Sarai lo mondo se monderai lo mondo!
L’Armata Brancaleone, Zenone
Noi psicologi siamo molti, moltissimi. Eppure siamo pochi, pochissimi se si parla di essere attivi per i propri diritti o di informarci seriamente sulle nostre possibilità. Noi psicologi abbiamo la competenza per aiutare gli altri a cambiare il loro mondo. Eppure non riusciamo a cambiare il mondo degli psicologi. Noi psicologi spingiamo i nostri pazienti ad affrontare la vita se si chiudono in casa, aprendogli le porte giuste per uscire in strada. Eppure non usciamo dalle nostre stanze. E’ un dato di fatto. Non una supposizione o una provocazione. Un fatto.
Alle ultime Elezioni dell’Ordine Psicologi Piemonte, quattro anni fa, il quorum si è raggiunto a malapena. Questo significa che ha votato solo un sesto degli aventi diritto. Se ci pensiamo si tratta di un piccolo numero di fronte alla popolazione degli psicologi iscritti all’Ordine. Poi però, sono moltissime le voci che si alzano contro il sistema che non funziona. Spesso senza neppure la doverosa informazione in materia.
Viene in mente che o non c’è bisogno di attenzione per la professione dello psicologo o che deve essere faticoso prendersi cura della propria professionalità. Nella prima ipotesi la categoria professionale dovrebbe essere soddisfatta a meravigliosamente in attivo. Invece è di pochi giorni fa il triste confronto con le altre categorie che, “continuiamo così, facciamoci del male!”, ci ricorda che un benzinaio, un meccanico, un sig.chiunque prende più di noi, fermi sui 650 euro al mese. Purtroppo, nonostante il bisogno presente in tutto il Paese, gli psicologi attivi e pienamente occupati non sono molti, gli impieghi pubblici una piccola e, per lo più, irraggiungibile manciata di posti in continua diminuzione, i lavoratori autonomi che si arrendono numerosissimi.
Si tratta, molto probabilmente, delle premesse stesse della professione, delle aspettative create nelle aule delle Università, uno di quei mondi dove la realtà entra solo in quantità controllata. Ebbene? Creiamo nuove aspettative. Smantelliamo le vecchie premesse e cerchiamo di capire cosa mettiamo nelle nuove. Da quando? Da ora.
Spesso ci troviamo a parlare con i colleghi del fatto che la Psicologia deve cambiare, che così com’è sta morendo, ma sono frasi che restano sospese, come per farci compagnia davanti agli studi vuoti e all’amarezza di una professione lontana dal mondo e guardata ancora spesso di sottecchi. Ma come accade nella pratica privata, sappiamo che il tempo migliore per far fiorire un cambiamento è adesso.
Come? Mettendoci in movimento, informandoci, chiedendo alle istituzioni di essere visti. Comprendendo poi che questa non è una corsa individuale, ma che la salute della categoria dipende da un lavoro condiviso, da soli non è più possibile fare molto. Bisogna conoscere il proprio collega, riempire parole come collaborazione di un nuovo significato al di là delle diversità di approccio e metodo.
Promuoversi, creare spazi di incontro, tutelare la professione sono le basi di una nuova politica della professione che sappia dare voce ad una nuova comunità di professionisti in grado di ascoltare quanto avviene dentro, fuori e intorno la categoria. Purtroppo l’incertezza lascia molti professionisti nell’immobilismo, accarezzati dal timore che il “fare altro” rispetto a quanto si è sempre fatto o ci hanno detto essere, possa essere inviso ai più, possa mettere in pericolo la propria credibilità. Ma mentre molti cambiano lavoro al suono di “o terapia o morte”, ci sono mondi e possibilità che per una sorta di “timidezza” professionale non vengono neppure pensate.
Certamente, prendersi cura della propria professionalità è faticoso.
