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Un fantasma si aggira nei retrobottega istituzionali degli Psicologi; un lemure privo di consistenza ma carico di negatività; un pensiero rimosso, di cui non si ha consapevolezza ma che rallenta e rende più complesso l’intero funzionamento psichico e, come il rimosso, a volte riemerge … e fa danni.

Il Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi (CNOP) esiste nella realtà, cari colleghi, ma non ha consistenza. Ci accorgiamo del suo sussistere solo indirettamente, per i fastidi poco definiti che procura: come certi malesseri invernali, sgradevoli ma vaghi. Non si vede, ma si materializza per spillarci quattrini e confonderci i pensieri: una sorta di vampiro che vive nei sogni e dei sogni degli Psicologi ma si vede poco, si aggira nell’oscurità e ci succhia il sangue senza che ce ne accorgiamo.

Eh si, forse non lo sapete ma al CNOP va una percentuale importante (ma ignota, come tutto quello che attiene all’inconscio) delle quote di iscrizione che anche voi versate annualmente all’Ordine Territoriale di appartenenza. Secondo le diverse versioni questa quota viene data tra 20 e il 35%: mica male! Se non facciamo male i calcoli il CNOP dovrebbe avere entrate annue tre 1.650.000 (il 20% di 150 Euro per 50.000 iscritti agli ordini) e i 2.887.500 Euro (valutando il 35%).

Cosa cavolo ci fa il CNOP con tutti questi soldi?

Gli Ordini Regionali hanno da gestire almeno l’albo e quindi un apparato di segreteria imponente, lettere, bolli, avvocati per le cause, commissioni deontologiche, ecc. ecc. Ma il Nazionale, COSA CAVOLO  FA?

Sappiamo per certo che come sintomo principale l’attività inconscia del CNOP produce un fastidioso intasamento aperiodico della cassetta delle lettere degli Psicologi attraverso una strana pubblicazione giallognola, illeggibile come la maggior parte dei prodotti dell’inconscio, e che il Consiglio Nazionale ha la sua utilità principale nel contribuire a quasi raddoppiare indennità e gettoni dei Presidenti Regionali, che riscuotono, oltre all’indennità di carica e/o gettone di presenza in quanto presidenti del loro ordine, anche una cospicua indennità/gettone in qualità di consiglieri del CNOP (per inciso, se sono, come la maggioranza dei presidenti degli ordini regionali, dipendenti pubblici – che grande invenzione l’AUPI – incassano di solito anche lo stipendio ASL ponendosi in aspettativa retribuita).

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine, che sul piano di realtà è istituito dalla “nostra” legge Ossicini, la 56/89, è composto, infatti, dai presidenti dei consigli regionali e delle province autonome. Ha a sua volta un presidente (Giuseppe Luigi Palma), un vice presidente (Claudio Tonzar), un segretario (Fulvio Giardina) ed un tesoriere (Maurizio Micozzi).

La legge gli attribuisce diverse ed importanti funzioni (legge 56/89 art. 28, comma 6):

Il Consiglio nazionale dell’ordine esercita le seguenti attribuzioni:

a) emana il regolamento interno, destinato al funzionamento dell’ordine;

b) provvede alla ordinaria e straordinaria amministrazione dell’ordine, cura il patrimonio mobiliare e immobiliare dell’ordine e provvede alla compilazione annuale dei bilanci preventivi e dei conti consuntivi;

c) predispone ed aggiorna il codice deontologico, vincolante per tutti gli iscritti, e lo sottopone all’approvazione per referendum agli stessi;

d) cura l’osservanza delle leggi e delle disposizioni concernenti la professione relativamente alle questioni di rilevanza nazionale;

e) designa, a richiesta, i rappresentanti dell’ordine negli enti e nelle commissioni a livello nazionale, ove sono richiesti;

f) esprime pareri, su richiesta degli enti pubblici ovvero di propria iniziativa, anche sulla qualificazione di istituzioni non pubbliche per la formazione professionale;

g) propone le tabelle delle tariffe professionali degli onorari minime e massime e delle indennità ed i criteri per il rimborso delle spese, da approvarsi con decreto del Ministro di grazia e giustizia di concerto con il Ministro della sanità;

h) determina i contributi annuali da corrispondere dagli iscritti nell’albo, nonché le tasse per il rilascio dei certificati e dei pareri sulla liquidazione degli onorari. I contributi e le tasse debbono essere contenuti nei limiti necessari per coprire le spese per una regolare gestione dell’ordine.

