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Non sia mai che Altrapsicologia ci passi sopra, ai progressi della professione. E così diamola, questa buona notizia: da un ricorso dell’Ordine Psicologi Veneto contro la Regione Veneto esce un risultato storico… beh, non proprio storico. Un risultato, ecco.

I fatti: la Regione Veneto delibera nel 2010 il suo ‘Progetto Obiettivo per la Salute Mentale”. Si tratta del famoso POSM (Delibera Giunta Regionale n.651 del 9 marzo 2010), un documento importante, perché definisce la programmazione per il triennio successivo delle iniziative socio-sanitarie per la salute mentale.

Alla costruzione di questo progetto partecipano tutti: dalla politica alle parti sociali agli operatori del settore, il modello veneto prevede la compartecipazione. E qui entra in scena il nostro Ordine: per iniziativa di un gruppo di consiglieri riuniti nella Commissione Sanità, si apre – seppure tardivamente e a lavori quasi conclusi – uno spiraglio per dire la nostra come categoria. Questo genera non pochi malumori fra chi è presente da anni ed ha partecipato con assiduità ai tavoli preparatori, e si trova all’improvviso a fare i conti con nuove richieste di modifica e integrazione. Ma alla fine l’Ordine Psicologi insiste per far recepire le proprie istanze.

Un punto particolarmente dolente resta però insoddisfacente: alla possibilità di accedere ai ruoli dirigenziali pubblici più elevati sono ammessi solo i medici psichiatri. Si tratta dei ruoli di direzione delle unità operative complesse e dei Dipartimenti di Salute Mentale, nella versione finale del POSM viene limitata ai soli medici psichiatri.

Attenzione: stiamo parlando sempre di strutture pubbliche, delle ASL, e di ruoli dirigenziali, quindi dipendenti pubblici che operano con ruoli di responsabilità nei servizi.

Una situazione che va contro ogni ragionevole considerazione di prassi, perché nella realtà concreta gli psicologi e gli psichiatri gestiscono in ruoli dirigenziali moltissimi servizi pubblici e unità operative in Veneto.

Per farla breve, l’Ordine Psicologi Veneto decide di promuovere un ricorso. Competente è in questo caso il Presidente della Repubblica. Il ricorso attraversa le varie fasi procedurali ed alla fine ha esito positivo: il 12 Giugno 2013 viene emesso un Decreto del presidente della Repubblica (2013 06 12 Decreto ricorso POSM) che impone l’annullamento di questo dibattuto provvedimento della Regione Veneto.

La motivazione è interessante: il DPR dice che l’annullamento deve operare perché la Regione Veneto non ha sostenuto con adeguate motivazioni la limitazione ai soli medici psichiatri dei posti di dirigente di struttura complessa, a fronte di una prassi di organizzazione dei servizi in cui la psicologia clinica e la psicoterapia sono parte integrante del sistema della salute mentale.

Ma dice anche un’altra cosa: la Regione Veneto avrebbe comunque titolo, volendo, ad intervenire in materia limitando l’accesso al ruolo a determinati profili. Ma dovrebbe farlo con adeguata istruttoria.

Una vittoria con una faccia oscura, dunque: il DPR sancisce nero su bianco che le Regioni hanno l’autonomia per decidere limitazioni dei profili professionali che possono avere accesso a ruoli dirigenziali.

Quale peso generale per la professione può avere una sentenza del genere?

Se ne sentono di tutti i colori, su questo punto. Posto che non se ne può fare una valutazione oggettiva, perché il ’peso politico’ delle sentenze non è cosa direttamente misurabile, possiamo dire che si è affermato il principio per cui anche gli psicologi, nell’ambito della salute mentale in Veneto, possono accedere a dirigere unità operative complesse e Dipartimenti di Salute Mentale.

Il che significa che gli psicologi possono accedere a ruoli altamente strategici per l’organizzazione della salute mentale. Che possono definire delle direzioni. Che possono infestare ed arricchire di psicologia i servizi e i territori sui cui insistono.

Ma occorre anche un minimo senso della misura. Non siamo di fronte ad una rivoluzione. Non è l’affare del secolo. Non avrà ricadute miracolose sull’intera categoria. Non è una vittoria con la ‘V’ maiuscola.

Si tratta di un provvedimento che riguarda circa 65 psicologi in tutto il Veneto, stando ai dati del ‘Report per la Salute mentale del Veneto 2010′, edito dalla regione Veneto. 65 psicologi dirigenti che potrebbero – forse, un giorno – aspirare a diventare dirigenti di unità operativa complessa. Magari pure di Dipartimento di Salute Mentale.

Ma le strutture per la salute mentale in Veneto sono 354 – afferenti ai vari Dipartimenti di Salute Mentale – e dentro ci lavorano moltissimi psicologi con eterni contratti in convenzione, il libera professione, o schiavi di progetti rinnovati di sei mesi in sei mesi, o ancora assunti tramite cooperative in modo del tutto strumentale al prestito di personale. Psicologi a cui questa porticina lasciata socchiusa non cambierà quasi nulla.

Quanto alle strutture del privato sociale che lavorano in convenzione offrendo una presa in carico completa del paziente (comunità residenziali, centri diurni e altri servizi affini), la ricaduta in termini occupazionali per gli psicologi dipende da ben altri fattori che dalla possibilità che dei dirigenti possano o meno accedere a ruoli di ulteriore responsabilità.

Fortunatamente – lo dico dalla posizione di chi ha un ruolo di responsabilità in una cooperativa privata convenzionata – il privato sociale vive di logiche del tutto diverse da quelle delle strutture pubbliche, sebbene alcuni colleghi dirigenti pubblici non se ne siano ancora fatti una ragione e siano convinti che quel che succede a loro, magicamente influenzi il mercato professionale intero.

Ecco, quindi: 65 psicologi li abbiamo sistemati con l’ipotesi – eventuale e tutta da dimostrare – che qualcuno potrebbe anche riconoscergli una dirigenza di struttura complessa. Adesso ce ne mancano solo altri 8600.

Il più è fatto!