AltraPsicologia apprende con profonda costernazione che il presidente dell’Ente di Previdenza degli Psicologi, Angelo Arcicasa, è indagato dalla Procura di Roma per truffa aggravata in relazione alla compravendita del palazzo in via della Stamperia a Roma, palazzo comprato e rivenduto nello stesso giorno con una differenza di prezzo superiore a 18.000.000 di euro.
Questa vicenda è stata oggetto di scandalo già nell’inverno scorso, quando notizie di stampa al riguardo scossero non poco il buon nome della nostra categoria professionale presso l’opinione pubblica, ed è stata alla base dell’attivazione di una petizione (a cui parteciparono oltre 8.000 colleghi), da parte della nostra associazione, per chiedere le dimissioni del dr. Arcicasa e dell’intero Consiglio di Amministrazione che ha gestito quella sciagurata compravendita.
Purtroppo né il dr. Arcicasa né i dr. Burroni, Moscara, Petrolo e Vezzoli, membri del Consiglio di Amministrazione, hanno voluto dare ascolto alla richiesta di così tanti colleghi ed oggi siamo nuovamente a dover far fronte ad uno scandalo che inficia pesantemente l’immagine pubblica della nostra categoria professionale investendone gli organi di rappresentanza in una fase delicata come quella che precede il confronto elettorale.
Confidiamo che la magistratura faccia luce fino in fondo e ribadiamo che non accetteremo nessun attacco gratuito alla nostra professione, che provenga dall’interno o dall’esterno della categoria, ed agiremo per impedire che sul solco di queste vicende si inneschino ulteriori situazioni di rischio per la legalità e il buon nome degli Psicologi italiani.
Il Presidente
Felice Damiano Torricelli
Ecco, bravi colleghi che vi siete astenuti al 75-80% (queste le percentuali di astensione) e che avete permesso alle solite consorterie di occupare militarmente le nostre istituzioni! La responsabilità è solo vostra di questa schifezza. La prossima volta che ci saranno le elezioni (il 26 gennaio), alzate il culo e andate a votare.
Ecco, Luigi esprime, in termini “vivaci” :-), la stessa cosa che penso io: i problemi si risolvono solo attivandosi personalmente per farlo.
E, a volte, basta anche meno di quello che si pensa.
L’astensionismo massiccio degli psicologi libero-professionisti rispetto alle future modalità con cui verrà gestita la propria pensione è preoccupante. Informarsi si può, cambiare alle prossime elezioni pure.
Se non ora, quando ?
assolutamente daccordo con Luigi D’elia, alzate (alziamo) il culo e si vota seriamente stavolta… non voglio quegli assalti al seggio, votiamo serenamente, non voglio vedere quelle scene che ho visto alle precedenti elezioni.
Per circa 40 anni ho organizzato a la spezia incontri di psicologi (come Sips, come Aupi, come asl, come esseri umani…)e, mai, dico mai, ho visto rispondere agli inviti più del 10% degli invitati. Ora mi sono un po’ rotto le palle e coltivo un orto. Non sono però più disposto a sentire lamentele su come vanno i nostri organi istituzionali (sindacato, ordine, enpap) perchè vanno com’è inevitabile che vadano, cioè a schifo. Facciamo un mestiere dove “far prendere coscienza” di ciò che non va ai nostri pazienti è il primo passo per il cambiamento. Vediamo se questo sfacelo di rappresentanza istituzionale potrà servire a noi psicologi a prendere coscienza che quel che succede è solo responsabilità nostra.
Buonagiorno, vorrei da una parte commentare la fine del video del TG7, Arcicasa ha detto: con questo acquisto ci siamo avvicinati al potere. Ha perfettamente ragione! Ora tocca a noi darci da fare. Quando il 10% della categoria sarà almeno inquisita. Potremo dire, con soddisfazione, che siamo molto vicini al potere ed alla l’italica filosofia ad esso sottesa.
Al di là di questa scemenza, vi sottopongo invece una richiesta più seria: quale potrebbe essere l’iter per dare diritto agli psicologi (o agli altri professionisti con partita IVA) di scegliere il proprio ente previdenziale? In altre parole, perché non si da la possibilità di entrare nell’INPS?
