L’annuncio stampa è roboante: CNOP – Presentato il decalogo “La riforma della formazione degli Psicologi”
E così, anche il CNOP si è finalmente accorto che gli psicologi sono in troppi, e che la causa almeno in parte è da attribuire all’Università (che si moltiplica, che non mette limiti alle iscrizioni, che si riempie la pancia di studenti di psicologia senza informarli adeguatamente sulle prospettive occupazionali).
Noi ogni tanto (!) ne parliamo, giusto per ricordare che andiamo verso gli ottantamila… QUI (2011), ma anche QUI (era il 2008), tanto per citare qualche articolo dedicato.
Non che sia un problema solo della psicologia, intendiamoci: molte professioni scontano l’affollamento e il sistema universitario ed economico nel suo complesso non agevola certo la diffusione di informazioni precise sull’occupazione collegata ai percorsi universitari. Ed hanno un ruolo pure gli studenti che si avviano ad un corso di studi piuttosto che ad un altro, senza prendere in debita considerazione i futuri scenari economici.
Ma una cosa non era mai successa: che il Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi, organo di coordinamento nazionale delle politiche di categoria composto da tutti i presidenti degli Ordini Regionali, prendesse ufficialmente posizione in materia.
Lo fa con questo “mirabolante” decalogo presentato nel corso di non meglio precisati “Stati Generali della Psicologia” che si sarebbero svolti a Roma… stati generali? ma quando mai??? Non ci risultano inviti al popolo, e nemmeno ai suoi rappresentanti. Quindi, si tratta probabilmente di una di quelle occasioni riservate a pochi intimi che quest’organo nazionale, così gramo d’informazioni ai colleghi, promuove in sordina.
Nell’Italia degli psicologi di oggi, il massimo organo di rappresentanza parla di “Stati Generali” senza neppure curarsi di interpellare “il popolo”. Però è vero che l’organizzazione del CNOP rassomiglia per molti versi a quella degli Stati Generali del Regno di Francia appena prima della Rivoluzione: lì, gli Stati Generali erano divisi in tre camere (o “Stati”): il Primo Stato era composto dagli ecclesiastici, il Secondo dalla nobiltà, il Terzo dal popolo minuto. Ogni ordine si riuniva in una camera separata dagli altri due Stati, discutevano sulla legge ed emettevano un voto per camera. Il più delle volte il Terzo Stato era svantaggiato, perché gli interessi dei nobili e del clero solitamente coincidevano: era sufficiente che questi emettessero due voti a favore per ottenere la maggioranza. Quando, nel 1789, gli Stati Generali furono convocati dal re per risolvere la grave crisi politica, economica, sociale e finanziaria che affliggeva da anni la Francia il Terzo Stato chiese il voto per testa e non per Stato. Non l’ottenne ed allora si autoproclamò unico vero rappresentante della Francia, assumendo il nome di Assemblea Nazionale e dando il via al processo rivoluzionario.
Anche al CNOP non vale la rappresentanza per numero di iscritti ma quella per numero di poltrone. Infatti ogni membro del CNOP è presidente di una regione ed ogni regione vale un voto, indipendentemente dal numero di colleghi che rappresenta. Così i cento (o poco più) iscritti della Val d’Aosta valgono quanto i 14.000 della Lombardia e le storture di questa situazione gravano sulla condizione generale della professione.
Resta il dato imbarazzante che il CNOP ha scritto questa fantomatica “riforma della formazione” senza minimamente preoccuparsi di ascoltare i diretti interessati (il popolo): psicologi neoiscritti, studenti, specializzandi, giovani professionisti (coloro, cioè, che dell’attuale formazione soffrono le conseguenze).
Il decalogo sembrerebbe frutto di un menage intimo con i presidi delle facoltà e i direttori dei dipartimenti universitari, che poi sono gli stessi che vengono additati come coloro che hanno avviato il processo di inflazione della professione, formando decine di migliaia di futuri psicologi disoccupati.
Il settecento è lontano da noi. Il CNOP dagli Psicologi lo è ancora di più…
Ecco il comunicato stampa:
UFFICIO COMUNICAZIONE CNOP: 12/04/2012 PRESENTATO IL DECALOGO LA RIFORMA DELLA FORMAZIONE DEGLI PSICOLGI. ROMA – PIAZZA MASTAI PALAZZO DELL’INFORMAZIONE: Numero chiuso per l’accesso alla facoltà universitaria, prove di ammissioni comuni nello stesso giorno a livello nazionale, riforma della cosiddetta laurea breve, migliore qualità del tirocinio e revisione dell’esame di Stato. Sono questi i punti salienti presentati oggi a Roma dagli Stati generali della psicologia per garantire una nuova e migliore formazione professionale
CNOP, PRESENTATO IL DECALOGO PER LA RIFORMA DELLA FORMAZIONE DEGLI PSICOLGI
Numero chiuso per l’accesso alla facoltà universitaria, prove di ammissioni comuni nello stesso giorno a livello nazionale, riforma della cosiddetta laurea breve, migliore qualità del tirocinio e revisione dell’esame di Stato. Sono questi i punti salienti presentati oggi a Roma dagli Stati generali della psicologia per garantire una nuova e migliore formazione professionale.
Roma, 12 aprile 2012 – Realizzare nuovi percorsi formativi per facilitare l’accesso dei giovani professionisti al mercato del lavoro e garantire agli utenti adeguati livelli di qualità del servizio. Sono questi alcuni dei capisaldi della linea di azione che il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, in sinergia con la Conferenza dei Presidi delle facoltà di Psicologia, con la Consulta dei Direttori di Dipartimento di Psicologia e con l’Associazione italiana di Psicologia, ha tracciato ed elaborato in un documento ufficiale, presentato oggi a Roma durante una conferenza stampa, una proposta in grado di rivoluzionare il percorso di formazione e l’accesso alla professione.
Secondo i dati ufficiali raccolti dal CNOP sono circa 83.000 i professionisti in Italia iscritti all’Albo degli Psicologi. E ogni anno il numero medio degli iscritti aumenta di circa 5.000 unità. Ma oltre la metà degli iscritti non riesce a esercitare la professione di psicologo. Ecco perché il CNOP presenta oggi alle istituzioni un vero e proprio decalogo ufficiale di proposte, ma anche di azioni già avviate, che riguardano in particolare l’accesso alla professione, la sperimentazione di nuovi percorsi formativi e professionali, il tirocinio, la riforma degli esami di Stato.
“La precarietà che registriamo in alcune fasce dei nostri professionisti potrebbe essere attribuita al rilevante numero di laureati che, negli ultimi quindici anni, sono usciti dalle Università come conseguenza della proliferazione dei corsi di laurea”, ha dichiarato Giuseppe Luigi Palma, Presidente del Cnop. Nel 2010 sono stati attivati più di 40 corsi di laurea di I Livello e più di 60 corsi di laurea di II Livello. Ma, “a fronte di un simile aumento nell’offerta di formazione, continua Palma, è mancata una programmazione degli accessi rispetto al fabbisogno nazionale degli psicologi. Ecco perché il documento propone di definire un numero adeguato di accessi annuali, periodicamente aggiornabile e in base a criteri condivisi di ammissione in modo da decongestionare da una parte il sovraffollamento universitario e dall’altra, garantire l’accesso al mondo del lavoro, una volta conseguito il diploma di laurea.
