L’obbligo di POS anche per i professionisti sarà realtà dal 30 Giugno 2014. Era nell’aria dal 2012, è stato rimandato, poi applicato parzialmente, e ora è davvero arrivato.
Lo diciamo subito: a noi pare una fesseria. Non tanto l’adozione dello strumento POS e dei pagamenti elettronici, che senza dubbio sono un servizio in più per i clienti e che hanno molti vantaggi.
Il problema è l’obbligo, indiscriminato e privo di soglie, su una platea di professionisti che hanno modi, temi e volumi di esercizio della professione molto diversi fra loro. UN OBBLIGO CHE LI COSTRINGE A DEI COSTI. La nostra Ada Moscarella ricorda che ‘il POS non rappresenta in sé il male, a far male è che per l’ennesima volta si appesantisce la vita dei liberi professionisti, giovani, che magari nei primi mesi di attività non hanno nemmeno un’entrata e si devono prendere questo ulteriore peso‘, e questo riassume bene il pensiero di Altrapsicologia in merito.
LA NORMA INCRIMINATA
Occorre innanzitutto chiarire da dove arriva l’obbligo. La fonte normativa è il Decreto Legge 18 Ottobre 2012, n. 179, articolo 15 comma 4 e 5:
4. A decorrere dal 1° gennaio 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito. Sono in ogni caso fatte salve le disposizioni del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231.
5. Con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, sentita la Banca d’Italia, vengono disciplinati gli eventuali importi minimi, le modalità e i termini, anche in relazione ai soggetti interessati, di attuazione della disposizione di cui al comma precedente. Con i medesimi decreti può essere disposta l’estensione degli obblighi a ulteriori strumenti di pagamento elettronici anche con tecnologie mobili.
Dal 2012 è passata molta acqua sotto ai ponti, e fra proteste, ricorsi, incertezze e ritardi, nel Gennaio 2014 il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato alle stampe il famoso decreto interministeriale di cui parla il comma 5. Questo decreto dice – in sintesi – che fino al 30 Giugno sono obbligati ad accettare ‘carte di debito’ solo i soggetti con fatturato superiore ai 200.000 euro e per pagamenti superiori ai 30 Euro, e dal 30 Giugno in poi vale per tutti.
NELLA PRATICA: ORA COSA DEVE FARE UN PROFESSIONISTA?
Per ora, aspettare e intanto guardarsi attorno, fare due conti su quante transazioni ci si aspetta di fare e per quale volume d’affari, e su questi dati fare una simulazione con le offerte che ci fanno.
Attenzione alle banche: spesso non fanno buone offerte. Chiedono l’apertura di un conto, dei canoni di abbonamento fissi, commissioni e delle linee dedicate – praticamente viene offerto un apparecchio che richiede una propria SIM autonoma o con una linea fissa.
Esiste di meglio. Non voglio fare pubblicità, ma si può spendere meno. Con PayLeven e Jusp – servizi conosciuti a livello internazionale – parliamo di costi iniziali di acquisto dell’apparecchio a partire da 39 Euro + IVA, e di commissioni del 2,50% per ogni pagamento come unico costo. Questi servizi accettano solo carte con chip e le commissioni sono un po’ più alte, ma non hanno costi fissi e linee dedicate, basta il proprio smartphone.
ENPAP, CONVENZIONI E SCONTI
Alcune offerte sono in ora in fase di definizione tramite ENPAP e le altre casse dei professionisti in Adepp. In ENPAP ci stiamo muovendo da alcuni mesi per trattare la formula migliore e più adatta alla nostra categoria professionale. Mancano poco meno di due mesi, ma quello che più conta per noi è avere un’offerta in convenzione che sia realmente vantaggiosa.
Ci si aspetta anche un decreto promesso dal governo Renzi A breve per la riduzione dei costi delle transazioni elettroniche. Occorrerà capire il reale impatto sul mercato.
TRE COSE IMPORTANTI DA SAPERE
Il Decreto Interministeriale [QUI IL TESTO] dice cose di interesse per i professionisti, che possono sfuggire:
(1)
L’obbligo vale solo verso clienti privati che non stiano esercitando attività d’impresa. Non vi è quindi alcun obbligo di avere la disponibilità del pagamento con POS se il cliente è una società, una cooperativa, un’azienda, oppure un collega che mi richiede una prestazione nell’ambito della sua attività professionale (ad esempio, se mi chiede una valutazione con test per una consulenza tecnica di cui è titolare). Infatti l’articolo 1, comma 1, lettera c) del Decreto Interministeriale delimita la definizione di consumatore o utente:
c) consumatore o utente: la persona fisica che ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n.206 agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale,artigianale o professionale eventualmente svolta.