Io non me ne intendo. Ma mi pare una follia che lo stato mi obblighi, in quanto psicologo professionista a regime di partita IVA a versare i contributi ad una specifica “ditta” privata che, in regime di non concorrenza, fa un po quel che gli pare, con l’alibi che è democratica.
Io sono uno di quelli che si astiene dal votare. Ma a chi dovrei votare? Chi li conosce? Voto quello che mi sembra bello? O quello che parla meglio? O magari quello che riesce a presentarsi come più onesto? E che garanzie ho?
Potrei votare Felice Damiano Torricelli, si cura di informarci ed è sicuranmente meritorio. Ma perché dovrei fidarmi (senza offesa, se non lo conosco…)
Non ho fiducia in Arcicasa, ma sono talmente lontano dai fatti che potrebbe anche essere un onesto sprovveduto e, come tale, migliore degli altri.
Siamo seri, queste votazioni servono solo a far si che pochi, grazie a quel 20% di votanti, si dividano il privileggio di gestire i ns poveri soldini.
Si potrebbe chiedere che, finché alle votazioni non si presenta il 50%+1 degli aventi diritto, le elezioni sono sono valide e l’ente va commissariato.
Ma chi dovrebbe proporlo?
Facciamo una raccolta di firme? Chi è d’accordo?
No, secondo me, l’unica è la possibilità di scelta. Probabilmente se ci dessero l’opportunità sdi andare all’INPS, l’80% dei soci, ovvero gli astenuti come me fuggirebbe dall’ENPAP. Questa sarebbe democrazia!!!
Scusate la olunghezza, ho scritto di getto.
Buongiorno a tutti
Caro collega, noto che sei particolarmente disinformato. E’ una legge dello stato che ci obbliga ad essere iscritti all’ENPAP. . Oggi non ce lo possiamo più permettere dopo quanto accaduto di essere astenuti e disinfomati come te. E’ semplicemente un atto di complicità
http://www.altrapsicologia.com/essere-complici/2012/12/
Ti prego di informarti e di votare
Ah, dimanticavo, qui trovi molte risposte http://www.elezionienpap.it/ebook/
A Luca dico, innanzitutto che, essendo una Legge dello Stato che ci obbliga a versare all’Enpap i nostri soldi, la strada per cambiarla è un po’ lunga. Bisognerebbe candidarsi in Parlamento, trovare una maggioranza che ci permetta di avere dal Capo dello Stato l’incarico di formare il Governo, quindi fare un Disegno di Legge che modifichi l’attuale Legge e, infine, farla approvare dai due rami del nostro Parlamento (con uguale testo).
Sul tema poi “a chi dare la fiducia se non conosco nessuno…”, proporrei di cercare di cominciare a conoscere qualcuno, andando alle riunioni e annoiandosi a sentire spesso considerazioni inutili: non è che in questo modo si raggiunga la certezza della fiducia, ma ci si può avvicinare. L’essere umano non ha certezze, ma solo possibilità di avvicinarsi a qualcosa che somigli a delle certezze. Infine, una considerazione noiosa: in democrazia, quando non si è soddisfatti di chi ci governa, o quando chi credevamo meritasse la nostra fiducia e ci ha deluso, c’è la possibilità di mandarlo a casa e di ri-puntare su altri.
Ciao caro Luca. Scusa il paternalismo, ma questo abbassamento di temperatura temo abbia fatto danni al mio orto e sono un po’ depresso. Cercherò un bravo psicologo. Roberto Sbrana
Buonasera, sono lieto di ricevere risposte da chi è sicuramente più informato e addentro di me…
A Luigi, invito a comprendere meglio le mie argomentazioni (seppur mi sia dilungato…).
A Roberto che mi pare mi abbia compreso meglio, al di là che sono preocupato per il tuo orto. (speriamo che il freddo non abbia fatto troppi danni. Spero che tu abbia piantato anche i così detti broccoli di Natale, il freddo gli giova.)
Il fatto è un altro: io non credo che sia utile informarsi, non nel modo che dici tu.
