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Questo è Fulvio Giardina, Presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi, seduto al tavolo di Assocounseling, principale associazione dei counselor, per la seconda volta, parlando di scenari di convivenza, pacificazione e dialogo, tutti da sviluppare nella Consensus Conference, come racconta nella conferenza stampa di presentazione.

Anche questo è Fulvio Giardina. Di fronte ai rappresentanti degli studenti di psicologia, spiega che il numero degli studenti impatta sulla tutela della salute dei cittadini e quindi è necessario sbarrare gli ingressi.

«È sicuramente molto importante ridurre gli accessi alla formazione universitaria quanto prima possibile. Ci sono 105.000 professionisti e 60.000 studenti in psicologia. Sono numeri inconciliabili con la tutela della salute dei cittadini rischiando di inflazionare la professione». (link)

Quindi:

  • Con una mano allarghiamo il perimetro ai counselor, professionisti dalla formazione incerta, TOTALMENTE PRIVATA. Counselor spesso coinvolti (e condannati) in casi di abuso di professione di psicologo;
  • Con l’altra mano diciamo che l’ingresso alla formazione pubblica universitaria, accessibile, uniformata, a psicologia va sbarrato, per tutelare la salute dei cittadini.

La terza mano, la mia, aggiunge che:

  • Nel Servizio Sanitario Nazionale sono assunti a tempo indeterminato meno di 6mila psicologi (1 psicologo ogni DIECIMILA abitanti).
  • A questi si affiancano circa 10mila psicologi con contratti di precariato
  • Ancora: girano nei servizi un numero imprecisato di tirocinanti a vari livelli e volontari.

In questo quadro, dove

  • ci sono counselor a spasso che fanno i finti psicologi
  • Servizi Pubblici in agonia, con dirigenti sempre più affannati e turn over di precari (e sfruttati) in varie forme, assolutamente non in grado di dare prestazioni in serenità e continuità
  • studenti che si iscrivono a psicologia

si fa tutela della salute del cittadino riducendo gli studenti di psicologia.

Addio studenti di psicologia, benvenuti counselor, quindi.

E per i precari nei servizi una gran bella pacca sulla spalla e tanti complimenti, mi raccomando #resistete.

Il buon Marx diceva che la differenza fra un architetto e un’ape operosa è che l’architetto prima di costruire la sua celletta di cera, ha un piano in mente.

Poiché do per scontato che non siamo api ma architetti, soprattutto se ricopriamo incarichi di rappresentanza e di responsabilità per intere comunità, la domanda è scontata: il piano, precisamente, qual è?

La salute di chi stiamo tutelando, quando immaginiamo scenari di convivenza e dialogo con i counselor?

Esattamente per il reddito di chi, immaginiamo vantaggi sbarrando gli accessi all’università?

Non è che ormai ci siamo arresi al fallimento di 25 anni di politiche professionali e sindacali e qualcuno – chi quelle politiche le ha fatte, negli Ordini e nel sindacato – pur di non prendersi le responsabilità, butta la croce addosso agli studenti, magari addolcendogli la pillola raccontando di magnifiche e progressive sorti di psicologi di base e tirocini retribuiti?

Chiedo, per un amico.