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Nella newsletter del 2 maggio il CNOP ha annunciato, con tono enfatico ma poco informativo, di aver approvato all’unanimità una revisione del Codice Deontologico, che ora sarà sottoposta al referendum fra gli psicologi come previsto dalla legge 56/89.

I RETROSCENA E LE PRESSIONI DI PARTE.

In realtà dietro le celebrazioni pubbliche si è arrivati a questo risultato passando per malumori e maldestri tentativi di pressione di parte.

Come l’utilizzo strumentale di iniziative che potevano avere una loro ragion d’essere, come il sondaggio aperto proposto dal CNOP quasi un anno fa, che – lanciato a freddo sulla comunità professionale – ha generato le reazioni più strane.

Ne abbiamo viste due particolarmente curiose: una è stata il tentativo operato da una piccola parte della comunità professionale di organizzare una sorta di mail-bombing facendo appello ai colleghi e alle colleghe affinché inviassero un testo standard finalizzato a rimarcare le differenze tra psicologo e psicoterapeuta.

Un’azione legittima, per carità. Ma crediamo impropria, se collocata nel Codice Deontologico, che serve ad altro.

L’altra è stata la preoccupazione sul versante opposto, degli psicologi senza specializzazione in psicoterapia (porzione di categoria tutt’altro che residua), che temevano che il CNOP recepisse veramente tali pressioni.

COME FUNZIONA LA REVISIONE DEL CODICE?

Per fortuna non è il CNOP a proporre le revisioni del Codice, ma una sua articolazione tecnica prevista dalla legge: l’Osservatorio permanente sul Codice Deontologico, che sulla base della giurisprudenza che si sarebbe dovuta raccogliere negli anni, propone alla ‘Commissione Deontologia’ le revisioni.

Solo in ultima battuta la proposta di revisione viene poi votata dal CNOP, in qualità di organo politico, e infine sottoposta a referendum.

Un funzionamento lineare che ha la sua ragion d’essere: le esigenze a cui risponde il Codice Deontologico sono sociali, vanno raccolte in modo partecipato, ma la loro traduzione in un articolato è tecnica e va lasciata ai tecnici, ovvero quelle psicologhe e psicologi con specifica expertise e a giuristi che lavorano a supporto.

COME È ANDATA VERAMENTE?

Non tutto ha funzionato bene, in questo processo.

Intanto la Commissione Deontologia, costituita come politica e non tecnica, non ha probabilmente garantito la necessaria competenza e il necessario interesse preliminare per la materia.

Questo ha comportato, forse, una certa vulnerabilità di processo.

Pare poi che la Commissione Deontologia abbia incontrato alcuni portatori di interesse, il proprio interesse prima che della comunità professionale.
Incontri di cui hanno riferito pubblicamente solo questi portatori di interesse e non la Commissione, con l’effetto di generare paranoia tra chi ha pensato di poter essere danneggiato dalla presa di queste pressioni sulla Commissione.

A questo va aggiunto che l’Osservatorio, unico organo veramente tecnico, è stato purtroppo privato di elementi a nostro avviso essenziali.

Prima di tutto non poteva contare sulla giurisprudenza che la legge imporrebbe di raccogliere, perché nessuno in questi 25 anni si è preoccupato di raccoglierla in modo sistematico a livello nazionale.
E neanche regionale, se si escludono alcune (rare) regioni particolarmente organizzate e attente.

E poi è stato privato di persone, di risorse valide.

Pensiamo all’assenza di Pietro Stampa, coordinatore storico della commissione deontologica del più grande Ordine italiano, quello del Lazio, l’unico fra l’altro a disporre di una giurisprudenza raccolta in modo sistematico.

O di Valeria La Via, altra storica coordinatrice della Commissione Deontologica di un altro grande Ordine, quello della Lombardia.

E potremmo citarne altri, che hanno dato contributi pubblici o fanno parte di commissioni deontologiche di grandi Ordini, che vedono decine di situazioni ogni anno. Ma il loro contributo ufficialmente non è stato richiesto dal CNOP – né accettato – ufficialmente.

Tutte esclusioni operate perché in odor di Altrapsicologia.
Un paradigma ridicolo quando si parla di deontologia professionale, che riguarda tutti ed è un contenuto ad alto tasso tecnico.

RISULTATO COMUNQUE POSITIVO.

Nonostante questo, il dispositivo di revisione ha retto.

Leggendo il prodotto finale approvato in CNOP, delle pressioni di parte ricevute nessuno fra coloro che hanno contribuito fattivamente alla revisione ha tenuto conto.

