COMUNICATO CNOP SUGLI ECM. Apprendiamo da una NewsLetter del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi che il Ministero della Salute potrebbe presto imporre l’obbligo ECM per gli psicologi. Nulla di specifico è spiegato, ma intanto veniamo rassicurati che ‘Il CNOP è al lavoro per trasformare l’obbligo ECM in opportunità (…) ECM dunque. E se fosse? Sono più le opportunità che si aprono dei problemi che si presentano.‘.
NON SIAMO CONVINTI. Non pensiamo che gli ECM possano rappresentare un’opportunità per gli psicologi. L’INTERA CATEGORIA si è sempre opposta al sistema ECM applicato a tutti, ritenendolo complesso, costoso e inadatto alle nostre peculiarità. Anche il CNOP ha assunto in passato posizioni sempre critiche.
LA POSIZIONE DEL CNOP FINO A IERI. Fin dal 2005 il CNOP aveva riconosciuto tutti i limiti del sistema ECM applicato agli psicologi. Riaffermava nel 2010 la posizione per cui i liberi professionisti non sono tenuti al sistema ECM. Nel 2013 non aveva cambiato idea e proponeva in approvazione al Ministero della Salute un sistema illuminato di formazione continua dedicato agli psicologi: la Formazione Continua in Psicologia. Vi si riconosceva il valore di attività fondanti della nostra professione: la supervisione, la redazione di articoli anche su riviste non scientifiche e divulgative, la preparazione personale, le esperienze professionali.
NUOVO CNOP, NUOVA POSIZIONE. Oggi, a distanza di soli due anni il ‘nuovo’ CNOP invia una NL agli psicologi in cui si pone in ottica possibilista, vedendo negli ECM addirittura un’opportunità. Perché questo radicale cambiamento di prospettiva? C’è stata una decisione collegiale dei membri del CNOP? questa posizione è stata democraticamente votata e deliberata?
FORMAZIONE CONTINUA. Siamo del tutto favorevoli ad una formazione continua per gli psicologi che sia qualificante, adatta alla realtà della professione e accessibile economicamente ai liberi professionisti, che sono la grande maggioranza degli psicologi. Il sistema ECM non garantisce ad oggi questi requisiti.
GIOVANI E LIBERI PROFESSIONISTI. Ci mettiamo dalla parte dei giovani e dei liberi professionisti, ed esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per decine di migliaia di psicologi che rischiano di non poter sostenere i costi di una formazione economicamente gravosa e probabilmente inadatta alle loro specifiche esigenze.
COSTI. Ogni eventuale applicazione del sistema ECM in modo indiscriminato a tutta la professione, anche a liberi professionisti, porterebbe ad un aumento delle spese per la formazione. Per una professione come la nostra, già fortemente provata sul piano dei redditi, l’introduzione del sistema ECM costituirebbe un aggravio insostenibile per la maggior parte dei professionisti.
PSICOLOGI NON SANITARI. Il mondo degli psicologi non sanitari, ampiamente rappresentati nella nostra categoria, resta ancora in secondo piano. Ci chiediamo come si potrà garantire ai professionisti che non operano nella sanità, un’offerta di formazione continua che sia in linea con le loro reali esigenze e gli permetta di assolvere l’obbligo formativo.
IL NOSTRO MODO DI FARE FORMAZIONE. Attività tipiche dell’esperienza formativa continua di uno psicologo, come la supervisione o la terapia personale o la redazione di articoli divulgativi, non potrebbero trovare alcuno spazio nel sistema ECM. Parimenti, nessuno psicologo o gruppo di psicologi potrà affrontare il complesso iter necessario ad offrire formazione ECM ai propri colleghi; nessuno gruppo di psicologi potrà organizzarsi in forma di auto-mutua-formazione.
