Arrivo a Mestre la sera del 14 giugno, voglio partecipare al Consiglio dell’OPV, sono curioso di vedere cosa si fa, di cosa si discute, chi ci rappresenta.
Il consiglio è convocato per le 19.00, entro alle 18.40 e trovo i consiglieri Zanon, Galiazzo, il Segretario Policastro e dopo poco il consigliere Petromilli, le due segretarie. La sede è molto gradevole a pochi passi dal centro di Mestre. Il Segretario mi accoglie gentilmente presentandosi, vengo fatto accomodare nella sala consiliare, molto spaziosa, con un grande tavolo rettangolare che la occupa per buona parte della sua lunghezza. Sul tavolo la prima cosa che noto sono sei forse sette piattini di plastica ricolmi di frutta fresca: pesche, albicocche, fragole, ciliegie, pere.
Arrivano le 19 e non entra nessuno altro. Mi viene gentilmente offerta la frutta che, considerato il caldo ed il lungo viaggio effettuato per arrivare (110 km,) accetto di buon grado, in fin dei conti sono un iscritto.
Alle 19.15 arriva il Presidente Nicolussi, mi guarda e sembra stupito della mia presenza, saluta. Non dice nulla. Poi arrivano altri consiglieri in ordine sparso, qualcuno saluta, una si presenta. Mi chiedo se sia sempre così: sono le 19.30 passate e nessuno sembra affrettarsi per iniziare (tranne i quattro presenti fin dalle 18.40). Non si sentono nemmeno telefonate per avvisare del ritardo. Tutto scorre lento e come se fosse normale così. Un po’ mi sto annoiando. Ne approfitto per leggere qualche notizia dal mio smartphone e sistemare qualche file, mando anche degli sms ad alcuni amici.
Finalmente alle 19.45 si inizia! E cosa succede? Il Presidente mi chiede di uscire per procedere ad una votazione sul fatto che io possa o meno partecipare al consiglio: come da regolamento. Questa è una frase che sentirò ripetere decine e decine di volte durante la serata.
Al che, il consigliere Zanon dice al Presidente che già nello scorso consiglio aveva partecipato un iscritto. Quindi la discussione e la successiva votazione era inutile. Sollecito e ligio al regolamento, il Presidente mi invita ad uscire, si leva qualche debole coro di protesta. Il tono utilizzato in queste prime battute è molto formale, dottore di qua, dottore di la, regolamento, articolo numero, paragrafo tale, molto istituzionale, burocratico. Questi saranno i toni che verranno utilizzati per tutto il resto della riunione.
Esco. Dopo cinque minuti circa, e sono ormai le 19.55 vengo fatto rientrare e mi viene detto, come da regolamento, che posso partecipare.
Sono perplesso. A dire il vero è quasi un ora che sono perplesso. L’Ordine del Giorno prevede 31 punti in discussione. Domanda: ma visto che sono così tanti iniziare prima non era meglio?
Prima di questo però il Segretario Policastro dice che ci sono da approvare le modifiche ai Verbali del Consiglio a partire da quello del novembre 2011. Riemergo per un attimo dal torpore in cui mi ero assorto: e una vocina mi ripete nella testa: a partire dal novembre 2011?? Forse ho capito male.
Ebbene, prima di iniziare il Consiglio, si dovevano discutere tali modifiche. A partire dal verbale del novembre 2011. Ricontrollo la data sullo smartphone: 15 giugno 2012.
Inizia una sorta di teatrino tra il Presidente ed il Segretario, tra le facce annoiate e contrariate dei consiglieri, che ha come oggetto una disputa che fin da subito appare totalmente slegata da questioni grammaticali e sintattiche. Ne nasce una sorta di colluttazione verbale tra i due con la completa esclusione degli altri che dura all’incirca mezzora, trenta minuti. Fino a che un intervento del consigliere Zanon stoppa la diatriba tra i due. Il Presidente piccato dall’intervento riporta all’ordine, a colpi di regolamento, il consigliere ribelle.
