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Quando mio figlio era piccolo e ci mettevamo in auto per un lungo viaggio, bastava arrivare al casello per sentirlo chiedere…tra quanto arriviamo?
Fra un po’.
E adesso siamo arrivati?
Ancora no.
Quanto manca?
Poco.

Più o meno similmente travagliato è il viaggio, durato tutto il 2022 e neanche finito, del bonus psicologo.

Prima aspetta la petizione, poi che passi il decreto, aspetta che si aprano le domande per i cittadini, aspetta che facciano l’elenco dei professionisti, aspetta che ti chiariscano come fatturare (e non mi pare ancora chiarissimo), aspetta a vedere chi ne ha diritto, aspetta che… son già finiti i fondi!

Così si chiude l’anno per la psicologia, tra un’attesa e l’altra di questa goccia nell’oceano che qualche nostro rappresentante ha salutato come una manna, e di cui qualcuno si è persino intestato la paternità (o maternità), anche se il bonus è nato altrove.
Come se dire “che bello sta piovendo” avesse fatto piovere.

Sappiamo che quando cambiano i governi le misure provvisorie hanno vita breve. Ora in Italia è messo in discussione il reddito di cittadinanza, l’anno prossimo vedremo dove calerà la scure.

Non possiamo continuare ad aspirare al contentino momentaneo, che peraltro ci costa un’enorme fatica gestionale.

È stato un anno difficile, fatto di grandi fratture identitarie dentro la professione: i vaccinati e i sospesi, gli psicologi con la specializzazione e gli psicologi senza.
È c’è forse una vita che si svolge troppo sui social, alimentando le divisioni.

Un anno che, come siamo purtroppo abituati, ha visto i liberi professionisti dover rincorrere i sempre nuovi e aggiuntivi adempimenti, spesso poco chiari, spesso con scadenze variabili: il pos, il sistema tessera sanitaria semestrale, no mensile, no di nuovo semestrale poi boh! La fatturazione elettronica sì, ma non a tutti e solo se hai fatturato di più di mia zia Maria nella prima stagione della sua soap preferita, e poi la pec, lo spid, gli ecm… quel sistema assurdamente farraginoso degli ecm!

Nonostante le avversità il fatturato complessivo e medio degli psicologi è in crescita, lo dicono i dati reddituali presenti nei bilanci ENPAP 2020 e 2021. https://www.enpap.it/trasparenza/bilanci/

Non siamo una professione in crisi, anche se spesso ci sentiamo tali, ma solo una professione ancora in cerca di una sua identità solida e di percepirsi pronta ad allungare il passo.
Sicuramente una categoria ancora troppo poco unita.
Che si sente molto figlia di una corrente di appartenenza, di un modello più che parte della famiglia degli psicologi, dell’intera categoria professionale.

Se posso formulare un augurio alle psicologhe e agli psicologi per il 2023 è quello di sentirsi abbastanza solidi da rispettarsi e per chiedere di essere rispettati:

Di avere il coraggio di dire che “un primo passo” estemporaneo come il bonus psicologo non basta per dare dignità alla popolazione che soffre e al professionista che vive del suo lavoro

Di pretendere elezioni serie e moderne, non viziate come successo in Puglia: dove ora l’ordine è sciolto, dove i giovani abilitati neanche possono iscriversi e chi vorrebbe andarsene neanche può chiedere di essere trasferito

Di rimandare al mittente qualunque messaggio esordisca con -firma qui-, invece che “leggi e dimmi cosa ne pensi”.

Il prossimo anno sarà sicuramente frizzante, vi saranno le elezioni per il rinnovo degli ordini territoriali e già sappiamo che per qualcuno AltraPsicologia, sempre presente con lo stesso nome, sarà considerato il nemico da abbattere.

Per conto nostro il focus continua ad essere la comunità professionale, le colleghe e i colleghi che ci danno fiducia da ormai 17 anni.
Con cui continueremo il viaggio insieme, verso una sana psicologia.