IL RECUPERO DELLE ESPERIENZE FORMATIVE DI CATEGORIA. La nostra comunità professionale possiede già al proprio interno svariate risorse di tipo formativo: dalle scuole di psicoterapia alle società scientifiche, fino alle esperienze di gruppi di colleghi autorganizzati, gli psicologi hanno enormi risorse formative interne. Migliaia di colleghi seguono già percorsi formativi di qualità e commisurati alle reali esigenze delle equipe, all’interno delle loro associazioni, cooperative e comunità terapeutiche. Costringerli al sistema ECM, modellato su standard diversi, potrebbe causare enormi disagi e la dispersione di questa grande ricchezza.
CONCLUSIONE. La posizione di Altrapsicologia è fortemente critica rispetto ad ogni apertura indiscriminata al sistema ECM. Il grande passo avanti che era stato fatto con l’approvazione del sistema per la Formazione Continua in Psicologia rischia oggi di essere vanificato in nome di un futuro formativo che si delinea incerto, inadatto e costoso.
Buongiorno, sono un collega libero professionista e sono totalmente d’accordo con quello che scrivi in merito agli ecm, a parte forse il discorso sugli sulla scrittura di articoli scientifici e/o divulgativi.
La partita è MOLTO importante, sia da un punto di vista pratico (sai che perdita di tempo e di denaro dover rincorrere i crediti con questo sistema…?) che di principio (affermazione di principi di professionalità tutelanti l’utenze prima ancora che i professionisti, piuttosto che principi burocratici che servono più che altro a far girare soldi).
Spero che riuscirete a mantenere attiva l’attenzione e a tenere desta quella (spesso molto sopita) dei colleghi.
Buon lavoro, Paolo Ballarin
LE ASSOCIAZIONI CORPORATIVE DI CATEGORIA NON DIFENDONO GLI INTERESSI DEI PROFESSIONISTI.
La questione degli ECM obbligatori per la professione di psicologo e psicoterapeuta è una chiara operazione di controllo ideologico e di imposizione commerciale. Nel caso dei professionisti terapeuti infatti la ricerca e la sperimentazione sono frutto di un continuo aggiornamento sul campo clinico che solo la pratica terapeutica può dare. Non esiste una forma di aggiornamento teorico che sia astratto da una pratica clinica. Per questo motivo il progresso dei saperi e delle tecniche in psicologia clinica e psicoterapia è fortemente correlato alla professionalità degli operatori stessi e non ad enti esterni o scuole con finalità formativa iniziale o laboratori esterni che elaborano linee guida autonome dalla realtà del lavoro. Il confronto e la socializzazione culturale come pure la ricaduta divulgativa della pratica terapeutica sono questioni ben diverse dall’obbligo di partecipare ad iniziative di enti e strutture preposte a questo scopo. I professionisti della clinica sono quotidianamente impegnati anche nel produrre culture, seminari e conferenze a partire dalla loro esperienza ed a confrontarsi con analoghe esperienze di colleghi. E’ innanzitutto un processo orizzontale di produzione di saperi e di scambi che non ha nulla a che fare con l’obbligatorietà verso qualunque referente. Siamo noi in prima linea che produciamo una prassi e ricaviamo gli input per sviluppare la critica ed il confronto culturale. Caso mai dovrebbe essere premiato ed incentivato il coinvolgimento e l’ascolto dei professionisti nelle sedi di dibattito culturale; non “obbligare” i professionisti esperti – che già vivono selezionati da una buona pratica del loro lavoro – ad adeguarsi a stereotipi o paradigmi confezionati. Chi volesse accedere all’offerta del mercato psicologico può liberamente avvalersene in qualunque modo e luogo. La cultura non è un obbligo di marketing ma una modalità di scelta coerente ad un percorsto ed una formazione già operante. L’obbligatorietà di una fruizione culturale diventa invece oppressione e condizionamento quando la produzione stessa della cultura ha carattere diffuso che definisce strutturalmente l’identità di ciascun protagonista di questa professione.
