Ci sono tanti motivi per essere contrari all’estensione del sistema ECM a tutti gli psicologi liberi professionisti. L’intenzione del Consiglio Nazionale (CNOP), infatti, lascia molte perplessità sia dal punto di vista giuridico, con un passaggio per niente scontato (Federico Zanon ne parla QUI), sia per la natura stessa del sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) che nasce dall’esigenza di “obbligare” i Medici dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale alla formazione continua.
L’ambito pubblico, infatti, crea un sistema chiuso dove clienti, stipendio e lavoro sono garantiti e quindi lo Stato, legittimamente, impone un sistema di formazione a garanzia dell’elevata qualità del servizio. Lo scenario è del tutto differente in ambito libero professionale, dove è il mercato a garantire la selezionare, premiando i professionisti “formati meglio”.
Già questo basterebbe per capire l’insensatezza di applicare un sistema ad un contesto così diverso da quello in cui è stato creato. C’è poi un ulteriore aspetto da considerare, che affonda le sue radici nella differenza epistemologica che sussiste tra la Medicina e la Psicologia.
L’intervento medico ricerca l’annullamento della relazione con il paziente (ad es. tramite l’anestesia che rappresenta lo strumento per antonomasia), poiché questa viene spesso considerata un ostacolo al trattamento, o ritenuta funzionale solo ed esclusivamente per una maggiore aderenza alla prescrizione (compliance).
L’ambito psicologico, in tal senso, si colloca in un punto diametralmente opposto, poichè fa della relazione il perno su cui poggia l’intervento stesso: al di là dei diversi approcci, tutte le “psicologie” per essere efficaci hanno bisogno dell’alleanza, definita in clinica, “terapeutica” e della motivazione del paziente/cliente al cambiamento. Se queste condizioni vengono a mancare, è certo che l’intervento fallirà, cosa che può non accadere in ambito medico, a patto che si seguano le prescrizioni[1]. Tale differenza modifica sostanzialmente il tipo di formazione utile a sviluppare la professionalità per l’una e l’altra disciplina.
In generale la formazione si muove lungo tre assi che portano con sè tre diversi obiettivi:
- il sapere
- il saper fare
- il saper essere
Il sistema ECM, per com’è strutturato e pensato, copre prevalentemente il primo e parzialmente il secondo asse, mentre lascia del tutto scoperto il terzo asse che risulta invalutabile, poiché “non accreditabile” dal provider che rilascia i crediti.
Se per i medici ciò rappresenta un problema limitato, almeno per com’è strutturata la Medicina in Italia ad oggi, per gli psicologi accettare tale sistema rappresenterebbe una vera e propria svalutazione professionale.
Le caratteristiche specifiche della nostra professione richiedono di affrancarsi dalla Medicina e di veder riconosciuta una dignità propria assicurata da un sistema di formazione di qualità pensato ad hoc, orientato prevalentemente al “sapere essere”, che è il nodo cruciale e l’elemento distintivo della nostra professionalità, sia in ambito clinico, sia negli altri settori. In questo modo verrebbero ricomprese le attività portanti della clinica, come la terapia individuale, la supervisione, l’intervisione, e tutte le altre forme più specifiche di formazione che rendono credibile il professionista nella relazione, ma che nel sistema ECM non consentono il rilascio dei famigerati crediti.
Un esempio paradigmatico è quello della Mindfulness, che, per esperienza degli stessi autori e ideatori dei protocolli, non funziona se chi conduce i gruppi non pratica in prima persona e quotidianamente la meditazione. A tal proposito ci sono colleghi che fanno settimane di ritiro meditativo e che, con il sistema ECM, non vedrebbero riconosciuto e accreditato il loro percorso formativo.
Vanno poi considerati gli psicologi del Lavoro che rabbrividiscono all’idea di dover certificare la propria formazione tramite un sistema denominato “Educazione Continua in Medicina”. Per questa categoria di colleghi, i corsi più professionalizzanti sono probabilmente quelli legati alla contaminazione con le aree adiacenti all’Economia e alle discipline del Lavoro. Anche in questo caso tali corsi sarebbero impossibili da accreditare.