In Italia non c’è contradittorio in politica, figurati in queste cose. Mi spiego meglio. L’ultimo incontro con una cosa organizata dagli organi direttivi dell’ENPAP, io sono arrivato in ritardo, risparmiandomi il pippone sulle ragioni di Arcicasa ma ho sentito il riassunto di colleghi e colleghe: tutti più o meno all’unisono, intonavano: “…ma è stato spiegato con chiarezza che, seppure ci siano state delle leggerezze, la storia della palazzo della Stamperia è stato un ottimo investimento: c’è la banca che paga il fitto e poi l’avremo completamente e lussuosamente ristrutturata…” In altre parole, a torto a ragione, se la sono bevuta. Mi piacerebbe vedere un contraddittorio tra Arcicasa e Torricelli.
Ma, comunque non avrei la certezza di capire dove è il torto e dove la ragione, bensì dov’è la miglior capacità dialettica.
Ricordo che gli Italiani, nel ’94 hanno votato convinti e compatti un uomo che si peresentava come l’imprenditore di successo della nuova classe dirigente, e ora sappiamo chi sia (ma ancora prende voti) …anche nel ’98 gli italiani hanno creduto di votare un blasonato professore bolognesde e, invece, hanno votato l’ex presidente dell’IRI nonché ex ministro democristiano.
E questa scarsità di informazioni malgrado fossero candidati premier, sotto la luce dei riflettori internazionali.
Malgrado ciò abbiamo votato senza riuscirci a capire granché.
Concludendo, la scelta per me è solo tra ente previdenziale a gestione unitaria statalista e monolitica (da CCCP) oppure il completo libero mercato, dove scelgo e Arcicasa o chicchesia non deve solo convincermi, bensì anche fare bene il proprio lavoro, se no si trova senza nemmeno un iscritto.
Serve una legge dello stato? Non mi pare un ostacolo insormontabile da parte di chi vuole investire tempo e denaro in un utile scopo.
Chiediamo un interrogazione parlamentare. Non bisogna fare un referendum per quello, basta un portavoce dell’ordine degli psicologi.
Questa gestione sedicentemente “democratica” è solo lotta a chi cerca di strappare i voti all’altro, in un regime di demagogia.
E chissà perché, chi critica lo fa contro l’attuale presidente, mai contro la filosofia sottesa.
Facendo un ulteriore paragone con la politica, mi pare simile al discorso del porcellum: tutti lo criticano e si sfidano alle urne, ma tutti sanno che è meglio che andare alle urne con il porcellum, gli conviene.
Similmente, si critica Arcicasa ma nessuno dice “buttiamo all’aria il tavolo…” Bensì sediamoci a quel tavolo al posto di Arcicasa.
…così la penso.
Saluti e grazie dell’interessamento.
La prossima volta studierò meglio prima di parlare così magari mi decido a darmi da fare per abolire la rigida determinazione dell’ente di previdenza e magari anche gli pordini professionali (anche quelli: o sono statali o dovrebbero essere in regime di concorrenza…)
Notte davvero
Luca, cosa ti fa pensare che io non abbia compreso, il fatto è che semplicemente non sono d’accordo con la tua impostazione. O meglio, capisco tutti i tuoi interrogativi, ma contesto principi e metodi di fondo.
Ti riconosco uno sforzo nel tentativo di reperire le informazioni utili per decidere, ma le tue fonti appaiono piuttosto scarse.
Per entrare nel merito di quanto dici, tu lamenti da un lato l’impossibilità di comprendere quale candidato è meglio di un altro, e dall’altro contesti radicalmente la sussistenza stessa di ente e ordine.
Strano destino questo di noi psicologi, che passiamo la vita ad aiutare persone a decidere per il meglio, a vivere al meglio nella realtà che hanno e a farci i conti, a discernere tra desiderio e realtà, e poi per le scelte che ci riguardano come professionisti ci insabbiamo sulle identiche questioni: principio di realtà versus principio del piacere.
Sul tema delle migliori decisioni ti rimando ad un prossimo articolo che ho già scritto e che uscirà a breve che tratterà proprio il tema di come votiamo noi psicologi.
Sulla questione di come sarebbe bello fare a meno dei nostri carrozzoni parassitari, come darti torto, ma un discorso del genere per me vale come affermare l’ingiustizia della fame e della guerra nel mondo, ma detto questo non mi sposta di nulla la mia realtà, anzi la rende più infelice, più frustrante.