Ora:

  1. Noi iscritti il “Regolamento Interno” del CNOP non lo conosciamo. Se esiste (e crediamo esista) dovrebbe contenere almeno le norme minime di trasparenza legate alla pubblicazione di conti e bilanci, di cui alla lettera b) del citato articolo della 56/89, che ora sono sconosciuti, nonché la necessità di pubblicazione delle attività svolte, in qualità di membro del CNOP, da tutti i consiglieri che lo compongono;
  2. Il “Codice Deontologico” è di fatto inapplicato (forse inapplicabile) in relazione a nodi cruciali quali quelli contenuti nell’art. 21 del Codice stesso (divieto di insegnamento di strumenti della professione a non Psicologi), in barba alle affermazioni di cui al comma d) dell’art. di cui sopra che attribuisce al Consiglio Nazionale la cura dell’osservanza delle disposizioni concernenti la professione;
  3. Il “Referendum” gestito dal CNOP di recente mostra quale considerazione abbiano degli iscritti e della democrazia i membri di quell organo;
  4. Circa la competenza di cui al punto f) (pareri sulla qualità delle istituzioni formative) il CNOP ha ampiamente dimostrato la sua condiscendenza al sistema di formazione privato, avallando ben 300 scuole e non esercitando nessuna delle azioni di controllo che pure gli spetterebbero, nonché la sua completa sudditanza nei confronti del sistema universitario che offre oggi ben 26 Corsi di Laurea in Psicologia – alcuni dei quali con la qualità che tutti siamo in grado di apprezzare – ma solo pochissimi Corsi di Specializzazione Post-Laurea nonostante l’enorme richiesta;
  5. La competenza sul Tariffario è stata clamorosamente lasciata morire: abbandonato a se stesso per tutti questi anni il principale strumento della professione ancora oggi non ha ricevuto i visti dei ministeri competenti e quindi non ha valore legale. Ora viene (con questo presunto “referendum”) riesumato solo per eludere una norma della Bersani che (forse) qualche vantaggio alla massa dei giovani-colleghi-in-cerca-di-occupazione avrebbe potuto darla;
  6. Dobbiamo dare atto che circa l’ultimo comma dell’articolo riportato sopra il CNOP si è invece mosso bene, torchiando in sovrappiù gli iscritti, e vorremmo che ci si dimostrasse che le quote stornate dai nostri contributi sono state “contenuti nei limiti necessari per coprire le spese per una regolare gestione dell’ordine”.

A 17 anni dalle legge istitutiva il CNOP non ci risulta abbia prodotto NULLA di concreto per la professione: non un intervento qualificato sui mass media, non una proposta di legge, non una borsa di studio, non un prestito d’onore, non un contributo all’avviamento professionale, non una pressione sulle Scuole né sull’Università, non un parere interpretativo di norme confuse, NIENTE se non, recentemente, una inutile serie di ricorsi mal fatti (e quindi tutti persi) al TAR del Lazio sulla Psicologia Clinica, più pericolosi che necessari.

Abbiamo chiesto al CNOP di conoscere i bilanci recenti della sua attività. Attendiamo con ansia di averli e ci riserviamo di valutare alla luce di questi atti se, come appare, il CNOP – per come ora è organizzato e gestito – sia o meno un organo assolutamente inutile, costoso, parassitario e se, come appare, la sua conduzione sia inconcludente, antiprofessionale, inutilmente dispendiosa e deleteria per la professione o meno.

Speriamo che, almeno col rendere noti i suoi bilanci, il CNOP voglia provare ad emergere dall’inconscio professionale ed iniziare a dialogare con gli iscritti.