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Businessman walking a tightropeDue anni fa una mia amica porta il suo bambino di sei anni in un centro in cui si svolgono diverse attività per l’età evolutiva , ovviamente tante figure professionali, ma nessuno psicologo. Ha appena partorito il suo terzo bimbo dopo aver passato l’ultimo mese di gravidanza in ospedale e, tornata a casa, è preoccupata per  il più grande che dovrà iniziare la prima elementare; decide così di portarlo in questo centro per “vedere se cresce bene”. Qui trova una figura professionale che fa fare dei giochi al piccolo  e lo fa disegnare. Alla madre dice di non essere psicologa e di non poter far fare test ai bambini…di aver fatto solo dei semplici disegni: albero, famiglia e figura umana. Dopo alcuni incontri le dice che il suo bambino ha poco contatto con la sua parte interiore perché non ha disegnato le radici dell’albero e che ha un difficile rapporto con la sorellina ultima nata e con la mamma.

Ogni psicologo, dalla sola analisi della domanda fatta, nel proprio studio avrebbe capito fragilità e difficoltà di questa donna per non parlare dell’uso improprio di gioco simbolico e disegni! Attività per cui ognuno di noi ha oltre alla laurea dovuto fare corsi di specializzazione, tirocinii e altro ancora…..

La rabbia provata per figure come questa che si improvvisano psicologi e lucrano sulla sofferenza e la fragilità delle persone è tale e quale a due anni fa.

Chi prende in carico persone che hanno una difficoltà, una fragilità, tiene le redini di un sottile confine ed equilibrio.

Personalmente sono preoccupata, molto preoccupata per la nostra professione!

L’ordine deve diventare più forte e avere al suo interno colleghi che sentano come prioritaria la tutela di noi psicologi e dei pazienti…se la mia amica fosse stata in depressione post-partum, se avesse avuto un disturbo di personalità, o altro ancora…cosa sarebbe potuto accadere a lei o ai suoi bambini?

Chi fa questo lavoro seriamente non può non essere indignato di fronte a storie come queste e alla nascita continua di nuove figure che letteralmente ci rubano il mestiere. La scorsa settimana  in neuropsichiatria infantile ho letto pubblicità di un master in Pedagogia Clinica…ora ditemi..cosa fa nel concreto nel suo studio un pedagogista clinico? Non mi vengono in mente altre risposte se non che fa il nostro mestiere…solo che noi prima di approciarci ad una situazione delicata come quella sopra descritta ci siamo laureati, frequentato una scuola di specializzazione (magari anche in campo evolutivo), tirocinio e, perché no, corsi di specializzazione su diagnosi in età evolutiva per la somministrazione di test che non sono solo disegni!!! Tutti passi indispensabili e fondamentali per poter affrontare una situazione così complessa e delicata.

Molto spesso mi capita di sentire che nelle scuole ci sono figure di ogni tipo tranne che psicologi…chiunque parla di disagio, di difficoltà scolastiche di supporto dato a genitori e insegnanti….

Ecco…mentre scrivo questi miei pensieri alla radio dicono che fare teatro sia meglio che andare dallo psicoterapeuta… certo, il teatro è una cosa meravigliosa; ma, mi chiedo, avrebbero fatto lo stesso paragone con una professione medica?

Mi sono iscritta ad un portale che si occupa di mettere nella rete medici e psicologi. Tra i fogli da firmare c’era un auto certificazioni e il richiamo ai propri albi professionali…c’era quello dei medici e degli odontoiatri…il nostro no!

E’ ora che la nostra professionalità sia riconosciuta pienamente in tutta la sua forma. Molto è stato fatto, ma ancora molto si può fare per migliorare la nostra situazione. Noi psicologi dobbiamo sentirci gruppo e fare fronte comune e tenere alto il nome di una professione che tanto può dare ai cittadini!

Certo sono tempi difficili, ma partendo da noi, dalle nostre formazioni, dalla nostra vita, dalla nostra esperienza , possiamo trovare la forza di costruire una psicologia che sia “altro”. Una psicologia che tuteli, garantisca e promuova noi!