(2)
Il professionista è obbligato a dare la possibilità di pagare con carte di debito. Le carte di debito sono i bancomat e le carte prepagate. Proprio la necessità di offrire pagamenti con bancomat impedisce di utilizzare strumenti come PayPal, che accettano solo carte di credito e prepagate. Serve necessariamente l’apparecchio che legge fisicamente le carte di pagamento. In realtà il Decreto Interministeriale parla di ‘terminale evoluto di accettazione multipla’ e lo descrive così:
e) terminale evoluto di accettazione multipla: terminale POS con tecnologia di accettazione multipla ovvero che consente l’accettazione di strumenti di pagamento tramite diverse tecnologie, in aggiunta a quella “a banda magnetica” o a “microchip”.
A rigore, occorrerebbe dunque dotarsi di apparecchi con tecnologia in grado di accettare pagamenti contactless, tramite smartphone. Si tratta di una tecnologia che in Italia è ancora poco diffusa, sia fra gli esercenti che fra i consumatori, ma certamente destinata ad evolversi in pochi anni.
(3)
Inoltre, è interessante anche quello che il Decreto Legge originario non dice: non parla di sanzioni. Questo significa che il professionista è tenuto ad accettare pagamenti POS nel momento in cui un cliente lo richieda, ma per ora nessuno potrà multare un professionista semplicemente perché non ha l’apparecchio in studio, semmai nel momento in cui un cliente indispettito dal fatto di non averlo potuto pagare con bancomat lo segnali a piede libero alle forze dell’ordine… insomma, siamo ancora lontani da un obbligo stringente.
PRO E CONTRO
PRO: il passaggio dalla moneta fisica alla moneta elettronica è un processo irreversibile, e non privo di vantaggi di cui tutti facciamo quotidianamente esperienza.
PRO: il pagamento con carta o bancomat è un servizio che ci aspettiamo di trovare ovunque, dal benzinaio al supermercato, fino al poliambulatorio dove andiamo a farci le analisi del sangue. Quante volte paghiamo con il contante? e quante con carta? insomma, si tratta di metterci per un momento dal lato del cliente.
PRO: la moneta elettronica è uno strumento rapido e sicuro di pagamento, sia per il cliente che per il professionista: il primo non deve portarsi appresso contante, il secondo riceve immediatamente l’accredito e riduce il rischio di insolvenza che il pagamento posticipato con bonifico o PayPal inevitabilmente comportano.
PRO. In ENPAP stiamo valutando offerte a prezzo convenzionato per tutti gli iscritti, si tratta di aspettare il tempo necessario a vedere le evoluzioni della trattativa e della normativa sui costi.
CONTRO: le norme motivano l’obbligo in termini di aumento della tracciabilità dei pagamenti. Mi pare la solita trita retorica italiana contro l’evasione, che non tiene conto che nella tipica transazione ‘in nero’ entrambi i protagonisti di solito sono d’accordo, perché entrambi ritengono di guadagnarci qualcosa, e nella tipica transazione ‘in chiaro’ ugualmente i protagonisti sono d’accordo, che abbiano un POS a disposizione o meno.
CONTRO: il costo dell’apparecchio e del contratto di gestione dei pagamenti possono essere molto onerosi, se non scelti bene. In ogni caso, poco o tanto in costo ricade sul professionista e sul cliente, il tutto senza soglie minime o periodi di esenzione in fase di avvio dell’attività. Questa volta, almeno si paga per un servizio e non per finanziare la fiscalità generale.
CONTRO. le offerte sono una selva ed è quindi necessario cercare la migliore in base ai propri ritmi e importi di pagamento, mettendocimolta attenzione. Alcune buone offerte utilizzabili anche con il proprio smartphone si trovano facilmente su web.
Aspettiamo i vostri commenti!
prima dici che è una fesseria e poi in finale descrivi 4 pro e 3 contro…non mi pare tanto fesseria. E’ ok, il problema è che l’attività di molti psicologi è da pezzenti, e quindi anche 30 euro li senti, ma questo è un problema degli psicologi, mica della tecnologia o della legislazione.
