Siamo troppi e mal pagati: ragazzi, da grandi fate un altro mestiere.
Non sono parole mie: questo è l’accorato appello del sindacato AUPI ai giovani che pensano di iscriversi a psicologia.
Sono almeno tre le uscite stampa dallo stesso tono rilanciate in questi giorni: una su AdnKronos, un’altra su CorriereUniv, un’altra su Quotidiano Sanità.
Come cambiano i tempi: quando si davano pubblicamente queste informazioni appena quattro, cinque anni fa, si veniva solertemente tacciati di fare il male della professione, perché descrivere la condizione di basso reddito e disoccupazione degli psicologi – anche solo a premessa di strade alternative – ci faceva sembrare una categoria di straccioni e accattoni.
Faresti meglio a impiegare il tempo a parlare del tuo lavoro, così fai solo brutta figura e la fai fare ai tuoi colleghi 😉
commenti di questo tenore, tra il sarcastico e il paternalistico, spiccavano sui social e pure su questo sito, frasi buone per instillare nel giovane psicologo con un po’ di sale in zucca quel senso di colpa così efficace a tenere pacati gli animi.
Invece ora SVOLTA EPOCALE: è il 2016, si può dire che siamo disoccupati e sottopagati, anzi SI DEVE DIRE, perché questa è responsabilità sociale verso i giovani e loro genitori.
Basta vendere illusioni, basta far buttare soldi dalla finestra alle famiglie in un percorso lungo, costoso e infruttuoso nella maggior parte dei casi!
Se avrete la pazienza di leggere anche uno solo dei tre articoli linkati, scoprirete pure che il colpevole unico e crudelissimo di questo drammatico delitto della psicologia in Italia è:
L’UNIVERSITA’
che non orienta o orienta male e pompa sul mercato del lavoro sicuri disoccupati.
Troppi, troppi, troppi psicologi!
Eppure un’immagine dice più di mille parole. Ed è questa.
Questi troppi psicologi dov’è che sono situati esattamente?
Non mi risulta siano assunti all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, dove possiamo contare 1 psicologo ogni DIECIMILA abitanti, ben al di sotto delle reali necessità della popolazione.
Secondo la più recente statistica del Ministero della Salute, infatti, gli Psicologi dipendenti del SSN risultano infatti essere 5826 (rilevazioni del 2010 ma diffusi nel maggio 2013, Ministero Salute 2013).
Eppure sta diventando quasi impossibile trovare posti per fare il tirocinio.
Tutto occupato
continuano a ripeterti negli uffici mentre vaghi accaldato e con le occhiaie, per settimane e interi mesi, alla ricerca di una struttura che ti dia la disponibilità.
ASL, Centri di Salute Mentale, Unità Materno Infantile, Ospedali: pullulano di psicologi, i quali non solo sono spesso indispensabili per tenere in piedi interi servizi, non solo spesso lavorano più che formarsi, non solo non sono retribuiti per questo, ma stanno iniziando pure a dover pagare perché, questo ci fu spiegato da una ASL campana, il tirocinante consuma.
364 scuole di specializzazione, molte con più sedi sul territorio: si può ipotizzare un esercito di almeno 10mila tirocinanti ogni anno.
Aupi in un suo documento stima almeno altri 10mila psicologi all’interno del SSN con contratti di varie forme di precariato… e non sto contando i volontari.
Ecco allora che si capisce come interi servizi di psicologia possono restare aperti.
L’Università è un ente formativo. Forma bene, forma male, ma questo fa. Non va a incidere sui rapporti di lavoro.
Su questi, invece, forse qualcosa da dire un sindacato dovrebbe avercelo.
Se non ricordo male dalle reminiscenze dei libri di storia del liceo, nascono proprio per questo: per difendere gli interessi della categoria.
E dove sta il sindacato mentre i servizi vengono tenuti in piedi dai tirocinanti, precari e volontari?
Dove sta il sindacato mentre ai tirocinanti viene chiesto di pagare per accedere ai servizi per svolgere la formazione, praticamente obbligatoria se si vuole avere la flebile speranza di partecipare a un concorso?
Dove sta il sindacato mentre un solo psicologo dirigente deve gestire tutta questa precarietà?
Di tutto questo non mi pare proprio se ne debba occupare l’università, ma appunto il sindacato e in seconda battuta il CNOP, il quale, che coincidenza, dalla nascita della professione è sempre stato espressione proprio del sindacato.
Su questo, come potete leggere voi stessi, non una parola in nessuna di queste accorate e responsabilissime uscite.
Ovviamente la frittata è ampiamente fatta: in Italia c’è 1/3 degli psicologi europei e 1/10 degli psicologi dell’intero globo, il sistema sanitario è al collasso, pure i giovani medici sono in difficoltà.
Io stessa sono la prima che ogni anno, in periodo di immatricolazioni, rilancio miei vecchi articoli (come questo), articoli di AltraPsicologia o di altri blogger nella narcisistica speranza che un mio scritto o una mia condivisione possa invitare il giovane 18enne a fare una riflessione realistica, pure cruda, sulla vita che gli aspetta se desidera fare lo psicologo in Italia.
Il punto non sono i numeri, preoccupanti non solo per gli psicologi, ma per una intera generazione, destinata, nella migliore delle ipotesi, ad un eterno precariato lavorativo.
Il punto è la grave incompletezza dell’analisi e l’iniqua distribuzione delle responsabilità.
Il punto è che quando ho chiesto se avessero qualche idea per affrontare questo problema, la risposta è stata che ignoravo la disoccupazione dei giovani medici… Ah beh, allora….
Il problema è la totale assenza, da parte di questa classe dirigente sindacale, di strategia e vision a breve e almeno medio termine, per sostenere gli psicologi che già ci sono.
Perché se le strategie sono sulla falsariga delle borse di studio del CNOP, non stiamo messi bene, cari colleghi…
La più grande cazzata che io abbia mai fatto: Laurearmi in psicologia e specializzarmi in psicoterapia oggi a 53 anni devo elemosinare pazienti in giro e vivo a Roma non in un posto sperduto. Meditate gente meditate
Laurearsi in psicologia è la scelta peggiore che si possa fare. La mia unica consolazione è quella di non aver buttato 20000 euro per la scuola di specializzazione.