La categoria degli psicologi, già in difficoltà e carente di gratificazioni, rischia di ricevere un’ulteriore mazzata; come saprete, molti psicologi – anche psicoterapeuti –per procedere nella vita ricoprono ruoli all’interno di comunità o gruppi appartamento (per cooperative, associazioni, società) che sempre di più vengono sottratti da altre figure professionali (educatori professionali e anche oss).
Un’ulteriore mazzata. La proposta di delibera sulla “residenzialità leggera” (gruppi appartamento, per intenderci), che la Regione Piemonte sta portando avanti, e che ha presentato pochi giorni fa, sta creando molte preoccupazioni tra gli psicologi. Si prevede una notevole riduzione del ricorso alla figura dello psicologo a vantaggio di educatori professionali e oss; di questa scelta, vi era già traccia in questi anni appena passati, da quando cioè le “funzioni educative” (stare e fare delle cose con i pazienti) – per esempio nelle comunità protette – sono state affidate agli educatori professionali e tolte agli psicologi.
La proposta di delibera ha un’intenzione certamente lodevole, e cioè, quella di mettere ordine in un campo fino ad ora è stato connotato da anarchia (es il servizio di report di qualche anno fa proprio sulla residenzialità psichiatrica in Piemonte) ma, ed è questo il problema, rischia di ingessare progetti che per natura nascono e si modificano intorno ai bisogni dei pazienti oltre al fatto che dividendo le figure in “assistenziali” e “sanitarie” spingono fuori gli psicologi.
Tali alloggi stanno iniziando il percorso verso l’accreditamento e questo dà garanzie di qualità: in questo senso è importante che venga fatto qualcosa subito; dopo l’accreditamento tutto verrà “blindato”.
Già qualche anno fa, all’interno delle comunità protette psichiatriche, il ruolo di educatore (prima svolto anche da psicologi come titolo equipollente), è stato normato a favore degli educatori professionali, ma con un paradosso: non c’erano sufficienti educatori professionali per soddisfare la richiesta. Nel tempo tuttavia molti psicologi si sono così “spostati” nei gruppi appartamento o sul territorio in quanto la normativa attualmente in vigore (dcr 357 del 1997) non dà indicazioni sulle figure professionali impiegate.
beh insomma si sapeva che perfino gli educatori professionali sono riusciti in un modo o nell’altro a tutelare la loro professione. Noi invece abbiamo sedi di ordini in tutte ma proprio tutte le regioni e non siamo mai riusciti ad ottenere un bel niente.. solo ..sciocchezze!!!
ora i cordoni si stringono e purtroppo noi stiamo pagando questo modo di “governarci” pseudo partitocratico, opportunistico e a difesa dei soli… “noti”
Non sono d’accordo sul fatto che “abbiamo perso un’opportunità di lavoro”, sostengo piuttosto che ognuno debba fare il suo di lavoro, quello per cui si è formato e per cui ha acquisito adeguate competenze. Siamo professionalità differenti, al di là che qualche psicologo possa riuscire a lavorare bene anche nel contesto di comunità. E non è nemmeno sempre così. Mi chiedo perché tra l’altro ci sentiamo sempre scalzati da qualcun altro…proviamo a creare ambiti dove lo psicologo può lavorare da psicologo.
Creare nuovi ambiti è sicuramente importante e abbiamo insistito molto su questo punto anche attraverso i nostri incontri ed altre attività sul territorio. Il problema però è molto attuale e colpisce oggi tanti colleghi. Occupandoci di temi di politica professionale ci sembra importante affrontare questo discorso insieme per comprendere come riuscire a affrontare questa situazione. Purtroppo l’Ordine è silente da anni e questa assenza diviene oggi sempre più problematica per la nostra comunità professionale.
Cari Psicologi e psicoterapeuti con amarezza leggo la vostra tanta preoccupazione a riguardo, invece di lottare affinché il vostro ruolo sia riconosciuto come tale ed inserito non come sostituto di educatore( cosa che avviene oggi) ma con la totalità della vostra formazione, costosa e lunga.
Ogni professione ha la sua preparazione e giusta collocazione l educatore dovrebbe lavorare con lo psicologo in sinergia non in sostituzione l uno dell altro.
In un periodo di tagli la professionalità e la specificità dei ruoli deve essere la forza nel nostro campo non la debolezza. Io stesso ho verificato di persona in quanto direttore di strutture e gruppi appartamento quanto sia necessaria la specificità e quanto sia confusionaria e poco professionale la stracciatella di ruoli.