Le associazioni corporative e di categoria non sono in grado di difendere gli interessi dei professionisti perché inevitabilmente finiscono con il corrispondere ad esigenze di mercato con finalità economiche, organizzative ed ideologiche che nulla hanno a che fare con gli scopi della terapia psicologica.
Aspettiamoci il peggio perché la tendenza a gerarchizzare le attività sociali è già una realtà diffusa in accordo con la crescente aziendalizzazione dei sistemi di governo sociale con le note conseguenze di impoverimento della valenza democratica, culturale e politica della società.
Sono pienamente d’accordo con te, Sergio, e sottolineo come l’Ordine degli Psicologi, che dovrebbe TUTELARE i suoi iscritti, stia facendo di tutto per rendere loro la vita impossibile. Imporre l’obbligo di formarsi secondo pacchetti rigidi e prestabiliti significa sottrarre tempo e risorse economiche agli Psicologi, che già da anni versano in una situazione di forte crisi lavorativi. Chiunque abbia qualche neurone funzionante, capirebbe che andrebbe fatto l’esatto contrario: DE-BUROCRATIZZARE e semplificare la vita, anziché complicarla! Quindi, dal punto di vista cognitivo siamo al delirio.
Dal punto di vista psicodinamico, le cose non vanno meglio: questo modo di porsi di chi governa l’Albo equivale al comportamento di un genitore controllante e disturbato che non accetta di lasciar crescere e lasciar andare i propri figli. Peraltro, qui non siamo bambini ma Professionisti già formati, e in continua Formazione! E’ evidente che chi promuove queste iniziative all’interno dell’Albo mira a farci sentire bimbetti e bimbette succubi e bisognosi di approvazione, dunque a farci regredire per poterci sfruttare e controllare. E secondo voi, a chi sarà affidata l’erogazione della “Formazione” riconosciuta in crediti ECM? Io presumo ad amici e conoscenti di chi gestisce il tutto, secondo la solita e squallida logica italiana della cricca!
Quasi in tutto il resto del mondo, si riconosce una vera dignità a Professionisti che si sono formati per anni per acquisire competenze specialistiche. In breve, si attribuisce loro la capacità e la libertà di aggiornarsi IN MODO DEL TUTTO LIBERO E AUTONOMO (e come hai detto tu, Sergio, il migliore aggiornamento è il lavoro sul campo). In Italia, la “logica” della cricca prevale su ogni buonsenso e decenza etica.
Ritengo DOVERE di ogni collega di buona coscienza e volontà, qualora dovesse essere fatto passare questo scempio, rifiutarsi di avallarlo; lasciamo vuote le Aule, e non potranno portare avanti la cosa!
Concordo con la posizione di Altra Psicologia ed in particolare trovo utile evidenziare l’esperienza formativa continua di uno psicologo, (supervisione, terapia personale, redazione di articoli). Caso da non dimenticare è quello degli psicoterapeuti che – appartenendo ad associazioni nazionali ed internazionali – già seguono seminari interni alle associazioni medesime, partecipano e / o indicono convegni, si adoperano nelle redazioni e nel campo delle pubblicazioni. Potrebbe sembrare il mioun commento tipico del ‘Cicero pro domo sua’… ma credo che questa domus sia abbastanza ampia e comprenda un gran numero di colleghi..
Sono assolutamente d’accordo con la posizione di Altrapsicologia. Soprattutto chi è legato ad una scuola di psicoterapia che lavora in rete con altri istituti nazionali ed internazionali ha la formazione continua nel proprio DNA. Pensare che si possa ingabbiare tutto questo ricco mondo scientifico in una scatoletta inventata da burocrati ministeriali per la burocrazia delle aziende sanitarie è follia.
Perfettamente d’accordo con Gianni. Non solo. Aggiungo che alla mentalità da burocrate che sottende questa pratica degli ECM , si affianca il solito “mondo” di interessi economici, ma, ancora di più, un tentativo di equiparazione e di omologazione sociale per che è impensabile certamente per tutti, ma in particolare per chi è psicoterapeuta .
