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Estate.

Tempo di mare, ombrelloni e gender.

Ormai lo sappiamo: ogni giorno la sacralità delle nostre famiglie è messa in pericolo dal sudore, dal fucsia e dalla diversità.

C’è chi, però, non abbassa mai la guardia, nemmeno quando tutti gli altri sono in vacanza, anche se tutto sembra filare liscio.

La calma dello scorso inverno, in cui nessun insegnante ha portato sex toys a scuola, a nessun bambino è stato insegnato a masturbarsi, in nessun liceo sono stati proiettati film pornografici, è infatti solo apparente.

La minaccia del gender al tuo bucato e ai tuoi figli è dietro l’angolo e, come sempre in questi mesi, ci pensa la Regione Lombardia a fare da avanguardia nella difesa della famiglia naturale!

Dopo l’evento inspiegabilmente contestato con il logo di EXPO, ecco lo Sportello Famiglia, più efficacemente ribattezzato “Telefono Antigender”.

Lo scopo lo spiega Cristina Cappellini, assessore alla Cultura per la Regione Lombardia, secondo cui il compito dello sportello è:

fronteggiare  eventuali casi di forme di disagio nel percorso educativo degli alunni, avendo come stella polare i valori non negoziabili della famiglia naturale e della tutela della libertà educativa in campo alla famiglia stessa.

Se questa iniziativa non vi pare particolarmente intelligender, sarà perché magari avete l’impressione di stare assistendo ad un film già visto tutta la scorsa estate, come nulla fosse successo.

Perché alla fine, “nulla” è proprio quello che è successo: avevamo grandi aspettative, maestre contorsioniste con oggetti fallici, proiezioni hard in aula magna, caos nelle menti dei giovani…e invece… una noia mortale.

E per vigilare su questo noioso nulla che è l’inesistente “Teoria Gender”, ora la regione Lombardia investe 30mila euro dei soldi dei contribuenti per i prossimi 12 mesi.

Il “telefono antigender” sarà gestito da AGE, associazione di esplicita ispirazione cristiana, con un curriculum di tutto rispetto, dalla partecipazione all’organizzazione del Family Day alla promozione della petizione “no gender in classe”, con tanto di proposta di non mandare gli alunni a scuola un giorno al mese per:

svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che subdolamente, senza incontrare una vera opposizione, si sta diffondendo nelle scuole dei nostri figli.

Vien da pensare che dietro a questo caos ci sia la Lobby dei Bambini Discoli che cercano scuse per bigiare scuola, e invece sono proprio le parole di Fabrizio Azzolini, Presidente di AGE, il quale non ha mica nulla contro i gay e le lesbiche, ma

noi siamo per l’accoglienza di tutti, tutti i genitori e tutti i ragazzi delle scuole, non solo i nostri figli. Però non vogliano mica quelle associazioni Lgbt che noi diventiamo gay per far piacere a loro.

Capito no?

Insomma: stando alle intenzioni della regione Lombardia, non c’è sicuramente associazione più adatta per portare avanti questo sportello per la famiglia che vigilerà su una cosa inesistente.

Sono proprio curiosa di capire come verrà effettuato il monitoraggio del progetto…

Tutto questo, infine, non riguarda solo la società civile, i diritti, le politiche regionali e i soldi dei contribuenti: riguarda anche gli psicologi, e la ragione è evidente.

Chi sono gli esperti che vanno a parlare di affettività, sessualità, rispetto nelle scuole?

Spesso sono proprio gli psicologi.

Psicologi come quelli che hanno inventato il famigerato “Gioco del Rispetto”, che ora si sono visti sottrarre i finanziamenti dalla città di Trieste, guidata dal nuovo sindaco Di Piazza.

Questi psicologi magari potrebbero sperare in un organo di rappresentanza – che so, un Ordine? – che porti le loro istanze civiche, professionali e scientifiche all’interno delle istituzioni, delle scuole, dei comuni, delle regioni, del MIUR.

Ma fa caldo, troppa fatica, a volte è difficile pure concentrarsi.

Perché solo un errore di disattenzione e concentrazione può aver reso possibile questo:

cnop azzolini

cioè la creazione di un gruppo di lavoro sul BENESSERE A SCUOLA in seno all’Ordine Nazionale degli Psicologi che vede coinvolto proprio Fabrizio Azzolini, il presidente di AGE.

Una presa di posizione ufficiale del CNOP sul tema gender, che attendiamo ancora dall’anno scorso, dalla frittata dell’Editoriale de La Croce in poi, a questo punto si fa ancora più difficile.

Non meglio va se qualcuno pensa di rivolgersi all’Ordine della Lombardia.
Sull’intervenire in queste faccende il Presidente è stato chiaro sin dagli albori:

non dobbiamo e non possiamo entrare in nessun dibattito sul piano politico, ideologico o religioso.

Amen.

Ma non finisce qui, il (no)gender è proprio dappertutto.

Stop-Gender

Così ecco che gli Ordini della Sicilia e dell’Abruzzo pubblicano e inviano anche per mail una invitante proposta a tutti gli psicologi iscritti: collaborare – ovviamente aggratisse – ad un “progetto di prevenzione delle separazioni” organizzato da un’associazione privata di Genova, Associazione Aiuto alla Famiglia, di matrice confessionale, e di cui gli esponenti si sono ripetutamente espressi – anche in audizioni alla Camera dei Deputati – contro le “Unioni Civili”, e sottoscrivendo appelli “No al Gender”.

Naturalmente qualsiasi associazione privata è legittimata a portare avanti le istanze che crede.

Gli Ordini degli Psicologi, invece, così come i propri iscritti, sarebbe opportuno che portassero avanti istanze di laicità e scientificità.

Perciò, miei cari colleghi, anche quest’anno, come quello passato, tocca arrangiarsi da soli per disinnescare l’allarme gender.

Per dire ai cittadini, ai genitori, ai dirigenti scolastici che non esiste nessuna teoria gender, è tutta fuffa, una scemenza, e conservare così ancora un po’ di quella responsabilità sociale che il nostro codice deontologico ci ricorda essere alla base del nostro comportamento come professionisti.