Cari colleghi di AltraPsicologia, sono una neoiscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia e vi seguo fin da quando ero una studentessa rispecchiandomi nella vostra vision della professione.
Vi scrivo in seguito ad un confronto che ho avuto col Presidente Riccardo Bettiga. Lo scorso 7 luglio, sono stata invitata dall’OPL a partecipare ad un “incontro di accoglienza” organizzato per i neoiscritti. Ho apprezzato il servizio erogato per la notevole buona organizzazione dell’incontro – tenuto dal Presidente Bettiga – con un’ampia, chiara e attenta esposizione dei servizi offerti dall’Ordine, e di informazioni utili per chi si affaccia nel contesto difficile dell’esercizio della nostra professione. Ci è stata anche consegnata una cartellina con ulteriore materiale informativo utile. Tuttavia, essendo informata sui servizi erogati dall’OPL nella precedente consigliatura – servizi che sposavano appieno la vision e la mission di AP – non ho trovato grandi novità, né la proposizione di un programma di azione strutturato. Il mio disappunto è nato, soprattutto, a fronte di un’osservazione fatta dal Presidente Bettiga, che rispondendo ad una collega – la quale osservava di un suo recente insuccesso nell’ essere ammessa ad un processo di selezione per educatrice – affermava che altre categorie professionali – tra cui quella degli educatori – si sono irrigidite in seguito alla campagna di “caccia alle streghe/counselor”, operata dalla scorsa consigliatura, che per il carattere persecutorio ha prodotto – a suo dire – un’immagine autoreferente della nostra categoria, generando una chiusura da parte di categorie professionali con cui dovremmo cooperare.
Proprio su questo punto – ritenendola un’affermazione alquanto forte – interdetta, sono intervenuta. Personalmente, conosco molte colleghe che svolgono attività come educatrici, e spesso le nostre competenze risultano sovradimensionate rispetto al ruolo proposto. Chiunque si occupa di selezione sa quanto questo aspetto sia sensibile nel determinare una scelta finale, soprattutto a fronte di un numero elevato di aspiranti candidati.
La risposta offerta dal Presidente mi è apparsa autoreferenziale e poco attenta a “leggere” con maggiore profondità i contesti entro cui la nostra professione si colloca.
Personalmente ritengo, invece, di estrema importanza per il futuro di ciascuno di noi che un Ordine si occupi sia di Promozione quanto di Tutela. Noto da tempo il proliferare di casi di pseudoprofessioni che, ogni giorno sul web, spuntano come velenosi funghi nella selva della speculazione economica odierna, e per i quali – in qualità di iscritta ad un Ordine – pretendo tutela, per noi oltre che per i cittadini, essendo la nostra una professione a pieno titolo sanitaria. A tale proposito, ho riportato un caso di abuso da parte dei counsellor che avevo osservato giorni addietro in rete e che mi aveva letteralmente fatto attorcigliare le budella. Si trattava di una campagna pubblicitaria per la formazione di counsellor che utilizzava uno slogan altamente lesivo per la nostra categoria: “Ieri c’era lo Psicologo, oggi c’è il Counsellor”, e di cui lo stesso Presidente affermava essere stata una “genialata”.
Incapace di accettare quest’uccisione, che da simbolica potrebbe divenire reale, ho esortato il Presidente a riflettere sullo stato attuale della percezione di utilità della nostra professione nell’immaginario collettivo, piuttosto che appoggiare le operazioni di marketing delle “nuove professioni”. Inoltre, dopo aver osservato che questo slogan è stato molto astuto ed efficace, il Presidente aggiungeva che noi invece – come categoria – non siamo abbastanza capaci di promuoverci.
A fine dibattito il Presidente ha convenuto sulla necessità della tutela da parte degli Ordini, fermo restando il loro principale impegno per la promozione, e asserendo che i consiglieri di AP potranno continuare ad occuparsi della tutela. Ho osservato che mi sembra ragionevole non operare scissioni tra tutela e sviluppo – entrambi mandati di un Ordine – per ottenere un risultato efficace e sensibilizzare ad una cultura della richiesta di aiuto, nonché di definizione della nostra identità professionale, ivi comprese tutte le nostre aree di competenza che continuamente ci vengono strappate e contaminate dal primo “genio” che si sveglia la mattina. Il confronto si è chiuso concordando su questo aspetto e, proprio in questi giorni ho notato che l’OPL ha sponsorizzato sulla pagina Facebook un provvedimento preso a tale riguardo. Speriamo non si esaurisca solo a questo.
Vi scrivo, dunque, perché la faccenda mi sta veramente a cuore e spero che pur non avendo ottenuto la maggioranza possiate trovare un clima collaborativo che vi consenta anche di tutelarci.
Fiduciosamente,
Miriam Columbro
Lettera aperta di 4 righe? Manca qualcosa immagino! Come si fa a leggere il resto?
Grazie per la segnalazione, collega! C'è stato un errore nel caricamento del file e stiamo provvedendo.