Sempre su questa linea si propone l’abolizione della sezione B dell’Albo degli psicologi. “Sulla base dell’esperienza maturata con l’istituzione dei corsi triennali”, ha spiegato Palma, “tre anni sono necessari per porre le basi di una cultura psicologica, ma non sono sufficienti per una formazione professionale. A fronte degli oltre 83.000 iscritti, solo circa 200 risultano gli iscritti all’Albo B. Ecco perché riteniamo opportuna l’abolizione o la sua messa in esaurimento”.
Il documento punta, inoltre, a una migliore qualificazione del tirocinio professionalizzante, che oggi si configura ormai come un lavoro semi-indipendente svolto nell’ambito di un team professionale e in contesti sempre più eterogenei, come cliniche e laboratori di ricerca, servizi sociosanitari, aziende, scuole, tribunali, strutture di accoglienza, centri sportivi.
Legato a doppio filo con il praticantato è lo sviluppo professionale continuo che, soprattutto nella categoria degli psicologi, ha un’incidenza elevata. Secondo stime dell’Ordine, infatti, il 97 per cento dei laureati proseguono la loro formazione frequentando corsi di specializzazione, master o dottorati di ricerca.
Il documento, ancora, contiene proposte concrete sulla sperimentazione di una nuova forma di ciclo quinquennale per la laurea in Psicologia, in sostituzione del cosiddetto “3+2”. Infine, si invoca una vera riforma dell’esame di Stato, prestando maggiore attenzione agli aspetti deontologici e professionali. In particolare, l’Ordine chiede che gli esami si possano svolgere in tutte le sedi di corsi di laurea in psicologia, prevedendo solo due prove, di cui una uguale per tutte le sedi e monitorata a campione su tutto il territorio nazionale.
Non entro nel merito del processo attraverso cui sono stati indetti i cosiddetti Stati Generali; sicuramente il coinvolgimento attivo dei vari soggetti interessati non è un punto forte del CNOP (né di buona parte degli ordini regionali), ma il nodo su cui val la pena concentrarsi ora è il “perché ” di tale decalogo (uhm…il primo a dettare un decalogo è stato un signore piuttosto altolocato…che mai vorrà dire?!…) e soprattutto la “mappa” del mondo che vi sta dietro. Vien da dire “meglio tardi che mai” rispetto alla regolamentazione degli accessi alle università, all’abolizione del 3+2 (ma perché parlare timidamente di una “sperimentazione” rispetto ad un ciclo quinquennale?), alla qualificazione dell’esame di stato (finora, una bieca formalità a pagamento…), ma mettere un tappo sulla falla non risolve il problema. Quello che mi sembra manchi è una concreta azione di valorizzazione della professione psicologica; perché, ad esempio, i servizi pubblici sono in perenne carenza di psicologi e devono supplire con i tirocinanti anche per servizi essenziali? Perché l’insegnamento universitario esclude ancora molte possibili applicazioni, che invece altrove sono valorizzate (penso ad esempio alla psicologia ambientale, che in Germania e nei Paesi Bassi è una porta verso soluzioni lavorative molto interessanti, nonché un utile strumento di cittadinanza attiva)? Io credo che i contenuti del “decalogo” siano per buona parte condivisibili, ma non sono certamente sufficienti. Mi sarei aspettato un’azione più incisiva e ad ampio raggio (qualcuno penserà forse ad un’azione di lobbying….beh, in fondo sì, è quello che pensavo…ma d’altro canto, come hanno fatto i medici ad ottenere quel che hanno ottenuto?). Fin qui la (seppur parziale) critica. Ma adesso, noi, dalla base, che possiamo fare? che facciamo?
Mah io credo che il problema ora come ora sia quello di spingere il governo verso politiche sociali che integrino a pieno titolo la figura dello psicologo e diciamo che integri in genere tutti i giovani al mondo del lavoro 80000 psicologi su una popolazione di 60 milioni sono pochissimi considerando il tipo di lavoro dello psicologo
Ok l’intervento che integri, ma effettivamente 80mila in Italia e circa 220mila in tutta l’Europa é un dato sconcertante. Personalmente ho sempre considerato il numero chiuso all’università, come utile per tutti. Sarò impopolare ma é troppi anni che faccio gavetta…
Francesco ma dove vivi nelle favole?
io ho 45aa e non sono giovane, ho lavorato per 14aa con contratti libero professionali come psicologo e neuropsicolo, ed ora mi hanno lasciato a casa, senza alcun lavoro, e con il numero ESAGERATO di colleghi e le richieste QUASI NULLE io mi trovo, con una buona esperienza alle spalle e senza alcuna possibilità di lavoro come psicologo, e non solo di quello vista la mia età…, XCHE’ siamo TROPPI e la richiesta è molto poca, non so quanti anni tu abbia, forse hai dalla tua la positività della giovinezza…
Un’ altra cosa XCHE’ si parla (e questo è ricovolto a qualsiai persona che abbia una minima resposnabilità politca) solo dei GIOVANI senza lavoro, e tutti quelli come me, che vengono lasciati a casa o soppiantati da altri non perchè più bravi ma perchè più raccomandati…di noi VECCHI senza lavoro…chi se ne occupa? nessuno mi pare…
per carità, non voglio offendere nessuno e tantomeno Francesco, vorrei solo dare una reale testimonianza di cosa ha portato a me la laurea in psicologia + una specialità pagata non poco!! + un Msc(R)..niente sono a casa…a leggere un computer….
Claudia
Sono d’accordo con quello che scrive Francesco prima di me…è vero che gli psicologi sono davvero tanti e moltissimi non lavorano come tali (me compresa, al momento), ma il problema è a monte: in Italia non rientra nella cultura condivisa l’idea che gli psicologi possano essere utili praticamente in ogni ambito della società, e se chi potrebbe smuovere qualcosa a livello istituzionale non lo fa, non vedo come potrebbe esserci una situazione diversa da quella attuale, con la metà degli iscritti all’albo che non lavora. Del resto…se lavorare come psicologo in Italia vuol dire lavorare come psicoterapeuta, è inevitabile che chi non se lo può permettere si ferma alla laurea e poi non lavora. E anche chi si specializza in tal senso non ha proprio una strada in discesa. Scusate per i pensieri confusi, spero che si sia capito quello che volevo dire.
esatto Raffaella hai centrato il senso di quello che volevo dire! non esiste un “fabbisogno” di psicologi, esiste che chi governa decide i “fabbisogni”!! se da domani il governo decidesse di istituire la figura dello psicologo come obbligatoria nelle scuole (finanziando) e la figura dello psicologo di base (possibilmente che sia psicologo e non medico!) da domani il popolo italiano in un men che non si dica venererebbe la figura dello psicologo come quella del medico! necessiterebbe dello psicologo più che dell’infermiere, e 80000 psicologi sarebbero una vera miseria… non che mi piaccia molto la cosa, mi piacerebbe vivere in mezzo ad un popolo consapevole piuttosto che pecorone, e che la domanda di psicologia nascesse da una accettazione intrinseca alla cultura media, ma questo è un altro discorso. tristissimo, comunque, che degli psicologi non sappiano immaginare altro che politiche “protezionistiche” per il loro orticello mezzo malandato ottenuto in 50 anni di psicologia ufficiale in italia. c’è qualcosa nella genetica di questo popolo che proprio non va se persino i suoi psicologi pensano con la logica della casta
IO vedo in questi interventi il solito atteggiamento da perdenti di noi psicologi, e mi dispiace dirlo, ma stiamo sempre ad aspettare che “qualcuno” decida “qualcosa” che ci renderà ricchi. Che “il governo” o “la società” o si accorgerà di quanto siamo utili.