Come associazione di politica professionale abbiamo potuto – o forse è meglio dire abbiamo voluto in tutti i modi – seguire il lavoro di revisione in itinere, inviando suggerimenti, aggiunte, cancellature e riformulazioni.

Negli Ordini che amministriamo abbiamo organizzato incontri pubblici con relatori che, dentro e fuori il CNOP, si occupano per passione e interesse della deontologia professionale.

E altri incontri informali pubblici si sono svolti tra colleghi interessati, che si riconoscono a prescindere dalle appartenenze politiche nella condivisione di un sano interesse comune.

Questo livello di confronto trasversale, che avrebbe dovuto organizzare il CNOP ma che il CNOP, forse per timidezza o chissà quale altro motivo ha avuto timore di organizzare, si è svolto fuori.

Per quanto cerchi di fermare l’acqua, però, quella infine scorre e ti bagna comunque.

Questo tessuto di reale confronto ha avuto, crediamo, una parte determinante nel raggiungere quello che riteniamo un accettabile risultato per la comunità professionale.

Purtroppo una parte del lavoro si è potuto svolgere solo in via ufficiosa, grazie alla volontà partecipativa, al tempo liberamente e gratuitamente dedicato e ai rapporti personali tessuti tra alcuni colleghi e colleghe a margine della Commissione formalmente investita.

Ed è tutto questo lavoro dentro e fuori l’istituzione, che ha garantito di raggiungere un buon prodotto, che alle votazioni in Consiglio Nazionale, con sette Presidenti espressione del gruppo AltraPsicologia, abbiamo approvato la revisione contribuendo all’unanimità.

LE PRINCIPALI MODIFICHE AL CODICE DEONTOLOGICO

Abbiamo quindi contezza del contenuto finale del testo approvato, di cui è doveroso darvi informazione chiara e trasparente, senza alimentare le preoccupazioni e i dubbi che molte colleghe e colleghi ci hanno espresso.

Vogliamo innanzitutto rassicurare chi teme (e disilludere chi spera) che il nuovo testo demarchi un confine più netto tra psicologi con o senza specializzazione.

No.

Questo argomento non viene assolutamente toccato, neanche per vie traverse.

E laddove era stata introdotta una parola che poteva indurre fraintendimenti abbiamo chiesto che venisse tolta.

Non vi sarebbe stato altrimenti il voto favorevole dei presidenti di AltraPsicologia.

Quali sono quindi le reali modifiche?

In verità poche, quelle essenziali per allineare il Codice su temi che non potevano più aspettare.

Non è certamente un prodotto esaustivo, e per comune visione sarà da riprendere in mano in maniera più strutturale nella prossima consiliatura, ci auguriamo con un’Altra modalità di lavoro.

AltraPsicologia ha contribuito con un confronto informale continuativo, portando alcune note e richieste di modifica, più o meno accolte, per licenziare un testo accettabile in tempi brevi, considerando preminente il bisogno di dare alla comunità professionale un Codice Deontologico allineato almeno alle nuove normative subentrate in questi 25 anni e ad alcuni cambiamenti culturali e sociali.

Sono state sostituiti termini ormai inappropriati come “potestà genitoriale”, sono stati riformulati gli articoli sulla comunicazione tra professionista e utente e il conseguente consenso al trattamento, anche in caso di minori o utenti fragili (31), per renderli più omogenei al testo di legge sul consenso informato.

Sono stati leggermente riformulati gli articoli sul segreto professionale (11-12-13) che non ci aiutavano ad agire nel rispetto delle norme nei casi di obbligo di denuncia o referto per fatti appresi in ragione del nostro stato professionale.

Questi i punti salienti, tralasciando le mere ripuliture del linguaggio.

Una revisione quindi necessaria e almeno sufficiente per consentire a noi psicologhe e psicologi di operare nel rispetto di doveri giuridici e deontologici, che non possono confliggere gli uni con gli altri.

Per questo motivo come AltraPsicologia sosterremo il referendum confermativo, e ci auguriamo sia svolto on line al più presto.
Prima che si metta in moto la macchina delle prossime elezioni ordinistiche.

Sarebbe infatti un peccato oscurare o peggio strumentalizzare un tema come quello della deontologia, che deve essere trasversale ed estraneo alle dinamiche politiche.

 

Fortunata Pizzoferro – Presidente di AltraPsicologia
Federico Zanon – Past President AltraPsicologia