“Può anche darsi che tu non sia responsabile per la situazione in cui ti sei ritrovato; ma lo diventerai se adesso non fai nulla per cambiare”. (Malcolm X)
A pensarci bene potrei intitolare questo articolo “sono uno psicologo e mi lamento” sono certa che in questo modo raggiungerei un gran numero di colleghi.
Ho infatti potuto osservare che quando c’è da lamentarci, noi psicologi siamo sempre in pole position, c’è molta sintonia, enfasi, rispecchiamento, un buon sano lamento al giorno è d’obbligo. Aspetta, cosa posso fare adesso? Magari telefono ad un collega così ci lamentiamo un po’.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: compenso orario, crisi occupazionale, siamo in troppi, pensione da fame, spese di formazione alle stelle, troppe tasse, poca tutela, indagini della magistratura, su cosa ci lamentiamo oggi?
Poi arriva il momento di recarsi alle urne e osservo quanto sia vuoto il seggio…
Dove sono i miei colleghi che hanno tanti buoni motivi per essere indignati e un grande interesse a cambiare le cose? Boh..avrò scelto un orario sfortunato. Ad elezioni concluse, però, leggo che quest’anno si sono recati al voto ancora meno colleghi dello scandaloso precedente 25 % siamo scesi al 22%… cari colleghi, ma dove siete??? Ho un terribile sospetto… siete rimasti incollati al muro del pianto!
Chi decide per noi? Chi può cambiare le cose se non noi stessi?
Vi ricordo, colleghi carissimi, che esiste qualcosa che si chiama “politica professionale” , la politica, contrariamente a quanto il triste scenario dell’ultimo ventennio ci abbia dato ad intendere non è soltanto qualcosa di stomachevole e ripugnante, qualcosa da rilegare negli irraggiungibili castelli dorati o nei segretissimi gabinetti, non è uno sporco lavoro da delegare a chi ha lo stomaco per farlo, sperando che dio ce la mandi buona.
Per occuparsi di politica non è indispensabile essere dei politici per vocazione, né politici di mestiere, tantomeno per discendenza, occuparsi di politica significa semplicemente occuparsi di se stessi, capire dove ci si trova, dove si sta andando e dove si vuole andare. Se da un lato mi viene da pensare: “chi meglio di noi potrebbe comprendere la politica?” nel contempo mi trovo ad osservare : “ chi se ne occupa meno di noi???”.
Quando c’è da studiare, da formarsi, da specializzarsi ed iperspecializzarsi, i miei colleghi non si tirano mai indietro, seri, competenti, professionali e pronti ad ogni sacrificio, ma quando ci si confronta sugli aspetti pratici della gestione delle incombenze burocratiche della nostra professione la confusione regna sovrana…
Temo che questo sia un atteggiamento molto rischioso e che ci rende delle facili prede per chi, meno sollecito negli aspetti formativi, ma più avvezzo nel districarsi nei meandri della praticità, ci possa condurre facilmente dove vuole. La dimensione politica è la dimensione del sociale, della Polis (dal greco polis – città), dell’incontro con l’altro, quindi un’occasione ancora più preziosa per noi, talvolta chiusi nei nostri studi, per incontrarci fra di noi, per unire le forze, per costituirci come gruppo unito e pensante, capace di riconoscere i propri bisogni, sostenerli e soddisfarli. Dei validissimi colleghi ci attendono, attendono che usciamo dal letargo del lamento e ci riconosciamo le competenze e l’importanza che abbiamo.
Sono della regione Basilicata, non sono ancora iscritta a nessun ordine e ho già dato le mie motivazioni. Vorrei aggiungere che a sostegno della mia attuale scelta devo anche citare il fatto che nel forum sull’art.21 da voi promosso, ho parlato dell’abuso riguardante l’insegnamento dei test di personalità nell’esame di METODI E TECNICA DELLA RIABILITAZ.PSICHIATRICA E VALUTAZIONE MULTIPROFESSIONALE del corso di Laurea in Riabilitazione Psichiatrica dell’Università di Ferrara. Circa 10 giorni fa sono tornata sul sito di quel corso e il programma della materia in questione è stato completamente cambiato. Volete che io non mi sia chiesta se sia stato un caso oppure no? Qualora non è un caso, perché non me ne avete dato la dovuta comunicazione? Imparare a ringraziare o riconoscere chi è stato utile per recuperare un diritto o per restituire dignità è la prima regola per creare unione e portare le persone alle urne, anche se vi parlano da altre regioni!
Pienamente d’accordo, cara giovane collega. Da una vita cerco di occuparmi anche della politica…una cosa dovremmo però dire: che tra i nostri obiettivi dovrebbe esserci anche il miglioramento dei rapporti umani, a cominciare da quelli tra psicologi. E’ insopportabile predicare bene e razzolare male. Anche la psicologia è un gradiente politico, una variabile indispensabile. Anche il mantenimento della vita psichica a fronte di dolori e traumi dovrebbe essere tra i diritti umani. Forse i colleghi sentono la politica distante dal loro essere psicologi: proviamo a far vedere come faccia parte integrante della politica, invece. Ciao, e coraggio!!!!
Cara Maria Teresa, concordo pienamente con quanto scrivi, specialmente in relazione all’importanza di un buon rapporto umano e di sana “colleganza” fra noi psicologi. Abituati a sentirci dire che siamo “troppi” forse per troppo tempo è nato quasi spontaneamente fra di noi un istinto competitivo all’insegna del si salvi chi può. Credo invece che l’unione faccia la forza, e proprio come dici tu, da noi possa partire anche l’esempio dell’importanza della cultura della relazione e della solidarietà fra colleghi. C’è tanto da fare per la nostra professione, ma siamo in tanti e unendo le forze possiamo andare lontano!
Sono una collega che condivide appieno le riflessioni politiche di cui sopra, credo che la politica professionale sia qualcosa di importante di cui occuparci se ci sta a cuore il futuro della psicologia e degli psicologi. Credo che creare lavoro significhi anche sensibilizzare e promuovere la psicologia nella società e tra la gente comune, credo anche che questo compito, o meglio, questo impegno sia portato avanti da pochi ordini professionali e che la generazione precedente molto spesso pensa a coltivare il proprio “orticello”. Mi piacerebbe incontrare colleghi che vivono a Roma, per condividere e scambiarci riflessioni a tale proposito, per cominciare a prenderci la responsabilità del nostro futuro professionale. Mi fa piacere scoprire che ci sono tanti colleghi che la pensano allo stesso modo, forse l’unico vero problema sta nel ritrovarsi e riconoscere di condividere lo stesso interesse e obiettivo.
ah se qualcuno volesse contattarmi il mio indirizzo email è: taniacarlucci@gmail.com. e’ u invito a incontrarci per condividere riflessioni dal vivo e non solo sul web.
Ciao Tania, sono molto felice di questo tuo appello, hai già avuto modo di avvicinare il gruppo AltraPsicologia di Roma?
Salve a tutte/i, felice di trovarmi in accordo con voi e stufa del lamento senza tentativo di costruzione, ho assolutamente bisogno di confrontarmi con altri e di riuscire a non farmi soffocare da quest’aria di impossibilità che pare aver preso il sopravvento.
Nel gruppo c’è un’enorme possibilità creativa, quindi spero di poter provare insieme a voi a trasformarla in realtà costruttiva.