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Gli emolumenti e i compensi per chi ha ruoli politici da sempre un tema delicato, spesso anche abusato e strumentalizzato nell’arena politica.

Il M5S ci ha costruito una discreta parte del proprio successo, ogni bar (ieri) o social (oggi che al bar non si va più) possono proseguire per giorni interi al grido ‘vergogna’ appena si parla di compensi dei politici.
E anche nella politica professionale degli psicologi i compensi per consiglieri di Ordini ed ENPAP sono sempre un argomento utilizzato nelle campagne elettorali.

Nessuno poi rinuncia o riduce i compensi quando ha un incarico politico e potrebbe farlo.
Ma tant’è: il compenso troppo alto o inappropriato è sempre quello degli altri, mai il proprio.

Sulla nascita e la natura delle indennità consiglio vivamente di leggere questo articolo (https://www.federicozanon.eu/il-triste-mestiere-del-politico-ad-ore/) molto interessante scritto da Federico Zanon.

ESISTE UN MODO PER ESSERE OGGETTIVI? Questa è una domanda che tutte le aziende si fanno, per trovare retribuzioni per i propri collaboratori che siano eque e premiali dei risultati.
Purtroppo è più raro che a farlo siano le pubbliche amministrazioni.
Io ho voluto provarci e ho cercato di dare un contributo alla revisione nazionale dei compensi per i consiglieri degli Ordini degli Psicologi, dato che si stava procedendo alla revisione senza usare criteri oggettivi.

COME FUNZIONAVA FINORA? Il sistema di determinazione dei compensi dei consiglieri degli Ordini previsto dal CNOP fin dal 2006, e in vigore fino a qualche settimana fa, riguardava solo le 4 Cariche degli Ordini Regionali.
Era previsto un importo per il Presidente e un altro importo, sensibilmente più basso e uguale per tutti, per VicePresidente, Segretario e Tesoriere.

Un dato salta subito agli occhi: non è sensato attribuire lo stesso compenso a tre ruoli che svolgono compiti totalmente diversi.

Si pensi anche solo al Tesoriere: in assenza del Dirigente, per normativa svolge le funzioni del Direttore, ovvero il ruolo apicale Amministrativo, con importanti responsabilità anche sulla gestione dei soldi dell’Ordine e un carico di lavoro operativo importante.

Gli importi poi erano stabiliti sulla base del numero degli iscritti con una logica a scaglioni. In questo modo, anche una sola quota in più (150 Euro) nelle Entrate determina, tra uno scaglione e l’altro, un aumento della retribuzione e dei costi (Uscite) in modo discontinuo e completamente sproporzionato.

Questi sono solo alcuni dei vizi presenti nel precedente sistema, e a cui si è cercato di porre rimedio.

IL NUOVO ALGORITMO DEI COMPENSI. Algoritmo è una brutta parola, che richiama la robotica e i computer. Ma significa semplicemente “calcolo”, “operazione matematica”, come quelle che imparano i nostri figli e i nostri nipoti a scuola.

L’algoritmo per i compensi dei consiglieri è un calcolo matematico per arrivare a determinare il compenso finale di presidenti, vicepresidenti, segretari, tesorieri e consiglieri in base ad alcune variabili che riteniamo importante considerare.

Si parte dall’ipotesi di riconoscere un importo almeno in virtù di due elementi: la responsabilità professionale (se sei il rappresentante legale sei responsabile degli errori di tutti quelli che lavorano nella struttura) e il carico di lavoro (il lavoro che fai materialmente, ovvero quanto produci).

Negli ordini questi due elementi si esprimono concretamente in alcune variabili che possiamo quantificare: la grandezza del bilancio, la presenza o meno di dirigenti, il numero di dipendenti, il numero di iscritti comportano responsabilità e carico di lavoro diversi.

Ho quindi provato a costruire un algoritmo che tenesse in considerazione queste ed altre variabili, e che premiasse anche una gestione più virtuosa (cioè una gestione che tiene bassa la quota chiesta agli iscritti a parità di complessità del lavoro svolto).

Ho anche tenuto conto delle metodologie utilizzate in ambito aziendale per costruire le retribuzioni, un argomento molto dibattuto nel mondo del management. Per farlo ho utilizzato alcune delle linee guida internazionali.

LE VARIABILI CONSIDERATE. Il nuovo sistema per determinare gli emolumenti considera queste caratteristiche:

(1) gli obblighi legali derivanti dall’incarico ricoperto (responsabilità di ruolo)
(2) il carico di lavoro, le attività lavorative effettivamente svolte (la produttività e l’impegno di tempo)
(3) il grado di complessità dell’Ente all’interno del quale si opera (il contesto).
(4) la sostenibilità economica per l’Ente della spesa totale in compensi
(5) l’incentivazione della performance, il premio ai risultati oggettivi misurabili
(6) la riduzione al massimo della discrezionalità, per evitare che i compensi siano stabiliti in base a criteri soggettivi dagli stessi che li devono ricevere.

IL FUNZIONAMENTO CONCRETO DELL’ALGORITMO. Concretamente, l’algoritmo funziona inserendo i valori di ciascuna delle variabili descritte nel paragrafo precedente.

C’è un tetto massimo di spesa per gli emolumenti delle quattro ‘cariche’ dell’Ordine, che è proporzionale alle entrate in modo che sia sempre matematicamente sostenibile: la spesa non potrà mai superare una soglia predefinita intaccando il bilancio in modo sproporzionato.

