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Divagazioni e riflessioni ispirate a Eric Berne.

Eric Berne, padre fondatore dell’Analisi Transazionale, definisce così il gioco: “Il gioco psicologico è una serie di transazioni ulteriori ripetitive a cui fa seguito un colpo di scena con uno scambio di ruoli, un senso di confusione accompagnato da uno stato d’animo spiacevole come tornaconto finale, in termini di rinforzo di convinzioni negative su di sé, sugli altri, sul mondo”

 

Non importa di che scuola siamo, il vecchio caro Eric non possiamo che amarlo, con quel faccino alla Woody Allen, con quella sua sfacciataggine nel dare nomi irriverenti (Gambadilegno, Prendimi a calci…) a processi psicologici complessi.

Lo amiamo e ce lo dimentichiamo, noi psicologi, che pure nei giochi alla fine ci caschiamo!

Un esempio? Dai, ti sarà capitato il paziente che “’mazza quanto è bravo Lei dotto’, dovrei pagarla tanto oro quanto pesa, non mi alzerei la mattina dal letto se non avessi Lei, come dice? Venerdì alle 15 non sono venuta? no venerdì c’avevo la parrucchiera, che non glielo avevo detto?…”

Oppure ti ricordi quella scuola che aveva tanto bisogno di un progettino carino carino, urgente urgente, che non ci sono fondi, però i ragazzini sono tanto abbisognosi, che magari quest’anno lo facciamo gratis per sensibilizzare e l’anno prossimo… lo sportello lo conduce un insegnante!

So che ognuno di noi può portare il suo esempio di quando ha provato a mettersi il costume eroico del salvatore ed è finito con addosso la giacca lurida del persecutore.

Ora ti racconto che è successo anche a noi, simpatici e sempre iperattivi colleghe e colleghi di AltraPsicologia!

Sappiamo quanto a tutti noi costa l’aggiornamento, sappiamo quanta fame abbiamo di nuovi saperi, sappiamo quanto ci sentiamo soli nei nostri studi poco illuminati (è la luce soft-tone eh, mica siamo tirchi!) e quindi forti del nostro amore per la colleganza, corriamo su e giù, a destra e a manca, trottiamo per calli e valli in cerca di sale a poco prezzo, in cerca di relatori, BRAVI!, ma che si prestino, pure loro, a regalarci un po’ del loro tempo e della loro saggezza, in cambio a volte solo della nostra immensa gratitudine!

Pensavamo di far bene, a organizzare eventi gratuiti, aggregativi, interessanti; pensavamo fosse giusto far partecipare più colleghi possibile, ripetendo gli eventi in provincie diverse; pensavamo di creare una bella comunità di colleghi che si incontrano, si scambiano opinioni, competenze, mettono insieme le forze… sì ok, siamo un filino sognatori, guardare “Titanic” negli anni della formazione ci deve aver fatto male…

Non ti dico la nostra delusione quando abbiamo realizzato che a volte quasi il 50% dei colleghi:

  1. si iscrive,
  2. occupa il posto che potrebbe andare a qualcun altro,
  3. legge le mail di remind,
  4. pensa bello bello, ora invito pure gli amici,
  5. scrive su Facebook “interessante, non potreste ripeterlo anche a Santa Giustina in Colle, che qua non si fa mai nulla per noi psicologi?”
  6. e poi……….

NON SI PRESENTA!

Senza avvisare, senza un messaggio, una mail, un piccione viaggiatore, un “Saluti e baci da Dubai, ho vinto un viaggio premio, capitemi!”

Non ti nascondiamo, collega, che pure noi ci siamo incazzati, avremo voluto gridare al mondo  “Muoiano Freud e tutti gli psicologi, noi eventi non ne facciamo più!

Per fortuna siamo un grande gruppo, con tante anime, chi più impulsivo, chi più riflessivo, chi più pragmatico e chi più filosofico. Così abbiamo deciso di far tesoro di questo smacco, che è uno smacco per noi, per te, per la nostra categoria tutta, e di utilizzarlo come punto di partenza per nuove riflessioni, per  nuovi modi di organizzare le iniziative, di comunicarle e di renderle accessibili.

Non sappiamo ancora dove questo ci porterà, non sappiamo chi ci seguirà e chi abbandonerà la nave (il Titanic, sempre lui, farabutto) sappiamo che insieme, come gruppo, accogliamo sempre le sfide e combattiamo per creare un mondo più a misura di psicologo.

E tu, KEFFAI?