image_pdfimage_print

Dall’inizio del 2022 ad oggi i suicidi accertati nelle carceri italiane sono 48.

Un dato che supera di gran lunga quello di agosto 2021 (32 suicidi) e si avvicina tragicamente alle cifre raggiunte a fine 2021 (59 suicidi) e a fine 2020 (62 suicidi) quando eravamo in piena pandemia.

Fonte: Ristretti OrizzontiE poi c’è il confronto tra popolazione detenuta e popolazione libera.
Per l’OMS il tasso di suicidio in Italia nel 2019 era pari a 0,67 casi ogni 10.000 persone. Nello stesso anno, il tasso di suicidi in carcere era pari a 8,7 ogni 10.000 detenuti mediamente presenti. Mettendo in rapporto i due tassi, vediamo quindi come in carcere i casi di suicidi siano oltre 13 volte in più rispetto alla popolazione libera. Una forbice enorme e preoccupante che negli ultimi anni è aumentata vertiginosamente.

 

Ad oggi nelle carceri italiane i suicidi sono 20 volte più frequenti rispetto alla popolazione libera.

Fonte: Associazione Antigone

Una ‘morte per pena’, parafrasando Marco Pannella. Nessun boia, nessuna iniezione letale, in compenso un sistema penitenziario che genera disperazione e suicidi ad un ritmo vertiginoso.

Come AltraPsicologia abbiamo aperto un focus sull’argomento lo scorso aprile, nel corso del dibattito ‘Fenomeno suicidario in Italia – Realtà e falsi miti’, con la partecipazione tra gli altri di Rita Bernardini – Presidente di Nessuno Tocchi Caino e dell’On. Cristian Romaniello – primo firmatario della proposta di legge sulla “Prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo”

Da allora la prepotente urgenza dei suicidi in carcere non ha accennato a placarsi e qualche giorno fa (lunedì 8 agosto) il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha emanato una circolare con oggetto: Iniziative per un intervento continuo in materia di prevenzione delle condotte suicidarie delle persone detenute

Un documento da seguire nel suo sviluppo, vigilando sulla sua applicazione, come cittadini e come professionisti della salute, nel rispetto del nostro mandato sociale.

COSA PREVEDE LA CIRCOLARE

Innanzitutto si dà mandato ad ognuno dei 16 Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria (sono 16 perché alcuni di questi sono interregionali) di verificare che lo stato dei Piani regionali e locali di prevenzione sia in linea con il Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti .

Nel fornire raccomandazioni e direttive, il DAP mette in luce le lacune del sistema stesso, riconoscendo, nei fatti, che in alcune realtà i Piani regionali non sono neanche stati stipulati. In questi casi viene sollecitata l’nterlocuzione con le rispettive Autorità sanitarie per la pronta approvazione.

STAFF MULTIDISCIPLINARE E LAVORO DI RETE

La circolare riconosce nello ‘staff multidisciplinare’ (composto da direttore, comandante, educatore, medico e psicologo) ‘la sede ottimale nella quale affrontare, ad opera delle varie professionalità e competenze presenti negli Istituti, l’analisi congiunta delle situazioni a rischio’, ma rileva anche ‘che, oggi, lo staff agisce sulle situazioni rispetto alle quali si è manifestato un evento o una richiesta di aiuto o in cui si è, comunque, riscontrata una qualche criticità. Rischiano, dunque, di rimanere fuori dall’analisi i cc.dd. casi silenti, riguardanti le persone che, all’atto dell’accoglienza in istituto e nell’ulteriore prosieguo della detenzione, non hanno manifestato un particolare disagio. Su questo versante è, dunque, necessario che ogni Direzione, unitamente ai componenti dello staff, abbia una adeguata strategia per intercettare questi soggetti, che rischiano di rimanere “invisibili”.’