Tale spesa è anche proporzionale al numero dei dipendenti presenti nell’organico dell’Ordine, ma fino al limite di spesa per il personale del 35% del bilancio . Oltre questo limite, avere ulteriore personale è considerata inefficienza e questo blocca l’aumento degli emolumenti di chi governa politicamente.

Stabilito l’importo massimo per gli emolumenti, questo viene ridotto se l’Ordine ha un Dirigente in organico, che assume i carichi di lavoro che altrimenti sarebbero delle quattro cariche. In questo modo gli importi complessivi vengono ridotti del 10% a Presidente, VicePresidente, Segretario, e del 50% al Tesoriere, il cui ruolo cambia radicalmente non dovendo più svolgere la funzione di Direttore.

L’importo massimo risultante viene poi diviso fra le cariche in questo modo:
– il 40% sulla base del Ruolo ricoperto, di cui: 37,5% per il Presidente, 25% per il Vice Presidente, 18,75% per Tesoriere e Segretario (che con la presenza del Dirigente hanno caratteristiche diverse, ma responsabilità analoghe).
– il 30% viene variato sulla base del numero di iscritti, in modo direttamente proporzionale e non più a scaglioni, così che la variazione della spesa sia continua e non discontinua.
– il 30% viene variato sulla base dell’importo della quota di iscrizione, in modo inversamente proporzionale: se il Consiglio aumenta la quota, le indennità si riducono. In questo modo viene premiata l’efficienza e la riduzione della quota, e si elimina la possibilità che un consiglio aumenti le quote per pagare di più se stesso.

Il sistema prevede poi la possibilità di inserire un’indennità fissa anche per i Consiglieri. Questo permette di regolare i costi a priori, evitando che le riunioni e i rimborsi spese non rappresentino più una variabile di costo imprevedibile.

Le indennità fisse anche per i consiglieri combattono il malcostume, presente in alcune regioni, di far figurare ufficialmente emolumenti bassi per dare agli iscritti una falsa e manipolativa idea di sobrietà, per poi pagarsi con molti ‘gettoni di presenza’ e rimborsi spese affondati nel bilancio in modo non trasparente.

Il caso della precedente gestione in Sicilia era emblematico: 7.500 Euro di indennità dichiarate sul sito, e un Consigliere che arriva a prendere 30.000 Euro tra gettoni e rimborsi che invece non sono dichiarati sul sito.

Stessa cosa in Campania dove a partire dalla precedente gestione a fronte di un’indennità bassa, i consiglieri potevano aggiungere fino a 30 gettoni e nel caso del presidente si arrivava a 60 gettoni.

Seguendo questa logica, in ogni caso le indennità delle quattro cariche assorbono completamente i gettoni di presenza, che non vengono più erogati.

Un presidente riceverà un fisso onnicomprensivo senza duplicazione di retribuzione per attività che fanno già parte del suo ruolo, come la partecipazione ad un consiglio.

I PUNTI FORTI DEL NUOVO METODO. A mio avviso il principale punto di forza è l’oggettività: questo algoritmo sottrae alla discrezione soggettiva la scelta di quanto remunerarsi.

Il metodo è nazionale e chi lo adotta è certo di usare un sistema di calcolo oggettivo e basato sulle reali responsabilità e carichi di lavoro di ciascun consigliere.

Inoltre, determinare gli emolumenti ‘in continuo’, ogni anno, sulla base del numero degli iscritti, dei dipendenti, della presenza del dirigente, delle quote, del volume di bilancio gestito permette di avere una spesa sempre proporzionata alle reali caratteristiche dell’Ente pubblico.

L’algoritmo può aggiornare costantemente gli emolumenti ogni anno, così che siano sempre finemente proporzionate al reale carico di lavoro e responsabilità e ai risultati. Ho testato il suo funzionamento simulando scenari diversi e si è dimostrato capace di garantire la sostenibilità per i prossimi 20 anni.

Peraltro non è vero, come sostenuto da alcuni, che questo nuovo metodo aumenti gli emolumenti. Anzi, per alcune regioni è esattamente l’opposto: in Lazio, Ordine regionale di cui sono presidente, con l’adozione dell’algoritmo abbiamo avuto una riduzione complessiva dei Costi delle 4 Cariche di circa 15.000 Euro.

L’effetto pratico è un aumento delle indennità in quelle realtà in cui strumentalmente le indennità ‘ufficiali’ erano basse, ma erano presenti retribuzioni ‘occulte’ sotto forma di rimborsi spese e simili.

Infine, questo sistema è trasparente: qualunque iscritto potrà conoscere come vengono determinate le spese relative alla parte politica, e potrà quindi criticarne il razionale a partire dal metodo invece che dal sentimento.

PICCOLA DIGRESSIONE FINALE

Spesso si è parlato dei costi della ‘Politica’ derivanti dalle indennità di Deputati e Senatori. Il Movimento 5 Stelle ha costruito una parte della sua fortuna politica su questo tema.

Ora mi domando: saremmo contrari a collegare le retribuzioni dei nostri parlamentari a parametri oggettivi come l’aumento o la riduzione del PIL, del Debito Pubblico, dell’occupazione e disoccupazione, dell’Inflazione?

Quanti di noi sarebbero disposti ad aumentare le indennità dei Parlamentari se questi garantissero risultati tangibili?

Magari un giorno si arriverà a capire che un algoritmo potrebbe essere un valido contributo alla risoluzione di una parte dei problemi del nostro Paese.