Evvai! Penso tra me e me, adesso l’atmosfera si scalda un po’ voleranno parole pesanti, un accenno di rissa… qualcosa piuttosto che la snervante discussione sulle modifiche grammaticali e sintattiche!! Combattuta a colpi di regolamento e articoli ripetuti ossessivamente dal Presidente la questione si smorza ben presto e riparte la noiosa discussione, che si protrae udite, udite, fino alle 21.45! Con altri scambi di fioretto e frecciate che nulla hanno a che vedere con la grammatica e la sintassi. E penso che non abbiano a che vedere nemmeno con quanto dovrebbe fare un Ordine professionale.
Nel frattempo mangio frutta: le ciliegie sono ottime, mature al punto giusto, anche le fragole mi attraggono parecchio, forse perché sono entrambe del colore di un sangue che non vedo scorrere in questo consiglio. Beninteso, non per scontri truculenti tra contendenti burocrati, ma quello che scorre nelle vene di chi porta avanti con passione battaglie e si adopera per svolgere al meglio il proprio compito istituzionale, quel sangue non annacquato e sbiadito da paragrafi, articoli, regolamenti.
Alle 20.45 o potrebbero essere state benissimo le 21.15, o un’altra ora qualsiasi, in quanto la percezione del tempo ed il suo scorrere in questa atmosfera ha perso il suo senso. Sento che il consigliere Zanon mi rivolge la seguente domanda, mostrandomi l’ODG: sai a che punto siamo? Ed io gli rispondo con un sorriso quasi sarcastico: certo che lo so! Siamo a Gentili colleghi…
Alle 21.45 viene proclamata una pausa di quindici minuti dal Presidente per poter cenare, lo stesso mi invita gentilmente a favorire, i consiglieri Zanon e Galiazzo propongono di mangiare portando avanti i lavori del consiglio. Nessuna risposta. Anzi noto qualche espressione che sembra dire… viene ribadito dal Presidente che si tratterà di una pausa di solo quindici minuti. Come da regolamento. No scusate qui non c’entra il regolamento, credo di essere stato contagiato da questa espressione ormai.
Ancora una volta mi viene offerta una porzione di lasagne calde in un contenitore di alluminio, che mangio con gusto, considerata l’ora ed il fatto che a me la frutta per quanto mi piaccia non toglie il senso di fame. Poi arrivano anche due tramezzini, delle porzioni di insalata mista, con tonno, uova olive, etc etc… mi viene detto che se voglio c’è anche una fetta di dolce. Meraviglia! Quasi quasi torno anche la prossima volta!
Alle 22.00 nessuno rientra, gli unici presenti sono Zanon e Galiazzo, qualcuno ogni tanto entra per poi subito uscire. Penso che forse sono troppo rigido in tema di orari e pause, me lo hanno già detto altre persone.
Alle 22.15 stiamo ancora chiacchierando. Alle 22.25 finalmente sembra che si possa riprendere i lavori. Decido che in fin dei conti ho sentito e visto abbastanza, quindi mi congedo, salutando i presenti, anche per non far perdere tempo prezioso uscendo nel mezzo di una delicata discussione (??). Nell’uscire sento il Presidente annunciare che alle 23 avrebbe lasciato il consiglio. A norma di regolamento?
Ma quanti punti sono stati discussi? Ah sì, Gentili Colleghi…
Se non fosse per la distanza, ci tornerei ogni tanto, ci sono parecchi lati positivi: la frutta è fresca e ti danno un pasto caldo, ho avuto tutto il tempo per sistemare lo smartphone, mandare sms agli amici, rispondere alle e-mail (come molti altri consiglieri) aggiornarmi sulle ultime notizie.
La cosa che però rammarica è: ma a cosa serve un Ordine come questo?
Dove sono finite tutte le iniziative del 2011? A norma di regolamento dovrebbe essere nelle finalità istituzionali dell’Ordine promuoverle, non si saranno mica perse in qualche sottoregolamento o cose di questo di genere?
leggo ora questo post e quello dei 2000 euro alle associazioni…
mi chiedo se forse non varrebbe la pena presentarci in massa al prossimo consiglio, almeno i 140 euro di iscrizione diventerebbero comprensivi di agenda, pasto caldo e frutta di ottima qualità! 😉
Infatti! Almeno daremmo un senso concreto a questa iscrizione!
E’ pazzesco!!!
Almeno in Lombardia questo non succede. Non è mai successo! In nesuno dei tre mandati a cui ho partecipato, sempre all’opposizione.