Fortunatamente, da oggi, nulla è ancora deciso, sebbene la quasi totalità dei Presidenti delle Regioni che siedono in Consiglio Nazionale (CNOP), ad eccezione di Lazio, Piemonte e Marche dove governa AltraPsicologia, sia orientata all’ennesima scelta che andrà a discapito di una categoria professionale martoriata dall’insensatezza delle scelte di una maggioranza poco lungimirante e priva di una vera strategia politica.
[1] Questo aspetto meriterebbe un ulteriore approfondimento, poiché sempre più ricerche dimostrano che tale affermazione non è del tutto vera neanche in ambito medico
Vorrei ringraziare il dott.re Zanon per il suo articolo sulla impossibilità di aderire agli ECM, da parte della categoria degli Psicologi e non solo ; inoltre appoggia in pieno il mio pensiero sul come la funzione del professionista dovrebbe svolgersi per adempiere ad una vera cura ed eventualmente ad una possibile guarigione. In quanto psicoterapeuta sostengo la linea di Zanon sottolineando che in campo Sanitario dovrebbe costituire la base di tutte le discipline, riflesso di uno stato umano individuale e conseguentemente sociale, evoluto.
Grazie a te Daniela!
Grazie per la fatica di riflettere sul tema della formazione continua nelle discipline psicologiche.
Sono tuttavia sconcertata per piu di una affermazione.
1) ECM : formazione accreditata sulla base di criteri meno trasparenti dell’auspicabile: criticita1
Gli ECM non funzionano coi medici ne’ coi colleghi della Sanità pubblica, o NON funzionano COME POTREBBERO, perche per lo piu sono fatti male: la loro efficacia non e valutata ne sulle brevi ne sulle lunghe distanze (lo e solo il gradimento) e non sono integrati coi lavori effettivi (plurale), non si basano sulla supervisone dell’applicazione sul campo delle conoscenze acquisite. Si basano sulla certificazione a monte delle competenze dei docenti, invece che sull’efficacia a valle dei loro interventi; non sono aperti alle candidature dal basso dei docenti, per cui il reclutamento dei docenti manca di trasparenza e altro ancora.
2) ECM preconfezionati vs. STUDIO, STUDIO, STUDIO della Letteratura Scientifica ( e non dell’opinione o del riassunto del docente XY accreditato da ZW). Criticita2
Gli psicologi TUTTI possono formarsi non solo coi corsi bens anche con lo studio della letteratura scientifica, che i nostro Ordini rendono accessibile parzialmente. (Peraltro, l’inglese scientifico non è cosi’ diffuso ancora fra i nostri colleghi).
Alternativamente, tenendo conto di questi bisogni (bisogni di traduzione da lingue diverse dall’italiano), la formazione gratuita fornita dagli Ordini dovrebbe soppiantare la pericolosamente opaca mescolanza cogli ambienti politico-sanitari della formazione accreditata e a pagamento.
(E gli Ordini potrebbero fare come le scuole: chiedere a propri iscritti chi è disposto ad insegnare cosa, e come mai pensa di poterlo fare.)
2a) ECM: privilegio della formazione ‘passiva’ (ascolto, rispondo alle domande di verifica) vs formazione attiva (formo a mia volta, e verifico quanto sono chiaro, quanto sono un buon modello). Criticita3
Gli psicologi della sanita pubblica possono formarsi anche attraverso la supervisione di tirocini, cosa che pare non piu permessa ai professionisti privati. Il che e una sciocchezza, conseguenza ancora di quel ragionamento che insiste sulla certificazione a monte: un professionista privato non puo essere formatore migliore e piu generoso di uno pubblico? chi lo dice e sulla base di cosa?