Non esiste in nessun luogo al mondo: uno la fortuna se la crea, nessuno si accorgerà di noi se la lagna che gli arriva è sempre questo piagnisteo infantile e passivo. Pensiamo davvero di essere così bravi? pensiamo di essere così utili? e a fare che? quanto e cosa guadagna la gente venendo da noi? siamo in grado di dirlo, a cosa serviamo, senza ricorrere al nostro linguaggio interno?
@Gianni…hai ragione, infatti dopo la laurea in Psicolgia stavo pensando che non basta un po’ di self marketing, serve un’altra laurea: in marketing!!!O in comunicazione…come comunicare efficacemente cosa posso fare per una persona o una coppia.
Quando anche gliel’ho spiegato efficacemente e la persona o coppia abbia compreso, cosa poi non le fa decidere di chiedere un consulto?
Non solo a me, ma anche a qualche struttura tipo asl o ai colleghi di altri orientamenti…
Esatto Gianni, hai colto in pieno il punto. Sembra che parte dei colleghi che commentano sia qui a “commiserarsi”, con la logica, per intenderci, del bambino che aspetta che dei “genitori onnipotenti” gli permettano di essere felice, di realizzare per lui i suoi sogni idealistici.
Ma per cortesia ! Svegliamoci !
In nessuna professione, in nessun paese, si può pensare di costruirsi opportunità professionali concrete se si sceglie di assumere questa logica così delegante e passivizzante.
Usciamo da queste idealizzazioni autoreferenziali, ed iniziamo a guardarci intorno, a rispondere ai bisogni concreti della gente, a costruire risposte professionali attive e mirate… altro che “eh, nessuno ci riconosce, poveretti noi… è tutta colpa degli Altri (Ordine, Università, Scuole, Società allargata, Governo, chiunque….) che non ci fanno lavorare…come è ingiusto il mondo…”.
Ma dove si vuole andare, con questo atteggiamento professionale autolesionistico ?
Ragazzi, io lavoro..
Poi che c’entra: tutto vero. Che ci sono più psicologi che piccioni, che nelle scuole ci si lamenta del bullismo ma di istituire la figura dello psicologo scolastico obbligatorio neanche se ne parla.. che l’immagine della professione è quella che è.. che le selezioni pubbliche.. ehm.. eccetera eccetera..
Devo dire, però, che se un collega si sente abbastanza solido in quello che fa, non dovrebbe aver paura di quanti psicologi vengano sfornati.. nè della concorrenza di counseler, preti, sciamani e professioni c.d. limitrofe comunque denominate.
Sembrerà strano ma mi occupo principalmente di psicoterapia individuale.. il chè comporta, tra le altre cose, rimandare al mittente o inviare ai colleghi famiglie, coppie, bambini che considero troppo piccoli per il mio approccio (psicoanalisi interpersonale)..
E’ vero: all’inizio andava male, i pazienti erano pochi.. poi mi son ricordato che alle superiori ero bravo a diritto ed ho affiancato al lavoro con i pazienti quello in ambito peritale.. adesso direi che va benino..
Il discorso – secondo me – è più o meno questo: quanti di noi sono disposti a lavorare 12 ore al giorno, spostandosi ogni giorno in 2-3 città diverse? No, perchè io faccio così, altrimenti neanch’io lavorerei..
Quanti hanno voglia di andare regolarmente in supervisione, anche dopo la specializzazione? Quanti son disposti a passare gran parte dei sabati e delle domeniche a studiare ed aggiornarsi?
Non sono nè giovane nè vecchio. Ho 34 anni e nessun santo in paradiso. Probabilmente sono professionalmente giovane, ma ricordo che a 33 c’è chi già aveva fatto cose ganze..
beh io personalmente credo porpio che noi più di chiunque altro, e in collaborazione con categorie come “gli artisti”, dovremmo essere quelli capaci a immaginare “mondi nuovi”, che dall’inviduale vanno al sociale e viceversa, in un gioco che dicventa necessariamente anche politico
si Gianni, mi piace il tuo intervento, lo trovo molto corretto, basta con i piangistei, la pratica psicologica e psicoterapeutica non possono essere per tutti, se non siamo sicuri di dare qualcosa di concreto, non misurabile con il nostro gergo, smettiamo… vuole essere un’osservazione costruttiva in quanto realistica, bravo Gianni
Concordo pienamente con gianni. Vorrei però dire alcune cose: io penso che bisognerebbe fare un po’ di chiarezza.
Primo punto: perché per fare psicoterapia bisogna per forza essere psicologi o medici? Ciò non ha ragion d’essere. La scuola di specializzazione è in grado in 4 anni di espletare la propria funzione in maniera esauriente. Uno può fare fare lo psicoterapeuta non intervenendo nei “campi” prettamente psicologici, ne tanto meno medici!
Secondo: differenziare la figura dello psichiatra da quella dello psicoterapeuta. Trovo inammissibile che uno psichiatra è abilitato previa richiesta formale all’esercizio della psicoterapia.
Terzo: fare una campagna di informazione a livello scolastico superiore. In modo da chiarire le idee sulle differenze tra le varie figure (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra).
Calcolando che molti che si iscrivono a psicologia hanno in mente di fare lo psicoterapeuta si eviterebbero molti errori e intasamenti in campo psicologico,”liberalizzando” il campo della psicoterapia. Quanti filosofi hanno esercitato il campo della psicoterapia? mi sembra tra l’altro con ottimi risultati.
Inoltre le scuole di specializzazione per psicoterapia potrebbero essere aperti a discipline come antropologia in modo tale che in un contesto multiculturale possano intervenire loro penso e credo con maggior sufficienza di chi ha fatto psicologia per 5 anni e ha magari seguito un corso di perfezionamento in antropologia di 72 ore magari.
Saluti!
@ Francesco “non esiste un “fabbisogno” di psicologi, esiste che chi governa decide i “fabbisogni”!! se da domani il governo decidesse di istituire la figura dello psicologo come obbligatoria nelle scuole (finanziando) e la figura dello psicologo di base (possibilmente che sia psicologo e non medico!) da domani il popolo italiano in un men che non si dica venererebbe la figura dello psicologo come quella del medico!
…
c’è qualcosa nella genetica di questo popolo che proprio non va se persino i suoi psicologi pensano con la logica della casta”
Credo tu abbia detto tutto, senza considerare che tra Psy non sempre c’è davvero collaborazione…siamo 80.000 e dicono che siamo tanti ma non riusciamo a smuovere molto…
Poco smuoviamo l’opinione delle persone, che nonostante alle volte riconoscano di avere necessità di un aiuto, poi si fermano “ai costi” o al chiederlo l’aiuto (o meglio io riscontro spesso questo tipo di persone, premetto che suggerisco di rivolgersi a strutture e colleghi, non a me, per cui non possono pensare che lo faccia per interesse economico personale).
A meno di non arrivare a stati d’ansia tali per cui impediscano di vivere o quasi.
Ecco la famosa “economia del sintomo”!!! XD
Inoltre troppa poca collaborazione con la medicina: troppi medici, se una persona lamenta uno stato d’ansia, prescrivono gocce di valium…vita natural durante?
