La grande macchina delle elezioni per gli ordini regionali è partita: le liste sono presentate, le date fissate, ma non tutti si recheranno di persona al seggio elettorale nell’unica sede regionale. Per fortuna si può votare per posta!
Tanti colleghi hanno già chiesto e ottenuto il kit elettorali per poter inviare tramite posta raccomandata le proprie preferenze per la prima e alla seconda convocazione, così come previsto dalla legge (art. 2, comma 6 del DPR 221/2005, che rimanda alla firma “autenticata nei modi di legge”, riferendosi quindi agli art. 21 e 30s del DRP 445/2000, eseguita dai soggetti indicati all’art. 15 della L. 53/90).
Molti ordini regionali hanno predisposto una lettera di accompagnamento in cui grosso modo si comunica che “L’autentica di firma è esente in modo assoluto da bollo… per esercizio dei diritti elettorali” (a meno di diritti di segreteria, sull’ordine di 0,26 euro).
Ma purtroppo qualcosa non quadra: gli psicologi iniziano a segnalare che le anagrafi comunali chiedono 16 euro per autenticare la firma.
Scatta il panico. Si cerca di correre ai ripari con pareri legali, richieste ai ministeri, notai all’ultimo minuto. Ma ormai il danno è fatto.
Fra le varie interpretazioni della normativa, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che “le autentiche di cui [sopra] … non attenendo all’esercizio dei rapporti politici di petizione ed elettorato attivo e passivo di cui al Titolo IV della Costituzione, scontano l’imposta di bollo fin dall’origine ai sensi dell’art.1, Tariffa, parte prima, DPR 642/1972.”
Autenticare la firma potrebbe costare 16 euro: il valore della marca da bollo.
Il problema è che nessuno se ne è accorto per tempo: non il Consiglio Nazionale, non gli Ordini regionali. Non sono state date indicazioni agli iscritti, o, ancora peggio, sono state date indicazioni errate o non aggiornate con gli sviluppi legislativi. All’ultimo minuto è stato chiesto un parere ministeriale, che potrebbe non arrivare in tempo utile e non è detto che sia favorevole.
Non è nemmeno chiaro cosa succederà se l’autentica in marca da bollo dovesse essere obbligatoria, e giungessero voti postali con autentiche prive di marca da bollo. Saranno considerate nulle? Invalide? Illecite? Ci sarà una penale da pagare? una sanatoria? un buono-benzina valido per la prossima tornata elettorale?
I nodi vengono al pettine ora, troppo tardi, perché tanti colleghi hanno iniziato a recarsi presso i propri Comuni per far autenticare le firme, e hanno scoperto che gli impiegati pretendono la marca da bollo.
Solo a giochi fatti il Consiglio Nazionale dell’Ordine si è posto il problema, chiedendo solo in questi giorni un parere al Ministero della Giustizia, competente per quanto riguarda la vigilanza in materia elettorale.
Ora quindi bisognerà attendere che il CNOP riceva il parere dal Ministero e che lo trasmetta agli Ordini regionali. Potrebbero servire giorni, ma anche settimane, o mesi.
A questo punto ciascun Ordine regionale si sta facendo le cose a modo suo: se e cosa comunicare ai Comuni del territorio di competenza, o precedere come ha appena deliberato l’Ordine delle Marche di rimborsare direttamente la spesa sostenuta dai colleghi [http://www.ordinepsicologimarche.it/news.asp?data_oggi=2-12-2013].
Che effetto avrà tutto questo sugli iscritti? Cosa faranno? Abdicheranno al proprio diritto? pagheranno? non pagheranno? si metteranno alla ricerca di tutti i riferimenti normativi per poi finire a capire che per autenticare la firma richiesta “secondo le modalità di legge” bisogna apporre una marca da bollo, diversamente da come indicato dagli Ordini uscenti?
AltraPsicologia si trova ancora una volta a supplire alle carenze o alle azioni maldestre degli Ordini con una propria azione di informazione pubblica.
Le notizie si susseguono di giorno in giorno, e noi vi terremo informati costantemente sull’evolversi della situazione nelle regioni. Ma questo non può supplire ad una carenza organizzativa che è il segno più verace che il tempo è scaduto.
Forse è arrivata ora di cambiare musica: mandiamo a casa i brontosauri, e riprendiamoci gli ordini.
Scusi, ma cosa sta dicendo? “AltraPsicologia si trova ancora una volta a supplire alle carenze o alle azioni maldestre degli Ordini con una propria azione di informazione pubblica.”. Con tutto il rispetto e l’ammirazione per AP, questo suo è un mero linguaggio da campagna elettorale. Siete solo arrivati un po’ meno tardi degli altri, alla meglio. E governate l’Ordine della Lombardia, dove non mi pare siano partiti per tempo su questa questione. Il risultato? Meglio non votare. Grazie lo stesso
o forse proviamo a cambiare… dato che l’ordine regionale delle marche qualcosa ha fatto per consentire il voto perchè non dovremmo ambire ad una gestione premurosa anche per la lombardia? meglio andare a votare però con criterio!
Avvistati Brontosauri in Liguria. La Storia: l’Ordine uscente convoca le elezioni, senza parlare della possibilità di far autenticare le firme dai notai. Scrivo prima lettera. Il presidente uscente invece di rispondermi con uno scritto, mi telefona (verba volant…) e mi dice che mi sbaglio: i notai c’erano per l’Enpap, ma non ci sono mai stati per l’Ordine. Gli dico di non scherzare, anche perchè sono stato 6 anni, cioè due mandati, Consigliere. Scrivo seconda lettera, mettendo per iscritto, ciò che mi era stato detto a voce dal presidente uscente e chiedo i notai. Magicamente spuntano i notai nelle 3 province liguri, ma solo per l’autentica gratuita. Non saranno i notai a recapitare le schede votate all’Ordine. C’è da fare la Raccomandata alle Poste. Il presidente uscente mi degna di uno scritto, in burocratichese ortodosso, citando leggi e dicendo che non c’è altro modo di fare, che sia lecito. Mando una terza lettera, con allegate istruzioni Ordine Lombardia e Lazio, che fanno come dico io. Non cambia nulla. Ovviamente conservo tutti i documenti. Da ieri i notai non ci sono più ed i colleghi delle 3 province liguri stanno pagando ciascuno 16 euro ai comuni . Buone Feste. Roberto Sbrana
I soliti passacarte spreconi, velleitari e pressapochisti che promettono i balocchi nel paese del burocratese e degli azzeccagarbugli. Mi chiedo davvero a che serva questo apparato fatiscente e inconcludente degli Ordini, visto che non è nemmeno capace di assolvere senza danno la gestione amministrativa ordinario richiesto per legge. I costi di queste operazioni fatte senza ragion veduta ma solo per compiacere gli elettori e blandire la loro scarsa partecipazione dovrebbero ricadere su chi ha autorizzato le stesse senza conoscere la legge, non certo sugli iscritti. Vista l’incapacità cronica dei professionisti a rappresentarsi istituzionalmente, non solo per l’amministrazione ma per la politica del settore, tanto vale lasciare che l’Ordine sia commissariato così che almeno la gestione ordinaria sia sufficientemente garantita. Peraltro, una class action contro una dirigenza che come fa la sbaglia dovrebbe proprio essere avviata.