Dovevamo arrivarci 10 anni fa, invece siamo sempre nell’italico medioevo.
La fesseria è l’obbligo, non il POS. Sono d’accordo, siamo nel medioevo della tecnologia e ci serve [non agli psicologi, ma agli italiani] un obbligo per usare un bancomat. Mica per adeguarci agli standard del mondo, ma per ‘combattere l’evasione’. Questo è assurdo.
sinceramente trovo giusto l’obbligo, quando si ha a che fare con vere capre con la maggior parte degli italiani per dare un impulso la politica “obbliga”, altrimenti in italia saremmo ancora al piccione viaggiatore. ogni popolo ha la legislazione che si merita. Quindi ok con l’obbligo, speriamo arrivino presto le sanzioni per chi non si adegua. Popolo ignorante = Stato fascista, vanno sempre insieme. Bell’articolo cmq.
Mah! A me sembra assurdo leggere certe cose. Come si fa a ritenere un popolo ignorante perché non sa usare un POS o una carta di credito?! Se stimiamo il nostro livello culturale sulla base di questi parametri, siamo a posto! Io conosco molti giovani che questi mezzi li usano, laddove l’esercente glielo consenta, ovviamente! Ci sarà comunque una “selezione naturale” (come c’è stata per gli smartphone, che ormai vengono usati anche dai settantenni). Sempre più giovani cominceranno a voler pagare in questo modo e il commerciante/professionista che non si adegua, ne farà le spese. Se qualcuno vuole usare ancora il piccione viaggiatore, che lo faccia pure. Tanto troverà sempre meno persone disposte a “riceverlo”. Ma perché glielo dovrei proibire con una legge?!
Per me, il vero Stato medioevale è proprio quello Stato che pretende di imporre un dato comportamento. Culturalmente parlando, a me sembra che una certa politica ci stia facendo regredire e non il contrario.
ciao Federico…
a me sembra il solito regalo alle banche. come l’assicurazione obblogatoria tanto per dirne una… il POS non servirà di certo a sconfiggere l’evasione anche perchè se non voglio fare la ricevuta non sarà di certo il POS che ho sul tavolo a farmela fare no? io non sono contrario in sè ma spendere 500 euro all’anno in più moltiplicato per 2.000.000 di professionisti mi sembra un bel regalo no?
Giovanni
Giovanni
Non saranno 500 euro all’anno, probabilmente 5 volte meno. Ma concordo che la motivazione anti-evasione è assurda. Mi piace pensare che tutto questo ci aiuti a modernizzare i nostri servizi, almeno.
Il decreto non tiene purtroppo nemmeno conto dello sfacelo del nostro sistema di connessione nazionale.
Io ad esempio in studio non ho una linea fissa e il cellulare (ho sia tim che vodafone) non prendono. Per telefonare devo uscire o andare sul balcone o alla finestra. La 3 che ho sull’ipad non prende. E poi chi non ha nemmeno lo smartphone. Sono molti i colleghi.
Riconosco l’utilità per i clienti che non dovrebbero più passare al bancomato o ricordare di portare con se i soldi (soprattutto per chi paga a mese o più), però è assolutamente necessario tenere conto di tutti i fattori prima di imporre un obbligo.
Concordo: abbiamo la Ferrari e mancano le strade. Il problema della scarsa copertura di rete è una di quelle cose che ti fanno riflettere sull’arretratezza economica italiana.
Per favore date a questa Ada Moscarella, regina dello spam, almeno un vocabolario e qualche rudimento e di grammatica e sintassi…
Sdoganiamo questo commento solo per dare un concreto esempio di inutilità.
Vogliono veramente farci smettere di fare libera professione! Tutto quello che si riscuote lo spendiamo in tasse, affitto di ambulatorio, assicurazione, Enpap, Iva e chi più ne ha e più ne metta. Ci mancava anche questa! Io sto seriamente pensando di mollare tutto anche se ho sempre lavorato con passione.
Mi dispiace tantissimo di essere ancora stritolati.
Dai commenti e dagli atteggiamenti del legislatore sembra che vi sia una contraddizione di fondo sul concetto di “libero professionista”.
