Gli psicologi sono di nuovo in fibrillazione. La Regione Veneto ha appena avviato una sperimentazione sullo psicologo di base. Si susseguono in queste ore condivisioni di link, speranze, invocazioni e richiami ai rispettivi Ordini regionali.
Un film già visto, perché al contrario di quanto riportato dal Gazzettino, non è affatto vero che allo psicologo di base nessuno ci aveva pensato prima d’ora.
Trattasi di figura dai connotati quasi mitologici di cui si iniziò a parlare già nell’ormai lontano 2000, quando il prof. Solano diede vita alla prima, e credo più nota, sperimentazione sullo psicologo di base.
Da allora tante piccole esperienze territoriali si sono succedute (Federico Zanon ne fa una breve revisione qui http://www.altrapsicologia.com/psicologo-base-chiarezza/2013/10/ ) e più volte nel suo quadriennio di presidenza al CNOP il Dott. Palma si è espresso sull’assoluta necessità di prevedere la figura dello psicologo di base. L’ultima volta giusto qualche settimana fa, durante gli Stati Generali della Salute, stimolato dal nostro Nicola Piccinini (l’aveva raccontato qui http://nicolapiccinini.it/stati-generali-salute-dello-psicologo/2014/04/ ).
Ora l’iniziativa veneta, che funziona più o meno così: alcuni psicologi, già dipendenti ASL, per 3 mezze giornate a settimana affiancheranno i medici di base.
L’iniziativa è lodevole: è un innegabile vantaggio per il cittadino.
Se gli psicologi che in queste ore stanno dando visibilità all’iniziativa sono felici della possibilità di cui ciascun abitante veneto può godere, io sono felice con loro.
Se invece ad alimentare la contentezza è l’ipotesi che nel breve-medio termine da questa o da sperimentazioni simili scaturiscano concorsi e posti di lavoro per i giovani psicologi, non mi sento vibrare di particolare emozione ed entusiasmo.
La ragione è banale, pragmatica, cinica: chi paga? (E’ utile a tal proposito la lettura di questo articolo del Presidente Enpap Felice Torricelli http://www.altrapsicologia.com/chiacchiere-soldi-bisogni-sociali-chi-paga-la-psicologia/2013/10/ ).
Sono felice che i colleghi delle ASL sentano il dovere sociale di impegnarsi per rendere la psicologia più vicina ai bisogni delle persone, in un’ottica di benessere e promozione della salute. Come cittadina, come psicologa che vive la sua professione anche per il suo valore sociale, sono altrettanto felice: i cittadini veneti hanno una risorsa in più e l’immagine della mia professione può solo guadagnare da iniziative come questa.
Come libera professionista 31enne, invece, sento che il mio presente e il mio futuro occupazionale non cambiano: non ci sono nuovi concorsi all’orizzonte, la mia vita continuerà ad essere creatività, ingegno, promozione professionale, aggiornamento, collaborazioni, impegno.
Al di là della soddisfazione perché finalmente sembra almeno simbolicamente sia stata recepita una necessità, leggendo più a fondo, nel concreto mi sembra di notare due cose:
1) nessun “posto di lavoro” verrà presumibilmente liberato per questa attività, infatti il Veneto utilizzerà personale già impiegato.
2) Mi sembra da ciò che leggo che chi ha formulato il progetto regionale non abbia ben chiaro cosa faccia uno psicoterapeuta. Dato che si parla di psicologi psicoterapeuti ovviamente e non di psicologi e basta. Qualcuno ha informazioni diverse in tal senso?
3) lo psicoterapeuta si occupa di patologie psichiatriche a differenza di quanto affermato nel progetto regionale: ciò risulta evidente nelle parole <>
Anche perché non si capisce altrimenti cosa sarebbero queste:
“Lunga è la lista delle prestazioni effettuabili dallo “Psicologo di Base” e l’elenco dei disturbi da considerare: disturbi d’ansia, dell’umore, dell’adattamento, del sonno, della dipendenza in esordio da alcool o droghe e da gioco, disturbi depressivi transitori (come post diagnosi, lutti, post partum), da stress lavoro correlato, cognitivi in esordio; reazioni post traumatiche da stress (lutti, malattie, violenza); problemi relazionali e familiari; problematiche genitoriali, relazionali, di coppia e della sfera sessuale; problematiche degli stili di vita legate a malattie croniche.” (dal sito Regione Veneto)
Hai voglia a dire che lo psicologo di base si occupa solo di situazioni difficili pre-morbose: e che sono queste sopra?
Insomma, certamente l’iniziativa, dal titolo, potrebbe essere lodevole ma va certamente approfondito il senso e il contenuto di ciò che si sta facendo affinché non si trasformi in una macchietta.
Da psicologa non psicoterapeuta concordo appieno con l’osservazione di Alessandro. Praticamente tutti gli ambiti citati, fatta salva la valutazione dello stress lavoro correlato, fanno riferimento ad attività che solo un terapeuta può svolgere.
Conosco questa sperimentazione. parlaimo di un paio di psicologi in un piccolo comune del padovano. Esperimento riuscito? Che importa….già è stato chiuso. Nelle ULSS (così si chiamano in Veneto) tutto va fatto “isorisorse”, il che significa che utilizzeranno i colleghi già in organico e che al massimo semplicemente sposteranno da una sede ad un’altra, a piacere. Tanto già sono obbligati a fare straordinari non pagati. Il che, se pensiamo al plusvalore, significa schiavitù. End of the story
Ah! e dimenticavo….Sicilia docet…..tra un po’, quando la sanità diverrà al 49% con capitale privato, faranno pure i concorsi per counsellor, che si possono anche pagare di meno per fare lo stesso lavoro. o stanno già facendo in Inghilterra (counsellor: min. 23.000 sterline annue; psicoterapeuta: min. 36.000 sterline annue), dove però, non essendo la psicoterapia riservata agli psicologi e ai medici, i counsellor frequentano lo stesso corso dei colleghi psicoterapeuti ma si fermano dopo 1500 ore di formazione circa. Senza la proliferazione di corsi e corsetti che fa della nostra penisola un perenne corsificio inefficente e improduttivo.