(Mario Staino, Il re è nudo!)
Il tema dell’omosessualità continua ad essere di assoluto interesse per la nostra categoria: troppo spesso la psicologia viene utilizzata per avvallare opinioni o correnti ideologiche di tipo sociale, che possono trovare la loro legittimazione nel campo del dibattito ma non di certo nell’uso distorto della scienza psicologica.
Gli ordini professionali dovrebbero intervenire ogni volta che l’uso della nostra scienza e della nostra professione diventa improprio. Non per intervenire ideologicamente nel dibattito con altre ideologie, ma per chiarire che i confini entro cui ci muoviamo sono quelli del consenso della comunità scientifica, basato su una vasta messe di dati, studi e ricerche.
Se l’omosessualità non è considerata una patologia, è perché vi sono importanti ragioni scientifiche a favore di questa posizione.
Altrapsicologia ha una posizione da sempre molto netta su questo tema. L’abbiamo portata con azioni concrete nell’Ordine Lombardia, e attraverso i nostri rappresentanti abbiamo presentato anche all’Ordine Veneto una mozione perché l’ente si esprima a riguardo.
MOZIONE: POSIZIONE DELL’ORDINE VENETO IN TEMA DI OMOSESSUALITA’
Al Consiglio dell’Ordine Psicologi Veneto
Al Presidente
19 Maggio 2012
dai consiglieri
Anna Galiazzo
Stefania Vecchia
Federico Zanon
MOZIONE: posizione dell’OPV in materia di omosessualità
Cari colleghi consiglieri,
nei giorni scorsi si è tornato a discutere di omosessualità in termini che riteniamo discutibili e discriminatori, con l’avvallo di posizioni pseudoscientifiche supportate anche dal ricorso ad interpretazioni fuorvianti della scienza psicologica.
Ancora una volta, come avvenne due anni fa con il ciclo di conferenze di Joseph Nicolosi, esponente di spicco della corrente delle terapie “riparative”, che mirano a modificare l’orientamento sessuale da omo- ad etero-, l’omosessualità diventa oggetto di attenzione in quanto “problema psichico”, trattata come fosse un’entità nosografica.
Se ne è parlato nel corso del convegno AGESCI “Omosessualità: nodi da sciogliere nelle comunità capi”.
La trattazione del tema dell’omosessualità nel convegno ha provocato la reazione di moltissime associazioni e organismi, fra cui l’Ordine Psicologi Lombardia che, oggi come due anni fa, ha saputo prendere ufficialmente posizione in favore di una visione dell’omosessualità come naturale variante della sessualità umana, priva di connotazioni psicopatologiche.
Con questa mozione, chiediamo che anche l’Ordine Psicologi Veneto intervenga sul tema nel primo consiglio utile, comunicando ufficialmente una posizione condivisa e, si spera, aderente alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Riteniamo che l’organismo regionale che rappresenta gli psicologi debba esprimersi con chiarezza, portando il proprio contributo culturale nei termini di:
– una visione laica dell’omosessualità
– che liberi il campo da ogni collegamento con la patologia psichica, i disturbi dell’identità di genere o la pedofilia
– che chiarisca che l’orientamento sessuale omo- o etero- non può essere oggetto di modificazione indotta attraverso interventi psicologici.
Informiamo che qualora l’Ordine Veneto non assumesse una posizione in merito, o la assumesse in modo discordante dalla nostra proposta,interverremmo comunque nel dibattito a titolo personale come singoli consiglieri dell’Ordine, per specificare le nostre posizioni, con una visione che abbiamo condiviso all’interno della nostra associazione professionale Altrapsicologia, espressa in QUESTO ARTICOLO.
Stefania Vecchia
Anna Galiazzo
Federico Zanon
Allegati:
Per consentire una migliore conoscenza dei fatti oggetto di questa mozione, alleghiamo:
– Due articoli di Repubblica- AGESCI e omosessualità
– AGESCI e omosessualità- atti del seminario
– Dichiarazioni del segretario dell’Ordine Lombardia sul tema dell’omosessualità
Io credo che tutti gli ordini debbano essere chiari su questo argomento: dopo il convegno agesci c’è stato un gran parlare di omosessualità e continua ad essere tutto apparentemente political correct, però sotto sotto se leggi fra le righe capisci che il pensiero che sta dietro al “bisogna rispettarli” è un pensiero che faresti con una minoranza etnica: “bisogna rispettare gli indiani nelle loro riserve, che non fanno male a nessuno”.
Mentre qui stiamo parlando di qualcosa che non dovrebbe più essere un fattore che include in una specie di categoria sociale, nosografica o meno: mica di quelli con i capelli rossi o con l’allergia al polline diciamo “bisogna rispettarli per le loro scelte”!
Invece, lo diciamo dell’omosessualità. Si sente che c’è ancora l’idea che quella caratteristica è un discrimine rispetto al mondo dei *normali*
Sono d’accordo con quanto da Voi specificato in merito alla problematica dell’omosessualità.
Mi auguro davvero che l’Ordine del Veneto si attivi al più presto in questo senso.
Francesco Frasson
-Bravi, mi sembra un intervento che ci voleva, basta d’utilizzare l’approccio psicologico per discriminare o fare pseudo-scienza
Risiedo e lavoro da sempre in Veneto, ma sono iscritto all’Ordine Psicologi della Lombardia. Ora capite perché. Un saluto.
Sono proprio d’accordo con Gianni: sotto sotto la distinzione è ancora tanto presente. Normali e normali col “vizietto”.
Ma è davvero un problema di scarsa evoluzione? O c’è dell’altro? Forse anche l’OMS si è espresso con azzardo e confusione? sono domande.
Certo è che il comportamento omosessuale non è così innaturale, certo è che è poco funzionale alla riproduzione, la sua funzione non è ancora così chiara (soltanto ludica è riduttivo). Forse un segno dei tempi. Da un punto di vista socialmente pragmatico e assolutamente azzardato, un lusso che la nostra specie si può permettere. Metto da parte ovviamente, e volutamente, tutti gli aspetti emotivi, che allargherebbero ancora la discussione. Personalmente mi pongo molte domande, per fortuna sono su un altro piano dal fatto che l’omosessualità sia o meno una patologia. Certo, però, che l’esclusività della pratica mi fa pensare anche ad aspetti nevrotici…