Mi spiego meglio. Il libero professionista è ancora immaginato come un consulente con elevati guadagni, con attività in costante crescita e che ha un giro di denaro consistente. Inoltre, essendo un singolo individuo, ci si immagina che operi nel “nero” potendo maneggiare direttamente i contanti. In realtà noi sappiamo bene che le cose non stanno così, che negli ultimi anni la situazione è cambiata, soprattutto per i giovani e che molti liberi professionisti svolgono attività con utili limitati al proprio sostentamento, con pochi margini di accantonamento e che è e si sente obbligato a fatturare, per morale, studi di settore, richieste dei clienti.
Cioè, in pratica ti paghi il tuo “stipendio” e non metti da parte dei soldi e lo fai in “chiaro”. Da questo conflitto tra pregiudizio e realtà nasce il problema di obbligare i liberi professionisti ad ulteriori spese. Ma quando fanno queste leggi, non riportano mai dei dati seri sull’esistente e sull’impatto economico? Possibile che mettono sempre tutto in un calderone senza differenziare anche banalmente per reddito dichiarato?
Ottimo articolo.
La questione POS in sé, pur senza essere drammatica ed anche se per molti colleghi può presentare spazi di opportunità/comodità, diventa fastidiosa nel contesto generale in cui si inserisce, che la rende più difficilmente digeribile dai colleghi.
Il contesto è infatti quello della sommatoria continua e incessante di tanti piccoli eventi normativi, di politica previdenziale, tributaria, ecc., che pur nella loro diversità e magnitudine sembrano essere espressione della totale assenza di una “vision strategica” della libera professione in Italia.
L’evento si contestua in una situazione di margini economici sempre più ridotti e incerti per il professionista, all’interno di un mercato già in crisi con contrazione della domanda; e il tutto a fronte di una mancanza di incentivi, facilitazioni, sgravi per i professionisti in difficoltà.
Questa “asimmetria” tra i continui vincoli e le scarse “facilitazioni” inizia a bruciare a molti professionisti, anche aldilà della logica della “lamentela facile” degli psicologi (che non mi appartiene, e che sarebbe anzi ora di superare come categoria).
In questo senso, come categoria dobbiamo quindi esprimere rappresentanze politico-professionali forti e credibili, per tutelare e promuovere con la massima energia i nostri interessi nelle sedi istituzionali e politiche.
Concordo sull’articolo, chiaro e molto esauriente (ringrazio l’Autore): dare altre possibilità di pagamento ai clienti ok, ma auspicabilmente senza troppi oneri per il Professionista, bene dunque tutte le azioni per trovare accordo
Se ho capito bene però, la norma contenente l’obbligo per il Professionista di avere il POS non configura affatto anche un obbligo per il Cliente di pagare con il Bancomat … o con la Carta di Credito (la mia Banca mi dice che con il POS, collegato via smartphone, potrei accettare pagamenti delle prestazioni professionali anche con la Carta di Credito, non solo con la Carta Bancomat, confermate?)
Il Cliente potrà comunque sempre continuare a pagare anche con un Bonifico Bancario, o no? E forse anche in Contanti, o no? (discorso sulla tracciabilità ecc)
Quanto alla scarsissima coperture e dunque alle difficoltà di connessione via rete telefonica cellulare, sono anch’io nelle stesse condizioni di Sonia Bertinat, ma credo che il POS collegato attraverso lo Smartphone possa connettersi anche via WiFi (sempre che a Studio si abbia anche una linea telefonica fissa con ADS e WiFi)
Grazie per le ulteriori delucidazioni e buon lavoro
Marco Longo
Caro Marco, un Pos permette di ricevere carte di credito e di debito indifferentemente. I sistemi con smartphone utilizzano una app e quindi credo possano funzionare anche via wifi. E ovviamente il cliente non ha obbligo di pagare con carta, l’obbligo riguarda il professionista o l’esercente nei confronti dei consumatori privata.
Mah, mi sembra che al momento la norma abbia poca cogenza.
Non obbliga il cliente a pagare con il bancomat, quindi stanti così le cose potrà pagare con i contanti ogni importo inferiore a 1000 euro.
Obbliga il professionista a fornire lo strumento, qualora il cliente volesse usarlo. e non prevede sanzioni… Bah…
Ma siamo sicuri che tutta questa informatizzazione, automazione, ‘tecnologizzazione’ sia una cosa positiva? È vero che l’Italia è indietro rispetto ad altri paesi su questa strada, ma siamo sicuri che è questa la strada giusta? Mi permetto di essere (molto) scettica. Perdonate la considerazione generale, ma una volta fatta questa considerazione e detto che condivido pienamente l’opinione di chi pensa che è assolutamente inutile pensare di arginare l’evasione fiscale con questi ‘palliativi’ (questo sì uno sport del tutto italiano), e che vedo dietro questo disposizione l’ennesima ingerenza della lobby delle banche, non credo ci sia altro da aggiungere. Se non che l’articolo è utile, chiaro ed esaustivo e per questo ringrazio.
