Meglio l’Ordine custode o l’Ordine libraio? Un dilemma con una soluzione.
Albi ed ordini (def. Wikipedia): il concetto di albo è in qualche modo legato al concetto di Ordine (…). Per “Ordine professionale” si intende l’istituzione, ovvero un ente organizzato e istituito per legge, a cui lo Stato ha affidato il compito di tenere aggiornato l’albo e di tutelare la categoria professionale e il codice deontologico.
E’ piuttosto evidente che la funzione dell’Ordine sia quindi legata ad una funzione prioritaria di tutela della professione, dall’interno e dall’esterno. Se nel primo caso lo espleta attraverso il codice deontologico, sanzionando le violazioni dello stesso fino alla possibilità di essere “radiati”, nel secondo caso, ovvero le relazioni tra il “dentro” e il “fuori” rappresentano forse la funzione primaria dell’Ordine stesso.
Nessuno si domanda, nessuno eccepisce suo fatto che al principio di ogni seduta del Consiglio di un Ordine si approvi con un voto pro-forma l’ingresso di coloro i quali abbiano dimostrato di avere i requisiti per essere a tutti gli effetti, psicologi. La ragione è che questo è il compito essenziale dell’ordine: verificare i requisiti, e decidere chi è dentro o fuori dalla categoria.
Il che ha profonde implicazioni, consentendo di eseguire degli “atti tipici” che non sono stati ben specificati nella legge 56/89 che ormai ha compiuto venti anni ma che esistono eccome. E. va da sé, di escludere dall’esercizio di tali atti coloro i quali non hanno potuto iscriversi all’Albo degli Psicologi perché ritenuti in difetto dei requisiti richiesti (laurea, tirocinio, esame di Stato).
Si badi bene, perché la cosa è importante. Essere abilitati ad esercitare non c’entra con la bravura o capacità del professionista. Si pensi ad uno Zelig di Woody Allen, ovvero ad un soggetto che si sveglia ogni mattina con una diversa identità e pretenda di operare qualcuno, di redigere un atto notarile o di difendere un imputato. La questione non sarà mai se questo soggetto sia più o meno bravo di un chirurgo, un notaio, un avvocato: semplicemente, non lo potrà fare. Gli Ordini sono accusati di protezionismo proprio perché costituiscono un limite al libero mercato.
Ecco che, se posso permettermi una metafora, l’Ordine si presenta innanzi a tutto come una sorta di potente custode di una magica porta, di una linea di confine ideale che sancisce chi è, nello specifico, psicologo -e fa cosa da psicologo-, e chi non lo è.
La difficoltà di tutelare l’iscritto da tutti coloro che abusivamente fanno cose “da psic” viene spesso addotta a giustificazione del non-agire verso tutti i coach, pedagogisti clinici, counsellor, maghi e quant’altro possa permettere una vicinanza alla professione psicologica e dunque una sostituzione dello psicologo con figura analoga.
Ora, direi che chi trova difficile, troppo difficile e quindi non se la sente di esercitare questo ruolo di tutela, o chi ne ha avuta la possibilità e il dovere di fare tutela ed è venuto meno a questo dovere può senza ombra di dubbio dedicarsi a fare altro nella vita. A meno di rimettere in discussione una funzione centrale, “core”, dell’Ordine.
Io trovo che l’iscritto abbia il diritto sacrosanto di pretendere la certezza che il proprio Ordine regionale faccia tutto il possibile per evitare che il proprio ruolo sia soppiantato da un soggetto privo di titolo.
Gli strumenti per la tutela infatti, ci sono eccome.
Vi è ad esempio la legge, la 348 c.p. che punisce l’esercizio abusivo di professione. E’ certo difficile -ma non impossibile- da applicare. E poi, facendo un passo indietro, non si diceva che per chi gestisce un Ordine rinunciare alla tutela non può essere un’opzione, ma un atto dovuto?
Mi pare del tutto apprezzabile apprendere che l’Ordine si è ritenuto danneggiato, e si è dunque costituito parte civile nel procedimento contro tale Dr. Abela, naturopata condannato per esercizio abusivo della professione di psicologo. Purtroppo tutto questo avviene in una regione diversa dalla nostra, l’Emilia-Romagna. Quante volte l’Ordine lombardo si è costituito parte civile in procedimenti analoghi? Non mi risulta sia avvenuto. Mai.
Vi è inoltre la possibilità di campagne mirate di informazione e promozione che diventano immediatamente anche tutela della nostra professione. Personalmente, lavorando in area scolastica, mi è capitato di scoprire che lo sportello di ascolto psicologico fosse gestito da un counsellor, o da un religioso, o da un volontario privo di qualifica. Cosa accadrebbe se i dirigenti delle scuole superiori lombarde ricevessero un’informativa sulla prerogativa psicologica della cura del disagio presso gli adolescenti? Che non troppo casualmente faccia riferimento al fatto che qualunque soggetto non titolato che esegua interventi psicologici sui ragazzi costituisce un reato… commesso tra le mura scolastiche?
Altro esempio. Cosa dire delle scuole di psicoterapia che formano counsellor non laureati in psicologia, realtà rispetto alla quale l’Ordine lombardo non agisce? Qui si tratterebbe di colleghi psicologi che creano un danno alla categoria, configurando anche la possibilità di sanzioni interne. Invece, tutto tace sulla tutela della professione in Lombardia.
L’Ordine Lombardia che conosco somiglia più ad una fabbrica di convegni e congressini, spesso poco interessanti. Con cadute di stile che lasciano intravedere una interpretazione del mandato dell’Ordine molto lontana dalla sua mission. Si è visto in un passato neppure troppo lontano un Ordine che costruiva fondazioni interne per offrire formazione. Peggio: si è visto anche l’Ordine editore, ovvero l’Ordine che pubblica libri. Il che potrebbe avere anche una funzione culturale, salvo che tale funzione è già ampiamente assolta dalle… case editrici! Tutti sanno che se un libro viene pubblicato o no questo dipende dall’interesse che si ritiene possa suscitare. Se ad esempio, spinto da un’insana e solipsistica passione per la botanica scrivo una storia dei muschi e dei licheni è probabile che dovrò pagarmi la pubblicazione per poi costringere qualche amico a leggerlo, o se ne ho la possibilità, una povera classe di studenti universitari a studiarlo in quanto programma d’esame. Ma l’Ordine Psicologi della Lombardia non può più confondersi con un editore o con un’agenzia di formazione, e dimenticarsi del suo ruolo primario. Di custode di un libro su cui ci sono i nostri nomi e il sudore di una formazione lunga e difficile.