Ma cosa aspettiamo ad abolirli,questi Ordini?
Cara Anna,
nonostante la pessima esperienza diretta che ne ho come consigliere, non farei di tutta l’erba un fascio: il sistema degli ordini si presta alle peggiori storture, ma anche ad ottimi livelli di servizio e funzionamento, se gli enti sono bene amministrati.
Di certo, occorre rivedere l’attuale strutturazione, priva di forme di controllo e di meccanismi di sfiducia verso chi ha una condotta non adeguata al ruolo che riveste.
Ma gli ordini male amministrati sono lo specchio di una cultura degenerata della politica, che non è più una forma nobile di responsabilità e un agire per la dimensione collettiva, ma un esercizio di potere in cui non si distingue il piano personale dal piano istituzionale, il denaro pubblico dal suo uso privato.
Beh, potrebbe iniziare lei dimettendosi no?
Ma se ci si dà il cambio, si può chedere all’ordine veneto di ampliare il buffet? Io proporrei di inserire degli antipastini, dei frittini, degli snack gustosi. Frutta e primo mi sembra insufficiente.
infatti…. mi chiedo cosa servono gli ordini oltre a sistemare gli amici degli amici, dove sono le riforme…..non doveveno essere aboliti?
ciao
Non per fare quella che “lo sapeva già”… Ma me l’aspettavo. Il punto è che, al dilà delle battute, davvero dovremmo partecipare. Ricordiamoci che l’Ordine è composto dalle persone iscritte e che il presidente lo votiamo noi.
Questo è nulla a confronto di ciò che gli Ordini fanno fuori dal “regolamento”… Per di più il nostro è l’ordine degli Psicologi, ci spieghiamo bene la nostra impotenza di fronte a medici et al. che fanno il bello e cattivo tempo con le loro azioni di massa e le loro proteste.
La mia domanda è: ma come possiamo continuare a chiedere la famigerata “indipendenza” e il “riconoscimento professionale” rispetto ai medici se già l’Ordine, che ci rappresenta, è un organo più politico (non dei più efficaci tra l’altro) che pragmatico?
Non so. Anzi una cosa la so: che per fare valere il mio lavoro di psicologa, ogni santo giorno lotto contro pregiudizi e prevaricazioni professionali. Sicuramente da sola. Ed è questo, temo, l’unico modo che noi psicologi oggi abbiamo per farci “riconoscere”. Diciamocelo, ci siamo iscritti all’Ordine perchè bisogna, non perchè sia in qualche modo utile.
Dunque bando alle autocommiserazioni, ai rammarichi e “facciamoci su le maniche” (come sempre).
Rimane in bocca il gusto non di frutta fresca ma di macedonia sciroppata. In barattolo.
Qualcuno mi sa dire quando sarà il prossimo consiglio? Mi piacerebbe parteciparvi.
Il prossimo consiglio dovrebbe essere il 16 Luglio, verso le 18.30-19.
Dico “dovrebbe” perché il termine per la convocazione è 10 giorni prima, e negli ultimi tempi le riunioni sono spesso avvenute senza un calendario certo. Ho sollevato questo problema nel corso del consiglio narrato nell’articolo, perché le convocazioni “a sorpresa” non sono certamente il modo migliore per agevolare la partecipazione di consiglieri ed iscritti.
Spero che la partecipazione degli iscritti diventi numerosa, come avviene normalmente in altri ordini (lombardia, piemonte): la presenza di iscritti è ormai l’unico modo per ridimensionare la deriva che l’ente ha preso.
…ma vergognarsi? No,eh? Ma chi ha il compito di controllare queste cose? C’è solo da sperare nella chiusura degli Ordini professionali: un altro bell’esempio di liberalismo parassitario all’Italiana. Che tutela forse 30.000 psicologi su 80.000. Ma perché voi di AP non uscite per protesta da tutti gli Ordini e fondate un’associazione professionale alternativa (mo che passerà la legge, perché passerà…), sul modello anglo-sassone, e realmente tutelante i cittadini e i professionisti. Perché qui mi pare che ci dobbiamo organizzare per tutelaci dall’Ordine stesso: è lui che ci danneggia!