Quand’anche un medico suggerisca una terapia diversa, le persone se ne spaventano, perchè hanno un’idea psichiatrica della Psicologia, e poi vanno forse (? qualcuno ha dati in merito?) da counselor, coach, life coach.
E sì che vedo parecchi colleghi su giornali, riviste o che scrivono libri (li compererà ben qualcuno…) per cui un po’ di cultura psicologica la si diffonde senza alcun dubbio…però riceve più lettere un giornale con la posta del cuore della scrittrice o gieffina di turno, che non richieste di consulto uno Psicologo. (!)
Le aziende non utilizzano la ns professionalità per ottenere il meglio dalle risorse umane, al massimo la utilizzano per selezionare (stendiamo un velo pietoso anche sul vergognoso turnover per risparmiare, fatto dalle aziende anche in contesti multinazionali)
e anche una volta che la risorsa fosse stata inserita…ammuffisce per lo più nella medesima posizione…altro che stress lavoro correlato!
Per alcune persone esiste la noia lavoro correlata (ne parla mai nessuno?), ma al contrario di quel che pensano al governo, cambiare (o poter apprendere cose nuove o variare il lavoro) non è mai semplice nè internamente nè esternamente le aziende.
Poi se uno si trova in una posizione a lui congeniale, niente di male anzi, buon per lui, ma non tutti appena inseriti in azienda trovano “la giusta mansione” e sarebbe utopico pensare che possa essere possibile un mondo in cui tutti stanno bene e sono soddisfatti del proprio lavoro…ma è pur vero che un minimo di interesse in questo le aziende dovrebbero pure avercelo…invece a loro serve che fai “xyz” e punto. Il resto non ha importanza. Come numeri…nessuno si preoccupa poi di valutare periodicamente altro.
Il controllo qualità è un controllo numerico, che testa la velocità di produzione utili…
Nessuno va mai a vedere se a monte sia migliorabile questa produzione, confrontandosi col personale, valutando potenzilità e attitudini…insomma ormai hanno dimenticato completamente che il successo di un’azienda dipende anche dalla soddisfazione e dalle persone che ne fanno parte.
(anche internamente, se ti senti ignorato o considerato un numero nell’azienda in cui lavori, suggerirai mai a chi conosci di comperane il prodotto o servizio, seppur buono o decente a qualcuno che conosci? O suggerirai di rivolgersi altrove?)
Le famiglie non si rivolgono ai consulenti di coppia o ai consultori familiari, mandano avanti dinamiche disastrose per tutta la famiglia in attesa che “passi la tempesta” o ci si separi o divorzi
(mi domando: gli avvocati quanto lavorano?) o una delle persone in queste dinamiche non se ne vada per salvaguardarsi dall’esaurire la propria energia vitale…o rimane lì e accade di peggio…o rimane lì e si spegne in una situazione anaffettiva e svilente per questioni economiche, di comodo, augurandosi anche di morire presto…(succede davvero)
Alle superiori mi è capitato anche di suggerire un consulto in Asl ai genitori di una bambina dislessica e disgrafica. Non so che diagnosi le abbiano fatto -io avevo notato la fatica di lettura e scrittura, l’inversione di lettere nello scrivere…-, il padre però, dopo la diagnosi, ha preferito non portarla più dalle Psicologhe…a me è venuto il dubbio però che non ce l’avesse mai portata.
Detto questo, caste a parte, non siamo troppi, a mio avviso, la richiesta è poca perchè alle persone fa paura cambiare, perchè costa fatica e delegare a una pastiglia il proprio benessere è semplice, aprirsi con qualcuno ed esternare le proprie angosce molto molto più difficile. Affrontare l’idea di modificare lo status quo di cose e relazioni più terribile di quanto possa essere farlo davvero.
Detto questo, da pecore a conigli, il passo non è così breve…
Non è che siamo tanti è che sia nella cultura che nelle aziende non è ancora stata compresa l’importanza della ns materia…
Perchè mi piacerebbe che facessero una prospettiva di “che tipo di lavoro verrà richiesto tra x anni” (forse in Germania hanno un tipo di struttura scolastica organizzata in tal senso?) e vorrei vedere proprio con la crisi economica in atto…tra 5 anni cercheranno politici in grado di fare miracoli, con il carisma di Gahndi, l’intuito di Einstein, le abilità matematiche di John Nash, che sappia parlare 5 lingue (Italiano, Inglese, Spagnolo, Arabo, Cinese e Rumeno)…
la verità è che con la crisi, non ce n’è per nessuno…
Francesco, qui non c’è più nulla per nessuno, altro che casta, gli unici ben pasciuti sono i colleghi dei servizi pubblici che possono contare su stipendio e pensione dignitosi, impegno relativo (ovviamente non è vero per tutti ma per molti che conosco ed era vero anche per me quando ci ho lavorato dal 1980 mi sembra al 1994, poi mi sono licenziato per raggiunto livello di disgusto), intramuraria, pazienti in nero totale senza rischiare nulla (anche questo non è necessariamente vero per tutti, ma i casi cono molti)… sono andato via per limiti caratteriali, non lo ritengo un merito perchè avrei potuto garantire la famiglia con ben altra sicurezza… cerchiamo di non lasciare sempre a loro i posti decisionali, è vero ceh per le campagne elettorali loro usano il tempo retribuito dallo stato a a noi costa di tasca, ma non dobbiamo più lasciarli decidere anceh per noi
su quello che dici a proposito degli psicoterapeuti sono assolutamente d’accordo. Secondo me la prima cosa da fare è eliminare finalmente questa confusione di ruoli tra psicologi e psicoterapeuti. Uno psicoterapeuta e uno psicologo a livello lavorativo sono due professioni ben distinte e ce lo dice il codice deontologico.
Ma quanta deontologia c’è nelle richieste o nei concorsi quando vedi “Lavoro per psicologi” e poi nelle asl, negli enti pubblici ed altro richiedono la specializzazione in psicoterapia? per me uno Psicologo è uno psicologo con le sue specificità uno psicoterapeuta è uno psicoterapeuta, a volte anche medico, che non ha il background di studi dello psicologo ma che utilizza gli stessi strumenti psicologici. Per esperienza, e lo notiamo anche in TV, c’è interscambio tra la parola “psicologo” e “psicoterapeuta” e noi del campo sappiamo che non è prorpio così.
insieme alla ri-definizione della formazione andrebbero primaditutto, ri-definite le aree professionali specifiche dello psicologo e gli ambiti di lavoro in cui potersi inserire partendo dalla distinzione netta tra psicologo e psicoterapeuta.
Inoltre il CNOP, dovrebbe pensare bene di difendere la nostra professione perchè, è vero che in Italia ci sono migliaia di iscritti, molti dei quali a casa, ma è anche vero che negli ultimi anni c’è stato un proliferare di figure professionali e corsi di pertinenza psicologica che invece sono stati aperti a molte altre figure: counsuelor, mediatore familiare, educatore, operatore della formazione, orientamento professionale, selezionatore del personale ecc… che a mio avviso sono tutti ambiti e discipline che rientrano nel campo della psicologia e che deliberatamente ci sono state tolte. Se basta un corso di due anni per diventare consuelor o mediatore familiare anche ad un avvocato, mi spiegate come le migliaia di iscritti in psicologia e i vecchi psicologi possono trovare una prorpia posizone lavorativa?