2b) ECM per i colleghi del pubblico come si occupassero prevalentemente di salute o malattia conclamata. Criticita 4
Gli psicologi che sono nella sanita si occupano davvero di salute e malattia?
Nei SERT ci va una parte di umanità assai variegata, cosi’ come nelle psichiatrie enei CIM. E nei consultori quanti sono gli interventi di screening preventivo piu’ che di intervento vero e proprio su una psicopatologia che non sempre sembra esserci.
I bisogni sono vari e non si confinano alla sola cura dalla malattia mentale. In questo il nostro lavoro di raccordo tra le varie figure disciplinari diverse, di costruzione dell’integrazione e del pensiero collegiale in équipe è notoriamente necessario e, quando ci riusciamo, prezioso.
Anche un corso sull’efficacia economica dei costi sanitari die programmi di prevenzione e informazione e alfabetizzazione alla salute mentale piacerebbe a piu di qualcuno di loro, come pure lezioni e supervisioni di contabilità per presentare progetti finanziabili.
Mica curiamo solo i matti!
Quindi, ora ti chiedo: perche’ accetti gli ECM per gli psicopubblici: non lo vogliono nemmeno loro, se non sono fatti piu che bene e senz’altro preferirebbero altre forme di aggiornamento, meno medico-centriche. A nome di chi lo fai: di una legge superabile ma non a nome dei tuoi colleghi pubblici, giusto?
3) La cura e l’ascolto della persona-cliente-paziente sono pratiche trasversali alle professioni, non appannaggio degli Psicologi. La relazione e l’ascolto dei destinatari sono centrali anche agli ingegneri che ‘negoziano’ un intervento urbanistico in un dato quartiere (cfr esperienze liguri e forse d’altre regioni). E magari fossero centrali anche per gli amministrativi, per es. delle Entrate o delle ASL.
Figurati se non sono centrali alla pratica del Medico Generico che deve farsi carico della cronicita del paziente con diabete che fatica a cambiare stili di vita. E dello psichiatra che deve persuadere il paziente a tollerare certi side effects dei cocktail farmacologici che propone?
Non mi limiterei alla tua sparuta e sguarnita nota1. E NON esacerberei le distinzioni coi medici, meno formati di noi all’interdisciplinarieta, ma che navigano nella stessa barchetta. Mi riferisco, tra gli altri, ai medici palliativi, ai neuroinfantili (che negoziano e ascoltano con docenti di sostegno, di classe, genitori e terapeuti pubblici e privati) ai chirurghi dell’’Intervento è andato bene, ma il paziente e defunto purtroppo’.
4) Gli psicologi del lavoro hanno un impatto tale sulla salute mentale e fisica degli individui e dei gruppi che osservano e cui propongono interventi che NON li esonera da un’attenzione a questi aspetti di salute.
Poco importa che tradizionalmente si occupino piu di economia che di medicina. Paiono sfumature: ci terrei che lo psicolavoro cui si rivolgono i miei vecchi colleghi dell’hospice, ad es, si aggiornassero sulla tecniche di comunicazione dei risultati, per rivolgersi efficacemente al mio vecchio primario, che lo sapessero convincere a suon di dati RECENTI di quanto i suoi modi autoritari, le sue strategie di evitamento e procrastinazione sono FISICAMENTE dannose per i dipendenti che dirige.
In sintesi, la linea di argomentazione: gli ECM a noi no, perche’ siamo diversi mi pare un’argomentazione pericolosa, deboli come siamo.
LA FORMAZIONE CONTINUA, NOI CHE SIAMO ESPERTI DEI PROCESSI DELL’APPRENDIMENTO E DELLE TECNICHE DI FORMAZIONE, FORMALE E INFORMALE, NONCHE DELLA VERIFICA DELLA LORO EFFICACIA, LA VOGLIAMO FARE COSI E COSA PERCHE’ CI AUTODETERMINIAMO RESPONSABILMENTE mi pare piu convincente.