Molto meglio associarmi ad altri colleghi (evenienza questa per noi psicologi già difficilissima…) e provare a cambiare le cose dall’interno con obiettivi realistici (cosa che ad esempio facciamo qui e motivo della nostra esistenza come associazione). Solo che nel momento in cui mi rendo conto che per cominciare a vedere i primi cambiamenti ci vogliono almeno 10 anni, forse preferirei rifugiarmi di nuovo nella lamentela di come è ingiusto il mondo. E siamo daccapo a 12…
L’alternativa si costruisce andando al mulino e sporcandosi di farina, impegnandosi in prima persona, ritirando la delega in bianco che ingenuamente avete dato fino a questo momento, incontrando le stesse fatiche e frustrazioni che abbiamo fin qui incontrato noi. Certo doveva scoppiare uno scandalo per rendervi conto (noi sono da quando siamo nati che lo diciamo), ma non importa, meglio tardi che mai.
Salve Luigi,
giusto per capirci, tra di noi c’è una differnza sostanziale: mentre tu vorresti assumere, o far assumere a persona di tua fiducia, il ruolo di Arcicasa; con tutti i vantaggi connessi, tra cui quello dello scarso controllo sia dal basso (psicologi), sia dall’alto (Stato) io mi limito a sapere che non otterrò nulla di buono dall’ENPAP. E’ una tassa come altre, ingiusta come alcune; che lo stato, per giochi di potere, mi obbliga a pagare per alimentare un sistema clientelare.
In Italia è poco utile fare discorsi di onestà (te lo dice uno che ha SEMPRE emesso fattura). Siamo un paese corrotto, non abbiamo l’idea di società come bene comune e non faremo mai nulla nel’interesse de “gli altri”.
Mi spiace dirlo ma tu ne sei la dimostrazione.
Non parli di un programma, non miri alla trasparenza, non vuoi una liberalizzazione (che, se ben fatta, darebbe un potere immenso ai soci, altro che votazioni e “deleghe in bianco”) e nemmeno ad un commissariamento.
Miri a sovvertire il potere/privileggio per istaurarne un altro a te più simpatico.
Almeno non dire che lo fai per gli altri.
Tu dici che abbiamo firmato, ingenuamente, una delega in bianco?
Mi sa che l’ingenuo sei tu: se non ci fosse un insano obbligo di sottoporsi a rapina quanti psicologi conosci che si iscriverebbero all’ENPAP.
Scusami, secondo me più che esserci, ci fai (l’ingenuo).
Buonanotte
Luca, senza che facciamo ripetizioni, leggiti la risposta di Luca Pezzullo qui sotto, vale come la mia. Lui è molto più bravo e paziente di me.
Una precisazione: io personalmente non mi candido, ma appoggio i colleghi di AltraPsicologia che lo fanno e che conosco da anni come persone oneste e capaci. Programmi e ebook informativi sono disponibili su questo sito e su elezionienpap.it per chi si vuole informare. Passo e chiudo,
Ciao Luigi, qui non si tratta di essere pazienti e bravi, si tratta di leggere.
Cosa precisi a fare che non ti candidi? Ho scritto nero su bianco: “far assumere a persona di tua fiducia, il ruolo di Arcicasa”
A cosa serve rispondere senza prima prendersi la briga di leggere?
Ad ogni modo in te, stare tranquillo, …i tuoi amici ce la fanno a conquistare il “Potere”!!!
Ciao
A Luca dico: sei andato a sentire Enpap che parlava per bocca degli attuali dirigenti. Forse, la fonte non è la più indicata per capire le cose. Va bene ascoltare tutti, ma il contraddittorio, come dici tu, può farlo solo chi dirigente non è. Sarebbe come andare a chiedere a Fiorito di spiegarti come mai mancano dei soldi dal finanziamento pubblico ai partiti…. Gli attuali dirigenti ti hanno detto: “…mi è stato spiegato con chiarezza che, seppure ci siano state delle leggerezze, la storia della palazzo della Stamperia è stato un ottimo investimento.” Cerchiamo di capirci: qui non stiamo parlando di buono o cattivo investimento. Se è per questo, anche comprare eroina in Laos o in Birmania e rivenderla qua in Italia è un buon investimento. Il problemino è che è proibito comprare e vendere eroina. E’ un reato. La Magistratura romana sta cercando di capire se nell’operazione Stamperia c’è stato o non c’è stato un reato; un reato che si chiama “Truffa Aggravata”. Siccome siamo garantisti, aspettiamo che le indagini vadano avanti e, possibilmente, arrivino a provare la verità. Ne prenderemo atto. E auguriamoci di tirare tutti quanti un sospiro di sollievo. L’eleganza istituzionale, però, a mio parere, dovrebbe prevedere le dimissioni di chi è indagato, che dimostrerebbe un amore per categoria e per la nostra povera psicologia e non per se stesso. Non serve a nessuno spargere di Attak la sedia istituzionale. Stammi bene. Roberto Sbrana
Ciao Roberto, notizie dell’orto?