Per favore, fate chiarezza!!!
Questa è una realta almeno dal 2007! Il primo editoriale del CNOP che lessi appena iscritto all’ordine recitava un mantra simile: “Noi psicologi siamo in troppi!”. Ebbi un forte scoramento dopo aver studiato ed essermi affrettato pronto per lavorare, come tanti di noi!
Forse dovremmo rovesciare l’imbuto e trovare altre alternative alla sola clinica o psicoterapia!
Ancor più dovremmo trovare coesione tra le diverse anime della psicologia e tra le diverse Istituzioni e movimenti… siamo noi i primi a tarparci le ali sparandoci tra di noi!
Sarò un dannato romantico…ma mi accorgo che le divisioni attuali non stanno portando a nulla.
Se vogliamo possiamo farcela e bando al ‘700…siamo nel 2012!
Si dovrebbero presentare più dati sull’argomento. Quali psicologi sono in esubero? Psicoterapeuti, psicologi del lavoro, dell’età evolutiva…? Ad esempio i neuropsicologi non sono sufficienti a ricoprire la domanda sia nel Servizio Sanitario Nazionale sia nella libera professione. Ma è una figura nemmeno definita…
Se avessimo più dati emergerebbero i bisogni nella situazione attuale, senza inventarsi altri percorsi creativi.
Il punto sostanziale è che le nostre rappresentanze istituzionali dovrebbero promuovere le figura di psicologo negli enti pubblici (scuole, ospedali, servizi territoriali,…) anziché pensare di risolvere il problema della disoccupazione riducendo il numero di studenti.
Ad es., quante sono le posizioni strutturate di neuropsicologo negli ospedali? Quante quelle precarie retribuite o volontarie? Quanti sono invece gli psicoterapeuti nelle diverse posizioni? Una rappresentanza miope non ci aiuta a valorizzare le nostre professionalità, scopo che si persegue comunque con il massimo sforzo individuale e la collaborazione di pochi. E’ solo un cattivo pensiero ma con questo atto CNOP si porge il fianco allo smantellamento in corso nelle Università.
32 anni di professione mi rendono politicamente scorretto: moltiplicazione di corsi di laurea, da due a 40, e moltiplicazione di scuole di specializzazione in psicoterapia, 270 solo nel lazio, derivano da una necessità occupazionale di chi ha visto la formazione come un’opportunità per far fronte alla mancanza di lavoro che nell’area della psicologia c’è da sempre… ecco che abbiamo il caso, per quanto io ne sappia unico al mondo, in cui CHIUNQUE, senza titoli nazionali ed internazionali valutabili anche attraverso il metodo dell’impact factor, può aprire un scuola di psicoterapia che rilascia un titolo di studio con valore legale… quando siamo 80.000… 3000 psicoterapeuti per anno accademico vengono sfornati solo nel Lazio e , pur provenendo da altre regioni, pensano di restare tutti a lavorare a Roma… quindi il lavoro non c’è più per nessuno, non è una questione di disoccupazione giovanile, occorre gettare la maschera e dirlo… quelli come me non possono rinunciare, dovranno essere sempre più combattivi e reattivi nei confronti di psicologi che sbucano ad ogni angolo di strada, salute permettendo dovremo lavorare fino agli 80 anni perchè non avremo pensione (sapete cos’è l’ENPAP..) … ora, qualsiasi persona di buon senso prima di aprire un negozio o una qualsiasi attività si fa un business plan… mi chiedo come i colleghi più giovani possano pensare di recuperare l’affitto di una stanza a roma per gli anni dell’università e della specializzazione, i costi universitari e specialistici + supervisioni e terapie personali didattiche, al ribasso siamo sui 150.000 euro, ma quando mai ve li rifarete??? per chi li ha già spesi… tante volte mi viene l’immagine del gambler che continua a giocare alla roulette perché ha perso tanto e vuole rifarsi, con il risultato di perdere ancora di più… le competenze psicologiche acquisite sono utili in qualsiasi settore, come mi diceva un collega che saggiamente ha lasciato perdere ed opera nella ristorazione… non serve che il CNOP si svegli ora e provi a mettere dei limiti su un a situazione che è già una vera e propria emorragia e porterà a morte certa il paziente… a meno che i più giovani e sensati decidano di non intraprendere un percorso così fallimentare e molti di quelli che lo hanno intrapreso decidano di LASCIAR PERDERE… è doloroso ed antipatico da dire e da sentirselo dire, ma assistiamo a gente che lavora gratis o quasi pur di fare il terapeuta, caso unico tra tutte le professioni e che rende perverso e psicotizzante il rapporto con il paziente, perciò è pure scorretto dal punto di vista deontologico… LASCIATE PERDERE, occupatevi di altro, è LA COSA PIù CON I PIEDI PER TERRA CHE POSSIATE FARE
io sono uno di quelli che ha lasciato perdere alla triennale che già alla fine mi sono reso conto della situazione ma il punto è che oggi anche occuparsi di altro è quasi impossibile il fatto è generalizzato per chi è nato dagli ’80 in sù! ecco perchè ora ne faccio un discorso poilitico più generale, è un fatto sistemico, che non funziona più… quando i miei coetani capiranno, speroa vbreve, che almeno il 70% di noi tra un 10-20 anni sarà pressoché nullatenente venendo a mancare il sostentamento della generazione precedente forse avrà la forza per cambiare qualcosa, e per dare una sterzata alla deriva liberista… bisogna avere in mente la globalità della situazione economico-politica per capire che 80000 psicologi sono pochi!! e che in realtà ci sarebbero risorse e capitali utilizzati attualmente utilizzati per altro (v. guerre ed armi innanzitutto) che invece potrebbero essere utilizzati impegnare tante figure nel sociale e diciamo tante figure in generale!
oppure, ne vogliamo parlare, giusto per citare un esempio di un qualcosa che accade ogni giorno, degli investimenti di milioni in vaccini per una pandemia mai esistita e montata mediaticamente come l’H1N1?? ne vogliamo parlare dei costi della “sanità” ufficiale per cure “ufficiali” assai discutibili? quante persone si sarebbero potute mettere a lavorare con quei soldi, che si sono ficcato in tasca i soliti baroni governo-medicali in combutta con le case farmaceutiche? ragazzi svegliatevi non esiste nessuna crisi economica!! esistono le crisi che creano loro, che creiamo noi! e voi ragionando in questo modo date pure man forte all’attuale stato di cose. l’istituzione delle figure dello psicologo e dello psicoterapeuta su larga scala rappresenta il grado più alto di maturità mai raggiunto da una civiltà umana fin’ora conosciuta a mio avviso, e per maturità intendo innanzitutto la capacità di avere coscienza di se stessi (che è lo specifico della psicologia a mio avviso, come vuole l’etimologia della parola stessa!) più psicologi/psicoterapueti ci sono, più la cultura del “conosci te stesso” avanza, più c’è evoluzione. dovremmo essere noi la punta di diamante della società, la sua spinta verso la Conoscenza, i più eterogenei in assoluto, abbiamo un percorso che mette radici praticamente in tutti i campi del sapere, da quello filosofico a quello spirituale, passando per il biologico-fisico-chimico ed il sociale e l’arte! ma il nostro lavoro necessita di tempo, di riflessione, un solo psicologo o un solo psicoterapeuta può seguire decentemente poche persone nell’arco di un’intera vita, ecco perchè un rapporto di 1/750 è una barzelletta, così come è una barzelletta fare delle psicoterapie con un’organizzazione “a ore” così come vengono concepite oggi per necessità organizzative economiche, sono assolutamente disumane per chi le fa e per chi le riceve… la nostra figura nasce sociale e nel sociale deve operare, ha un senso se hai la sicurezza di un rapporto guadagno-costo della vita dignitoso e la possibilità di seguire davvero le persone, ovvero un rapporto guadagno-costo come quello dei medici che operano nel solo statale, almeno, e la possibilità di seguire non più di 10 persone contemporaneamente, chi per poco tempo, chi per anni, e chi forse in qualche caso anche per tutta la vita. abolire questa scissione tra psicologo/psicoterapeuta netta, istituire scuole di specializzazione come quella dei medici dove, dopo una laurea magistrale a ciclo unico, cominciano già a stipendiarti! queste sono le cose che bisogna chiedere, non la riduzione del numero… semmai fare più selezione sulla qualità, sulle effettive capacità e predisposizioni per chi sceglie questo percorso (che spesso è scelto per “moda” borghese e non per verace attitudine), ma non sulla quantità, perchè probabilmente anche un rapporto di 1/100 (ovvero 600.000 psicologi/psicoterapeuti) sarebbero probabilmente ancora pochi, per come intendo io la psicologia e la sua funzione nella società
dico solo questa, e poi chiudo! in Italia c’è un medico ogni 175 persone… record in europa… non capisco perchè non ci possano essere almeno uno psicologo ogni 100 persone, visto che la natura del lavoro richiede una prestazione a tempo per persona infinitamente superiore a quella del medico… ampliate i vostri orizzonti!
