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Lo psicologo italiano ha due questioni importanti da risolvere: 1) il sovrannumero e 2) l’identificazione delle sue competenze da parte dei cittadini. Le ultime stime del CNOP sono chiare: 1/4 degli psicologi del Mondo si trova in Italia, a cui si accostano una serie di figure professionali con attività più o meno legittimamente sovrapposte ad alcune delle nostre. Inoltre, i cittadini non sempre hanno una chiara visione dei nostri ruoli, al punto che negli ultimi anni gli psicologi hanno aumentato il numero di iniziative spontanee tese a diffondere informazioni corrette sulla professione.

Fatte queste premesse occorre riflettere sulla prossima apertura dei Dipartimenti per la Salute Sessuale della Coppia. L’idea è encomiabile: la Società Italiana di Urologia (SIU) e l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiana (AOGOI) apriranno degli spazi all’interno di alcuni ospedali, dedicati alle coppie con disturbi sessuali – impotenza, eiaculazione precoce, vaginismo, e via dicendo.
La notizia è stata largamente diffusa a partire dalla fine dello scorso luglio, ma in tutte le comunicazioni online osservate (come quelle di fonti autorevoli quali Il Sole 24 Ore e Quotidiano Sanità) c’è un grande assente: lo psicologo. Si dice che ci saranno ginecologi, urologi e “altri specialisti” non specificati, ma non si cita mai lo psicologo.
Possibile?

Tutti gli operatori sanitari sanno che i problemi sessuali hanno forti implicazioni (se non vere e proprie cause) psicologiche. Lo conferma Vincenzo Mirone (segretario generale SIU) quando afferma che “i disturbi sessuali sono sempre più frequenti a causa dello stress” e che “i problemi di una delle due componenti della coppia provocano inevitabilmente effetti collaterali sull’altro”; e anche Antonio Chiantera (segretario nazionale AOGOI), quando aggiunge che “non avere una buona salute sessuale comporta difficoltà nella relazione che possono anche esasperarsi fino alla violenza”, e che l’intenzione dei Dipartimenti è quella di “aiutare la coppia nel suo insieme”, con l’obiettivo di “riportare serenità nei rapporti, cercando di ristabilire un dialogo profondo e senza reticenze tra i due”, anche per risolvere gli altri disturbi che possono manifestarsi secondariamente a quelli sessuali.

L’idea dei Dipartimenti è valida, ma la sua realizzazione pone seri problemi.
Se lo psicologo è stato escluso solo a livello nominale, ci troviamo di fronte a due importanti errori di comunicazione. Prima di tutto si sta dicendo ai cittadini che i disturbi sessuali sono malattie fisiche curate dai medici con tecniche mediche. L’informazione non è falsa, ma è inesatta: decenni di letteratura psicologica dimostrano che le cause dei disturbi sessuali sono spesso psicogene e che la cura può frequentemente limitarsi all’intervento del solo psicologo – strada preferibile alla somministrazione di un farmaco o all’intervento chirurgico. In secondo luogo, si sta dicendo ai cittadini che in un ambito esclusivamente medico troveranno spiegazione e soluzione di tutto quel contorno di effetti secondari (stress, violenza, serenità di coppia, per riprendere i termini sopra utilizzati) che, invece, sono materia e campo d’intervento dello psicologo. Nell’esperienza clinica inoltre, è facilmente riscontrabile come, dietro alla sintomatologia espressa, si nascondano frequentemente problemi di tipo relazionale legati alla coppia.

Inoltre, se lo psicologo, non solo è stato escluso a livello nominale, ma non è neanche previsto all’interno dei Dipartimenti, allora ci troviamo di fronte a una grave carenza strutturale: un po’ come aprire un ospedale e dimenticare di metterci i medici dentro.

Il CNOP e gli Ordini Regionali sono in ritardo nella produzione di una risposta, che è fondamentale perché può dare tre contributi strategici.
In primo luogo, si chiarirà al cittadino il ruolo di prima linea che psicologo e psicologia hanno nell’affrontare e risolvere tematiche e problematiche di ordine sessuale, specificando le competenze per interventi efficaci sia a livello individuale che relazionale, e mostrando come questo professionista abbia conoscenze approfondite per valutare tutta la complessità del problema.
In secondo luogo, si potrà aprire un canale fondamentale con AOGOI e SIU, e più in generale con la categoria dei medici – con cui, è banale dirlo, è fondamentale un’interazione costante. Questo permetterà di migliorare l’efficacia e l’efficienza dei Dipartimenti, con impatti concreti sull’utente finale (in termini di qualità dei servizi) e su tutti i cittadini (in termini di costi sociali, poiché un problema risolto in modo più corretto e in tempi più rapidi è un risparmio), nonché sull’immagine che SIU, AOGOI e CNOP assumeranno di fronte a essi.
In terzo luogo, gli psicologi avranno la possibilità di toccare con mano un chiaro messaggio da parte del proprio Ordine Nazionale (e anche dagli Ordini Regionali, che potranno intervenire localmente), che mostrerà così di rispondere chiaramente ai difetti di ruolo e di divulgazione delle competenze dello psicologo.
Questo articolo è partito con un’email al CNOP e all’Ordine degli Psicologi del Lazio, per finire ospite sui canali di Altrapsicologia che ne ha condiviso, adottato e divulgato le basi. L’invito è a tutti i colleghi, per stimolare CNOP, Ordini di riferimento e terze parti attive a produrre una risposta chiara.

Dott. Flavio Cannistrà
www.lostudiodellopsicologo.it