Allora, la colpa probabilmente è mia: sono dannatamente prolisso e finisco per non spiegarmi bene…
Ti posso dire che sono d’accordo con TUTTO quello che hai scritto.
Intendevo dire (e se rileggi lo ritrovi) che “andare alle riunioni a conoscere qualcuno” come hai scritto tu, serve a poco. I ns colleghi che hanno sentito i discorsi della dirigenza ENPAP, infatti, ne erano soddisfatti (In altre parole la rionione, anche se fatta da uno che ha ancora il sorcio in bocca, lo fa apparire onesto).
Io non ero presente. Se ci fossi stato, li avrei sicuramente messi in difficoltà con le tue stesse due argomentazioni, ovvero: a) è stato commesso un reato? b) anche se foste onesti, non apparite più tali. Le dimissioni sono atto dovuto!!!
Per il contraddittorio, intendevo tra chi “ha fatto” (Arcicasa) e chi “è insoddisfatto e propone altro” (Es. Felice Damiano Torricelli o Luigi D’Elia o, magari, te se hai programmi o progetti).
Ma i contraddittori in Italia sembrano essere politicamente disdicevoli (…chi oggi potrebbe proporli per smontare chi è al potere, rischierebbe domani di essere invitato a rispondere del proprio operato nella stessa sede).
Ti immagini che bello sarebbe un contraddittorio a tre: Monti, Bersani, Berlusconi? (secondo me ne uscirebbero uno peggio dell’altro ma, almeno, avremmo un idea chiara in testa, invece di farcela riempire con stupidi slogan).
…sbaglierò ma, come dicevo anche Luigi qualche minuto fa, non credo che da un ente conme l’ENPAP (e, in fondo, anche dall’ordine) uscirà mai qualcosa di buono!!!
Sono tasse inique e basta, anzi, diciamo che sono costi della professione come lo studio, la corrente o i libri e i test! Cosa fanno dei miei soldi le case editrici che mi vendono un libro? Similmente non so cosa ne fa dei miei soldi l’Enpap (e se lo sapessi magari nemmeno condividrei) come non so cosa se ne fanno del mio Irpef, IMU, IVA e quant’altro i politici…
Chi si candida all’ENPAP, similmente a chi si candida alla regione, al comune o alla provincia, dubito che taglierà privileggi (i privileggi, storicamente, li taglia chi non solo non si candiuda ma non ha in mente di farlo). Chi vuole essere eletto, più verosimilmente, si gioverà del gestire.
L’attuale situazione politica mi pare sufficientemente espicatica: noi abbiamo pagato un botto mentre le banche, la chiesa, gli scudati, le province, me multinazionali che evadono e gli altri poteri forti non sono stati toccati. E malgrado ciò chi aveva promesso e non ha mantenuto, forse si candiderà e lo voteranno in molti!!!
Come non mi candido e non faccio politica attiva, non lo faccio nemmeno per l’ENPAP.
Chi lo fa non può dire, semplicemente, che vuole sedere sulla sedia del suo osteggiato predecessore perché non prenderebbe nemmeno un voto. Ma da qui a passare per liberatori e salvatori, c’è un bel po di pudore da superare.