Educatori fate gli educatori non gli psicologi, e psicologi fate gli psicologi e non gli educatori.
Buon lavoro
eh Caro direttore di struttura anzi strutture a nome Antonio, quello che dici è sacrosanta verità e non pensare che i poveri psicologi non lo sappiano. anzi guarda un pò gli viene pure insegnato che la cosiddetta multidisciplinarità intesa come possibilità di lavorare in team ognuno con le sue specificità è assolutamente una risorsa..e perciò certo che quello che dici è una… ovvietà ..
però c’è un ma e cioè che alcune strutture guarda un pò cercano (forse tra un pò non ci cercheranno manco più del tutto)proprio psicologi e poi quando fai il colloquio sorpresa..no è ma per fare l’educatore..e allora???
le tue parole le ho sentite troppe volte e mi hanno anche un pò stufato, sanno proprio di establishment che difende il suo orticello, se vuoi fare moralismo e il professionale sulle mie spalle ..no grazie
forse non hai capito che noi o almeno io, vorrei/vorremmo fare gli psicologi ma le “strutture” non li impiegano quasi per niente.. auguri per il tuo posto di lavoro ben al calduccio.
cari colleghi, sono uno psicologo clinico da circa 20 anni. Rispetto alla maggior parte dei laureati psicologia, ho l’indubbio vantaggio di essere laureato in medicina, cosa che in Piemonte mi permette di essere equipollente a uno psichiatra.
Ho assistito con orrore e preoccupazione, nonostante allora fossi molto più ingenuo di adesso, alla nascita della facoltà di psicologia a Torino e nel resto di Italia.
Perché con orrore?
Perché fin da subito era chiaro uno che non erano previste piante organiche per inserire lavorativamente i giovani psicologi, due perché era forte il sospetto che la nascita indiscriminata di facoltà di psicologia, la maggior parte con flussi non regolamentati, era quella che definisco una “truffa generazionale”.
Questo perché una serie di personaggi, più o meno sconosciuti ai più, si sono trovati una cattedra, un posto all Ordine e, grazie ancora al MURST, la possibilità di creare scuole di specialità private perché, così si diceva all’epoca, questo avrebbe permesso di partecipare a dei concorsi pubblici.Ma li avete visti?
Tralascio la laconica risposta che mi è stata data quando ho cercato di partecipare a un concorso per psicologo clinici “e’ !, ma lei è laureato in medicina…”
Immagino che ognuno di voi abbia le proprie opinioni in merito. Dal mio punto di vista e’ come se un laureato al momento del concorso si trovasse a rinunciare perché ha fatto il liceo classico invece dello scientifico.
L’ultima riunione dell’Ordine di Torino a cui ho partecipato, e parlo di quasi 10 anni fa, solo nel torinese esistevano circa 30 scuole di psicoterapia con vari indirizzi,
Michele la mia sarà un ovvietà ma forse poco considerata per cui credo sia necessario battere anche su ciò che sembra scontato e retorico.
Non difendo nessun orticello anzi cerco di allargar lo mettendo a dispozione molte e differenti specializzazioni e capacità. Vorrei precisarti che non sono le strutture che non li usano gli psicologi ma è il sistema che non lascia spazi economici e gestionali per inserirlo, noi a gran fatica ci stiamo provando lasciando fare ad ogniuno il proprio mestiere.
Infine una considerazione privata se non conosci la storia professionale di una persona non penso sia il caso di denigrare dando per scontato che il mio posto sia al “caldduccio” ho lavorato anni per fare quello che faccio ed ogni giorno investo tutto me stesso per fare bene il mio lavoro, lavoro che non permette pause domeniche o festività, dirigere e farlo bene non vuol dire stare seduto con il telefono in mano ma farsi carico di progetti di cura e benessere degli utenti e dei lavoratori. È concludo…fosse anche al caldduccio….potrebbe essere un merito…magari invidiabile.
Buon lavoro e auspico uno sviluppo del nostro settore reale basato di idee vere non su conti e numeri.
vi ringrazio per non aver pubblicato il mio post di risposta al sig. Michele.
mi domando perchè al sig.Michele è stato permesso di denigrarmi e denigrare il mio lavoro senza averne conoscenza.i miei toni sono stati e sono pacifici atti alla realizzazione di un bene comune e di un bene verso gli utenti.
cordiali saluti