I commenti che leggo danno nel complesso per lo più un irritante senso di noia ed impotenza. Per chi in linguaggio gergale (professionalizzante..) si lamenta di essere troppo giovane o troppo vecchio per trovare lavoro consiglio di: mettere le gambine una avanti all’altra come i nostri genitori ci hanno insegnato, e portare la propria faccia e curriculum PERSONALMENTE in ogni ente, comunità, eventuale coperativa nota. Chiedere di poter entrare come osservatore esterno, come collaboratore esterno -anche- non retribuito, come suppellettile, e se si vale e/o non ci si piange troppo addosso perchè svalutante, questo atteggiamento produrrà inevitabilmente risultati positivi. In alternativa, per i feticisti della sedia: Collaborare con ciascun sito forum internet volto al sostegno ed allacciare così una rete di relazioni funzionale a “progettare insieme”. Questo lo dovremmo insegnare proprio noi agli altri per dirne una. In alternativa ancora: investire in pubblicità e muovere le rotelle del cervello elaborando un proprio progetto nella libera professione. La mia personale opinione è che limitare gli accessi non sia un beneficio ma la solita furbata che viene dall’alto, che coniugherebbe le problematiche della crisi con l’apparenza di un qualche presunto interesse collettivo. Dico questo perchè chi non trova lavoro ora, per lo più non lo trova per altre ragioni ritengo, che non l’ostentato esubero di colleghi. Insomma da rivedere è il proprio personale atteggiamento da quel che leggo. Questa è una delle cose che ancora di dovrebbe essere in grado di inegnare agli altri, ma vedo che in molti non dimostrano nemmeno in prima persona questa capacità. In bocca al lupo
franz, insomma, proporresti di lavorare gratis pur di lavorare?
Piuttosto direi di non sottrarsi alla gavetta quando necessario. Se l’hanno fatta buona parte delle persone che ci hanno cresciuti, non vedo perchè non possiamo farla anche noi. E’ molto difficile trovare lavoro come no, ed oggi anche una volta trovato non è per niente detto che ci si possa vivere. Pertanto si deve lavorare ed in più continuare a cercare altro lavoro, il che è la storia della mia vita. Ma la questione è una sola: adattarsi oppure accucciarsi in un angolo e rimanere in compagnia del proprio narcisismo ferito. Quest’ultima soluzione non credo sia funzionale nemmeno per chi ha già ampliamente dato prova di essere qualificato abile e capace nel nostro settore, e magari si trova ad affrontare un momento di difficoltà. Tanto meno per chi ora si appresta ad inserirsi, ed avanza come leggevo pretese molto poco allineate con la propria posizione ed il quadro socio-economico globale. Insomma non è facile ma determinati modi di pensare ed agire non solo non sono produttivi ma penalizzano anche i colleghi. In alcuni commenti che ho letto davvero non si riconosce la differenza fra lo psicologo effettivamente squalificato dal sistema, e lo psicologo che invece si autosqualifica al solo aprire bocca.
si Franz, c’è però una differenza, non troppo sottile, tra non sottrarsi alla gavetta (quando affronto un settore nuovo faccio gavetta anche dopo più di trent’anni di professione, chi più di me può essere d’accordo!) ed il lavorare gratis, pur di lavorare: mi riferisco al settore della psioterapia, dove il lavorare gratis o quasi, perverte l’assetto di indipendenza dal paziente che consente poi di coinvolgersi nella relazione ed al contempo osservarla clinicamente nel suo dipanarsi… trovo che in questo caso lavorare a tutti i costi costituisca una irruzione controtransferale non elaborata e dannosa per il rapporto, deontologicamente scorretta… poi la psicoterapia non può essere una professione di massa, non tutti hanno caratterstiche personali, da sviluppare con una lunga e costosa forrmazione, che portano ad essere un buon psicoterapeuta… le Scuole di psicoterapia non fanno selezione per biechi motivi economici di sopravvivenza (me ne risultano 270 solo nel Lazio!), quindi insisto che siamo troppi, ed anche scorretti nei confronti dei potenziali pazienti… non è questione di narcisismo ferito o di momenti di difficoltà (sono una persona fortunata, il lavoro continua ad andare dignitosamente bene e ne svolgo anche un altro in tutt’altro settore per seguire la mia passione, grazie al downshifting viviamo bene) ma essendomi in passato occupato con passione e spirito di servizio di politica professionale mi dispiace nel profondo del cuore che la Psicologia sia ridotta ad una massa di persone disposte a tutto, a tutto, pur di lavorare, atteggiamento ceh trovo anche personalmente inadeguato, visto che dovremmo recuperare l’antico significato della laurea come formazione personale e non solo come abilitante ad una professione, la nostra è una laurea che può fornire competenze e valore aggiunto in 1000 attività, che non siano necessariamente fare lo Psicologo, perchè incaponisrsi otre l’esame di realtà??? poi chi intende insistere deve farlo, ma dovrebbe avere anche coscienza di possederne “i numeri”, coscienza rafforzata da un rapporto con i colleghi più anziani con cui si è formato che dovrebbero avere a loro volta il coraggio e la competenza di dire a più di qualcuno di lasciar perdere… resterebbero i migliori, non quelli con più conoscenze, famiglie dietro le spalle, piedi saldamente radicati nel sevizio sanitario nazionale e superaccomandati… o forse continuo a sognare…
Stringendo il focus sulla relazione psicoterapeutica -nella libera professione- e l’aspetto retributivo, credo nessun collega possa dissentire da quello che affermi. I primi elementi che ci insegnano circa le tecniche del colloquio riguardano proprio l’aspetto che inquadri. La retribuzione deve necessariamente essere ageguata e puntuale, e più si va verso l’insight più deve essere rispettato questo punto. Diverso è quando si può avere una struttura alle spalle entro la quale operare. Se vuoi entrare in quel sistema devi adeguarti ai parametri che trovi, diversamente sei fuori e rimani fuori. Parliamo quindi di comunità enti cooperative e via discorrendo, che poi sono le vie privilegiate per acquisire una minima rete relazionale e di scambio nella libera professione. Sul resto, discorso esubero; io penso che tante persone provino ad entrare perchè ritengono sia per loro la scelta migliore, troppe è vero. Ma una scrematura forzata viene poi fatta dalle sfide che ciascuno di noi deve affrontare per esistere nel nostro settore. Sei abbastanza motivato, abile, capace? Presto o tardi (velleità permettendo) riuscirai. Al contrario cambierai strada, proprio come fa un paziente quando non si incontra col giusto terapeuta o con il terapeuta abile. Se vogliamo vederla attraverso un’analogia anche il nostro cervello prima dello sfrondamento sinaptico produce un esubero di cellule neuronali pari al 50%. Ma poi lentamente le cellule che non stabiliscono connessioni stabili vanno incontro ad una fisiologica morte programmata. E’ quello che vedo accadere a diversi ex colleghi/e. Cambiano aria e lo fanno con coscienza devo dire. Anche per questo la mia personale opinione non va nella direzione di creare uno sbarramento rigido che noi del resto non abbiamo dovuto superare per accedere ai vari corsi di studio. Una selezione delle strutture qualificate quello si, ma ingessare i criteri di selezione per l’ammissione ai vari corsi non mi pare corretto nè utile. Non siamo nessun per dire che l’aspirante soggetto x, pur non rientrando in quei determinati pre requisiti non possa poi divenire un ottimo psicoterapeuta. Nè mi sento di dire tu non entri perchè altrimenti mi rubi il pane. Per concludere, a proposito di sfrondamento sinaptico vedrai che la crisi che tutti conosciamo contribuirà in ogni caso ad effettuare una gran bella selezione, anche oltre ogni aspettativa purtroppo.