Ciao e buonanotte
Caro Luca, innanzitutto le notizie dall’orto: tragiche, perché non ho pensato a mettere i broccoli di natale. Pazienza. Sarà per l’anno prossimo. Sull’altro tema Enpap, ti dico che, approfittando del fatto che oltre ad essere psicologo sono anche uno pseudo musicista coetaneo di Vasco Rossi, mi hai fatto venire in mente “Il mondo che vorrei”… Non si può non essere d’accordo con quel che scrivi, perché è tutto vero. Forse la differenza tra te e me è solo anagrafica: nel 68 io avevo 18 anni. Ho provato, nel mio piccolo, a cambiare il mondo, assieme agli altri, ma non c’è venuto tanto bene. Prima, comunque, era peggio, te lo assicuro. Veniamo, con un minimo sforzo di serietà a parlar di Enpap: finchè la situazione legislativa è questa, credo sia il caso di darci da fare per ridurre al minimo i danni. Ho lavorato 32 anni in un Sert e la “riduzione del danno” so cos’è. Cercare di ridurre al minimo i danni di un mondo che è diverso da quello che vorrei non esclude, perché non è incompatibile, darsi da fare perché il mondo e le leggi cambino e siano un giorno diverse da quelle di oggi. Sono solo due piani differenti ed ugualmente importanti.
Non voglio un presidente indagato per truffa. Per ora, (se non è chiedere troppo) vorrei un presidente. Quando riusciremo, tutti assieme, ad essere liberi di non avere l’obbligo di avere un presidente, sceglierò e sceglieremo dove mettere i soldi per avere una rendita pensionistica dignitosa. Ora non possiamo.
Caro Roberto, dici cose molto condivisibili. Un presidente indagato per truffa non lo auguro a nessuno. Ma, dopotutto non presiede a nulla che condivido (seppure l’alimenti) e non ho nessuna garanzia che quello che viene dopo farebbe meglio. Alla fine che potere ho? il voto? Sai che paura gli fa a chi si è appena insediato?
No, mi dispiace dirlo ma un sistema sì fatto va vissuto come violenza o combattuto a priori, mi sento preso in giro quando mi parlano di votazioni democratiche per un ente che mi è imposto!!!
Saluti…
Caro Luca (mio omonimo),
comprendo da un lato lo “svacco”; dall’altro, però (e qui parlo di politica in generale, non di ENPAP), non sono convinto in generale che il “tanto peggio, tanto meglio”, e l’astensionismo a priori “perchè tanto è tutto uno schifo”, siano la soluzione per impedire a chi il potere lo gestisce di fare ciò che gli pare.
Anzi, spesso è proprio quello che lo facilita, perchè l’astensione è la delega più totale che si possa dare a chi il potere lo esercita…
L’astensionismo in politica, da sempre e in tutto il mondo, è il modo migliore per lasciare carta bianca agli altri, rivendicando al contempo una posizione di purezza ideale per sé… che però, a ogni effetto pratico, è implicta “collusione” con il sistema, che così si perpetua senza nemmeno disturbi.
Sono duro, nel mio giudizio ? Un pochino.
Da giovanissimo, mi astenni una volta alle elezioni politiche, col pensiero indignato del “tanto sono tutti uguali”; beh, mi sbagliavo di grosso: nessuno è perfetto, ma comunque non sono tutti uguali… non lo sono affatto, come abbiamo purtroppo imparato in questi anni.
E il mio astensionismo personale fu così, nel suo “supermicropiccolo”, una delle tante gocce che contribuirono a fare strada al peggio.
Intendiamoci: non è mai vero che una parte politica è tutta “scura” e l’altra tutta “chiara”, o semplificazioni del genere; ognuno, a questo mondo, ha il suo lato d’ombra.
Ma è altrettanto vero che, spesso, alcuni sono “meno uguali” di altri, e questo fa spesso una netta differenza.
Per tornare però adesso dall’empireo della politica nazionale a noi, all’ENPAP, e agli psicologi… ti devo correggere 😀
L’ENPAP NON è “una tassa”, ed è essenziale che noi per primi, come categoria, iniziamo a considerarlo diversamente: è, infatti, un obbligo previdenziale.
Ovvero, non sono soldi che dai a qualcun’altro, o allo “Stato”: sono soldi tuoi, che rimangono sempre tuoi, e che “accantoni presso l’ENPAP” per pagarti la tua futura pensione.
La tua futura pensione dipenderà da quanto avrai accumulato negli anni (montante). Si chiama “sistema contributivo”, e ormai tutti i cittadini italiani (psicologi o impiegati, camerieri o geologi) si pagheranno così la loro futura pensione.
Se non ci fosse l’ENPAP, semplicemente, pagheresti obbligatoriamente questa quota a un altro Ente previdenziale: con la differenza che probabilmente pagheresti molto, ma molto di più.