Infatti, a conferma di questo, l’unica azione che viene spesso messa in atto è la Formazione. Parliamo anche di questo. Il bisogno, la voglia, il sentire di doversi continuamente formare tipico della nostra professione. Certamente aggiornarsi è fondamentale, ma davvero è l’unico modo per entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro? Come mai, allora, colleghi continuamente alle prese con il nuovo Master o l’ultimo Corso, fanno comunque fatica? Che sia troppo spesso, la formazione, lo specchietto per le allodole tarato ad hoc sul malessere della categoria? Quanti professionisti si mettono a far Corsi per preparare altri colleghi su figure non ancora presenti a livello istituzionale ma solo sognate ( come lo psicologo di base)? Poi, ce lo ricordiamo il Corso per formare gli psicologi a fare consulenza nelle Farmacie?
Resta però un campo buono per tutti gli psicologi che sanno quanta speranza condisce la partecipazione ai corsi di formazione. Così qualche collega almeno lavora! Ma è proprio questa continua spesa quanto necessitiamo per lavorare meglio?
Formazione oggi dovrebbe significare essere al passo con i cambiamenti nel mercato del lavoro, tenendo conto delle nuove necessità formative legate all’aggiornamento professionale. In questo le istituzioni, l’Ordine, dovrebbe provvedere maggiormente ai bisogni della categoria, permettendo una formazione snella nei costi ma seria negli argomenti, al passo con i temi e le possibilità lavorative esistenti. La possibilità offerta in questo campo dall’e-learning sono numerose.
Usare le tecnologie multimediali, Internet per creare una buona qualità di apprendimento accessibile ed economica, capace anche di stimolare la collaborazione tra i colleghi con un occhio alla raggiungibilità da parte di molteplici sedi. Il costo dello spostamento infierisce notevolmente sulla scelta di questo o quell’altro corso. Con questo tipo di formazione il problema non c’è più. Inoltre, se i temi da affrontare vengono tarati sui reali bisogni del mercato, svanisce anche il dubbio sulla spendibilità. Non dovrebbe essere un impegno da parte degli Ordini, quello di andare oltre i compiti puramente normativi e promuovere, rendere forte, stimolare i suoi iscritti?
Quelli proposti sono solo alcuni dei punti da cui è possibile far cominciare il cambiamento. Eppure, prendere posizione in questo senso, spesso mette sulla difensiva, fa dire, vedendo gli altri che si muovono, parafrasando Gaber “oggi no, domani forse ma dopodomani sicuramente”. Sperando che facciano gli altri quello che si potrebbe fare insieme.
Ma il bisogno di cambiare è ovunque e bisogna muoversi prima che la categoria sia fatta a pezzi e digerita da altre figure meno formate ma più capaci di comunicare con il mondo esterno. Siamo noi il valore aggiunto di certi interventi, il nostro essere psicologi. Questa è la nostra forza. Per questo, mentre molti parlano Altra Psicologia agisce da anni sul territorio per una psicologia che si faccia sentire, che promuova la professione, che formi, avvicini i colleghi tra loro e insieme il mondo intorno.
Domani da queste parti è già iniziato. Come con il progetto Psicolab, database gratuito pensato per colleghi e utenza piemontesi, con la voglia di aprire le porte degli studi e far incontrare le persone, unire le competenze e conoscere altri professionisti e altre professioni. Una promozione possibile che inizia con poco ma significa molto per chi di questo mestiere ci vuole vivere e sa che è possibile.
A partire da oggi.
Marzia Cikada –
Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale. Dopo essermi formata e aver collaborato con il Centro Aiuto al Bambino Maltrattato di Roma, ho lavorato sui temi della terza età e della disabilità. Oggi piemontese sono consulente per l’Associazione Penelope di Saluzzo all’interno di un progetto di integrazione e ascolto delle donne immigrate e collaboro con la Cooperativa La Tarta sul territorio della Val Pellice. Ricevo privatamente a Torino, Pinerolo e Luserna proponendo incontri individuali, di coppia, famigliari con particolare attenzione alle tematiche relazionali