiore e non ci sono tutte queste concorrenze ed invidie immature.
Ecco l ‘articolo dove leggere riguardo il counseling.
https://it.wikipedia.org/wiki/Counseling
… quanto è spiacevole tutta questa lotta, tutta questa inutile diatriba.
Come posso io trovare fiducia se già voi per primi non sono sapete dialogare, una comunicazione poco efficace. Quando alla base emerge più paura che amore per il prossimo.
Ho sentito dietro alle parole rabbia, paura ed esasperazione (mi dispiace, hanno ragione gli psicologi, psicoterapeuti etc ) … peccato, la scienza è andata avanti solo quando ha trovato il coraggio di mettere in discussione se stessa e aprirsi a nuove opportunità. Rispondere a una generalizzazione con una generalizzazione non focalizza il nucleo centrale del conflitto e così si potrebbe andare “avanti” per secoli, invecchiare e rendersi conto che ci troviamo tutti nello stesso posto.
Il counseling nasce da un uomo (non solo uno) che ha trovato il coraggio di mettere in discussione se stesso e andare oltre … mettendo al centro della terapia il cliente/paziente.
Scienza esatta … qual è la scienza esatta? Ne esiste una per caso? Quante persone sane, sono impazzite negli istituti?
Scienze esatte … La matematica, la fisica?
La fisica, che è la scienza pura per eccellenza, eppure ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, ha capovolto la natura stessa della fisica ponendosi questioni che conducono attraverso, studi e ipotesi, verso la fisica quantistica.
1 + 1 = 2
sbagliato
1 + 1 = 10 (in base binaria si)
Che burlone, ovvio ci cambi il sistema di riferimento …
Esatto … il sistema di riferimento … lo dice Einstein con la relatività, lo dice la fisica quantistica … dovremmo imparare anche noi … il nostro sistema di riferimento non siamo noi …
Il sistema di riferimento è il cliente/paziente … e Rogers l’aveva capito bene.
Gli ambiti di competenza e i confini di intervento sono già ampiamente stabiliti, rispettiamoli tutti, e nessuno avrà problemi.
Buona vita
Concordo
anche io comincio a soffrire sempre di più questa situazione ormai insostenibile. Sono uno psicologo iscritto all’Albo. Faccio pratica professionale saltuaria, non fatturo milioni ma non mi lamento neanche. Faccio praticamente di tutto, fuorchè CLINICA.
E mi trovo in un mondo che praticamente equipara tout court la psicologia alla clinica. La tessera sanitaria è solo l’ultimo dei balzelli.
Veramente, voglio creare un movimento a TUTELA di tutti gli psicologi che lavorano ma non hanno NULLA a che vedere con la clinica, in nessun aspetto. Sono stufo. Consulenti, marketer, coach, tutte attività dove gli psicologi possono fare moltissimo, ma senza minimamente aver bisogno dell’infrastruttura tipica di chi invece fa clinica, sostegno, ecc ecc
A chi posso gridare che, la persona che soffre, NON è il mio target?? Ormai ho bisogno dello psicologo io.
Io voglio lavorare come psicologo ma in gestione separata, così posso alla bisogna fa confluire là tutti i vari redditi diversi che nel corso di una annualità mi capita di accumulare. Sinceramente dell’ENPAP non so che farmene.
Io vorrei anche capire CHI ha deciso che la strada da intraprendere per le psicologia italiana fosse quella SANITARIA. Chi è questo folle?
Tanto psichiatri, neurologi, neuropsichiatri ormai son anche psicoterapeuti, e quindi ci asfaltano letteralmente con il loro ruolo.
La figura dello PSICOLOGO, invece, è bistrattata, umiliata e messa in un angolo. Non c’è balzello che venga creato che non ricada su questo infausto ruolo. Ma come è possibile?
Altra cosa: c’è qualcuno che si sta muovendo sul versante del counseling online? Sarà il futuro, non vedo nessuno nemmeno lo NOMINI. Mi sa che siamo ancora fermi alla chaise longue di Freud.
