Il cosiddetto Piano Colao, ossia il piano elaborato dai tecnici nominati dal Governo per elaborare una serie di proposte in materia economica e sociale, apre alcune prospettive di sviluppo interessanti anche per la psicologia e gli psicologi.
I PUNTI DI INTERESSE PER GLI PSICOLOGI. Il programma è diviso in schede di lavoro su 6 macro ambiti: 1) Imprese e lavoro; 2) Infrastrutture e ambiente; 3) Turismo, cultura e arte; 4) Pubblica Amministrazione; 5) Istruzione, ricerca e competenze; 6) Individui e famiglia
I punti di interesse per la nostra professione si trovano soprattutto nel punto 5 e 6, e riguardano l’orientamento al lavoro, il welfare di prossimità, il supporto psicologico, le persone con disabilità, gli investimenti necessari nel servizio sanitario.
Per ciascuno di questi temi si prospettano azioni da implementare nell’immediato o sul medio-lungo termine.
Clicca sul titolo per leggere la sintesi delle azioni previste
ORIENTAMENTO GIOVANI (Punto 81): Lo sviluppo del capitale psicologico.
PRESIDI DI WELFARE E PROSSIMITA' (Punto 88): Lo sviluppo del capitale sociale.
SUPPORTO PSICOLOGICO ALLE FAMIGLIE (Punto 89): Intervenire sul disagio post-Covid19
SERVIZI TERRITORIALI SOCIOSANITARI (punto 92): Investire nei servizi territoriali di Salute Mentale
POLITICHE DEL LAVORO PER PERSONE CON DISABILITA' (Punto 93): Proteggere le persone più fragili
SOSTEGNO ALL'OCCUPAZIONE FEMMINILE (Punto 95): Sostenere il lavoro delle donne e migliorare i servizi per la famiglia
INTERVENTI PER LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA (Punto 98): Promuovere la parità di genere
GLI ELEMENTI DI INTERESSE. Per la prima volta, in maniera esplicita e in alcuni tratti già chiaramente declinata dal punto di vista operativo, si riconosce la necessità, anche urgente, di ritagliare un sempre maggiore spazio per la psicologia e gli psicologi.
Tutte le maggiori istituzioni mondiali, dall’ONU all’OMS, stanno da settimane pubblicando rapporti che disegnano le dimensioni di un’altra “pandemia” che colpirà la popolazione mondiale nei prossimi mesi. Una pandemia che si caratterizzerà per sintomi ansiosi e depressivi, per disagi emotivi e relazionali, che affliggeranno tanto gli individui quanto i sistemi di convivenza in cui si troveranno ad interagire.
Da anni, da ben prima dell’emergenza COVID-19, si raccolgono evidenze di come l’intervento psicologico non sia una spesa, ma un investimento in grado di determinare risparmio per la collettività. L’azione di ENPAP in questi anni, con la raccolta e la pubblicazione dei progetti nel volume Investire in Psicologia del 2017, diventa ancora più meritoria, e mette la nostra comunità professionale e le nostre istituzioni di rappresentanza nella condizione di avere già delle progettualità concrete da proporre per rendere operative le istanze rappresentate in molte parti del Piano Colao attinenti le questioni sanitarie e sociali.
GLI ELEMENTI DI CRITICITA’. Grande assente di questo documento risulta essere la fetta di popolazione che più di tutte ha subito questa emergenza sulla propria pelle: tutti gli operatori sanitari che hanno operato con turni massacranti all’interno dei reparti COVID-19 e sul territorio.
Lo sforzo di immaginare un sistema sanitario che integri a supporto della clinica anche personale sanitario di tipo psicologico è quantomeno necessario e richiesto a gran voce proprio dagli stessi medici e infermieri.
Come si legge infatti nell’articolo dei medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, pubblicato il 21 marzo 2020 dal NEJM Catalyst Innovations in Care Delivery:
I sistemi sanitari occidentali sono stati costruiti intorno al concetto di patient-centered care (un approccio per cui le decisioni cliniche sono guidate dai bisogni, dalle preferenze e dai valori del paziente, ndt). Ma un’epidemia richiede un cambio di prospettiva verso un approccio community-centered care. Stiamo dolorosamente imparando che c’è bisogno di esperti di salute pubblica ed epidemie. A livello nazionale, regionale e di ogni singolo ospedale ancora non ci si è resi conto della necessità di coinvolgere nei processi decisionali chi abbia le competenze appropriate per contenere i comportamenti epidemiologicamente pericolosi. […]
[…]Questa epidemia non è un fenomeno che riguarda soltanto la terapia intensiva, è una crisi umanitaria e di salute pubblica. Richiede l’intervento di scienziati sociali, epidemiologi, esperti di logistica, psicologi e assistenti sociali. […]
È evidente che una riflessione in questo senso costringerebbe a ripesare interamente all’organizzazione dell’assistenza sanitaria in un’ottica di integrazione delle competenze psicologiche nel processo di presa in carico clinica che, a quel punto, non sarebbe “schiacciata” sul paziente (e spesso relegata alla mera prestazione consulenziale) ma coinvolgerebbe tutta la famiglia e i servizi di cura stessi.
In questa fase la nostra voce non può essere né flebile né limitarsi alle richieste di riconoscimento generalizzato.
L’azione delle nostre principali istituzioni, ENPAP e CNOP, deve orientarsi congiuntamente al fine di generare la dovuta pressione affinché innanzitutto si riconosca il diritto alla salute psichica da parte dei cittadini, proponendo sicuramente soluzioni operative per il breve termine, ma soprattutto stimolando un cambiamento di prospettiva nella gestione del sistema di cura e presa in carico.
Se da un lato, infatti, il Piano Colao intravede per gli psicologi molte strade oltre quelle prettamente sanitarie, valorizzando molto il contributo della nostra professionalità in contesti come la scuola e le agenzie per il lavoro e in generale l’ambito sociale; dall’altra appaiono troppo timide e generalizzate le indicazioni di potenziamento dei servizi di salute mentale e risulta pressoché assente una riflessione sull’integrazione delle competenze psicologiche all’interno del funzionamento (normale e straordinario) dei servizi base di presa in carico medica.
Il rischio è di farsi attrarre dalle opportunità che l’emergenza ci sta ponendo davanti nel qui e ora, anche a fronte di una sensibilità del legislatore che pare diversa e più reattiva rispetto al passato, e tralasciare la fondamentale battaglia di consolidamento del ruolo dello psicologo all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.
È solo per mero senso di responsabilità civile e sociale, che in questi mesi la nostra comunità ha messo a disposizione la propria professionalità per la collettività a titolo pressoché gratuito attraverso i canali ministeriali e/o di protezione civile, in un sistema che ha dimostrato, a dispetto della buona volontà, comunque diverse falle nelle tempistiche e nell’organizzazione, aprendo lo spazio anche a tanti interventi confusionari, talvolta avallati anche dalle istituzioni.
La salute è davvero un diritto solo se può essere realmente pubblica e accessibile a tutti i cittadini.
Il rischio di tralasciare questi elementi è che l’Italia si trovi ad essere una repubblica, non più basata sul lavoro, ma sugli “eroi”.
AUTRICI: Paola Serio, Ada Moscarella
FONTI:
https://www.quotidiano.net/politica/piano-colao-pdf-1.5200112
https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=85306
https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2020/05/07/coronavirus-oms-allarme-salute-mentale-cresce-il-disagio_2b6f4ea1-e91b-4a94-b1c2-c5e8e73ad4a6.html
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-gestione-stress-operatori
https://catalyst.nejm.org/doi/full/10.1056/CAT.20.0080