Viene quindi sostanzialmente richiamata tutta la comunità che ruota attorno all’ambito penitenziario ad un impegno corale nel cogliere tempestivamente i c.d. ‘eventi sentinella’: situazioni oggetto di informazioni a disposizione della Magistratura, del Garante nazionale, dei Garanti locali, dell’Avvocato o della famiglia; casi in cui le persone detenute fanno rientro in istituto dopo un “fallimento” (come nel caso della revoca degli arresti domiciliari o di una misura alternativa); casi di situazioni familiari fragili e complesse; vicinanza di scadenze delicate, come un processo o la prossima separazione dal coniuge.

“Tali “eventi sentinella” – recita la circolare – possono essere, di volta in volta, intercettati dai componenti dell’Ufficio matricola, dai Funzionari giuridico-pedagogici, dal Personale di Polizia penitenziaria operante nei reparti detentivi, dagli Assistenti volontari, dagli Insegnanti e, più in generale, da chiunque operi a diretto contatto con la popolazione detenuta, ivi compresi i Garanti, comunque denominati”.

Propositi necessari e urgenti, ma bisogna riconoscere che il più delle volte questi accorgimenti sono già parte integrante dello sforzo messo in campo da tutti gli attori nominati nella circolare, basti pensare alle segnalazioni costanti di volontari, familiari, insegnanti, associazioni, avvocati, Garanti, Direttori, ecc.

Uno sforzo che troppo spesso si scontra con la realtà chiusa e refrattaria del sistema penitenziario italiano, dove le informazioni faticano a circolare e ad arrivare a chi di dovere al fine di scongiurare gesti estremi da parte della popolazione detenuta.

CAPITOLO FORMAZIONE

Nella circolare, il Capo del Dap invita i provveditori a garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti.

Nello specifico si reputa necessario che la Scuola Superiore dell’Esecuzione Penale provveda a organizzare giornate di studio e di confronto collettivo sul tema della prevenzione suicidaria da dedicare ai Provveditori e ad altri Operatori penitenziari. I Provveditori saranno chiamati a organizzare una adeguata e capillare formazione dei Direttori e degli Operatori in servizio nei territori di competenza, favorendo, in tali occasioni, la partecipazione e il coinvolgimento anche del Personale dell’Area sanitaria in servizio negli Istituti.

 

LE RISORSE PROFESSIONALI

Insomma tutto molto bello e giusto, ma se alla circolare non seguiranno interventi per aumentare e razionalizzare le risorse professionali all’interno delle carceri, il rischio concreto è quello di fermarsi ai buoni propositi.

Dal rapporto di metà anno dell’Associazione Antigone emerge che l’erogazione di supporto psicologico nelle carceri italiane si attesta in media sulle 20 ore settimanali ogni 100 detenuti e proprio nelle carceri dove si è registrato il maggior numero di suicidi, le ore di servizio psicologico erogate risultano più basse rispetto alla media nazionale: Palermo Ucciardone 5,14 ore; Monza 6,6 ore; Foggia 10 ore; Roma Regina Coeli 6,8 ore.

Proprio sulla questione delle risorse si soffermano le ultime righe della circolare, in cui il DAP, oltre ad auspicare una effettiva partecipazione delle Autorità sanitarie nazionali e regionali agli interventi prospettati (si spera anche in termini di assunzioni di personale sanitario) richiama la recente introduzione di nuovi capitoli di bilancio per l’incremento di professionisti esperti ex art. 80 O.P. ruolo in cui gli psicologi ricoprono un’importante funzione proprio per la valutazione del rischio suicidario.

La sfida adesso è la traduzione in fatti di queste linee guida, in un’estate torrida, con il termometro del sovraffollamento effettivo che si attesta al 112%, con ancora addosso i segni della pandemia, nel bel mezzo di una campagna elettorale che nel migliore dei casi dribbla abilmente queste tematiche e nel peggiore dei casi si appiattisce sulle posizioni di quelli che vorrebbero ‘buttare la chiave’.

Sarà il tempo (un tempo brevissimo si spera) a dirci se la circolare del DAP sarà una delle tante iniziative in emergenza per gettare un po’ di acqua sul fuoco o se piuttosto getterà le basi per una quanto mai urgente ristrutturazione del sistema penitenziario.