Finisco ora la specializzazione in psicoterapia.
tirocinio in una struttura ospedaliera pubblica: 4 psicologi strutturati, circa 50 specializzandi che, gratuitamente, registrano prestazioni al ssn e svolgono praticamente in autonomia lavoro che dovrebbe essere svolto da specializzati qualificati, assunti e pagati.
Per i giovani più bravi, fortunati, paraculati contratti da consulenza a 20€ ora, ovviamente a p.iva (praticamente una donna delle pulizie, con in più le menate burocratiche della piva), senza ferie malattia e nessuna garanzia oltre i 6 mesi, quando va bene.
Attualmente lo studio privato mi sembra l’unica via decente per esercitare questa professione in Italia. Se sei bravo, lavori.
Se cnop tutelasse veramente psicologi, salute e cittadini, interverrebbe sul rispetto della nostra professionalità partendo dal malcostume da tirocinante e specializzando diffuso in tutto il ssn. Nascerebbero migliaia di posti di lavoro e reale cultura psicologica negli operatori e nella popolazione.
Se andiamo avanti così, continuiamo a rimanere quelli che in ospedale ci sono se fanno i volontari, sennò chissenefrega. Parola di chirurgo.
A conti fatti, vivevo meglio a fare il pizzaiolo, magari ci torno e nel tempo libero mi vedo qualche paziente privatamente. ovviamente in nero.
grazie cnop, grazie palma, grazie italia, ottimo lavoro.
Fermo restando che hai perfettamente ragione a lamentare lo sfascio di sfruttamento che vi è in molte ASL rispetto agli specializzandi… ma… domanda: e il CNOP che ci azzecca ?
Va bene che è più facile trovare e colpevolizzare un bersaglio di comodo (“l’Ordine cattivo”, va di moda) che interrogarsi sul perchè ci si è volutamente infilati in una professione in cui lavorano in 40.000 su 80.000, e poi sperare che magari la Fatina Turchese con un colpo di bacchetta ci procurasse magicamente lavoro; però… il CNOP cosa può fare, andare al Ministero della Sanità e imporre che vengano assunti da oggi a domani 40.000 dirigenti psicologi nelle ASL, in piena stretta delle assunzioni del pubblico ? E la gigantesca copertura finanziaria necessaria chi ce la mette, il mago Merlino ?
Non è che come psicologi eccediamo un poco col pensiero magico, e ignoriamo il piano di realtà, che è purtroppo fatto di contabilità di Stato, risorse economiche al lumicino e impossibilità oggettiva di assorbire nel pubblico 40.000 persone (ma anche solo 4.000) ?
vero, purtroppo l’esame di realtà non è il lato forte di molti colleghi…
Commento illuminante, peccato l’anonimato, unica notazione: “lo studio privato mi sembra l’unica via decente per esercitare questa professione in Italia.Se sei bravo, lavori” aggiungerei che un giovane oltre a sobbarcarsi tutti i costi della formazione più i costi fissi legati ad uno studio deve anche affrontare la concorrenza sleale dei “50” che lavorano gratis per il servizio sanitario nazionale… giusto ieri sera vedevo un film con Salemme (non un gran che, ma non è questo il punto) nel quale veniva rappresentata una psicologa che pagava 40 euro a seduta un amico che le facesse da paziente, pur di far pratica… sembra un paradosso ma non siamo molto lontani…
Ecco alcune considerazioni da una neolaureata che in passato ha usufruito dei colleghi psicologi da paziente. Alcune cose sono già state dette ma ci tenevo a dare anche il mio contributo
– Siamo decisamente troppi
questo svilisce la professione perchè rafforza l’erroneo luogo comune che “cani e porci” possano studiare psicologia, che è una facoltà semplice per chi non ha voglia o capacità di studiare, naturalmente il 3+2 non aiuta perchè non solo è una presa di fondelli in quanto crea una figura professionale che non esiste (dopo i 3 anni), ma attira molti iscritti con l’illusione di cavarsela con 3 anni di università.
– i test di ingresso più selettivi
dovrebbero prevedere anche un colloquio perchè è assurdo che in una professione come la nostra ci sia gente che non riesce nemmeno a sostenere una banale conversazione con un altro essere umano (e ce ne sono tanti!!!) la selezione va fatta all’inizio e non dopo aver investito anni della propria vita!
– troppi incompetenti ed impreparati
non voglio offendere nessuno, perchè mi ci metto anche io nel calderone degli impreparati! le università non ci formano a dovere, quanti corsi inutili ci sono?quanti corsi che non mi hanno lasciato niente? manca il lato pratico, non ci insegnano a lavorare e questo è gravissimo perchè la gente affida le loro vite a noi. Ho avuto la fortuna di passare un periodo negli Stati Uniti e devo dire che c’è solo da imparare dal loro pragmatismo. Quanti ne ho trovati di incompetenti durante il mio cammino? tantissimi… quante sofferenze? tantissime… per fortuna non mi sono mai arresa, non ho mai messo in discussione l’utilità della psicologia, ma solo l’incompetenza degli psicologi. Per fortuna perché poi durante il mio cammino ho trovato professionisti seri che mi hanno aiutato e sono rinata! Fino a decidere di intraprendere anche io questa professione che amo tantissimo!
Lo so che ci sono tanti professionisti bravissimi, ma solo perchè hanno tanta passione e da soli studiano, approfondiscono, si informano e vanno oltre la formazione fornita dalle università.