Ho deciso, fondo un movimento Psicologi NON clinici per il futuro! Se qualcuno è interessato mi risponda qui, vediamo quanti siamo!
Grazie e saluti
Però vorrei sapere cosa fa poi da solo il counselor poverino!?
Marco, hai toccato il nodo fondamentale!
L’oggetto della psicoanalisi è l’inconscio…Freud fonda la psicoanalisi sulla difesa, partendo dalla rimozione. La difesa – e l’idea che abbiamo della difesa – è ciò che contraddistingue l’insegnamento di Freud e, quindi, la Psicoanalisi da tutti gli altri approcci che pensano invece di situarsi nel campo della psicoanalisi.
Pertanto la Clinica – l’ascolto del disagio impone avere un’idea dell’essere umano, vale a dire come si struttura. Chi è l’essere umano, con cosa ha che fare, qual è la sua verità.
La Clinica – del disagio – non può non interrogare la storia che il soggetto racconta. A partire da ciò che il soggetto dice si tratta di ascoltare/cogliere ciò da cui si difende, cosa si trova a rimuovere, a non volerne sapere. Poichè proprio questa difesa è quanto alimenta il sintomo, cosi come il modo di essere del soggetto e ogni processo cosi detto morboso.
La Clinica – l’ascolto – se è tale, impone che non si possono dare giudizi secondo un’idea del bene e del male, del normale o del patologico, secondo una modalità di pensiero che non si interroga, non sa fare i conti, con cosa significa essere un essere umano ( con la condizione umana ).
Qualcuno crede o s’illude che ogni pratica analitica o tecnica possa servire allo scopo di prendersi cura della sofferenza – o, come ci si esprime a volte, degli atteggiamenti morbosi – scambiando per sano antidogmatismo una incapacità di riflessione critica autentica. Vale a dire una incapacità di ascolto autentica, quindi di fare clinica.
Ho conosciuto alcune Professioniste che facevano terapia, molto brave ma non laureate in Psicologia (ma ad esempio il Biologia, Scienze della Comunicazione o altro); con diverse Persone che andavano da Loro per sedute, con grande soddisfazione. Tramite amicizie sto andando ora da un dottore Counselor (con regolare Attestato) ma con Laurea (Statale) in Scienze della Comunicazione più Laurea specialistica con indirizzo e tesi in Psicologia della Comunicazione. Oltre a due Master Universitari. Ci vado perché Mi fa star bene e Mi trasmette grande professionalità. Non è uno Psicologo, ma Me l’ha sempre detto. E per Me non è un problema perché ha una grandissima preparazione…poi per curiosità ho chiesto meglio e ho saputo che all’Università ha anche superato 7/8 esami specifici in Psicologia. Ma l’importante è ciò che un Professionista riesce a “trasmettere” e a dare all’allievo/paziente. Altri Miei conoscenti sono andati da questa Persona e si trovano davvero bene. Insomma, se uno fa bene il proprio lavoro, in modo onesto e serio, ben venga!
Anche io porto i miei figli da un veterinario invece che da un medico. E’ bravissimo, ha fatto diversi esami di medicina durante l’università. Non è un medico e me lo ha sempre detto, ma per me non è un problema: ha una grandissima preparazione. Ci vanno anche molti miei amici e ci portano i loro figli. Insomma, se uno fa bene il proprio lavoro in modo onesto e serio, ben venga!
Ritengo che portare dei giovani da un veterinario non sia il massimo. Può andar bene per curare ferite o malattie generiche ma gli animali hanno malattie differenti dagli umani. Io non porto il gatto dal medico della mutua per lo stesso motivo
Penso che tali polemiche non abbiano alcun fondamento. Si tratta di ambiti d’intervento diversi e con diverse prerogative. Non credo che psicologi e psicoterapeuti debbano ritenersi i titolari esclusivi della relazione di aiuto. Con quale presupponenza? Si può’ aiutare utilizzando approcci e modalità diverse. Credo che tali “veleni” pongano le proprie radici nella difficoltà che tali professionisti riscontrano nell’annoverare clientela …cordialmente un counsellor in pace con se stesso e con tutti coloro che si adoperano per aiutare il prossimo … che essi siano counsellor … psicologi o psicoterapeuti.
