di Ruben Lazzerini
AP si era occupata di dare segnalazione della situazione della Psicologia scolastica in Italia già all’indomani dei primi disegni di legge ormai datati inizio anni 2000 dove si ricordava che dal 1997 erano stati presentati ben sette disegni di legge che prevedevano l’istituzione dei servizi di psicologia scolastica (indicati con i numeri 1829, 2888, 2967, 3345, 3620, 3866-A).
L’articolo ricordava che l’ultimo riferimento legislativo era un disegno di legge (998) che unificava tutti i precedenti tentativi di normare la disciplina ed era approdato alla nuova legislatura (la XIV) in attesa di approvazione. Dopodiché della legge si erano perse le tracce. In questi ultimi anni si è ritrovato un nuovo riferimento con la proposta di legge d’iniziativa del deputato Carlucci presentata il 18 Febbraio 2011 alla camera dei Deputati ( XVI legislatura) con il numero 4105 avente come Titolo “Istituzione sperimentale del servizio di psicologia scolastica”.
Cosa c’è di nuovo? Leggendo la proposta di legge sembra che nulla sia cambiato rispetto alle precedenti disposizioni di legge: già il titolo ribadisce che non si tratta di predisporre una legge di istituzione di un servizio ormai ritenuto essenziale (non tenendo conto di quanto ormai sia acclarata l’importanza di sostenere la presenza della psicologia nell’Istituzione scolastica, confermata dai risultati positivi di molte esperienze attuate nell’ultimo decennio) ma di sottoporlo ancora ad una fase sperimentale.
Nell’introduzione si ribadisce l’importanza di promuovere le attività per il benessere psicologico del bambino: “l’ascolto psicologico costituisce una importante valvola di sfogo, talvolta proprio l’unica in grado di conservare al bambino quella possibilità di sviluppo libero e costruttivo che anche la Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989, resa esecutiva dalla legge n. 176 del 1991, afferma essergli sempre e comunque dovuta”. Da notare come viene banalizzato il nostro intervento professionale (“una importante valvola di sfogo”).
E poco più avanti si fa autocritica affermando “Così tutti i princìpi di civiltà, che hanno indotto i Paesi civili a devolvere alla scuola in media uno su quattro dei loro psicologi, vengono incredibilmente calpestati nel nostro Paese, a causa dell’errata applicazione di una legge che doveva razionalizzare la distribuzione delle risorse professionali più verso la prevenzione che verso la cura e proprio in uno dei settori dove la differenza di costi tra prevenzione e cura è più macroscopica”, e arrivando alle conclusioni “La scuola deve poter offrire ai minori questo servizio, prima che essi ne dimostrino il bisogno conclamato; lo deve poter offrire a porte aperte, senza la precostituzione dell’armamentario delle diagnosi, delle prescrizioni, degli invii e delle cure, ormai inefficaci perché tardivi.
E precisamente questa mera possibilità, senza alcun obbligo attuativo, si riapre con la presente proposta di legge.”
Più avanti si da spiegazione sul perché il percorso della precedente legge non fu sostenuto completamente: il finanziamento era così esiguo da non meritare di considerare l’esperimento significativo e così come d’incanto invece di predisporre nuovi finanziamenti per dar corso alla legge ci si dimentica dei buoni propositi legislativi di quei parlamentari illuminati che l’avevano votata.
L’articolo primo della presente proposta rinnova alle regioni il compito di istituire il servizio sperimentale di Psicologia scolastica durante il triennio successivo all’approvazione della stessa.
Le finalità saranno quelle di “supporto all’attività delle singole istituzioni scolastiche e delle famiglie”, e “di contribuire al miglioramento della vita scolastica sostenendo lo sviluppo armonico dell’alunno e operando per la prevenzione del disagio sociale e relazionale.”
L’art. secondo sottolinea le modalità organizzative del servizio prevedendo il ricorso a strutture specializzate o a singoli professionisti iscritti all’Ordine professionale (non specificando il nostro ma dandolo per scontato visto che gli interventi psicologici le possiamo fare solo noi!) attraverso convenzioni stipulate nel rispetto della legge vigente per fronteggiare anche con criteri di continuità le esigenze rilevate.
Si stabilisce l’ammontare del nuovo finanziamento per il triennio 2011-2013 in totale poco più di quattro milioni di euro distribuiti tra tutte le province italiane.
L’art. tre entra in merito ai compiti o alle attività svolte dal servizio di Psicologia scolastica e vale la pena riportarlo integralmente:
“a) attività di consulenza e di sostegno ai docenti, agli alunni e ai loro genitori sia in forma collegiale che individuale. Gli interventi di consulenza individuale agli alunni sono effettuati di norma con il consenso dei genitori;
b) partecipazione alla progettazione e alla valutazione di iniziative, sperimentazioni e ricerche che riguardano l’organizzazione del servizio scolastico nel suo complesso o nei suoi settori organici;
c) promozione di attività di formazione per gli operatori scolastici;
d) attività di orientamento e di collegamento per e con i genitori finalizzata alla promozione e al coordinamento delle attività di orientamento scolastico e professionale, alla promozione di studi sui fenomeni di abbandono e di insuccesso scolastici, nonché alla promozione di un clima collaborativo all’interno della scuola e tra la scuola e la famiglia.”
Oltre alla tipica attività di consulenza psicologica rivolta a tutti gli attori del sistema scolastico (docenti, alunni e genitori) si estende la nostra presenza anche all’organizzazione scolastica (la scuola nel suo complesso, consulenza alla direzione scolastica per migliorare il funzionamento del sistema nel suo insieme), alla formazione degli operatori, all’orientamento scolastico, alla prevenzione della dispersione scolastica e del disagio giovanile, migliorando il rapporto collaborativo tra scuola e famiglia.
Leggendo tra le righe possiamo dire che viene riconosciuto alla Psicologo la competenza sui processi di apprendimento, sulla prevenzione delle discriminazioni culturali, attraverso percorsi di integrazione della multiculturalità, di inserimento di bambini con difficoltà, mediante percorsi di educazione socio-affettiva per il miglioramento degli stili comunicativi e relazionali tra gli alunni.
Alla luce di quest’ultima dichiarazione di volontà del legislatore di sostenere tutte queste iniziative noi non possiamo che vedere finalmente legittimate le nostre idee e il nostro spazio professionale e anche se ancora una volta si parla di sperimentazione e di un tetto finanziario disponibile (dividendo i 4 milioni per tutte le provincie italiane, 107, si può prevedere circa 40 mila euro per provincia… per ogni comune d’Italia qualche spicciolo insignificante) che non lascia contenti quei colleghi che negli anni hanno acquisito competenze specifiche e che si vedono negati spazi professionali solo perché non ci sono finanziamenti statali.
Ma questo è ancora tutta una fase sperimentale che come poi afferma l’art. 4 dai risultati emersi da questa ricerca si trarranno delle conclusioni per avviare dei conseguenti provvedimenti.
Perciò il cammino è ancora lungo e Altra Psicologia continuerà a chiedere nei luoghi competenti di riconoscere alla professione competenze consolidate e specializzate nel lavoro psicologico con i minori, in questo caso all’interno della scuola, potendo avere garanzia della continuità degli interventi come condizione necessaria per ottenere risultati positivi.