Federico vai avanti così ! NON MOLLARE !!
Sono d’accordo con le molte perplessità espresse sull’obbligo ECM per tutti gli Psicologi. Svolgo la professione di Psicoterapeuta da molti anni e ho sempre curato la mia formazione senza che nessuno mi abbia mai obbligato a farlo e come me so che fanno la maggior parte dei colleghi liberi professionisti e non. Condivido il fatto che in termini di tempo e di costi potrebbe diventare insostenibile far fronte a un simile obbligo. Quindi grazie a l’ “Altrapsicologia” che si fa portavoce del nostro pensiero e dei nostri interessi.
Roberta Nicoli
Sogno: una volta passato l’obbligo, boicottaggio in massa. Nessuna iscrizione a nessun corso ECM. E autocertificazione di massa di tutta la formazione che autonomamente ognuno intraprende.
E a quel punto che ci radiassero tutti dall’albo, se ne hanno il coraggio.
Ho la sensazione che sarebbe la sola strada, ma temo che non si attuerà mai.
Sogni “rivoluzioni” contro il sistema per attuarne altro…!!! Gli anarchici sono simpatici,quelli veri..non tu mia cara collega…Faresti bene a cambiar professione…con questa “cul-tura” sei pronta a divenire ( come è successo ai rivoluzionari del 70-85) una influente berlusconiana…!!
Approvo e sottoscrivo ogni tua singola parola, Silvia. E non colgo il riferimento “berlusconiano” di cui sei stata accusata. 😉
Ben venga la DISOBBEDIENZA mirata e consapevole, perché la prona sottomissione è la madre del sopruso. (E la Storia offre esempi abbondanti di questo).
Sono totalmente d’accordo.
Aggiungo che ho 62 anni e da quasi 35 lavoro come psicoterapeuta. In tutti questi anni mi sono sempre dedicato alla mia formazione nei modi che ritenevo migliori, come più o meno penso tutti facciano.
Ciò che sto per dire forse non è politicamente corretto, ma credo che a 60 anni si possa anche decidere che ci si è già formati abbastanza e che, per gli anni che restano da vivere, possa essere sufficiente dispensare ai pazienti ciò che si è imparato nel corso della propria vita, oltre a ciò che di nuovo appare importante, esentandosi in piena coscienza da aggiornamenti obbligatori e forzati. La formazione non finisce mai, ma deve anche essere correlata all’età che si ha e alle energie che dopo una certa età vengono gradualmente meno. Non credo che sia naturale pensare ad una crescita infinita che venga dall’esterno, ma che si possa immaginare una crescita che si alimenta anche da dentro, dalla riflessione e dalla distillazione delle tante esperienze che si sono fatte negli anni.
Per questi motivi penso che, se non si riuscirà ad imporre un modello di formazione più congruo come quello da voi proposto, che sarebbe la cosa in assoluto migliore, un punto di caduta nelle trattative, potrebbe essere quello di esentare dagli ECM almeno coloro che hanno raggiunto una età avanzata.
Mi sento inoltre solidale coi giovani psicologi che non hanno risorse economiche e si troverebbero in grosse difficoltà se obbligati agli ECM.
Vi seguirò con più attenzione di prima.
Cordiali saluti.
Giorgio Giorgi
Proporre l’idea di una formazione ECM obbligatoria ed indiscriminata non ha nulla a che vedere con la qualificazione professionale. Ha a che vedere con una semplice domanda: chi ha interesse affinchè TUTTI gli psicologi siano tenuti agli ECM?
Non posso che esprimere fortemente il mio dissenso sulla posizione (apparentemente) possibilista del CNOP. Leggendo il verbale della seduta del CNOP del 27 e 28 Febbraio 2015, non mi sembra che si esprima la “possibilità” di un traghettamento verso il sistema ECM. E’ come se fosse già deciso.