A te?
ps (la mindfulness therapy che fa capo a Fonagy e si radica sulla letteratura sull’attaccamento e la metacognizione, NON prevede la meditazione del terapeuta.
Mi permetto di suggerirti di smarcarti da quegli orientamenti che enfatizzano la compteneza di un professionista basandola sulla sua ‘esperienza formativa personale, giacche ricalcherebbe troppo certe derivazioni psicoanalitiche)
Il testo riporta stupidaggini da adolescenti; Altrapsicologia è una farsa, “cambiare tutto per non cambiare nulla”.
E’ l’auto-condanna degli psicologi ad essere nulla, il nulla sociale, a fare letteratura, salotto, opinione, a fare i “tutto va bene”, a fossilizzarsi in modo talebano solo sulla “psicoterapia” individuale, con quelle ridicole gare a chi (dice) guarisce più “pazienti”.
– Gli psicologi sono socialmente assenti per i problemi più gravi e mortali (es. tabagismo); e questa autocensura ne dimostra tutto il conformismo-HARD e l’incapacità di fare altro che seghe mentali. Uno psicologo che nel 2015 non si accorge di 210 italiani che muoiono ogni giorno per tabagismo è un cretino; sia il singolo che l’intera comunità. Conformismo a tutta birra; Asch si sta rigirando nella tomba.
– Ci si nasconde dietro “la scienza”, dietro “non mi compete”. In “Critical psychology” già dal 1997 Fox e Prilleltensky rilevano che gli scopi principali degli psicologi sono: denaro, status sociale, posizione, assecondare tutte le ingiustizie sociali; ottica sempre e solo individuale. Gli psicologi italiani non sanno nemmeno fare soldi: ci sono 11.000.000 di tabagisti che aspettano di esser aiutati da sempre: è una scena tragicomica, in cui quando vedi psicologi parlare con tono solenne e sofferente, del “profondo”, dell’empatia e di tutto, percepisci tutto il nulla dei singoli e della comunità. La SITAB ha segnalato carenza di psicologi nei centri antifumo; per andarci non servono seghe mentali nè i famosi “4 anni di scuola di psicoterapia” ma un corso di pochi mesi e voglia di fare lo p-s-i-c-o-l-o-g-o.
– Psicologi inetti sulle violenze psicologiche (vittime almeno il 70% dei lavoratori) su cui fanno molto inutili convegni, ancora in ottica rigida individualistica (OMS ha concluso che è assolutamente inutile).
– Ho contattato decine di “psicologi” per semplice intervento di comunità (contattare, organizzare): il 70% manco ha risposto (!), gli altri si sono nascosti tragicomicamente nella “psicoterapia”, il 100% ha rifiutato DENARO.
Che vuole che dica: se ha opportunità concrete di lavoro per psicologi, la possiamo aiutare a sistematizzarle in venti righe e a promuoverle. A mio avviso gli psicologi non sono così come lei li descrive. Certamente, condivido con lei che certi modelli di businnes (tipo: la logica individuale nell’esercizio della professione) sono ormai inefficienti; ma il problema è comune ai professionisti di tutte le categorie, sto giusto scrivendo un articolo a riguardo.
E poi dai….quel questionario a fine convegno per ottenere gli ECM proverebbe cosa? A parte il ridicolo che suscita la formulazione delle risposte, Al massimo prova la capacitá di attenzione e di prendere note. Quando poi il convegno è per i medici, con ECM per psicologi, e mi si chiede di azzeccate la risposta giusta sul farmaco detto dal relatore…..suvvia. Ridicolo. Inoltre, prima davano il foglio con le domande all’inizio e adesso a metá convegno, con il risultato che tutti stan lì a compilarlo e seguono le relazioni pomeridiano con il solo scopo di captare la risposta giusta alla domanda. Basta! In UK basta fare le ore necessarie nei corsi accreditati, senza la cavolata delle domandine stupide.
Gianni, sono completamente d’accordo con lei.