Cari colleghe e cari colleghi, mancano pochi mesi alla fine del mio mandato come Consigliera dell’Ordine degli Psicologi dell’Abruzzo.
Un mandato iniziato nel 2014 e prorogato oltre la sua naturale scadenza fino alla fine del 2019.
Da oggi e per le prossime settimane voglio condividere con voi il racconto di questa lunga esperienza che, nel bene e nel male, mi ha certamente insegnato qualcosa…
Eccoci dunque alla prima puntata del racconto, tutta dedicata all’atmosfera che si respira nelle stanze del Consiglio…
Subito tagliati fuori. Tutto è iniziato nel febbraio del 2014 con la cerimonia d’insediamento del nuovo Consiglio: 15 consiglieri, 9 afferenti ad un raggruppamento chiamato e noi 6 di AltraPsicologia.
Partecipo al primo consiglio carica di speranze, convinta che alla fine si lavorerà tutti insieme per fare quello per cui siamo stati eletti; 15 colleghi che lavorano per costruire il bene della professione.
Che illusa…
Da subito si delinea una netta divisione tra “maggioranza” (loro) e “minoranza” (noi).
Le quattro cariche (presidente, vicepresidente, tesoriere e segretario) vengono assegnate tra i nove di maggioranza così come TUTTI i ruoli e gli incarichi previsti.
Iniziamo bene! Penso…. Sei persone, sei giovani psicologi pieni di entusiasmo, voglia di fare e di mettere a disposizione le proprie competenze e capacità per migliorare lo status della psicologia abruzzese, tagliati completamente fuori da ogni decisione, ogni lavoro, ogni incarico.
Un uomo solo al comando. Ad ogni consiglio la scena è la seguente: il Presidente prende la parola e parla solo lui tutto il tempo. Raramente sentiamo la voce degli altri, che per lo più si limitano ad alzare la mano a testa bassa quando si mette ai voti una proposta del presidente. Si avete letto bene, del presidente e non del consiglio.
Noi abbiamo avanzato tante proposte, TUTTE bocciate a maggioranza.
Abbiamo cercato di dare il nostro parere su ogni questione, abbiamo vigilato, partecipato sempre in maniera attiva al consiglio, ma niente… non ci hanno mai voluto coinvolgere. Basta dare uno sguardo ai nostri report (https://www.altrapsicologia.it/regioni/abruzzo/diario-di-bordo-giorno-1-linsediamento/) per capire di cosa parlo o, se riuscite a trovarli, sul sito dell’ordine, leggete i verbali. Purtroppo, nella maggior parte dei casi non troverete i nostri allegati che, chissà perché, vengono sempre omessi per dimenticanza…
Tanto lavoro da fare. Eppure sin dal primo consiglio ci era chiaro che ci trovavamo in un ordine da rifare.
Assenza totale di regolamenti interni, di trasparenza, di chiarezza procedurale.
Qualcosa in questi anni è stato fatto, con tantissima fatica da parte nostra, tanti scontri e litigi.
Una cosa soltanto è rimasta invariata: ad ogni consiglio non ci inviano il materiale per un corretto studio dei punti all’ordine del giorno.
Nonostante le nostre costanti e insistenti richieste
- il verbale della seduta precedente viene letto al momento e non ci viene inviato prima come è prassi in tantissimi altri Ordini
- i preventivi di spesa, non si sa come, da cinque anni al tesoriere arrivano sempre pochissime ore prima del consiglio…
- le delibere vengono approvate o ratificate al momento…
insomma nulla ci è dato sapere prima del fatidico giorno.
Giusto il bilancio preventivo e consuntivo ci inviano poco prima, ma guai a fare troppe domande… si scatena il putiferio: pugni sbattuti sul tavolo, volti arrossati, imprecazioni…
Consigli a porte chiuse. Dopo questo breve racconto, vi sarà certamente venuta voglia di partecipare a un consiglio: di sicuro non c’è di che annoiarsi. Io potrei offrirvi persino i pop corn!
Ma già… non sappiamo se in Abruzzo sia consentito partecipare… quando abbiamo proposto di rendere pubbliche le sedute si è scatenato il panico. Qualcuno, addirittura, ha minacciato di dimettersi...
Carissima Cinzia, hai fatto proprio bene a fare un riepilogo del clima surreale che si è respirato in questi anni, a maggior ragione se pensiamo che questa atmosfera orrenda era determinata dalla maggioranza di un Ordine degli Psicologi! Cioè di professionisti che dovrebbero insegnare agli altri cosa sia il disagio e cosa rappresenti lo stato di sopraffazione, per quanto concerne le conseguenze psicologiche che procura! Cinzia, tu sai per quello che mi conosci che, nono stante sia con molti più anni dei tuoi, questa intolleranza alle opinioni discordanti dalle proprie, messe in atto per lo più da miei coetanei, non l’ho mai sopportata. Ti ricordo che sono stato componente del primo Consiglio dell’Ordine (1993-1996) e questo genere di situazioni incresciose, allora, non si verificavano anche se pure lì, non condividevo molte cose come una impostazione burocratica sicuramente necessaria, ma non a discapito di una promozione della nostra disciplina che, sono certo, avrebbe una grande funzione se fosse suscitatrice di capacità di ascolto e di empatia anche presso le altre professioni! Tornerò a parlartene