Ma deciso DA CHI? Quanta parte degli psicologi italiani ha espresso parere favorevole in tal senso? Ritengo che una consultazione nazionale dei diretti interessati, ovvero gli iscritti, ed in particolare dei liberi professionisti, potrebbe autorizzare il CNOP ad assumere una posizione piuttosto che un’altra. E’ un organo rappresentativo, no?
Concordo, Gianluca. E chiedo a Zanon: ma non è il casodi coinvolgere pure l’autorità nazionale dell’antitrust su questo???
Temo che l’antitrust possa fare ben poco: qui si tratta di giocarcela fino in fondo con il ministero della Salute, portando attraverso il CNOP la posizione per cui la nostra professione richiede una formazione più ritagliata sulle sue specifiche caratteristiche. Ma ci vuole convinzione, e l’attuale CNOP rema in direzione opposta.
Concordo pienamente con Zanon e con AP su questo. In Inghilterra, per esempio, la formazione valida per l’accreditamento professionale è varia e variegata. Certo, occorre fare anche qualche corso su più giorni, ma nella formazione sono comprese le docenze (per insegnare occorre studiare!) e l’auto-mutua-formazione tra colleghi. Inoltre concordo con Zanon che ci sia tutto un mondo di psicologi non sanitari (come gli psicologi del lavoro, per esempio, o quelli scolastici) a cui laformazione ECM non interessa per nulla e non serve. Però questo è anche il risultato di politiche professionali erratissime (e centrate solo sulla clinica) che hanno portato la nostra professione sotto l’egida del Ministero della Salute. una concessione fatta alle sigle poltiche degli psicologi degli enti pubblici e gli universitari. Se AP avrà un programma elettorale che dichiarerà apertamente l’uscita della professione dalMinistero della Salute, sono convinto vincerà le prossime elezioni. Se su questo “nicchierà”, allora non ci sarà vera e reale alternativa all’ideologia dominante.
Sostengo Zanon e AP e chiedo: come possiamo organizzarci per resistere e combattere questo abominio? Tra le altre cose in controtendenza rispetto al resto d’Europa? Cioè il “ce lo chiede l’Europa” vale solo per i soldi pubblici e pe le professioni no?
molto d’accordo, tenere posizione.
NESSUNO DIFENDE I NOSTRI INTERESSI E LE NOSTRE RAGIONI.
I risvolti attuali confermano il mio tradizionale scetticismo sul fatto che le associazioni corporative di categoria possano davvero svolgere un compito di tutela per la professione. La questione è ancoira più vera nel caso degli psicologi e psicoterapeuti. Nessuna categoria è stata così vessata nei percorsi formativi e così poco tutelata nel riconoscimento istituzionale del sistema dei servizi pubblici. Ciò nonostatnte, proprio le difficoltà oggettive hanno selezionato una catregoria di professionisti che si sono affermati professionalmente solo ed unicamente sulla base delle proprie capacità culturali, personali e scientifiche. Adesso si accorgono da parte delle istituzioni monocratiche della necessità di imbrigliare ideologicamente l’intera categoria. Gli ECM sono una evidente forma di ingerenza nella professione degli psicologi dal momento che nessuna categoria più di questa è per natura intrinseca portata a costruire in ptima persona le occasioni di verifica, di crescita e di sperimentazione direttamente nella clinica quotidiana. Siamo noi che facciamo ricerca nel nostro campo, non le scuole di formazione! Siamo noi che gestiamo l’intero processo di teoria e prassi clinica. Casomai bisognerebbe favorire il coinvolimento dei professionisti direttamente nei percorsi formativi, divulgativi e culturali. La sperimentazione, la prassi ed il confronto già ci appartengono in modo diffuso; ciò che manca sono solo le occasioni di valorizzazione di queste esperienze in forma socializzata e culturale. L’aggiornamento e la ricerca in questo campo procede dal basso, direttamente dai professionisti che operano nella esperienza clinica. Ogni altro obbligo di “aggiornamento” e formazione risulta unicamente una forma di condizionamento ideologico ed economico se non si tiene conto di chi produce veramente il sapere nel nostro settore. Le associazioni di categoria non sono in grado di difendere i nostri interessi perché facilmente condizionabili da altri interessi, come accade in ogni altra realtà economica. Da questo punto di vista la nostra sfiducia è totale. Aspettiamo i risvolti di questa operazione l’ennesima che tende a normalizzare la cultura e l’indipendenza professionale in Italia.