Adesso con l’ENPAP paghi infatti solo il 10% del tuo imponibile; se l’ENPAP non ci fosse, e tu fossi iscritto all’INPS, pagheresti il 27%
circa: quasi il triplo…
Fai i conti di quanto dovresti versare in tal caso.
E con la differenza aggiuntiva che dell’INPS non controlli assolutamente niente: l’ENPAP (come tutte le Casse Professionali) è invece gestito da colleghi eletti da colleghi, verso cui è quindi possibile esercitare – se lo si vuole – un controllo e una verifica più attenta e precisa, e che – laddove lo si decida – possono implementare forme di assistenza molto più focalizzate e specifiche sulle esigenze di categoria.
Però, fino a quando ci asteniamo in massa, il rischio che così non accada è sempre possibile.
I cambiamenti di gestione non avvengono “per miracolo”, ma solo “per impegno”.
Dell’ENPAP, ad esempio, puoi vedere i dettagli dei bilanci, vedere esattamente dove e come si investono i tuoi soldi, votare coloro che danno l’indirizzo di gestione, ecc.
Da questo punto di vista, è potenzialmente molto meglio dell’INPS.
L’importante è che si voti e si vigili (e la comunità professionale si deve assumere anche questa responsabilità) chi fornisce le maggiori garanzie (aldilà delle belle parole) che tutto questo avvenga in maniera il più possibile trasparente, chiara, condivisa.
E, francamente, non è un mistero che alcuni gruppi abbiano dimostrato da parecchi anni (anche ben lontano da elezioni) di aver messo la trasparenza “dura” al primo posto della loro azione di tutela professionale, e di aver “millimetricamente” rispettato le proposte condivise con i colleghi nelle precedenti elezioni (vedi l’esempio, chiarissimo, di come è stato trasformato l’Ordine Psicologi Lombardia da parte di AltraPsicologia in pochi anni… sono andati al “potere” e, invece di esserne cambiati loro, hanno cambiato in maniera palese le logiche di gestione dell’Istituzione: per me questo è un grosso test oggettivo, che vale più di mille parole :-D).
Questi colleghi si candidano ora a fare lo stesso, solido, “trattamento di revisione” all’ENPAP.
Se lo si potrà fare o meno, dipenderà anche dall’astensionismo, o meno, dei colleghi che ci versano dentro le loro pensioni.
Informarsi non costa niente, astenersi sì.
Ciao,
Luca
Ciao omonimo, rispondo a te e anche a Luigi che pare si scaldi subito …e abbiamo visto dalle risposte che da. 😉
Mai pensato “tanto peggio, tanto meglio”. Non mi sono mai astenuto dalle elezioni politiche (che sono un diritto/dovere).
Mi asterrò da quelle dell’ENPAP perché critico i presupposti ai quali tu aderisci quasi con entusiasmo.
Non voglio ripetere quello che ho già scritto, provo a fare un esempio:
Poniamo che L’Enpap sia un Ristorante.
Ce ne sono tanti ma lo stato dice che gli psicologi devono andare a mangiare lì.
Luigi D’elia avrà un bel dire nell’affermare che ciascuno di noi potrà scegliere la pietanza che vuole (tra quelle offerte nel menù).
Tu invece mi confiderai che speri che il RistoEnpap diventi della stessa gestione del RistoOrdinePsy, dove si mangia molto bene.
Infine mi dirai che qui si paga meno del ristorante INPS (ti ricordo che l’ENPAP prende anche il 2%del lordo e che l’INPS è in attivo, l’ENPAP non mi pare).
Probabilmente, tu e Luigi D’Elia sarete soddisfatti e satolli, io e forse Roberto Sbrana, difficilmente saremo entusiasti.
Personalmente per me questa è una violenza, in tal senso preferisco considerarlo un costo come la pigione dello studio, libri o altro.
Vogliamo davvero costruire un sistema migliore? Promuoviamo la modifica della legge che ci obbliga a stare con l’ENPAP. Se, come dici tu, l’ENPAP ha dei preggi, invece di perdere soci, li prenderebbe dalle altre categorie. Ma a quel punto diventa come una normale attività commerciale, chi gestisce male si trova senza clienti.
Concludendo, per me o c’è un solo ristorante pubblico in città (INPS) oppure, se non è di disturbo a nessuno, io vorrei poter “scegliere” cose fare della mia previdenza che lo stato, giustamente, mi obbliga a costruire.