Essendo le conoscenze in ambioto psicologico troppo importanti per lasciarle in esclusiva a pochi idividui istituzionalizzati …
Un piccolo esempio per riflettere.
I matematici sono figure professionali specializzate nello svolgimento di calcoli matematici di altissimo livello e nell’applicazione della matematica ai casi più diversi, ma non per questo l’utilizzo della matematica è riservato ai matematici. Si riconosce che molte professioni richiedono un utilizzo della matematica a livelli più bassi, e che la capacità di utilizzare la matematica a livelli più bassi fa parte del bagaglio professionale di molte altre figure professionali, che così la utilizzano senza ricorrere ai matematici. In generale, il punto è quale livello di capacità di utilizzo di una determinata disciplina o tecnica è necessaria per svolgere un determinato ruolo professionale e se la figura a cui è demandato questo ruolo normalmente ce l’ha. Se il termine ‘colloquio di aiuto’ viene utilizzato come sinonimo del termine ‘counseling’ e il counseling è, per definizione, quella cosa che fanno psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, counselor (questo corrisponderebbe a definire la matematica come ‘quella cosa che fanno i matematici’), allora nessuna altra figura professionale è abilitata a utilizzare il colloquio di aiuto, e dunque è legittimo inserire un sevizio chiamato ‘counseling’, svolto da queste figure, all’interno dei servizi di orientamento. Se invece riconosciamo che il termine counseling definisce solo il livello massimo di capacità di utilizzo del colloquio di aiuto, che altre figure possono padroneggiare livelli intermedi di abilità di gestione del colloquio di aiuto, che nell’orientamento sono richiesti livelli intermedi di abilità di gestione dei colloqui di aiuto, che i consulenti di orientamento li padroneggiano, allora non c’è motivo di inserire fra i servizi di orientamento un servizio aggiuntivo denominato ‘counseling’ e affidato a figure professionali diverse dai consulenti di orientamento.
Ho studiato Psicologia fino alla triennale, poi ho smesso perché disgustata da più elementi:
L’assenza di esperienze pratiche (tragica).
Lo stile universitario in genere (una sorta di autocompiacimento continuo nel rendere tutto più noioso, complesso ed incomprensibile possibile, in modo da creare una linea di demarcazione sociale netta tra chi “sa” e chi “non sa”).
L’esasperata aderenza al dualismo malattia/salute, normalità/anormalità, paradigma della nostra cara vecchia -e inefficace- medicina.
L’assenza totale di saggezza e spiritualità in ogni singola parola che leggevo.
Aiutare gli altri è la mia passione, la mia vocazione, ma non riesco a farlo. Non posso farlo e infatti faccio altro. Continuare l’Università mi faceva venire sinceramente il vomito. Credo che la cura della malattia sia qualcosa di estremamente semplice, umano, spesso inconscio, che un’anziana di paese sa fare meglio di uno psicoterapeuta plurititolato. Ecco, io sento di avete un dono, ma non posso utilizzarlo come lavoro. Continuare ad inquinare la mia mente con tutte quelle informazioni inutili significava, per come la vedo io, perderlo per sempre. Mi piacerebbe studiare counseling perché penso che molte scuole siano molto più vicine a come la penso, ma lo stesso non lo faccio perché poi che succede? Vengo trattata come una ” cialtrona” e magari non trovo neppure lavoro. Caro autore dell’articolo, non ti è venuto in mente che spesso un counselor può aver scelto di intraprendere questa strada (spesso impegnativa dal punto di vista economico, e sicuramente di più dal punto di vista emotivo, perché tocca mettersi in gioco parecchio di più che non leggere seduti alla scrivania) perché, come me, profondamente deluso/a dall’offerta formativa tradizionale? Penso che la moderna Psicologia sia figlia di questa società malata, che ne abbia assorbito i canoni, e che li utilizzi per definire ciò che è sano. Il che è paradossale. Buona illusione a tutti!