Anch’io, come Giorgi, ho passato da anni la sessantina, e ho sempre ritenuto mio dovere professionale coltivare la mia formazione. Quella degli ECM MI è SEMPRE PARSA PRINCIPALMENTE UNA NECESSITA’ ECONOMICA per coloro i quali hanno realizzato che attualmente più che mai la clinica non garantisce lauti guadagni…. Inoltre tutti sanno come spesso la presenza ad eventi formativi – convalidata frequentemente da siglature di quiz frutto di lavoro collettivo o addirittura con risposte suggerite – non garantisce l’approfondimento culturale.
Non sono gli ECM a testimoniare la serietà e la preparazione di uno psicoterapeuta!
Elvira
Non condivido le posizioni del Cnop, perche’ l’Ecm puo’ non essere utile agli psicologi che non operano nelle aree relative alla sanita’, ma non condivido nemmeno la posizione di AP che da’ informazioni errate sul sistema Ecm. Non e’ vero che sia costosa, non e’ vero che non sia personalizzabile, non e’ vero che non comprenda il lavoro scientifico (pubblicazioni, ricerche) e le esperienze sul campo. Meglio documentarsi bene prima di prendere posizioni che rischiano di rappresentare una posizione arretrata.
Si dovrebbe ricordare che valutazione delle competenze, gestione dello sviluppo professionale e’ parte specifica della psicologia del lavoro. Possiamo sostenere che non si applichi alla professione dello psicologo?
Meglio ridere che piangere, ormai siamo alle barzellette, mettiamola così. Sono un collega ormai anziano (66 anni) e pensando a quanto abbiamo lottato per avere l’Ordine, vien da dire quanto tempo sprecato; però la lotta intesa come attivazione ci appartiene come categoria, è uno dei nostri pani quotidiani, allora in modo assertivo affermiamo che ciascun psicologo è libero di formarsi come crede e può, in modo ecclettico con epistemologie di fondamento: L’etica nella deontologia è nostra materia nella teoria e pratica professionale più che di altre professioni in quanto imprescindibile con la individuazione del Sé. Perché non lanciamo una raccolta di firme per farci sentire e affermarci? Confido e resto in attesa. Oggi si celebra la giornata della Legalità, un bello e buon modo per farlo noi psicologi è quello di ribellarci a chi fa finta di rappresentarci?, e riprenderci tramite la partecipazione diretta, attraverso la rete anche, il potere della responsabilità individuale e sociale, oggi più che mai necessario in un mondo globalizzato in cui si parla tanto di legalità e diritti, ma sempre meno si dà tempo e spazio, concetti psicologici fondamentali, al diritto di esistere nella legalità/libertà del rispetto dell’individualità sociale che ciascuno di noi è in quanto essere psicologo in cui vive ed esercita; Sappiamo tutti che la menzogna è patologia ed è nostro compito professionale operare per contrastarla ed aiutare ad affermare la realizzazione del Sé; gli ECM pertanto vanno accreditati a ciascuno secondo un piano individuale fatto di epistemologie nell’ecclettismo pragmatico. Grazie. Sto ripubblicando questo scritto già pubblicato ieri come mi risulta dalla stampa che ho fatto che è in mio possesso, ma che ora non ho ritrovato pubblicato, evidentemente è successo qualcosa che non so spiegarmi, considerato che con il PC sono un autodidatta.