Ciao Sandra, abbiamo corretto l'errore tecnico, ora puoi leggere tutta la lettera, grazie per la segnalazione
Mmm, anche nel programma del neopresidente nazionale Giardina [sostenuto anche dal presidente Bettiga] si parla di tutela e si accenna a questa necessità di "superare l'autoreferenzialità" degli psicologi. Se il senso è quello della risposta ricevuto dalla collega, resto perplessa e sinceramente preoccupata
Già collega, non ho saputo fare a meno di associare questa risposta al "via libera" sull'etica. Speriamo di sbagliarci perché questo propendere per la formazione di una categoria che rappresenta un parziale copia-incolla di quello che caratterizza il nostro operato – il counselling appunto – è seriamente preoccupante, sia per noi che per i cittadini che possono capitare nelle mani di chi non ha la formazione adeguata.
Posso dire che in molte cooperative non vogliono più psicologi perchè sanno che creano problemi agli altri (educatori, operatori) sempre sulla questione dello sconfinamento di lavoro nell'area psi e dunque si teme che alla fine chi hai impiegato ti possa creare una rogna con una querela per abusivo esercizio della professione. Mi è stato riferito da diversi colleghi questo scenario.
Posso dire che in molte cooperative non vogliono più psicologi perchè sanno che creano problemi agli altri (educatori, operatori) sempre sulla questione dello sconfinamento di lavoro nell'area psi e dunque si teme che alla fine chi hai impiegato ti possa creare una rogna con una querela per abusivo esercizio della professione. Mi è stato riferito da diversi colleghi questo scenario.
Vox Edizioni ciao, e grazie per il tuo riporto. La cosa mi stranisce. Al contrario, conosco molte grosse cooperative qui a Milano in cui lavorano colleghe e hanno passato le selezioni perché avevano maturato anni di esperienza in contesti educativi, mentre ad esempio la collega di cui parlo nella lettera non aveva alcuna esperienza lavorativa. In ogni caso, lo sconfinamento nell'area psi un counselor lo commette se utilizza test etc. per fare una diagnosi e mi sembra inverosimile che possa accadere in un contesto in cui lo psicologo stesso non è chiamato a fare diagnosi, ma solo l'educatore. E' la prima volta che sento di un caso del genere, eppure di colleghe che fanno le educatrici – da psicologhe – ne conosco tante.
Che dire, un pò tutto può succedere nei contesti organizzativi.
Ciao Vox Edizioni, e grazie per il tuo riporto. La cosa mi stranisce. Al contrario, conosco molte grosse cooperative qui a Milano in cui lavorano colleghe e hanno passato le selezioni perché avevano maturato anni di esperienza in contesti educativi, mentre ad esempio la collega di cui parlo nella lettera non aveva alcuna esperienza lavorativa. In ogni caso, lo sconfinamento nell'area psi un counselor lo commette se utilizza test etc. per fare una diagnosi e mi sembra inverosimile che possa accadere in un contesto in cui lo psicologo stesso non è chiamato a fare diagnosi, ma solo l'educatore. E' la prima volta che sento di un caso del genere, eppure di colleghe che fanno le educatrici – da psicologhe – ne conosco tante. Capisco che può succedere di tutto, ma tra le mitologie e la realtà c'è spesso un abisso fatto di distorsioni cognitive. Non piangiamoci addosso e non seminiamo noi per primi voci che sembrano solo avere il carattere di vere e proprie mitologie.
Ma come..alla fine il Presidente OPL conviene sulla necessità di tutela da parte dell'Ordine?!! La tutela e la vigilanza sul titolo professionale sono uno dei pochi obblighi che l'Ordine ha per Legge! ..possibile che il Presidente OPL fin dal momento del suo insediamento non l'avesse presente??!..ma come la pubblicità dei counselor è una genialata???
Già Alessandro. E' proprio per questo che ho deciso di scrivere la lettera. Il discorso fatto durante l'insediamento della nuova consigliatura – la questione sull'etica – mi aveva lasciato perplessa e in quest'incontro i miei dubbi si sono consolidati. Spero che si prendano seri provvedimenti e che il Presidente ricordi quali sono i suoi doveri.
Già Alessandro. E' proprio per questo che ho deciso di scrivere la lettera. Il discorso fatto durante l'insediamento della nuova consigliatura – la questione sull'etica – mi aveva lasciato perplessa e in quest'incontro i miei dubbi si sono consolidati. Spero che si prendano seri provvedimenti e che il Presidente ricordi quali sono i suoi doveri.
Miriam, una domanda: secondo te perché uno psicologo dovrebbe voler concorrere ad un posto per educatore? Se non erro sono due professioni diverse, con percorsi di studi e sbocchi occupazionali diversi. Quanto all'autoreferenzialità… non vedo di che meravigliarsi: gli Ordini professionali sono da sempre autoreferenziali. Tolta la Legge di ordinamento, tutto il resto è prodotto internamente, in totale assenza di confronto, controllo e verifica. Francamente, che questo abbia contribuito (insieme ad altri fattori, ovviamente) alla creazione di una figura professionale stereotipata, mi pare evidente.