Bibi in parte comprendo cosa scrivi ma non tutto. Dopo due laurea, due scuole di Counseling, una in Naturopatia e altre che ti risparmio, mi sono iscritta a Psicologia. Tra tre mesi mi laureo alla quinquennale. Ho trovato molte informazioni che superbamente credevo già di conoscere (parlo della magistrale in Psicologia clinica e della riabilitazione), ho trovato molte buona teoria si Counseling, ho trovato felicemente ben spiegato il superamento nell’ottica dicotomica salute-malattia, interessanti nozioni di neuropsichiatra e neuroscienze, ipnosi e meditazione. Certo, ho faticato molto e un po’sofferto a preparare esami per me più noiosi come psicodiagnostica, psicometria, psicofarmacologia, ma sono contenta di averla fatta perché di certo nella vita non si può fare sempre tutto quello che ci va senza mandar giù qualche rospo. Vero è che sono anche abbattuta da una situazione complessa, illusoria e ingannevole; ho creato una scuola che forse chiuderò per stanchezza verso la maggior parte degli allievi interessati più al titolo che al lavoro su se stessi (io ho lavorato dieci anni si di me, seguito maestri e psicoterapeuti, scritto libri etc…) ma alla fine mi dico sempre che la qualità, alla fine, non potrà far altro che manifestare se stessa. Auguri!!!!
Perfettamente d’accordo con “Bibi”
E’ semplicemente una guerra tra poveri, assurda dal momento che dalla collaborazione e non dalla divisione che si dovrebbe partire, anche se per dovere di cronaca non si dovrebbero invadere i campi altrui, sono un Counselor ed ho una laurea, ma n on parlo di terapia nè di diagnosi…..
Salve a tutti, vi scrivo da una bolla di sconforto che sto vivendo da qualche giorno. Sapete cosa l’ha causata? La mia ingenuità e la mia superbia, da un lato, e un inganno orchestrato magistralmente dall’ altro. Ma veniamo al dunque: sono una counselor, una naturopata e una danzaterapeuta già laureata con lode in Lettere e in Giurisprudenza. Dopo un Master in Psicopedagogia decido di completare la mia formazione e mi iscrivo anche a Psicologia. A febbraio 2018 finalmente mi laureo in Psicologia clinica e della riabilitazione. Ho fatto psicoterapia su di me per circa 10 anni, sperimentando i principali orientamenti contemporanei. Ed ho seguito anche vari maestri spirituali praticando assiduamente meditazione. Sapete perché vivo giorni di sconforto? Perché come counselor ho sempre faticato a lavorare, non essendo brava neanche a promuoverli, nonostante i miei terapeuti e insegnanti (tutti psico vari ….) mi hanno illusa per anni dicendomi che col talento e la formazione che ho i clienti sarebbero arrivati a valanghe. Non è stato cosi: fatico molto ma mi sento almeno parzialmente ricompensata dai feedback dei miei clienti, che riconoscono la qualità del percorso fatto insieme. Ma col tempo ho capito che questo è un mondo dove non vince la qualità. Dove aiutare le persone veramente è davvero molto difficile perché viviamo in una società malata che dovrebbe esser curata per prima. I professionisti seguono perlopiù la logica del profitto e i clienti, spesso, la logica del tuttoefacile. Insomma, adesso…a meno tre mesi dalla terza laurea, quella che mi è costata di più, mi accorgo che questa professione non ha senso, che le persone cambiano solo quando e se vogliono (Rogers docet, ma per me c’è molto di più), che fare dell’ aiuto una professione spaccia sempre l’idea e la realtà di relazioni dipendenti e in gran parte ilusorie, che Ordini e Associazioni di cat. profess. guardano più ai numeri dei registri contabili che a chi sei tu… e molto altro. Per giunta gli allievi della scuola di formazione in Counseling che dirigo mi hanno dimostrato sempre questa triste realtà: che chi fa la scuola per se è solitamente un allievo motivato e serio, chi la fa per ottenere il titolo solitamente vuole tirar via il prima possibile aprirsi lo studio e iniziare a trovare clienti . Una quarta laurea non me la prendo di certo (eufemismo, concedetemi la battuta): qualcuno ha un suggerimento?