Ferma restando la necessità di un programma di formazione continua (che però può essere cosa ben diversa dal sistema ECM e più rispondente alle peculiari caratteristiche della nostra professione), sostenendo l’opportunità degli ECM per tutti gli psicologi il CNOP stavolta sembra remare contro la gran parte dei suoi stessi elettori.
Condivido e sostengo la posizione di Altrapsicologia e del Dott. Zanon.
Mettendo da parte l’ovvia considerazione di quali siano le reali motivazioni che sottostanno a questa decisione antidemocratica ed ideologicamente scorretta, tenuto conto che prima di proporre una formazione continua bisognerebbe garantire e tutelare un lavoro continuo alle tante e tanti colleghi che faticano a professionalizzarsi per mancanza di opportunità, credo che sia atto dovuto una raccolta firme che ci permetta di esprimere il nostro dissenso rispetto a questa manovra economica e clientelare.
Non ci bastano le già onerose Scuole di Specializzazione?
L’amore e la passione per la scelta che ho fatto di prendermi cura di me e di chi si trova in temporaneo stato di bisogno viene mortificata ogni giorno da chi non solo non mi rappresenta ma si rende protagonista della lenta agonia di un’intera categoria professionale.
Facciamoci sentire, raccogliamo adesioni, creiamo rete, mobilitiamoci ma non stiamo ferm* a guardare mentre sviliscono la libertà e l’autenticità del nostro lavoro.
L’etica, quella genuina, passa dalla consultazione e dalla partecipazione democratica, tutto il resto è solo una squallida menzogna
partiamo anche da qui firma e condividi
https://www.change.org/p/cnop-consiglio-nazionale-ordine-psicologi-ripensare-la-politica-ecm-per-gli-psicologi-e-sostituirla-con-una-pi%C3%B9-idonea-alla-nostra-categoria-professionale#petition-letter
Mi associo allo sdegno dei colleghi per l’atteggiamento del CNOP rispetto gli ECM. Definirli “un’opportuni-
tà” suona offensivo verso una categoria che per onestà intellettuale e coscienza professionale è in forma-
zione permanente. Io ho 58 anni ,da 30 seguo pazienti in psicoterapia e da 35 mi formo attraverso tutti i
mezzi a noi noti (scuola di specializzazione,analisi personale,convegni,supervisioni individuali e di gruppo).
Come sottolineava il collega Giorgi nel suo intervento,la nostra è un’età, nella quale si considererebbe di aver stratificato dentro di noi conoscenze teoriche ed esperienza lavorativa per poter intervenire sui pazienti con strumenti tecnici ed emotivi ormai collaudati, senza bisogno di ulteririore formazione. Non trascurerei poi il fatto che una formazione lunga una vita ha comportato un investimento economico ingente e che sarebbe corretto
da parte del CNOP non farci spendere altri soldi in un periodo storico non certo florido economicamente per la nostra categoria.
Sono pienamente d’accordo coi colleghi che reputano gli ECM inutili e costosi senza riceverne un vantaggio realmente e adeguatamente formativo.
Io da 30 anni come psicologa-psicoterapeuta libera professionista, mi sottopongo ad una continua attività “in-formativa”, spendendo molti soldi, senza rammarico, anzi con molto piacere per l’arriccchimento che ne traggo allo scopo di effettuare nel modo più competente e adeguato interventi e trattamenti psicoterapeutici ai pazienti che si rivolgono a me.
Vi assicuro che i migliori giudizi e riconoscimenti sulle mie capacità mi arrivano proprio dai pazienti, in grado di valutare la mia formazione molto meglio di attestati di ECM effettuati solo per obbligo e non per interesse personale.
Nel corso della mia esperienza professionale mi è capitato di partecipare anche ad attività formative con ECM, scelti da me liberamente perchè trovati molto interessanti e non per l’obbligo di raggiungere un certo numero di ECM annuo.