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Ma quante domande e quanti dubbi albergano nella mente del neo-psicologo contemporaneo? Troppi. Troppe insicurezze.

Già, perché fino all’ambita iscrizione all’Albo, l’iter lo conosciamo bene: una laurea, un tirocinio professionalizzante e l’esame di abilitazione che, se superato, ci riconosce come psicologi (o dottori in tecniche psicologiche) davanti a tutta Italia.

E finalmente si lavora, urrà!!

Sovente, però, accade che ti svegli la mattina dopo e la prima cosa che ti chiedi è COME INIZIO?: domanda da jackpot della lotteria! Un vuoto quasi assoluto sotto tanti punti di vista.

Sfido chiunque a dare una risposta secca qui, adesso.

Sì, facciamo il nostro startup, ma di domande: c’è che si chiede se sia il caso di frequentare master per una formazione mirata, chi si fionda già alla scuola di specializzazione, chi crede di aver sbagliato tutto perché “lavoro non ce n’è”, chi, addirittura, decide di prendere un’altra laurea, ché, tanto, due sono meglio di una e chi, ancora, invia curriculum a destra e a manca nella speranza di una telefonata che puntualmente non arriva.

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E, infine, c’è chi si siede e aspetta: fantastici!

In effetti, c’è da prendersi una pausa di riflessione, un bel brain storming, giusto per iniziare a mettere in pratica il mestiere.

Sto per sganciare una bomba… e che non si dica che sono matto: SIAMO UNA GENERAZIONE FORTUNATA!

Viviamo nell’epoca dell’informazione libera e facile, quella che con un click ti permette di avere tantissime informazioni e soprattutto confrontarti con colleghi che hanno vissuto i tuoi stessi problemi e sono sopravvissuti. Persino con qualcuno che ce l’ha fatta!

Il WEB è una finestra sul mondo, e per lo psicologo spaesato può essere una finestra interessante.

Mi sono soffermato a pensare ai colleghi che si sono laureati e abilitati appena pochi anni fa e si sono trovati nelle mi stesse condizioni. Ma senza internet, senza forum, senza smartphone, senza gruppi di colleghi cui chiedere informazioni o anche solo un consiglio.

In un certo senso, siamo come Pilgrim, giovani corsieri feriti, alla ricerca di chi ci sa parlare per guarirci e farci ripartire. Ma, lungi da me alimentare sfiducia e piagnistei, oggi voglio parlarvi di quella luce in fondo al tunnel, perché c’è davvero!

Noi, neo-psicologi contemporanei, infatti, siamo quelli dell’era digitale e questa, a ben vedere, potrebbe essere una fondamentale risorsa per i giovani psicologi per affrontare le difficoltà, soprattutto all’inizio dell’attività.

Così, a volte, la cosa migliore da fare è anche la più banale: usare i SOCIAL NETWORK, per esempio.

Sì, proprio così, usarli, diciamo, per scopi professionali.

gruppi-supervisione-padovaPuò così capitare di potersi confrontare con i nostri colleghi senior, alcuni dei quali investono parte del loro tempo nel confronto con i colleghi più giovani per costruire bussole d’orientamento.

In fondo: siamo, o non siamo, una CATEGORIA COESA?

La colleganza è o non è uno dei capisaldi della nostra deontologia?

Dunque, care colleghe e cari colleghi, se anche voi vi sentite come Pilgrim e avete bisogno del vostro Tom Booker personale, accorrete!

Il confronto, lo scambio di dubbi ed esperienze è un punto di partenza fondamentale per quel sudato cammino che pian piano conduce all’acquisizione di un’IDENTITA’ PROFESSIONALE.

NON SIAMO DISPERATI. NON SIAMO SOLI.