Scusa Barbara ma in 10 anni di psicoterapia, 5 di psicologia, i corsi da naturopata, meditazione e danza terapia non hai capito da sola che le persone cambiano quando vogliono loro e solo se lo vogliono veramente?
Lo dico da terapeuta, forse hai bisogno di fare ulteriore chiarezza sul tuo futuro se sei ancora vulnerabile a delusioni del genere.
Questo scritto denota che non si ha a cuore il bene della persona, ma il bene della categoria. Il counselor studia tre anni, spesso, come me, è anche laureato e si occupa di raccogliere il PRIMO disagio. Di raccoglierlo, ascoltarlo, trattarlo e INDIRIZZARLO. Se è il caso. SE E’ IL CASO.
Se una persona è stressata perché la figlia si è sposata e questo ha squilibrato l’asset famigliare…c’è bisogno di uno psicologo???
Se una persona è triste perché non sa mai dire “no” in ufficio e si sente frustrata, serve lo psicologo???
Invece no!
Analogamente, il medico non si arroga il diritto di fare iniezioni o prelievi perché è competenza dell’infermiere e viceversa.
Abbandonate lo spirito di corporativismo e la spocchia che vi anima e mettetevi una buona volta al servizio della persona!
Basta counselor? No: basta IL counselor!!!
he gia…. nomi titoli professioni….leggi,anni di studio e di baggianate… ,ciò che conta è la persona.
Questa la mia esperienza
Per una semplice consulenza su come comportarmi con un’amica che aveva disturbi della personalità,ho consultato una psicoterapeuta…
Rivelatasi una matta squilibrata,narcisisita,manipolatrice che mi ha causato gravi problemi.. sono fuggita dal suo studio,e li è iniziata la mia odissea con una manica di incompetenti psicologi e psicoterapeuti vari che non conoscevano minimamente ne se stessi e ne cosa vuol dire fare la professione di psicologo o psicoterapeuta. l’aiuto e il sostegno Vero l’ho ricevuto da persone che fanno counseling e crescita personale,e soprattutto gente estranea che gratuitamente ha prestato il suo supporto on line….
Traete voi le conclusioni…
Ho perso anni di lavoro salute e soldi a causa di “quelli che hanno gli studi e le competenze e sono tutelati dalla legge” (e che neanche posso denunciare tra l’ altro)
Posso dire grazie a Dio che ho incontrato i counselor e la gente vera e di cuore,e grazie a loro che ho ripreso in mano la mia vita.
In gola conservo un bello sputo di colore verde,da restituire a determinate facce appena ne avrò l’occasione.
Come dice Alessandra che ha commentato qui sopra di me,
Abbandonate lo spirito di corporativismo e la spocchia che vi anima e mettetevi una buona volta al servizio della persona!
Basta counselor? No: basta IL counselor!!!
Francamente non capisco come si possano ancora confondere la figura dello psicologo e dello psicoterapeuta in relazione a ciò che è bene per l’utente, ricordando come alcuni interventi auspicabili siano applicabili solo dopo.una specializzazione in psicoterapia. Oltre ricordare quanto, osservazione nota per chi si occupa di clinica, i problemi sotto soglia siano spesso connessi a disagi profondi e strutturati che richiedono per l’ appunto interventi specialistici. Come dire curati la gastrite, o l’insonnia o la cefalea senza rivolgerti ad uno specialista ma dal medico di base, senza neurologo, gastroenterologo, psichiatra. Sarebbe bene prima di portare avanti questioni politiche e polemiche, pensare a cosa sia meglio per il cliente, non generalizzando competenze, svilendo la professionalità specialistica, la ricerca, le linee guida e l’esperienza.