image_pdfimage_print

Cari colleghi lombardi,

forse qui dalla Campania non sono proprio nella posizione più adatta per esprimere un parere su quanto accaduto in merito al mancato raggiungimento del quorum nella vostra Regione, ma presa da fervore post-elettorale non riesco a farmi i fatti miei e vi scrivo i miei pensieri dalla mia terra.

Mai e poi mai mi sarei aspettata un simile accadimento.

“Questa è una follia!”: è stata la mia prima reazione quando ho avuto la notizia.

La mia generazione è figlia di quei padri che combattevano per la psicologia in Parlamento e quelli che combattevano per la psicologia all’interno delle università: gli psicologi d’oggi esistono grazie al loro impegno, al loro essere pionieri, al loro aver creduto e perseguito un sogno con tutte le forze.

Ora, dice Ossicini, è il momento della RIVOLUZIONE della psicologia.

Un’idea meravigliosa che può passaresolo attraverso le decisioni della nostra politica professionale.

Un assaggio delle possibilità di questa rivoluzione l’abbiamo avuto in Lombardia negli ultimi 4 anni. In un Ordine a maggioranza AltraPsicologia, dove anche alcuni consiglieri di minoranza hanno saputo offrire fattiva collaborazione per il bene della comunità, dove sono state portate avanti iniziative che in 20 anni di ordini degli psicologi nessuno si era mai sognato.

Schermata 2014-02-09 alle 18.42.30

Il Festival della cultura psicologica, i webinar su argomenti innovativi e trasversali per la professione, trasparenza assoluta su ogni atto del Consiglio, la biblioteca dei test, la certificazione sui DSA anche per i liberi professionisti, una campagna di tutela della professione portata avanti senza se e senza ma…solo per citare alcune iniziative che mi vengono in mente.

Di certo non tutto è stato perfetto, molte cose potevano e possono essere migliorate e molte altre ancora se ne possono fare di nuove.

Ben ricordo la malcelatissima invidia per quanto fatto da OPL in questi quattro anni, considerando che tra i punti più alti della consigliatura campana uscente c’è il restauro di una pala d’altare (se non sai cos’è una pala d’altare, non crucciarti, nessuno di noi lo sapeva prima), ritenuta assolutamente necessaria dal nostro ex Presidente per “riconciliarci con la bellezza”…

Mi sono allora ricordata di quando un’amica è stata ricoverata per la prima volta in un ospedale campano per il brutto male che l’ha colpita. Una diagnosi oncologica fatta già in pronto soccorso, 20 giorni di ricovero e di inutile attesa per fare una TAC…che non farà mai, perché i suoi familiarisi presero la responsabilità di riportarla a casa e di metterla in macchina per portarla a Milano. In una clinica non di certo per ricconi, dove in una settimana faranno tutti gli esami e intervento chirurgico; un posto accogliente, pulito, moderno e con personale organizzato e professionale. I familiari si sono sentiti venire dal terzo mondo e d’improvviso catapultati nella società civile. Quando alla fine del ricovero hanno dato loro un foglio su cui indicare il livello di soddisfazione, energiche crocette sono state messe sui voti più alti, nonostante fosse stata fatta la più infausta delle prognosi possibili. Contemporaneamente compilava il questionario una signora di Milano, ricoverata nel letto accanto a quello della mia amica. Snocciolava critiche che ai suoi familiari hanno fatto strabuzzare gli occhi:che avrebbe pensato quella signora se avesse passato solo un paio di orette in quella sorta di ospedale da campo da cui erano scappati?

Ma dire che quando si ha tanto ci si abitua troppo bene e non si mai contenti, è un’analisi che rischia di essere superficiale. Così come lo sarebbe pensare che si era tutti così contenti che dalla soddisfazione ne è discesa una specie di “sicuro” disimpegno…che tanto sono tutti così contenti che andranno a votare in massa!

Da brava appassionata di Bateson e di sistemi, non posso fare a meno di interrogarmi sulla relazione che c’è tra quanto avvenuto qui in Campania, con una partecipazione così massiccia, e quanto avvenuto in Lombardia, con l’Ordine finito in stallo per i prossimi mesi.E non posso fare a meno di ipotizzare che la connessione tra questi due eventi così apparentemente opposti non abbia a che fare con i contenuti (o almeno non solo) ma più con il modo in cui gli psicologi si relazionano all’istituzione che li rappresenta.

In generale l’Ordine non è mai visto di buon occhio dagli psicologi: viene per lo più percepito come quell’organismo dentro cui sono obbligati a buttare 140 euro ogni anno per poter lavorare, senza che questa tassa si trasformi in qualche servizio. Intendiamoci: non è una rappresentazione campata in aria, considerando com’è andata la politica professionale a partire dalla nascita degli Ordini… Ma quello che mi ha colpito durante gli incontri e le discussioni con i colleghi nella fase pre-elettorale e durante la campagna è che all’istituzione Ordine vengono attribuiti compiti che non gli spettano affatto.

Nell’immaginario collettivo sembra che l’Ordine possa far tutto e non lo fa, pertanto va disprezzato, fino a sognarne l’abolizione. Come fosse una specie di “padre professionale“, che è buono se mi risolve tutti i problemi, ora e subito, e cattivo se non lo fa. Considerando che tutte le professioni, e la nostra con le sue peculiarità, non se la passano bene, è inevitabile che l’Ordine potrà essere solo cattivo e basta. Non c’entra nulla se io nell’avviarmi alla libera professione non mi sono fatto un business plan e non mi sono organizzato una strategia di promozione professionale. Non c’entra nulla se io continuo a propormi per lavorare gratis nelle scuole o nelle asl, pure da 10 anni.

Non può l’comunitàOrdine sostituirsi al mio talento, alla mia creatività, alle mie conoscenze di base, ma può darmi gli strumenti per mettere a frutto tutto questo. Aiutarmi a essere un giovane adulto e un giovane adulto professionista…perché è questo che siamo tutti noi, quando superiamo il nostro esame di stato.

L’Ordine può fare tutto questo ed in Lombardia si è indubbiamente iniziato un lavoro in questo senso.

Qualcuno ipotizza che il quorum in Lombardia non sia stato raggiunto perché c’era insoddisfazione per il lavoro svolto. Fosse anche così, per quanto ai miei occhi appaia incredibile (ma come detto, sono inevitabilmente di parte e potrei essere miope), il lavoro fatto è stato talmente deciso, visibile, costante che chi lo volesse buttare giù, doveva agire con decisione. Invece non è questo che è accaduto.

Quello che è accaduto è stato lo stallo in cui siete oggi.

La mia generazione non è stata fortunata. Nella crisi ci siamo trovati senza averne personalmente troppe responsabilità. Chi si è iscritto all’università negli anni ’90 ricorderà di come di concorsi per psicologi ce ne fossero a iosa, a volte con difficoltà a coprire tutti i posti disponibili. La nostra legge istitutiva risale all’ ’89: nel giro di appena un decennio, tutte le belle possibilità per cui i pionieri del film hanno combattuto già dagli anni ’70 , sembrano andate perdute. Forse perché l’istituzione degli Ordini è stata considerata un punto di arrivo e non di partenza. E forse noi facciamo altrettanto: una volta iscritti, ci aspettiamo che qualcosa magicamente accada.

Ma cosa diremmo a un nostro paziente, se si comportasse in questo modo?

Un abbraccio sincero a tutti i colleghi lombardi,

Ada Moscarella