– Tirocinio
Il tirocinio professionalizzante è una bufala! nella maggior parte delle strutture ti fanno fanno fare le fotocopie.
– Scuola di psicoterapia
Dalla mia esperienza purtroppo molti miei colleghi decidono questa strada non per passione, ma perchè sentono di non aver appreso niente dall’università e quindi sperano di imparare qualcosa aggiungendo una specializzazione in più. (non tutti eh ovvio!)
Tante cose non funzionano e la conseguenza è che contiamo poco. C’è bisogno di più autocritica, e di essere uniti almeno tra noi.
Ci sono tanti giovani bravi e appassionati, sono sicura che tutti insieme potremmo fare la differenza.
La verità è che siamo davvero troppi e accorgesene ora è quantomeno ridicolo, visto che è da almeno 5-6 anni (ma anche di più) che da molte parti si vedeva eccome.
Le università non selezionano affatto, qualche test di ingresso ma alla fine entra ancora tantissima gente, che comunque ce la farà a laurearsi (il tasso d’abbandono è veramente basso, sappiamo bene che gli esami non sono certo impossibili alla lunga). Inoltre ci sono tanti esami che sono introdotti più per riempire i piani di studi che per attinenza; nessun aspetto pratico (eccetto qualche ora di laboratorio – ma nulla in confronto a quello che sarebbe richiesto-), gente che ti chiedi se davvero è il caso faccia lo psicologo (ma ce la faranno anche loro) e poi? Tirocini gratuiti che se li trovi devi ringraziare qualche santo in cielo per poi fare un esame non molto selettivo e iscriversi a un albo che sta per scoppiare. Tra l’altro il numero di iscritti aumenterà, è ormai inevitabile. Poi non importa se ci saranno più iscritti pseudo-psicologi che psicologi veri e propri anche nella vita oltre che sulla carta d’identità (sembra surreale ma conosco una persona che fa una cosa tipo giardiniere e sulla carta d’identità ha però scritto psicologo perchè è iscritto all’albo). Le scuole di psicoterapia non so per quale motivo uno le debba fare, alla fine non offrono lavoro, il mercato è saturo anche per gli psicoterapeuti. Certo aprono molte porte su maggiori conoscenze pratiche che l’università non ha dato ma spendere 20000 euro per poi ritrovarsi a piedi…
Ora, è tutto vero: vero che non ci si può piangere addosso, vero che non sappiamo promuoverci, vero che come stato non si investe quasi nulla nel settore diciamo sanitario e sociale etc. Ma di una cosa si può essere più che sicuri: se le cose sono andate così e si sono ridotte così è perchè alcuni ci hanno mangiato sopra e continuano a mangiarci sopra. Le università sono contente di avere sempre più studenti, l’ordine è contento di aver sempre più iscritti paganti, le scuole di psicoterapia di avere sempre più allievi e gli organizzatori di master e corsi vari contenti di aver sempre più persone da formare, anche per cose che poi non avranno mai riscontro pratico. Io so questo e difficilmente cambio idea perchè è da troppo che va avanti così. Per carità non sono tutte teste vuote, in università, scuole e ordine ci sono persone molto in gamba ma la situazione è innegabilmente questa. Non ci rimane che iniziare a pensare diversamente, ovvero come suggerisce qualcuno guardarsi intorno e fare anche (o solo) altro, ciò che si è appreso non si perde tanto, oppure andarsene da questo paese, cosa che molti fanno, ma che non tutti possono fare.
Le soluzioni ci sarebbero ma ci vorrebbe un ordine veramente forte che in modo determinato si faccia sentire e agisca al più presto e dica da che parte sta!
Anche con decisioni impopolari come: informazione vera e onesta per una potenziale matricola che intende iscriversi a psicologia; test ben studiati o altre modalità ma con numeri d’ingresso all’università sul modello delle lauree sanitarie; ritorno al corso a ciclo unico (ammettere, come già ammesso fra l’altro, il fallimento del 3+2 per psicologia); uniformazione entro certe linee guida dei piani di studio che devono prevedere in tutte le università certe materie; introduzione come per le lauree sanitarie del tirocinio durante gli anni di corso spalmandolo equamente sui 5 anni di durata, cosicchè dopo la laurea si possa affrontare l’esame di abilitazione anche senza fare ore in più; controlli più severi sulle scuole di specializzazione e numero massimo annuo di studenti che possono iscriversi.
Ecco forse qualcosa di questo “decalogo” non risolve ma almeno smuove. poi è chiaro che andrebbe ripensato l’ordine per garantire maggiori possibilità di promozione della professione e sensibilizzaizione verso la politica e i cittadini.
Ma queste sono solo idee personali e in realtà per varie ragioni probabilmente difficilmente attuabili.
posso avere un consiglio per una giovane ragazza che si approccia a intraprendere questo corso di studi….ho 18 anni quest’anno devo fare gli esami e poi il mio sogno sarebbe superare il test per frequentare l’università con indirizzo psicologico….dai vostri commenti non vedo molta positività,anche se ne sono consapevole però è un mondo che mi affascina…voi cosa mi consigliereste?grazie
I commenti che hai letto sono tutti veri. La situazione è drammatica a livello lavorativo e ti consiglierei ciò che mi sarei voluto sentir consigliare anni fa: la pura verità. Poi sta a te decidere. Ricorda comunque che una passione può essere coltivata anche in un secondo momento e con più tranquillità e calma. Di lavorare, invece, tutti hanno bisogno per poter vivere dignitosamente.
E’ vero! … A distanza di otto anni da questo articolo la “psicologia” rivela sempre più la sua drammaticità non solo per la comunità degli psicologi, ma anche per l’intero genere umano. Gli psicologi vanno a caccia di “ERRORI”! … E li trovano! Sicuro! … Per cui servono principalmente a creare danni e non salute! Questo è l’ “amaro epilogo” della nostra categoria. Non che la medicina sia da meno, … ma perlomeno si è ricavata una nicchia di buonismo ecologico che incuriosisce tutti. Un esempio: in questi giorni un “vivente” dai modi insoliti di approcciarsi sta vivendo momenti di “gloria” a spese di molti e di altrettanti guadagni di moltissimi altri. Non che il personale sanitario è raddoppiato per “tamponare” l’emergenza, … ma gli accampamenti invece sì ! Siamo nel Far West ! … e la storia fa un balzo indietro come nei vecchi film di indiani e cowboy; … eppure gli psicologi non c’erano e l’umanità se l’è pure cavata, … anche con pochi medici e infermieri! Storia sconclusionata! Io “ritorno” alle origini della mia scelta di studi aiutata da un vecchio SPOT 2014 che molti di noi ricorderanno le belle e giovani immagini: il piacere di andare in cima a un tetto spiovente per parlare in compagnia allegramente; … costruire in tanti un castello di carte .. sempre più alto, fragilissimo; … un abbraccio al ritorno di un lungo viaggio; … spingere in quattro una macchina senza carburante; … restare svegli in spiaggia fino all’alba, scaldati da un falò; … essere sempre all’inizio di una storia d’amore .. che ancora oggi canta così: “ci son momenti che .. tutto si ferma .. e guardi intorno a te e sembra che .. i tuoi amici .. e ciò che ami di più .. nella tua vita se ci pensi un po’ su niente conta di più .. l’emozione che c’è quando scopri le cose più vere … l’ “amaro” della psicologia, … il gusto pieno della vita!