Ma siamo sicuri che tutta questa informatizzazione, tutta questa automazione, tutta questa ‘tecnologizzazione’ (perdonate il neologismo), siano una buona cosa? Siamo sicuri che continuare a sostituire il concreto con il virtuale sia una cosa positiva? E’ vero che l’Italia è indietro rispetto ad altri paesi su questa strada, ma siamo sicuri che questa sia una buona strada? Perdonate la considerazione generale, ma una volta fatta questa considerazione, e detto anche che condivido pienamente l’opinione di chi crede che non è certo con questi ‘palliativi’ (sport nazionale italiano) che si combatte la vera evasione e che è evidente che questa disposizione è figlia dell’ennesima ingerenza della lobby bancaria, non credo ci sia molto altro da aggiungere. Se non che l’articolo è chiaro, interessante ed esaustivo e perciò ringrazio.
Mi permetto di aggiungere un’ultima cosa, forse la più importante, tutto sommato: esercito dal 1993; sapete quanti pazienti mi hanno chiesto di pagare con il POS, in tutti questi anni? Uno.
Infatti credo che il punto non sia il POS in sé, ma l’obbligo. Io, libero professionista, dovrei poter scegliere se e quali servizi fornire ai miei clienti in base anche alle loro esigenze e ai loro bisogni. A me nessuno ha chiesto mai di pagare col pos… quindi sarà molto probabile che nei prossimi mesi mi troverò a “offrire” un servizio che nessuno mi chiede.
Come se non fosse bastata quella dell’assicurazione obbligatoria. Temo che stia veramente diventando una speie di selezione “naturale” che lascerà sopravvivere i più ricchi e quelli già affermati professionalmente. Nel mio ultimo studio se dovevo telefonare, uscivo in strada perché la mia compagnia telefonica mobile non “prendeva”. Anche se lo avesse fatto, la linea non avrebbe permesso il funzionamento di un “macchinario” così complesso. Sto collaborando con una collega che ha circa settant’anni e che (comprensibilmente) a volte ha problemi addirittura a scaricare la posta elettronica o a gestire la pagina di un social network. Figuriamoci il Pos. Con i costi e i guadagni che ho attualmente, dovrei trovarmi altro lavoro squalificato per mantenere (oltre l’Enpap, le tasse,il commercialista, le spese) pure qualche banca o altro ente che mi venderà il pressoché inutile “macchinario”. Fino a pochi mesi fa l’andarsene altrove mi sembrava la solita retorica sempliciotta e populista. Sto iniziando a domandarmi se non sia l’unica strada possibile, a questi punti. Poveri psicologi. “Andiamo avanti così, facciamoci del male.”
Avevo oommentato questo post ma il mio commento è scomparso. Avevo scritto che, dopo l’assicurazione obbligatoria, ci mancava solo questa. A scoraggiare chi vive di sacrifici e complicazioni per far tentare ancora di fare una professione che non viene agevolata e tutelata abbastanza. E mi riferisco in particolare ai giovani o a chi, come me, non ricco di famiglia ha dovuto (come ho fatto io) rimboccarsi le maniche e affrontare alti costi e accettare lavori sempre remunerati ma certamente poco. Ulteriori costi per un arnese (il POS) che non servirà quasi a nulla se non a complicarci ulteriormente le cose. Spero che questo messaggio non sparisca come il precedente..
Mi correggo: il primo commento non era andato perso, ma solamente in attesa di essere pubblicato.
Segnalo che si può optare per un POS mobile.
Lo porti con te dove vuoi, no canoni, no costi fissi, no costi di installazione.
Non sei vincolato ad una banca ma lo agganci ad un qualunque conto corrente già esistente, e paghi solo il 2,75% sulle transazioni.
Se non lo usi non paghi nulla.
Informazioni dettagliate, video tutorial e ampie recensioni nel mio blog, dedicato ad imprenditori e professionisti:
http://www.destinazioneimpresa.com/pos-mobile-payleven
Spero di essere stato utile
Andrea Nazeri