Siamo tutti d’accordo per pruomuovere la democrazia? …magari contro i privilegi, i giochi di palazzo e i corporativismi?
Io ci sto, quando iniziamo a lavorare alla proposta di legge di iniziativa popolare? Per levare tutti i lacci e laccioli da mezzo?
Me la date una mano?
Saluti a tutti
Gli iscritti all’ENPAP sono 41.000. Per una legge di iniziativa popolare ce ne vogliono 50.000. Chiediamo anche ai parenti?
In ogni caso in bocca al lupo, mi piace la tua intraprendenza.
Proporrei di essere accoglienti, anzichè espulsivi. Chi di noi crede che si debba fare oggi solo quel che si può fare oggi, cioè andare a votare,sarebbe bene che cercasse di convincere, con valide argomentazioni, quelli che sino ad oggi si sono astenuti e che pensano ancora oggi che sia il caso di astenersi. Io credo che sia solo questo, oggi, con le leggi di oggi, quel che si può fare. Se quelli come me, che credono sia oggi il caso di andare a votare per provare a non avere un presidente indagato, non hanno chiaro il concetto che ho provato ad esprimere, siamo e saremo fritti. E collezioneremo presidenti indagati, indagabili e da indagare.
E contemporaneamente, cerchiamo di cambiare le leggi che non ci piacciono, chiedendo di firmare anche le nostre zie e cugini. Cerchiamo di non farci del male, se ci riusciamo
Caro Roberto, accolgo il tuo invito anche se a volte mi arrendo di fronte a situazioni disperate.
Noi psicologi avremmo in potenza alcuni strumenti anche raffinati per comprendere se un amministratore, un gruppo dirigente, siano o meno espressione di una “scuola politica” adeguata o meno.
Ad esempio il concetto di mentalità di gruppo o quello di cultura istituzionale: saper ad esempio riconoscere di quali gruppi di interesse si è espressione, di quali tradizioni socio-culturali si è il prodotto, di quale storia curriculare si è possessori, di quali competenze si è portatori, di quale spessore etico e di quale spirito di servizio e di quali fatti concreti ci si è fatti promotori. Ma se nemmeno i fatti clamorosi come essere indagati smuovono le coscienze, dobbiamo solo emigrare.
Eppure non dovrebbe essere difficile distinguere un burocrate venditore di fumo da un collega come ciascuno di noi che si rimbocca le maniche e non aspira alla cadrega e che si mette al servizio della comunità.
Cambiare le leggi è un iter lunghissimo con esiti incerti che richiede intanto un impegno ed un’esperienza-gavetta dentro le istituzioni di alcuni anni, se no rischia di essere solo un espediente retorico per non cambiare nulla.
Luca: mangiare, si deve mangiare.
Per come è lo scenario macroeconomico e normativo, o si mangia a RistoENPAP, o RistoINPS.
Altre opzioni sono molto implausibili, anche con leggi di iniziativa popolare o simili (e, per essere chiari, non è certo un tema solo italiano: i sistemi previdenziali di tutto il mondo prevedono opzioni di scelta controllate, proprio per motivi di interesse collettivo).
Possiamo quindi fare due cose, entrambe legittime:
A. lamentarci che non ci sono “altri ristoranti”, e che quindi faremo lo sciopero della fame fino a quando “qualcun’altro” non “ci darà altri ristoranti”; nel frattanto, rimanere dentro il RistoENPAP ma senza muovere un dito per migliorare le cose che non ci piacciono;
oppure:
B. rimboccarci noi le maniche, qui e ora, e migliorare concretamente (e pure di molto) la qualità del nostro Ristorante, potenzialmente molto buono e in merito a cui abbiamo – se ce ne vogliamo assumere la responsabilità – la possibilità di cambiare molte cose.
Io, scelgo B.
Ciao,
Luca
Vedo, con piacere, che siamo diventati quattro psicologi che si confrontano sul futuro delle loro pensioni: Luigi, 2 Luca ed io. M’incuriosisce sapere cosa stanno facendo gli altri 40.996 colleghi che versano i loro contributi all’Enpap.
Qualcuno mi aiuta a capirlo?
Caro Luigi, non ti arrendere. Se no siamo fritti. Ciao.
…che silenzio assordante…